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Autore: Il Gava    11/01/2017    3 recensioni
Questa è una storia ambientata in una Equestria travagliata dalla guerra,dalla violenza e dall'odio, dove l'armonia e l'amore sembrano dimenticati.
Ma essa racconta di come, pur in un periodo così buio, ci possa essere ancora un barlume di speranza,
una fiamma, presente negli animi dei coraggiosi che ancora ricordano quello che Equestria era una volta.
Questi spiriti benevoli spesso sono dimenticati, ignorati, spazzati via dalla storia dalla macchina dell'odio.
Ma noi non ci possiamo dimenticare di loro, loro che fanno in modo che il mondo non diventi completamente nero,
loro, i pochi cuori d'oro rimasti fra mille cuori di pietra.
Genere: Guerra, Introspettivo, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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CAPITOLO 1

SOLO PIOGGIA E RICORDI”

 

 

 

 

Pioggia. Solo pioggia.

Una pioggia sferzante, che devasta i volti di noi poveracci che cerchiamo di marciare in avanti, a carovana.. l'offensiva dei changeling è ricominciata, dopo un periodo di relativa calma, e noi siamo stati destinati alla zona più calda del fronte, per contrattaccare... siamo partiti verso il fronte dal paesino abbandonato dove ci avevano dislocato non più di tre giorni fa a riposo.. o erano mesi..

 

A tratti riesco a distinguere una macchia colorata tra il grigio generale...

Sì, è... un stella.. viola, e rosa, e quelli sono.. due fucili incrociati. Realizzo che sto guardando il simbolo della Fanteria Reale sull'uniforme del pony davanti a me.. una volta era un sole mi dicono, ma ora è diverso, non c'è più l'alicorno solare bianco e puro che vedevo da piccolo sui magischermi...

..da piccolo... quasi mi sorprendo, quando mi accorgo di ricordare qualcosa di quando ero un puledrino.. sì, lì nella verde campagna, dove sono nato e dove ho passato la mia infanzia, dove c'era pace e non ci si doveva preoccupare del fango, dello zaino pesante, della pioggia, dove ogni giorno sapevi che il giorno dopo ti saresti svegliato ancora vivo, senza un buco nella pancia...

...ricordo... ricordo la torta di mele che faceva mia madre, durante il periodo della raccolta..

.mamma..

La recluta alla mia destra inciampa e cade nel fango, stremata dalla camminata e dal peso della mitragliatrice pesante che porta in groppa.. nessuno lo aiuta a rialzarsi, e ben presto lo perdo di vista in mezzo alla foschia..

Mamma, posso un altro po' di torta?”

Certo tesoro, eccoti!”

Mamma, perché Blu può averne un altro pezzo e io no?”

Perché l'hai già mangiata di nascosto!”

Non è vero!”

Non importa, eccoti un pezzo, Orange.”

Grazie Blu, sei il fratello migliore che esista!”

Allora mia madre sorrideva.. la ricordo ancora, un unicorno sull'uscio di casa, il pelo di un bell'indaco, con le trecce color terracotta, e uno stampino per biscotti come cutiemark.... e poi, entrava mio padre, un forte e muscoloso stallone terrestre col manto arancione acceso, e una folta criniera rossa.. prendeva me e mio fatello fra i suoi forti zoccoli anteriori e ci portava in alto, molto in alto, e ci faceva giocare all'aeronave..quando ancora esse erano usate come mezzo di trasporto..

..Ne vedo un paio, lì sull'orizzonte, dopo le colline che coprono la vista del fronte... così grandi... imponenti mostri di acciaio, dalla forma cilindrica e oblunga, con la parte anteriore e posteriore non perfettamente lisce, ma smussate, come se fossero una mezza sfera. Hanno una superficie liscia, tranne che per una miriade di piccole protuberanze, di bitorzoli..

… quelle sono le torrette dei cannoni... stanno sparando, ma noi non possiamo vedere a cosa...

