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Autore: guimug    15/01/2017    0 recensioni
Quando serve protezione, quando il coraggio manca o quando la speranza sembra essere fuggita via fermiamoci un momento ad ascoltare... forse un frullo d'ali tradisce al presenza di un angelo custode che non chiede di meglio che prendersi cura di noi, non è detto debba trattarsi di un giovane con le ali ma potrebbe essere più concretamente qualcuno che ci tende una mano.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Candice White Andrew (Candy), Terrence Granchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Candy saga'
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Ospedale S.ta Johanna  –  Chicago, 11 Maggio 1926

 

Siamo angeli con un’ala sola

 

 

“Pensi che ci vorrà molto?” chiese Annie a suo marito Archie.

“E come faccio a saperlo? Non mi sono mai trovato in una simile situazione, dovresti essere più esperta tu, visto che sei una donna!”

Annie guardò il marito, si trovavano nella sala d’attesa del reparto maternità del S.ta Johanna dove, dopo essere stati avvertiti da George, si erano precipitati per essere vicini a Candy nel momento in cui sarebbe diventata mamma. Ma ora i minuti passavano e nessuna nuova notizia arrivava da dietro le porte a vetri che separavano il salottino dal reparto vero e proprio. Flanny li aveva rassicurati, dicendo che tutto si stava svolgendo nel migliore dei modi, ma poi era sparita fra le corsie ed era ormai più di un’ora che non si vedeva.

Annie era attraversata da emozioni diverse: da un lato era felice per colei che considerava più una sorella che un’amica, mentre dall’altro l’arrivo di quella nuova vita andava a toccare quel nervo scoperto che era il suo senso di colpa per non essere riuscita a dare anche lei un figlio a suo marito. Ormai erano sposati da diversi anni ma, nonostante i ripetuti tentativi, quel benedetto bambino non voleva arrivare e la ragazza temeva di essere una delusione per il marito e per gli altri membri della famiglia Andrew, così ligi alle tradizioni che avevano sempre voluto una discendenza assicurata soprattutto da ogni rampollo di sesso maschile. Temeva che a causa sua Archie potesse venire mal giudicato, magari perfino ripudiato dai capi famiglia perché incapace di assicurare una continuità al casato… Anthony e Stear erano morti, per non parlare di Albert, e lui restava l’unico erede maschio degli Andrew.

Tutte queste preoccupazioni pesavano sul cuore di Annie e trasparivano dai suoi occhi, Archie si accorse che qualcosa non andava e le prese delicatamente la mano.

“Annie, cosa c’è che non va?”

Lei abbassò lo sguardo e rispose con un filo di voce

“Nulla, solo un po’ di brutti pensieri”

“Oggi non devono esistere brutti pensieri, siamo qui per un giorno di festa. Ma ci pensi? Candy che diventa mamma! Chi si sarebbe immaginato che quel maschiaccio che saltava sugli alberi e lanciava il lazo un giorno avrebbe avuto un piccolo da accudire.” Archie concluse la frase con un’allegra risata.

Annie non riusciva a partecipare all’ilarità del marito, d’improvviso sentì gli occhi riempirsi di lacrime. Archie si allarmò e la abbracciò stretta.

“Ehi piccola, cosa c’è? Cosa sono questi lacrimoni? Spero siano di gioia per l’arrivo del piccolo di Candy, d’ora in poi sarai la zia Annie!”

“Sarò sempre solo questo? Solo la zia per i figli degli altri?” replicò Annie con la voce rotta, ed allora finalmente lui capì quali demoni si agitassero nel cuore della moglie.

“Annie, ne abbiamo già parlato. Non importa se non abbiamo ancora avuto figli, non è colpa di nessuno, è la vita che è così. La cosa importante è stare insieme.”

“Si ma… Cosa penseranno di me gli altri? Diranno che non sono capace di darti un erede, che forse dovevi scegliere qualcun’altra. Forse vorranno che ci separiamo… La zia Elroy!”

Annie trasalì vedendo l’augusta matriarca entrare dalla porta del salottino ed istintivamente si nascose dietro al marito. Archie dolcemente la trasse davanti in modo che potesse salutarla.

“Dai Annie, asciugati gli occhi. Guarda che nessuno ti giudica, sono passati i tempi in cui queste cose erano importanti. Persino la zia Elroy non vi dà peso. Un giorno ne parlavamo e lei mi ha detto: ‘Archie, tu continua starle vicino ed a coccolarla e vedrai che se è destino succederà, e se non succederà avrete comunque vissuto una bellissima vita insieme!’ Quindi vedi che non hai nulla di cui preoccuparti. Dai, ora vieni a salutare la zia.”

