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Autore: aphrodite_    17/01/2017    3 recensioni
Arriva un nuovo ragazzo a scuola determinato a rendere un inferno la vita di John. Chi l’avrebbe saputo che sarebbe finita così?
TRADUZIONE AU || autrice originale: johnandsherlocks - traduttrice: aphrodite_
Genere: Angst, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jim Moriarty, John Watson, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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DISCLAIMER: Niente di questa fan fiction - traduzione esclusa - mi appartiene. Né i personaggi, né la storia in sé. 

AUTRICE:  johnandsherlocks
TRADUTTRICEaphrodite_

NOTE INIZIALI: La musica gioca un ruolo importante in questa fan fiction! Vi raccomando di ascoltare le canzoni menzionate. Inclusi i titoli dei capitoli (che vi daranno un’idea di ciò che accadrà)

Potrete trovare un playlist basata sulla fan fiction qui -> Playlist.

(Note finali alla fine del capitolo)
 
THAT'LL BE THE DAY
 
 “Sherlock, caro, è ora di alzarsi.” Udì bussare alla sua porta.

“MRS HUDSON!” Tirò il cuscino proprio accanto alla porta, ancora chiusa.

 “No, no, niente “Mrs Hudson” caro! E’ il primo giorno del tuo ultimo anno! Non puoi arrivare in ritardo!”

Capì che non c’era niente da fare. Doveva alzarsi. Era tempo di tornare con i piedi per terra…

“Caro… Non andrò via di qui fin quando non aprirai questa porta e mi assicurerò che sei sveglio!”

Sapeva che fosse vero. Si precipitò alla porta sbadigliando. Quando aprì il suo aspetto era simile a quello di uno zombie. Mrs Hudson lo salutò con un ampio sorriso sulle sue labbra. “Buongiorno, caro! Come ti senti oggi? Primo giorno, ultimo anno, non è emozionante?”
Sherlock aggrottò le sopracciglia, “Cosa c’è di emozionante nell’essere forzato ad andare in una nuova scuola, ottenere buoni voti ed essere disciplinato?”

 “Oh Sherlock, non vederla in questo modo. Pensa alla scuola come una nuova occasione per ricominciare, come un’occasione per lasciarti alle spalle tutti i problemi e farti nuovi amici!”

 “Amici… Noioso.”

 “Bene, allora niente amici, ma preparati in fretta! L’autobus passerà alle otto!”

“Ricordami perché devo prendere l’autobus per andare a scuola? Questo significa che dovrò stare a contatto con le… Persone.”

 “Perché tua madre e tuo padre non ti permetterebbero mai di metter piede di nuovo all’interno di un auto, soprattutto per guidarla, Sherlock. E se avessi un po’ di rispetto, non dovresti permetterlo nemmeno tu.”

 “Apprezzerei che non me lo ricordassi ogni maledetta volta!”

 “Non lo farò più, ma preparati adesso!”

 “Va bene, va bene! Mi preparo!” Mormorò non appena chiuse la porta ed iniziò a prepararsi. A dire il vero non lo fece, prese ed indossò soltanto dei jeans a caso, una maglia bianca ed il suo cappotto nero che adorava. Provò a domare i suoi capelli con del gel e questo fu tutto quello che gli servì per esser pronto.
Uscì di casa ed accese una sigaretta mentre si dirigeva verso la fermata del bus. Finalmente, dopo aver atteso un’interminabile attesa di minuti, l’autobus arrivò. C’era troppo rumore e le persone erano noiose, ragazze che non facevano altro che parlare di come Elvis aveva fatto quella sua mossa con i fianchi la scorsa notte, o il prossimo film con Brigitte Bardot, o il ragazzo di quel film, quello con la giacca rossa che era morto di recente, qual’era il suo nome? James… Qualcosa. Era tutto troppo noioso per Sherlock.
Dopo un tragitto che sembrò infinito, finalmente arrivò a scuola. La sua nuova scuola. Noiosa. Non appena scese dal bus prese un’altra sigaretta e l’accese, fumare controllava la sua ansia, il fumo mandava via le sue frustrazioni. Poco dopo averla accesa, qualcuno toccò la sua spalla. Si voltò per vedere chi fosse stato e vide un uomo con un’espressione seria, che all’istante prese la sigaretta di Sherlock e la buttò per terra, pestandola con il piede.

 “Tu devi essere il nuovo ragazzo.”

