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Autore: arangirl    18/01/2017    6 recensioni
Soulmates AU in cui ognuno ha l'iniziale del nome della sua anima gemella tatuata sul suo corpo.
Lexa ha una C tatuata sulla sua spalla sinistra, una storia disastrosa alle spalle e nessuna fiducia nell'assurda leggenda dell'anima gemella che le ha procurato solo guai. Ma quando vede la ragazza dei suoi sogni entrare nel bar in cui lavora, sente che forse non ha ancora abbandonato del tutto la speranza.
Clarke e Lexa sono anime gemelle, ma la faccenda potrebbe essere più complicata del previsto.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Altri, Clarke Griffin, Lexa, Octavia Blake, Raven Reyes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Lexa non aveva mai creduto alle storie sull’anima gemella, nonostante il vistoso tatuaggio con una C che si portava appresso da quando aveva undici anni, come un marchio a fuoco sulla spalla sinistra.


Non ci aveva mai creduto, almeno finché non aveva incontrato Costia; allora aveva cominciato a credere veramente che potesse essere vera quella storia assurda di due anime destinate a incontrarsi.


E ci aveva creduto per un bel po’, almeno finché Costia non l’aveva lasciata per andarsene in Canada a fare la modella perché, come le aveva detto, era innamorata di lei, ma non abbastanza da rinunciare alla sua carriera.


E Lexa aveva capito che era stata un’ingenua anche solo a considerare l’idea che un’altra persona potesse amarla per sempre, essere la sua compagna di vita; avrebbe fatto come facevano tutti quelli che non erano abbastanza fortunati da trovare la loro metà, accontentandosi di relazioni fugaci destinate a finire ancora prima d’iniziare.


Non che ne avesse avute molte da quando Costia era andata via, pensò preparando l’ennesimo bicchiere di cioccolata calda della giornata, servendolo con un sorriso finto alla cliente davanti a lei.


Avrebbe potuto trovarsi un altro lavoro, odiava i convenevoli di rito al bar, il dover essere sempre sorridente e disponibile con chiunque entrasse da quella porta. In realtà non le erano mai piaciute molto le persone in generale, ma era a corto di soldi e sua cugina era stata abbastanza gentile da assumerla nel suo bar, quindi era meglio smettere di lamentarsi.


Anya uscì in quel momento dal retro e la guardò con desolazione “Un sorriso non ti ucciderebbe di certo Lexa.”


Lexa le rivolse elegantemente il dito medio prima di tornare a pulire il bancone, e Arya rise di gusto “Lo sai che non mi diverto a vederti ogni giorno qui con la faccia di una che preferirebbe lavorare in miniera. Pensavo fosse una cosa temporanea…”


Lexa sbuffò “E’ una cosa temporanea Anya.”


“Mi hai detto la stessa cosa tre mesi fa. E tre mesi prima. Non potresti tornare a scrivere?”


Lexa appoggiò lo strofinaccio sul tavolo, pronta a imbarcarsi nella stessa discussione che lei e la cugina facevano da mesi, quando la campanella della porta trillò, e Lexa lasciò stare, preparandosi a servire l’ennesimo cliente.


Quando guardò la persona davanti a lei però, il motivo della discussione svanì dalla sua mente; doveva essere morta per le esalazioni nocive della vecchia macchina del caffè di Anya, perché davanti a lei poteva esserci solo un angelo.


“Lexa, controllati. “Anya le bisbigliò all’orecchio passandole accanto, avendo notato l’evidente espressione idiota che Lexa doveva avere in viso, e lei tornò per un attimo alla realtà.


“Buongiorno. Che cosa posso servirle?”


La ragazza bionda davanti a lei si era avvicinata al bancone con un sorriso timido, guardandosi intorno “E’ davvero carino questo locale. Non c’ero mai stata.”


Lexa sorrise, ricordandosi improvvisamente come farlo in modo sincero “Grazie… noi facciamo del nostro meglio.”


Anya dietro di lei sbuffò “Noi…” e Lexa si trattenne dal darle un calcio solo perché era troppo distratta dalla ragazza di fronte a lei; non si ricordava di aver mai visto una ragazza così bella.


“Sono nuova in città e stavo giusto cercando un posto come questo… Non vivo senza caffè.”