Volano grazie alla magia. In realtà molti dei macchinari bellici usano come carburante la magia. Infatti, una volta al mese, per ordine della Principessa, tutti gli unicorni del regno devono versare una quota della loro magia allo stato, che poi lo da all'esercito, che a sua volta lo distribuisce alle varie destinazioni: la Regia Areonautica, la Fanteria Reale, la Marina da Guerra, la POLSEQ, e altri...

ma mi hanno privato di quella vita troppo presto... i miei genitori erano poveri, non potevano permettersi di sfamare quattro bocche, ma si sacrificavano sempre per permettere a me e a mio fratello di avere una vita felice, senza problemi, così mandarono me e mio fratello Orange dai

nostri zii a Canterlot, dove passai il resto della mia vita. Lì studiai, e feci esperienza del mio primo amore, una bellissima pegaso di nome Golden Heart.. come ci amavamo.. passavamo i tramonti sui balconi della città, la sua criniera dorata sciolta al vento che rifletteva la luce del sole sul suo manto del bianco più puro, e i suoi occhi dello stesso colore del sole che tramontava.. la guerra sembrava una cosa così distante, così poco importante.. ma poi finì, mi arruolai nella fanteria quando raggiunsi l'età minima, e a lei non andò giù..

 

Blu, lo sai che a me non piace la violenza, non mi importa chi sia a farla o a subirla,

siano pony, grifoni o changeling!”

Ma Goldie, tesoro, lo faccio per il nostro paese! Se noi non lo facessimo, chi ci proteggerebbe?! Chi proteggerebbe le nostre famiglie, i nostri amici, le nostre città!?”

Ma ci deve essere un'altra soluzione per questo! Celestia non avrebbe mai fatto

una cosa del genere!”

Celestia non c'è più, va bene?! Io andrò a combattere per proteggere il paese, punto e fine!!!”

E a me non ci pensi? A me, che dovrò aspettarti ogni giorno, senz..”

BASTA!”....

 

Una lacrima mi scende sulla guancia, ma presto si perde con le gocce di pioggia..

 

La picchiai quella notte. Me ne pentii solo il giorno dopo, e lei se n'era già andata. E lo stesso pomeriggio partii per la caserma di addestramento, ad Appleloosa, insieme a mio fratello. Non la rividi mai più. Cosa avevo fatto... dopo un breve ma duro addestramento ci buttarono su un treno, e passando per Canterlot ci dirigemmo al fronte.

Mentre passavamo per la città ci salutarono come eroi, c'erano festoni, coriandoli, gridi e urla di incoraggiamento, e c'era lei, sul balcone principale del palazzo, la pony più importante di tutta Equestria, Sua Altezza la Principessa Di Tutte le Equestrie, la Maestosa Twilight Sparkle, la Beneamata Regnante di Equestria e Di Tutti i Pony.

Vestiva un abito coloratissimo, formato da un mantello color arcobaleno bordato di cotone viola, di un vestito viola e oro, e ovviamente la Corona e lo scettro. Teneva la prima sulla testa, e il secondo nello zoccolo destro. Tutto ciò che vestiva le dava un'aria imponente, gigantesca, da dea, e ci salutava, evidentemente contenta.

E anche noi festeggiavamo, ma poco sapevamo di quello che ci aspettava..

 

Tre bufali di ferro ci oltrepassano lenti, sbuffando.

Sono così buffi, con quella forma a scatolone cingolato, eppure così letali.. dalla botola sulla parte superiore del primo della fila spunta un pony.

È un sergente, lo riconosco dalle stelline sul colletto.. scruta la sua mappa, ci guarda con aria di commiserazione e poi ritorna dentro.

 

Riconduco lo sguardo per la seconda volta sul pony davanti a me... non so il suo nome, ma lo riconosco, è un caporale della compagnia che sta accanto alla mia in trincea.

È un “mantoscurato”.

I “mantioscurati” sono i pony che avevano un manto troppo chiaro o luminoso, scomodo in guerra, in quanto bersaglio facile per i cecchini nemici.

Si dicono così perché l'esercito prevedeva che essi venissero immersi nella colorina, una sostanza

che cambiava il colore del manto, scurendolo fino quasi farlo diventare nero.

Il problema era che il colore nuovo te lo tenevi per sempre, non era lavabile.

Ora non si usa più la colorina, ma una sostanza lavabile. I “mantioscurati” sono quelli che non vedranno mai più il lor vecchio manto.

A me non l'hanno fatto, siccome il mio manto blu scuro mi permette una visibilità alquanto bassa, e la mia criniera marrone aiuta a camuffarmi fra i cespugli secchi. Forse l'unica pecca sono i miei occhi verde profondo, una cosa che tutti abbiamo in famiglia, ma l'esercito non ha ancora trovato il modo di cambiarne il colore.