 “E lei avrà sicuramente una laurea.”

L’uomo ignorò l’atteggiamento di Sherlock e continuò a parlare, la sua espressione rimase seria. “E’ chiaro che tu non conosca le regole di questa scuola.”

 “E’ chiaro che lei non me le abbia illustrate.”

 “Fumare è vietato in quest’area. Assolutamente vietato. Fallo di nuovo e sarai punito. Sono stato chiaro?”
Annuì, guardando per terra. Non appena l’uomo andò via Sherlock si sentì pervaso dalla rabbia. Odiava la scuola, non voleva ritornare in quell’inferno.
La sua prima lezione quel giorno era storia. Entrò nell’edificio e prese un respiro profondo.

“Primo giorno in prigione.”


***

 “Johnny, è ora di alzarsi!”
John era sveglio già da un bel po’. Si svegliava sempre quando si trattava dei “primi giorni di scuola”, probabilmente per via dell’ansia. Le vacanze erano sembrate più lunghe del solito e gli mancava la sua classe, adesso avrebbe iniziato l’ultimo anno e non l’avrebbe sprecato. Tanto da imparare l’ultimo anno e poi l’università. Non aveva ancora idea di cosa fare, ma aveva un anno intero per scoprirlo.

 “Sono sveglio, mamma! Non preoccuparti!”

La madre salì al piano superiore e aprì la porta della stanza di John, il letto era sistemato, la stanza già pulita ed ordinata. “Ottimo tesoro, adesso finisci di prepararti e vieni in cucina, ho preparato dei biscotti, chiamerò Harriet nel frattempo!”
Circa quaranta minuti dopo era ora d’andare. John guidava, questa volta. Era la prima volta che guidava per andare a scuola, la sua macchina era il suo piccolo tesoro. Gli era costata cinque lavori estivi e due anni di suppliche ai suoi genitori, ed infine prese la patente, l’unica cosa che gli mancava per poter comprare la sua prima macchina: una Chevy Bel Air, 1954 bianca e rossa, bellissima.
Portava sempre Harry con sé ma le chiedeva gentilmente di non usare la radio. Questa volta rinunciò ad insistere ed Harry accese la radio. “Buddy Holly!” Urlò di felicità quando alzò il volume.

 “Oh, andiamo Harry! Ascolta della vera musica!”

 “E’ ciò che cerco di dirti!”

 “Andiamo, non puoi dirmi di preferire questo casino a… Beethoven o Bach!”

Harry ribatté. “Sfigato.”

 “Com’è che mi hai chiamato?”

Si voltò per guardarlo in faccia e pronunciò di nuovo quella parola. “Sfigato.”

 “Non lo sono. NON sono uno sfigato, Harry!”

 “Ascolta Buddy Holly, allora!”

“D’accordo, sai cosa? Ascolta ciò che ti pare!”

Per tutto il tragitto non parlarono. E Buddy Holly suonava più forte che mai in quell’auto. E John decise che non gli piaceva per niente.
Dopo venti minuti arrivarono a scuola. Non appena parcheggiò, Harry si precipitò fuori dall’auto.
“Clara! Ciao!”

John alzò gli occhi al cielo, aveva capito cosa stesse succedendo tra Clara e Harry, ma non si era mai azzardato a menzionare nulla a sua sorella perché sapeva che fosse un… Argomento delicato. Non appena riportò il suo sguardo sulla struttura scolastica, sentì un pizzico di eccitazione. Il suo ultimo anno. Dio. Gli sarebbe mancato tutto questo.
Prese i suoi libri. Uno di storia, la sua prima lezione quel giorno, e l’altro di biologia, che era la sua materia preferita, un altro ancora di chimica e pensò che probabilmente avrebbe partecipato al club quell’anno.

 “Woah! Attenzione con quelli! Vuoi aiuto, amico?”

Guardò oltre i libri e sorrise, passandone uno al suo amico, fermo di fronte a lui.

“Mike! Ciao! Come sono andate le vacanze?”

 “Bene, credo, anche se mi è mancata molto la scuola. E tu che mi dici? Dio! La tua macchina! Sembra fantastica!” Disse con tono eccitato voltandosi verso la macchina rossa e bianca di John.

