prompt: TRC, Ronan/Adam: Ronon non è il tipo a cui piace il freddo, ma vedere Adam così felice per quella stupida vacanza in montagna glie lo fa piacere un po' di più. (12 Days of Christmas)
note: è tutto molto vago e il prompt non è rispettato al 100%. Il cappello di Ronan è lasciato all'immaginazione ma per me è uno di quelli da scassinatore, nero.
«Torno in macchina» decreta, la testa incassata tra le spalle e un'espressione truce sul volto. Non aspetta nemmeno una risposta, tanto Adam non lo sta ascoltando.
I suoi passi scricchiolano nella neve per qualche secondo, poi torna la quiete.
La prima cosa che fa una volta chiusa la portiera è girare la chiave e accendere il riscaldamento. Per fortuna è riuscito a convincerlo a prendere la sua macchina.
Mentre l'abitacolo si riempie di aria calda, Ronan si toglie il cappello di lana e si passa più volte la mano sul capo rasato per scacciare il prurito.
Oltre il parabrezza, Adam è ancora in contemplazione mistica della neve o qualsiasi altra cosa stia facendo. Magari sta pisciando, pensa. Poi si corregge, quella è una cosa che farebbe lui, se fuori non fosse in corso una dannata glaciazione.
I minuti passano, Ronan inizia a sentirsi nuovamente i piedi e Adam è sempre là fuori – in piedi, di spalle e immobile come il viandante sul mare di nebbia.
O ha una sconcertante resistenza al freddo, pensa sistemandosi meglio sul sedile, o è andato in ipotermia. Il che sarebbe un vero peccato. Per accertarsene suona il clacson.
Adam si volta lentamente, rallentato dagli strati di vestiti che indossa e dalla sciarpa, e gli fa un cenno come per dire sì, un attimo, adesso arrivo. Ha il naso e guance rosse dal freddo. Gli occhi lucidi brillano di quella che senza alcun dubbio è felicità.
Ci vorrà molto più di un attimo in realtà: Ronan lo sa, ma non gli dà fastidio. Che si prenda pure tutto il tempo (tutta la felicità) che vuole. Ronan non deve andare da nessuna parte, è già arrivato.
note: è tutto molto vago e il prompt non è rispettato al 100%. Il cappello di Ronan è lasciato all'immaginazione ma per me è uno di quelli da scassinatore, nero.
«Torno in macchina» decreta, la testa incassata tra le spalle e un'espressione truce sul volto. Non aspetta nemmeno una risposta, tanto Adam non lo sta ascoltando.
I suoi passi scricchiolano nella neve per qualche secondo, poi torna la quiete.
La prima cosa che fa una volta chiusa la portiera è girare la chiave e accendere il riscaldamento. Per fortuna è riuscito a convincerlo a prendere la sua macchina.
Mentre l'abitacolo si riempie di aria calda, Ronan si toglie il cappello di lana e si passa più volte la mano sul capo rasato per scacciare il prurito.
Oltre il parabrezza, Adam è ancora in contemplazione mistica della neve o qualsiasi altra cosa stia facendo. Magari sta pisciando, pensa. Poi si corregge, quella è una cosa che farebbe lui, se fuori non fosse in corso una dannata glaciazione.
I minuti passano, Ronan inizia a sentirsi nuovamente i piedi e Adam è sempre là fuori – in piedi, di spalle e immobile come il viandante sul mare di nebbia.
O ha una sconcertante resistenza al freddo, pensa sistemandosi meglio sul sedile, o è andato in ipotermia. Il che sarebbe un vero peccato. Per accertarsene suona il clacson.
Adam si volta lentamente, rallentato dagli strati di vestiti che indossa e dalla sciarpa, e gli fa un cenno come per dire sì, un attimo, adesso arrivo. Ha il naso e guance rosse dal freddo. Gli occhi lucidi brillano di quella che senza alcun dubbio è felicità.
Ci vorrà molto più di un attimo in realtà: Ronan lo sa, ma non gli dà fastidio. Che si prenda pure tutto il tempo (tutta la felicità) che vuole. Ronan non deve andare da nessuna parte, è già arrivato.