“Hai trovato il posto giusto allora!” Lexa rise, stupendosi di se stessa; si era dimenticata di poter essere così cordiale; Anya sembrava stupita quanto lei.


La ragazza la fissava negli occhi, come se l’avesse vista in quel momento per la prima volta, e Lexa sentì un lieve rossore colorarle le guance; da quando era tornata a essere una quattordicenne?


“Ehm… Lexa, perché non chiedi alla nostra cliente cosa vuole ordinare?” Anya indicò la cliente con un cenno della testa guardandola intensamente negli occhi, e Lexa sembrò risvegliarsi dalla bolla in cui lei e la nuova ragazza sembravano immerse da quando era entrata.


“Certo, dimmi pure!”


La ragazza sorrise scuotendo la testa “Scusami io… i tuoi occhi sono davvero verdi. Sono molto belli.” Le sue guance arrossirono lievemente mentre distoglieva lo sguardo “Vorrei un cappuccino da portar via.”


Lexa fu grata di avere una scusa per distogliere lo sguardo dalla sua nuova cliente, il cuore che le batteva all’impazzata. Che cosa stava succedendo?


Mentre finiva di preparare il cappuccino, un’idea le balenò in mente, e girandosi verso Clarke le sorrise “Che nome devo scrivere?”


Afferrò l’indelebile che tenevano nel portapenne dietro il bancone con nonchalance che non le apparteneva, mentre la ragazza e Anya la guardavano entrambe confuse “Nome?”


Lexa rivolse ad Anya uno sguardo che sperava interpretasse nel modo giusto “Ma certo Anya, non ti ricordi? Scriviamo sempre il nome dei nuovi clienti sul loro caffè, tipo Starbucks.”


Anya rimase un attimo in silenzio, e Lexa sperò con tutto il cuore che il criceto che girava la ruota nella sua testa non avesse deciso di tirare le cuoia proprio in quel momento.


“Ma sì certo. Il nome. Che stupida.”


La ragazza sorrise, e Lexa non riuscì a fare a meno di notare che anche i suoi occhi erano splendidi, di un azzurro così limpido da sfidare quello del cielo in una giornata senza nuvole.


“Allora puoi scriverci Octavia.”


Lexa cercò di non apparire troppo delusa mentre scriveva il nome nella confezione di caffè. Niente C, avrebbe dovuto aspettarselo.


La ragazza, Octavia, pagò con un sorriso e guardò per un attimo l’etichetta che Lexa portava sulla divisa “Grazie mille Lexa, buona giornata.”
 
 



Appena uscì dalla porta, Anya scoppiò a ridere “Ommiodio cosa ho appena visto.”


“Stai zitta Anya.” Lexa non riusciva a perdonarsi per aver sperato, anche per un solo momento, che fosse lei.


“Scriviamo il nome come Starbucks” Anya la imitò tra le risate “Cuginetta sei davvero un genio del male.”


“Smettila Anya! Non sapevo cosa fare, dopo quella cosa sui miei occhi io… io…” Lei aveva perso completamente la testa, partendo con dei film mentali degni di una bambina dalla fervida immaginazione.


“Volevo solo controllare.” Anya si asciugò una lacrima con la mano e le strinse la spalla “Mi dispiace che non fosse la tua C. Ma pensavo che non ci credessi più a quella storia ormai.”


“Infatti, non ci credo. Era solo per sicurezza.”


Anya annuì con serietà “Certo. Come io per sicurezza mi sono fatta tutti quelli con il nome che inizia per R che sono riuscita a trovare, ti capisco.”


Lexa alzò gli occhi al cielo, riprendendo a pulire il bancone anche se non ce n’era bisogno “E’ un pochino diverso. Io non me la sono fatta.”


Anya le passo accanto per andare sul retro “Però avresti voluto!” Si sciolse i capelli con un gesto fluido, imitando la ragazza che era uscita poco prima “Oh Lexa, i tuoi occhi sono così verdi… Baciami!”


“Vai a farti fottere Anya”


“Se ti può consolare, anche lei sembrava abbastanza delusa dal tuo nome.”


Lexa si chiese con un sospiro se fosse vero.
 