 “Sì, sì. Finalmente. E’ il regalo di compleanno per me e Harry. O almeno questa era l'idea iniziale. Harry una volta stava tornando a casa da una festa, era troppo ubriaca e… Beh, ebbe un incidente coinvolgendo un'altra auto. Ricordo solo una telefonata e ambulanze, Harry stava bene ma l’altra persona a quanto pare no ed ora sono l’unico autorizzato a guidare.”

 “Oh, mi dispiace, John. Ma hey! Almeno puoi guidare!”

 “Sì.” John percepì un velo di amarezza nel ricordare quegli eventi avvenuti all’inizio dell’estate. Poco dopo sorrise appena e fecero la loro entrata a scuola.

Non appena entrarono, John sorrise e guardò Mike, prese un grande sospiro e sorrise. “Oh sì, il primo giorno di scuola!”


***


“Quale sarà la tua prima lezione, oggi?”

 “Storia. La tua?”

 “Inglese! Ci vedremo a pranzo, allora.” Mike si voltò un momento per salutare un suo amico per poi ritornare a John, tenendo ancora il suo libro di biologia in mano. “Oh, andiamo, ti aiuto a prendere il resto dei libri dall’armadietto.”

 “No, va bene così, ci riesco da solo.”

 “Sicuro?”

 “Sì, sì, vai, raggiungi i tuoi amici!”

 “Hey, sei il benvenuto, amico.”

 “No, no, va bene davvero. Andrò a prendere gli altri nell’armadietto e cercherò la classe così non arriverò in ritardo!”

 “Va bene allora, ma ci vediamo a pranzo!”

 “Certo, certo! Ciao.”

Non gli interessava molto del pranzo, ma Mike l’aveva invitato al tavolo con i suoi amici e andava bene così. Tranne per John, non aveva molti altri amici, non era molto bravo a socializzare e le  poche persone con cui parlava le aveva conosciute grazie a sua sorella. A dire il vero, non aveva bisogno di amici, aveva i libri ed erano tutto ciò che gli serviva.
Stava camminando tenendo i suoi libri, guardando a malapena il corridoio, ma si fermò d’un tratto perché aveva colpito qualcosa. O qualcuno. Abbassò i libri e vide un ragazzo molto alto e giovane che non aveva mai visto. Capelli scompigliati, jeans, maglia bianca e cappotto nero. Ottimo, proprio quello di cui aveva bisogno la scuola: un nuovo arrivato. Il ragazzo lo guardò corrucciandosi. “Mm… Mi dispiace.”

Tenne gli occhi fissi sul ragazzo più basso di lui. “Esatto, devi essere dispiaciuto.”

“E’ che stavo tenendo questa pila di libri e non riuscivo a vedere bene, quindi…”

 “Guarda meglio la prossima volta, sfigato, o riceverai un bel pugno in faccia. Chiaro?”

Non appena sentì quelle parole, tre ragazzi che stavano ascoltando, si guardarono tra di loro e sorrisero, uno di loro si avvicinò per guardare la scena e fissò il nuovo arrivato che stava immobile di fronte a John, colpendolo sul braccio con un ampio sorriso compiaciuto sulla faccia. “Heeey! Tu devi essere quello nuovo! Ben fatto! Io sono Jim e questa è la mia… Gang. Vuoi unirti a noi?”

Sherlock si accigliò. “Perché?”

Jim lo squadrò dalla testa ai piedi. “Perché tutti vogliono spassarsela con noi.”

 “Anche io, quindi?”

Jim si avvicinò e tenne fisso lo sguardo sul nuovo arrivato. “Oh sì, ovvio. Se vuoi essere qualcuno in questa scuola.

Sherlock si rilassò e sorrise leggermente. “Giusto.”

 “Perfetto, pranzeremo nel tavolo più grande della mensa, ci vediamo lì. Chiaro?”

 “Chiaro.”

Non appena andarono via, Sherlock tornò a guardare John, che teneva ancora i suoi libri guardandolo confuso. “Che cosa guardi, sfigato?”
John non rispose. Sherlock lo spinse.
John alzò gli occhi al cielo, dirigendosi verso l’armadietto e tentando di mandar via la rabbia. “Tipico.”


***


Erano quasi le nove quando John entrò in classe. Prese posto in prima fila e guardò alle persone con cui avrebbe condiviso l’aula, erano sempre le stesse e parlavano di cose che John non capiva, erano tutti ossessionati dal Rock n’ roll e buon Dio, si chiese che cosa ci fosse di sbagliato nella società. Dov’era Bach? E Mozart? Buddy Holly ed Elvis erano migliori di loro, apparentemente. Certo, come no.