Annie guardò il marito con occhi pieni di riconoscenza, lei che era sempre pronta a prendersi a cuore la sorte di tutti spesso si dimenticava di pensare a se stessa. Meno male che qualche angelo veniva a risollevarla quando si lasciava cadere.

Mentre Annie salutava l’anziana signora una specie di terremoto venne a turbare la quiete della sala d’aspetto, un giovane trafelato con in mano una valigia irruppe nella stanza chiedendo a gran voce

“Sono in ritardo? È già nato? Non ditemi che non ho fatto in tempo!”

La zia Elroy si voltò per scoprire l’origine di quel trambusto e quando vide chi lo aveva generato non poté esimersi dall’alzare gli occhi al cielo con aria sconsolata, poi si ricompose nella consueta maschera di solenne autorevolezza.

“Terence Granchester! Ricordati che sei in un ospedale e quindi devi mantenere un contegno consono al luogo! Come vedi siamo tutti qui ad aspettare notizie, Candy è perfettamente assistita dalla sua amica Flanny Hamilton e tutto procede nel migliore dei modi, non c’è quindi alcuna ragione perché tu ti debba comportare come un selvaggio!” esclamò.

Terence rimase per un momento interdetto, poi guardando la signora scoppiò in una fragorosa risata a cui si unirono anche Annie ed Archie, mentre la zia Elroy commentava con un “Ma insomma, un po’ di contegno!”, accompagnato però con un sorriso che, noblesse oblige, si affrettò a nascondere con il ventaglio.

In quella le porte del corridoio si aprirono e Flanny fece la sua comparsa nel salottino, quattro paia di occhi le si rivolsero ansiosi ricambiati dall’infermiera.

“Se volete seguirmi vi porterò da Candy, tutto è andato bene” annunciò.

“È nato!” Gridò Terence “ Dimmi Flanny, è maschio o femmina?”

“E’ una bellissima bambina Terence, sana e forte. Ehi, ma dove vai?”

Flanny provò a fermare lo slancio del giovane che si era messo a correre nel reparto chiamando la sua Candy, era inutile anche provarci e scrollando il capo invitò gli altri a seguirla . Li guidò verso una camera a metà circa del corridoio.

“È qui dentro, mi raccomando di non stancarla troppo e, se vi è possibile, calmate un po’ quel terremoto di suo marito.”

“Grazie signorina Hamilton” rispose per tutti la zia Elroy “Cercheremo di fare il possibile, anche se temo che quel ragazzo sia irrecuperabile” e varcò la soglia seguita da Archie ed Annie.

Sdraiata in un comodo letto Candy appariva provata, ma sfoggiava un enorme sorriso mentre Terence le teneva una mano. In braccio reggeva un involto bianco adorno di pizzo, sembrava solo un rotolo di tessuto ma un leggero vagito proveniente dal suo interno tradiva la nuova vita che l’abitava. Candy salutò la zia e gli amici e poi, scostando un lembo di quel fagotto, mise allo scoperto il visino roseo di una neonata.

“Saluta tutti Angie, questa è la tua famiglia”

Annie non poté resistere e si precipitò vicino al letto per ammirarla da vicino. Quando vide gli occhietti ancora semichiusi e le minuscole manine non riuscì a trattenersi dallo scoppiare a piangere, ma stavolta erano sincere lacrime di gioia.

“Ecco lo sapevo!” proferì Archie “Ora ricomincia a fare la fontana.”

“Taci tu, bruto insensibile!” lo rimbeccò Candy ridendo.

“Posso prenderla in braccio?” chiese Annie.

“Non subito Annie. Non avertene a male, ma vorrei che la prima persona dopo i suoi genitori a prenderla in braccio fosse la zia Elroy. Vuole farmi questo onore, zia?”

La matrona rimase stupita, non si aspettava un tale atto di cortesia e deferenza da parte di Candy, sentì un nodo di commozione salirle alla gola ma si fece forza.

“Se lo desideri, Candy, sarò felice di farlo” rispose.

Terence prese la piccola e la portò alla signora che, con fare un po’ impacciato, la accolse fra le sue braccia. Allora accadde qualcosa che nessuno si sarebbe mai immaginato, la dura maschera della signora Elroy cadde di colpo ed il suo volto si illuminò di un meraviglioso sorriso, ora non sembrava più l’austera capofamiglia degli Andrew ma solo una nonna che cullava amorevolmente la sua nipotina. Flanny ripassò dal corridoio e ne approfittò per sbirciare dalla porta socchiusa, che bella la scena a cui stava assistendo! Candy aveva una famiglia meravigliosa dove tutti erano uniti e pronti a sostenersi l’un con l’altro. Sorridendo dolcemente richiuse la porta e si allontanò

  
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