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Autore: MizukiShima28    16/01/2017    6 recensioni
[Nick x Judy]
Dal testo:
3- «Dai Nick!Sei proprio-» «…Sono proprio?»
Se non avessi avuto un minimo di autocontrollo, probabilmente l’avrei già picchiato. Picchiato e abbracciato. Abbracciato e…
4- «Oh, Nick, ma non dirmi che sei geloso!»
A quella parola inorridì [...] «Io, geloso? Ah ah ah, divertente..»
5- ‘Okay’ pensò intenta a fare un respiro ‘sono tra le braccia di Nick. Pro: sta ancora dormendo. Contro: come me ne esco viva e senza svegliarlo?’
7- «Mike… Smettila, ti prego...»
Lui, che intanto continuava a guardarla da sopra di lei con uno strano sorriso soddisfatto, le accarezzò le lunghe orecchie che le ricadevano dietro la schiena, per poi bisbigliarle: «Lo sapevi che sei ancora più bella quando sei spaventata?»
Genere: Azione, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Judy Hopps, Nick Wilde, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Furry
Capitoli:
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7. Gelosia? (parte due)
· Judy ·

Qualche minuto prima, mentre scendevano le scale per andare negli archivi…

«Quindi è grazie a te se quella volpe è un agente di polizia?» chiese l’amico strabuzzando gli occhi per lo stupore alla coniglietta che le camminava accanto.
«Oh, no! Io gliel’avevo solamente consigliato, e a quanto pare mi ha dato retta. Non sembrerà, ma è un ottimo poliziotto, sai?» mentre raccontava non poteva non sorridere al ricordo di lui che le spiegava il trucchetto per evitare le telecamere stradali. In effetti, anche in altre molte situazioni si era rivelato utile.
Il coyote roteò gli occhi, aprendo con una zampa la porta degli archivi. «Se lo dici tu… Ma perché ora non mi parli un po’ di te?»
A quella domanda, Judy parve essere leggermente a disagio. «Oh, ehm… Che vuoi che ti dica?»
«Non so, hai degli hobby, cosa ami e che non sopporti, se ti piace qualcuno…?» nonostante lui avesse tossito l’ultima frase, questa arrivò alla coniglietta forte e chiara come una doccia fredda.
E chi se l’aspettava una domanda del genere?
Ma ora che ci pensava, si rese conto di non essersi mai soffermata su quel genere di cose. Anche la madre, prima della sua partenza, le parlava del fatto che prima o poi anche lei avrebbe trovato una “dolce metà” con cui “sistemarsi”.
Poco prima di pensare a una qualsiasi risposta valida, realizzò che si erano seduti per terra a pochi centimetri di distanza.
Il coyote, vedendola esitare, decise di aiutarla. «Non ci avevi mai pensato, vero? Eppure non è facile non innamorarsi di questi grandi occhioni ametista.»
La leporide spostò lo sguardo dal pavimento al collega, ma temendo di avere le pupille dilatate e sentendo il sangue fluirle sulle guance, si voltò di poco e alzò una zampa per coprirsi.
«Ehm… Grazie Mike, nessuno mi aveva mai detto una cosa del genere» non sapendo nemmeno lei il perché, sentì un lampo di improvvisa tristezza percorrere ogni centimetro del suo corpo.
Doveva cambiare discorso il prima possibile; per quanto ne sapeva non le era mai piaciuto essere così al centro dell’attenzione di un uomo, a eccezione di suo padre e fratelli.
«A-a proposito dell’ametista, lo sapevi che…»

Oh Judy, se prima di iniziare a parlare ti fossi accorta che Forrest si stava avvicinando con l’intenzione di baciarti, ora non lo starebbe facendo. Per tua fortuna non è il classico bacio sulle labbra con lingua, ma è un bacetto amichevole (almeno credevi lo fosse, amichevole) sul bordo della bocca, quasi sulla guancia. Probabilmente mirava a quella, ma ha sbagliato “mira”. E mentre tu lo lasci fare – poiché in quel momento eri incapace persino di parlare – ecco un tipo sull’uscio della porta che vi fissa a bocca aperta. Nick.

Aspetta, è NICK?