Il professore arrivò. Un uomo sulla cinquantina. Quindi era nato prima della I guerra mondiale! Ed insegnava storia perché aveva vissuto quella storia! L’uomo salutò la classe, scrutandola. “Darò del tempo a chi deve ancora arrivare ma inizio col dirvi che in questa classe c’è una regola: o siete puntuali o andate via. La lezione inizia alle 9. Non un minuto dopo. Se arrivate in ritardo, per favore astenetevi dall’entrare. Chiaro?” La classe annuì.
L’uomo sistemò la cattedra dopodiché assegnò agli studenti un posto fisso, dove avrebbero dovuto passare il resto dell’anno e mentre tutti si lamentavano, a John andava bene, a meno che non dovesse sedere troppo lontano dalla lavagna ma per fortuna capitò in terza fila.
John prese il suo quaderno ed iniziò a prendere appunti in modo da non dimenticare nulla. Scrisse il nome del professore e le regole generali impartite dal professore. Dopo circa dieci minuti, qualcuno bussò alla porta che era già stata chiusa. Il professore, interrotto, andò ad aprire la porta.

“Mi scusi signore, mi sono perso.”

 “Oh, tu devi essere quello nuovo… Holmes, giusto?”

 “Sì, signore. Mi dispiace, solitamente non sono mai in ritardo.”

 “Va bene Holmes, ma che non accada più. Forza, siediti dietro Watson.”

Quando sentì il nome, John si voltò per guardare chi fosse questo Holmes, che gli stava passando accanto sospirando pesantemente.
Quando prese posto, Holmes avvicinò di proposito il banco suo a quello di John il quale sentì la rabbia tornare, nei confronti di quel ragazzo. Era stato un incidente non aveva di certo programmato di finirgli addosso! E non era colpa sua, perché i libri gli intralciavano la vista! E poi perché avrebbe dovuto essere l’unico a scusarsi? Dio, non gli piaceva per niente questo nuovo arrivato.


***


John pranzò con Mike ed il suo gruppo di amici. Erano simpatici, ma non si sentiva a suo agio e non sopportava questa sensazione. Voleva sentirsi parte del gruppo, ma non ci riusciva. Pensò che fosse il suo carattere e non poteva far nulla per cambiare, così quando finirono di pranzare John contò i minuti che mancavano per andare al club di chimica, non che fosse un fanatico ma stava considerando la possibilità di diventare dottore e doveva conoscere la chimica se voleva andare all’università.
Era ciò che stava pensando, ma i suoi pensieri furono interrotti dal nuovo ragazzo che gli passò accanto. Andò a sedersi accanto a Jim, Sebastian e Greg, che ridevano come degli idioti. John li aveva sempre odiati, ma non aveva mai prestato davvero attenzione a loro tranne da quando Holmes arrivò. Adesso li disprezzava entrambi: il ragazzo ed il gruppo. Restò fermo a fissarli pensando a quanto fosse arrabbiato.

 “John, cosa guardi?!

Si girò subito verso Mike che lo stava guardando con una certa preoccupazione. “Cosa? … No, niente è solo che lo odio.” Disse guardando Holmes, che non stava né mangiando né parlando, sembrava che non stesse prestando attenzione a nulla tanto meno a ciò che i ragazzi stavano dicendo.

 “Chi? Quello nuovo? Lo conosci?”

 “Beh, l’ho incontrato questa mattina ed è un idiota! Penso che abbia trovato il posto giusto in cui stare: con la gang dei senza cervello!”

 “Andiamo John, l’hai appena incontrato, magari ha avuto una brutta giornata.” Mike gli rispose sorridendo, John non riusciva a capire perché i suoi amici difendessero quel ragazzo.

 “No no no, te lo dico io cos’è. E’ maleducato, fastidioso e… Non ne voglio più parlare. Devo andare al club di chimica.” Disse alzandosi.

 “Oh, quindi partecipi?”

 “Sì, tu?”

 “No, a dire il vero. Non mi piace stare a scuola fino a tardi.”

 “Beh, per quanto mi riguarda è ciò che mi serve.” Ed era sincero. Non andava d’accordo con sua sorella, tornava a casa sempre ubriaca. Amava sua madre ed anche se aveva una vita perfetta, con un marito che l’amava e dei figli di cui prendersi cura, John era sicuro che lei non fosse felice, lei non era mai felice. In sostanza a lui non piaceva stare a casa, quindi rimanere a scuola era la soluzione più logica.