 




Clarke camminava lentamente con il cappuccino bollente in mano, pensando ai mille modi in cui si era appena resa ridicola in quel bar; ma non aveva potuto evitarlo. Quando aveva visto la ragazza al bancone del bar, Lexa, il suo cuore aveva perso un battito.


Non le era mai successo prima, ma c’era qualcosa nello sguardo della ragazza che l’aveva incantata. Era per questo forse che il suo cervello era andato in pappa, facendole fare la figura dell’idiota.


“I tuoi occhi sono davvero verdi… Ma come si fa…” borbottò tra sé entrando in classe, dove le sue amiche la aspettavano già sedute.


“Oh chi si vede. Volevi essere in ritardo il primo giorno di lezione?” Raven la lanciò distratta prima di accorgersi della confezione che aveva in mano.


“Clarke mi hai preso il caffè! Troppo gentile…”


“Giù le mani Raven. E’ per Octavia!” Octavia la guardò con un sorriso “Clarke, grazie! Non dovevi.” Clarke scrollò le spalle “Era il minimo che potessi fare dopo che ci hai lasciato dormire da te ieri.”


Octavia prese il bicchiere e sorrise “Hanno anche scritto il nome, che carino!”


Clarke arrossì al ricordo di poco prima “A proposito, mi è successa una cosa stranissima.” Entrambe le ragazze alzarono lo sguardo “Bè raccontaci prima che inizi la lezione.”


“Sono andata in questa caffetteria qui vicino, sapete che volevo trovare un posto in cui andare dopo lezione, no?”


“Si l’avevi accennato ieri. Quindi?”


Clarke si fermò per un attimo, senza sapere bene cosa dire “Quindi… c’era questa ragazza.”


“Adesso è una storia interessante!” Octavia zittì Raven con un’occhiataccia “Continua Clarke”


“Ed io, bè io sono andata in palla. Le ho detto che aveva degli occhi bellissimi. Davanti alla sua titolare probabilmente.”


Raven scoppiò a ridere “Clarke, la grande seduttrice!”


“Comunque non avevo mai… mai sentito una cosa simile per una completa estranea. Era come se fossi magneticamente attratta da lei, come se avessimo qualcosa in comune che non riuscivo a vedere, ma potevo percepire chiaramente. E’ stato stranissimo.”


Octavia la guardava con occhi spalancati “E’ la stessa cosa che ho provato quando ho conosciuto Lincoln! Deve essere quella giusta Clarke!”


Clarke scosse la testa, senza riuscire a nascondere la sua delusione “Niente da fare. Si chiama Lexa.”


Octavia fece un’espressione delusa, ma Raven le sorrise “Potresti uscirci lo stesso! Non sarà la tua anima gemella, ma potrebbe essere interessante, no?”


Clarke scosse la testa “No ragazze, dopo Finn… Non me la sento. Voglio essere sicura. Lasciare lui è stata una tragedia, non voglio mettermi con qualcuno solo per poi lasciarlo perché non è la mia anima gemella.”


Raven la strinse la spalla con la mano in un gesto rassicurante “Ehi, non devi per forza credere a quella stronzata dell’anima gemella. Non funziona per tutti. E’ solo una lettera, non vuol dire niente.”


Clarke guardò Octavia che alzare gli occhi al cielo, e sollevò le mani prima che le sue due amiche iniziassero l’ennesima discussione sull’esistenza o meno dell’anima gemella.


“Non importa ragazze, davvero. E’ stata solo una sensazione, probabilmente non vuol dire niente.”


Octavia la guardò con un sorriso “Vedrai che troverai anche tu la tua A, Clarke.”


L’insegnante entrò in classe in quel momento, ponendo fine alla loro discussione e Clarke cercò di concentrarsi sulla lezione, anche se la sua mente continuava a rivivere la scena di quella mattina, incapace di pensare ad altro che alla bella ragazza dagli occhi verdi che l’aveva completamente stregata.






Note: Ciao a tutti! Volevo fare una piccola premessa, questa è probabilmente la cosa più trash di sempre e non so da dove mi sia venuta l'idea, ma mi serviva una pausa dalle mie long-fics e ho voluto scrivere questa storiella. Durerà circa 3-4 capitoli, che ho già scritto quindi aggiornerò con una certa puntualità (tanto per cambiare). Fatemi sapere cosa ne pensate, alla prossima!
  
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