La coniglietta si staccò tremando da quello che credeva essere un semplice amico, per mettere meglio a fuoco la figura della volpe che aveva gli occhi spalancati e la bocca aperta, come se stesse per dire qualcosa.
«Ah ehm… N-non volevo interrompere. T-tolgo il disturbo» borbottò con una nota nervosa, facendo dietro front.
Oh no.
Riacquistando come per magia tutta la lucidità, Judy balzò in piedi e corse verso di lui, prima di accorgersi però di essere trattenuta dalla zampa castana del coyote.
«Lascialo andare» la sua voce era calata di uno o due toni, ed era sempre più seria a ogni parola che gli usciva dalla bocca.
Lei si voltò, guardandolo per la prima volta dopo l’entrata di Nick. «Che cosa? Perché?»
«Pensa: cosa vorresti che facesse lui se fosse stato al tuo posto?»
Che fosse corso da me e mi avrebbe spiegato, anche se non avrebbe avuto motivo di giustificarsi.
Tutto chiaro.
Sotto lo stretto stupore del coyote, la piccola Judy sgusciò via dalla sua presa e si precipitò nella hall del dipartimento; per la sua improvvisa irruzione, si era guadagnata uno sguardo di disapprovazione da ogni singolo mammifero che si trovasse nella zona, ma lei decise di non preoccuparsene troppo. In un batter d’occhio riuscì a ispezionare la stanza, ma nessuna traccia di Nick. Col cuore in gola si diresse nel proprio ufficio, trovando con sua leggera sorpresa che la volpe era tornata davanti al computer a scrivere chissà che cosa, come se nulla fosse successo.
«NICK! Ti giuro che non era come sembra, qualunque cosa tu stia pensando!»
Senza esitare, il partner iniziò a parlare con un tono alquanto dolce, come se stesse parlando a un bambino «Ma come Carotina, non gli stavi controllando se aveva una carie?» qui parve assumere un’aria seria e voce disinteressata. «Andiamo, cosa c’è da spiegare? La realtà non poteva essere più chiara.»
Che cosa?
«Ma di che stai parlando?»
«Andiamo, come se non l’avessi capito che…» da treno spedito dovette bloccarsi a metà frase non appena pensò il continuo, non facendo altro che aumentare la curiosità della coniglietta. «Niente, lascia stare.»
«Oh no, io non lascio stare un bel niente! Capito che cosa?»
Silenzio assoluto.
Altra cosa che nella sua carriera di poliziotta non sopportava: interrogare i criminali arrestati e non sentire le risposte. Perché, quando invece le rispondevano in modo completamente incoerente alla domanda?
Con la sua rispettabile cocciutaggine, si avvicinò alla scrivania del collega, decisa a insistere fino a farlo parlare. «Nick, vuoi rispondermi o devo scrivertelo in carta da bollo? Mi hai sentito almeno? Che avresti capit…?! »
Il povero Nick, esaurito da quella sfilza di richieste, rispose forse troppo in fretta. «CHE TI SEI INNAMORATA DI QUEL TIZIO!»


Due parole: baratro totale.
Quella serie di parole iniziarono a rimbombare incessantemente nella sua piccola testa, chiedendosi se fosse stato vero. Le piaceva Michael Forrest?
Eppure lei non riusciva a convincersene, e dopo svariati secondi che a lei parvero un’eternità, Nick continuò con molta meno forza di prima.
«Scusa. La tua vita privata non è affar mio, ma ti avverto: quel coyote non mi piace per niente, e so riconoscere quando un predatore ha buone o cattive intenzioni.» mentre parlava, prese la direzione della porta «Spetta a te decidere se fidarti o meno.» una volta finito, le diede le spalle e si allontanò da lei, senza più voltarsi e ignorando completamente ogni suo richiamo.



Qualche ora più tardi, nell’appartamento di Judy…

La coniglietta alzò pigramente la testa dal cuscino. Nella fioca luce emessa dalla lampada, riuscì a scorgere la radiosveglia poggiata davanti alla finestra. Erano le sette e mezza.
Quelle serate di solitudine le facevano mancavano terribilmente i suoi piccoli fratelli e sorelle, compresa la loro instancabile voglia di giocare. Ogni tanto si soffermava a pensare anche della sua infanzia: nonostante molti la prendessero in giro sul fatto che voleva diventare un agente di polizia, aveva molti amici che le volevano bene. Dopo le elementari arrivò la scuola media, poi il liceo, e qui visse degli anni belli quanto difficili: l’adolescenza.

Mentre si stava perdendo nei ricordi, sentì qualcuno bussare alla porta. Quando pensò a chi poteva essere, un brivido le percorse tutto il corpo fino a farle rizzare i peli della coda; dopo aver aperto la porta, questi si rilassarono lievemente, ma non del tutto.
Era Michael, e aveva in mano due bicchieri da asporto, con sopra scritto “Jumbeaux’s Cafe”.