Dopo diversi minuti in silenzio guardò Mike e sorrise. “Devo andare.”

Sherlock guardò il ragazzo passargli accanto e ridacchiò affinché il resto del gruppo notasse John. Jim guardò il nuovo arrivato con un sorriso.

“Quindi… John Watson. Ottima scelta!”

Non appena John uscì dalla mensa, Sherlock guardò i suoi… Amici. “Chi?”

 “John Watson, è così che si chiama. Il povero sfigato vergine. Gli importa più dei voti che delle ragazze. Anzi, a dire il vero credo che non gli importi affatto delle ragazze.”
E quello era un argomento che metteva Sherlock a disagio, quindi non fece commenti. “Immagino sia un ottimo studente.”

 “Sì, lo è, e non capisco perché non l’abbiamo preso prima di mira che lo facessi tu.”

Sherlock aggrottò le sopracciglia. “Perché?”

 “’Perché’ cosa?”

 “Perché avreste dovuto prendere di mira lui se è un ottimo studente e non fa del male a nessuno?”

Jim assunse un’espressione seria. “Ce l’hai portato tu, Sherlock. Quindi perché l’hai scelto?

 “Perché è un idiota. Stamattina non stava guardando dove metteva i piedi, mi è finito addosso e mi ha colpito con i libri.”

 “Quindi ecco il motivo.”

 “Ma l’ha fatto a me, non a voi.”

 “La prima cosa che devi imparare riguardo il nostro gruppo: se crei problemi ad uno di noi, crei problemi a tutti noi.”

Sherlock sorrise ed annuì.


***

A John era davvero piaciuto il suo primo giorno al club di chimica ed anche se questa materia non gli piaceva molto, la capiva. Fece anche amicizia. Un’amica. Quello fu l’evento più sorprendente del giorno. Il suo nome era Molly Hooper. Era molto simpatica ed intelligente ed a John piaceva parlarle.
Erano quasi le cinque quando John andò via, e visto che Harry non era autorizzata a guidare era andata con Clara, e John adorava questi momenti di solitudine tra lui e la sua Chevy. Anche se quello era stato un viaggio davvero breve, gli era piaciuto.
Quando arrivò a casa non c’era nessuno. Sua mamma era probabilmente a casa dei suoi amici a giocare a bridge[1], l’unico sfogo che aveva per divertirsi. Suo padre era a lavoro, ed Harry, ovviamente, era con Clara. Sospirò ed andò nella sua stanza. Aveva ragione quando aveva detto a Mike che non voleva tornare a casa perché era noioso. E non si sentiva mai a casa.
Si mise sul letto, era molto stanco. Aprì il suo zaino e prese il libro di biologia, gli piaceva leggerlo. Non appena vide quel libro però, gli tornò alla mente ciò che era successo a scuola, e ricordò Sherlock che lo minacciava, spingendolo ed infastidendolo, ed era stato solo il primo giorno!, John prese un respiro profondo. “Stronzo. Dio, lo odio. Odio quel ragazzo.”
 


***********

NOTE:

[1] Il bridge è un gioco di carte, diffuso a livello mondiale, di cui si organizzano tornei, nazionali ed internazionali, campionati mondiali ed olimpiadi. È giocato da quattro giocatori che formano due coppie contrapposte. Il gioco è composto di due fasi, la dichiarazione e il gioco della carta vero e proprio. La dichiarazione termina con un contratto, vale a dire con l'impegno da parte di una delle due coppie di conseguire un determinato numero di prese (sottintendendo la base minimale di 6 prese), assumendo che un determinato seme sia assunto come briscola (atout) oppure che si giochi senza briscola (sans atout - sintetizzabile SA - o, in inglese, no trumps, scritto NT), in base al valore convenzionale dato alle singole carte. Maggiori spiegazioni: Qui.

[2]: L’autrice della fan fiction non è di madrelingua inglese, dunque ho riscontrato alcune difficoltà nel tradurre alcune espressioni! Ho fatto del mio meglio.

[3]: Questa è la mia prima traduzione, chiedo venia per errori e quant’altro. Spero di aver fatto un buon lavoro e spero vi appassioniate a questa storia perché è FANTASTICAAAA. I miei feels. Sono morti.

 
Buona lettura! xx

  
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