Veste l'uniforme kaki d'ordinanza, con il simbolo della Fanteria Reale sul punto dove sotto si trova il suo cutiemark, e con gli stivali neri, che ormai sono marroni, ricoperti dal fango e dal sangue. Come tutti noi noi porta l'elmetto di metallo, pressoché inutile contro i colpi di arma da fuoco.

L'unica differenza fra me e lui è che lui è un pony terrestre, mentre io, essendo unicorno, ho il buco per il corno. Il corno. A noi unicorni viene affilato mensilmente con un macchinario simile a un

gigantesco temperamatite. Provoca un dolore bestiale, ma almeno abbiamo i nostri corni-baionetta

magici sempre a posto.

Come tutti noi, sotto l'elmetto i capelli sono tagliati corti e raggruppati in una corta treccia, lo stesso viene fatto con la coda.

Potrebbero infatti intralciarci gli zoccoli in situazioni scomode.

Ma soprattutto, come tutti noi, è sporco dalla testa ai piedi di fango e sangue, è circondato da mosche ed è stanco.

Mi nota. Si è accorto che lo guardo. Allora rallenta il passo e si avvicina a me.

“Vuoi fumare?”

“Sì”

“Ecco, tieni. Come va? Tutto bene?”

“Sì, si va avanti, insomma”

“Ok, dai, che per l'HeartsWarming Eve siamo a casa a riposo!”

Detto questo sfila una fotografia in bianco e nero dalla borsa a tracolla, e me la mostra.

In essa si vedono una tozza cavalla con tre puledrini, sotto un albero festivo decorato in modo molto essenziale, ma comunque bello.

“Belli, vero? Ancora poco e potò tornare a vederli! Non fanno altro che scrivermi lettere quei tesori!”

Detto questo mi posa uno zoccolo sull'elmetto in segno di amicizia e poi torna vanti.

È stato un semplice atto, ma che per un soldato significa molto. Il cameratismo è una delle poche cose che ancora ci distinguono dai fantasmi.

 

...il primo impatto fu devastante. Ci misero in una trincea con l'unica istruzione di sparare ai nemici.

Ma la guerra di trincea non era ciò per cui eravamo stati addestrati. Al primo assalto, morirono in tanti, e la mia compagnia fu dimezzata. Morì anche mio fratello.

Non vidi neanche l'accadere del fatto, ma mi dissero che era stato colpito in pieno d una granata, e che faceva pena vedere il cadavere.

Mi indicarono soltanto una delle tante barelle coperte da veli bianchi macchiati di rosso che erano sparse per il campo dell'infermeria.

Da sotto il velo spuntava un suo zoccolo, il manto arancione che aveva preso dalla mamma macchiato di un impuro rosso. Non piansi, ma vomitai quella notte.

Forse è un bene che non sia sopravvissuto per vedere gli orrori che mai ha visto.

Mi consegnarono la scatola con i suoi beni personali, e dentro ci trovai la foto di famiglia che avevamo entrambi, e il suo prezioso orologio da polso, che era stato il mio regalo di compleanno per il raggiungimento dei diciott'anni. Il resto erano cianfrusaglie di poco valore.

Sotterrai la scatola e il suo contenuto tranne l'orologio, e misi una lapide di legno con il suo nome.

Sapevo che non l'avrebbero sepolto, perché i cadaveri li usano come sacchi di sabbia e scudi umani in casi estremi..

Ho tenuto l'orologio come suo ricordo, e ce l'ho tutt'or..

 

KA-BOOOOOOOOM- - - -

 

Un' esplosione mi risveglia dai miei pensieri. È caduta molto vicino, davanti a me.

Ci buttiamo tutti a terra, il serpente equino che formiamo si disperde.

Niente.

Dopo cinque minuti ancora niente.

Il capitano della nostra compagnia dà il segnale e ci li rialziamo, e riprendiamo la marcia. Era una bomba di cannone solitaria, vagante, probabilmente si era dispersa ed era uscita dallo sciame di bombe sopra il fronte ed era arrivata fin qui.

Ricominciamo a marciare, avanti.

A lato della strada, alla mia sinistra, vedo che stanno ammucchiando i corpi di quattro stalloni.

Sono quelli che sono stati colpiti dalla bomba.
Fra loro c'è anche il caporale che mi ha offerto la sigaretta.
Giro la testa e vado avanti, marciando nel fango e nella pioggia, riperdendomi nei miei pensieri, se ancora ne ho.

 

   
 
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