 
· Nick ·
 
‘Che giornata pazzesca’ pensò, osservando il contrasto tra il buio della notte e le luci della città.
Sono assente appena una settimana, ed ecco che si mette col primo che passa nella centrale.
Dopo un breve momento di perplessità scosse ripetutamente la testa, nel tentativo di ricacciare un pensiero molesto che continuava a riaffiorare nella sua mente.
Si chiedeva ancora del perché gli desse così tanto fastidio una possibile relazione tra la sua partner – nonché migliore amica – e il tipo con cui aveva dichiarato guerra con un semplice sguardo.
Michael Forrest’ continuava a ripetersi, sperando di ricordare dove aveva già sentito quel nome.
A rompere il silenzio era la vibrazione del suo telefono. Quando lesse ‘Carotina’, esitò prima di aprire il messaggio, ma dopo un respiro profondo prese e lo toccò con un dito. Era una foto, però il contenuto lo nauseò, irritò e gli diede un senso di malessere fin nel profondo dell’anima.
Vedere quel coyote sopra a Judy, mentre le bacia il collo, era davvero troppo. In un momento credette di cadere, poiché sentiva che stava tremando.
N-non può essere, è solo uno scherzo, un orribile scherzo… ’ questo fu il suo primo pensiero, però più la guardava e più… Aspetta, ma perché Judy sembrava sul punto di piangere quando l’ha scattata? Ora che la osservava meglio, stava effettivamente piangendo
Compose in fretta il suo numero, e dopo un paio di squilli rispose.
«Pronto?» Nick riconobbe la fastidiosa voce del coyote.
«Che hai fatto a JUDY, e perché hai il suo TELEFONO?!»
Sentì ridacchiare «Non sono affari tuoi.»
Con quelle parole si ricordò tutto: lo diceva sempre alle medie, e lui lo sapeva perché erano compagni di classe. E se la memoria non lo tradiva, forse sapeva anche il motivo del perché lo aveva sempre odiato.
«NON SONO AFFARI MIEI?! E allora perché mi hai mandato quella…» s’interruppe nell’istante in cui sentì la piccola e debole voce della coniglietta mormorare qualcosa che però non riuscì a capire, aumentando al limite l’ansia che lo stava facendo impazzire.
Poco prima di rispondergli, Nick sentì il coyote dirle qualcosa che la fece lamentare ancora di più.
«Lasciaci in pace.» fu la sua ultima parola prima di riagganciargli in faccia, senza dargli tempo di replicare.
Replicare cosa, poi? Che cosa gli voleva dire con quella foto? E perché Judy – per quel poco che era riuscito a sentire – stava singhiozzando?
In gesti fulminei ricontrollò, con tutto il disgusto che provava nel riguardarla, l’immagine del messaggio. La prima cosa che adocchiò furono le lenzuola azzurre del letto, e allora si ricordò di una foto che gli aveva mostrato Judy del suo appartamento: dovevano trovarsi lì, senza dubbio.


 
· Judy ·
 
Nonostante continuava a sbattere le palpebre nella disperata speranza di mettere a fuoco, le lacrime glielo impediva. Aveva un irrefrenabile voglia di alzarsi e di prenderlo a schiaffi, desiderio alquanto strano per una coniglietta come lei, ma dovette rinunciarci poiché non riusciva a muovere un muscolo da quando aveva bevuto quella strana bevanda. Sentì risvegliarsi in lei una sensazione nuova quanto primitiva: la paura.
«Mike… Smettila, ti prego» provò a gridare, ma ne uscì solo un sussurro. Lui, che intanto continuava a guardarla da sopra di lei con uno strano sorriso soddisfatto, le accarezzò le lunghe orecchie che le ricadevano dietro la schiena, per poi bisbigliarle:
«Lo sapevi che sei ancora più bella quando sei spaventata?»
Non le piaceva per niente quella situazione, e di lì a poco era sicura che sarebbe morta di arresto cardiaco.
Tra tutti gli agenti che ci sono nella centrale, come le era potuto capitare di stringere amicizia con il più psicopatico?
Nonostante le girava la testa a ogni suo piccolo movimento, riusciva a vedere – e sentire – perfettamente quello che le stava facendo, ovvero le stava infilando con una certa gentilezza una zampa sotto la sua maglietta, mentre chinava il capo per darle un altro bacio sul collo.
«Fermati, dico sul serio, ti prego…» gemette al contatto tra la sua bocca umida e la sua pelle calda. Il coyote, che non sembrava intenzionato a fermarsi, le si avvicinò mirando alle labbra, ma un improvviso suono del campanello lo bloccò di scatto.
Una scintilla di speranza le balenò negli occhi; forse quella sera sarebbe “sopravvissuta”.


 
· Nick ·
 
Dopo alcuni secondi riprovò, ma anche quel tentativo risultò vano, fino a che sentì provenire dall’interno una specie di lamento. Provò a smanettare più volte il pomello, ma non c’era niente da fare: era chiusa.
‘Dovrò fare alla vecchia maniera ’ disse tra sé facendo qualche passo indietro, per poi scagliarsi di fianco contro la porta, la quale si aprì di colpo come fosse stata aperta un secondo prima. Appena varcò la soglia dell’appartamento, sentì un forte dolore alla schiena, ma la volpe non fece nemmeno in tempo a voltarsi per capire che stava succedendo che fu nuovamente colpito, questa volta in piena faccia.
Venne scaraventato contro la scrivania, e lì poté riprendere fiato e capire che a colpirlo era stato proprio il coyote, il quale senza un attimo di esitazione gli si fiondò contro come una furia. A meno di un metro di distanza, Nick gli tirò un calcio con entrambe le zampe posteriori, facendolo volare dall’altra parte della stanza. Questo però non gli bastò a metterlo fuori gioco, infatti – mezzo barcollante – gli si tuffò addosso facendolo cadere a terra, e iniziò a tirargli una serie di pugni dritti al muso. Il dolore più acuto che sentiva in quel momento non era più di tanto quello delle botte che stava ricevendo, ma erano le urla di Judy, della sua Carotina, che lo stava guardando mentre le prendeva come fosse stato un ragazzino, incapace di difendersi.


 
· Judy ·
 
“Vivere un inferno” non era la parola corretta per descrivere quello che provava nel vedere Nick, il suo collega e migliore amico che l’aveva messa in guardia nei confronti di Michael, steso per terra e sanguinante. Il coyote si alzò in piedi e, come se non fosse successo niente, avanzò con aria trionfante verso il letto.
«Dov’eravamo rimasti?» fece con un tono disgustosamente suadente.
No, ti prego, no, no…
«A QUESTO» esclamò una voce alle sue spalle, ma non fece nemmeno in tempo a voltarsi che venne colpito alla mandibola, finendo per essere messo KO.
La volpe passò un polso sul muso cercando di pulirsi dal sangue, e quando si voltò verso il letto vide che Judy, la quale aveva assistito all’intero scontro tra urli e grida, scoppiò in un mare di lacrime, singhiozzando il suo nome.
«Oh Nick…» gemette avvicinandosi debolmente a lui. «Per un attimo ho creduto che tu… tu…»
«Shh, va tutto bene. E comunque, ci vuole ben altro per mettermi fuori gioco.»
Di come riusciva a farla ridere anche in situazioni del genere, restava ancora un segreto per lei.
Quando si staccò da lei, riprese l’aria seria e preoccupata di poco prima. «Ora dimmi tutta la verità, ti ha messo le mani addosso?»
Era ancora stordita e non si sentiva completamente lucida, ma appena ripensò a quei dettagli che preferiva tenere per sé, le tornarono le lacrime agli occhi.
«Avevi ragione tu… Avrei dovuto darti retta, ma non l’ho fatto; perché lui…» le si incrinò la voce tanto che dovette riprendere fiato per non rimettersi a piangere. «Si è approfittato del fatto che non riuscivo muovermi e…»
Nick deglutì a vuoto, poiché era senza fiato. «N-non ti avrà mica…»
«NO!» urlò, intuendo ciò che voleva dire. «Cielo, no…»
Il predatore sospirò: era tutta la sera che aspettava di dirle la verità su Michael Forrest, ma ora che ne aveva l’opportunità si sentì mancare. «Judy, credo di sapere del perché ci abbia provato con te…»
La coniglietta si fece curiosa, e vedendola spalancare gli occhi continuò. «Io e Michael frequentavamo la stessa scuola, e c’era una ragazza di cui si era innamorato. Lui me la fece conoscere, ma le cose non andarono molto bene.»
«Continua…» lo esortò lei, impaziente di sapere il continuo.
«Poi venni a sapere che lei si era presa una cotta per il sottoscritto, ma ovviamente a me non interessava. Così lui si arrabbiò con me e giurò di farmela pagare; all’inizio non credevo dicesse sul serio, ma a quanto pare lo era…»
Ora iniziava a capire tutto, ma c’era ancora una cosa che non le tornava…
«E perché vendicarsi con me? Che c’entro io?»
Lui sbuffò col naso in segno di risata. «Proprio non ci arrivi?»
Ci risiamo.
«Credo di no…»
«Coniglietta ottusa.»
«Volpe acuta.»





L’autrice dice:
E dopo un mese di assenza, ecco finalmente il continuo. Non riesco a capacitarmi di averci messo un mese intero, forse è colpa delle vacanze Natalizie e dei panettoni…
Lo so, non è una giustificazione.p
Spero vi sia piaciuto come è piaciuto a me, e che non sia troppo melodrammatico…

Attenzione: Ho modificato (anzi, sconvolto) la parte finale del quarto capitolo "Corri!", quindi vi invito a rivederla e a dirmi se la preferite così o com’era prima (Nick, innervosito dalla fame, diventa “selvaggio” e aggredisce Judy).

Ringrazio come sempre Freez Shad, Redferne, Iron_Captain, Plando, la mia amata (e pazzerella ♥) Stregattina e tutti i lettori che mi hanno seguita fin qui, I love you all!
Alla prossima (speriamo presto)!

-Mizuki-
   
 
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