Anime & Manga > Capitan Harlock
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Autore: Lady Five    18/01/2017    4 recensioni
Dopo la fine della brutta faccenda di Noo, l'equipaggio dell'Arcadia, finalmente riunito, riprende la solita vita vagabonda nello spazio. Con qualche piccolo cambiamento.
Ma la “routine”, per quanto piratesca, non si addice proprio ad Harlock e alla sua ciurma. Così, un po' per caso, un po' per scelta, si lasciano trascinare in una nuova avventura, sulle tracce di un antichissimo mistero e di un'oscura profezia. Con esiti assolutamente imprevedibili.
Genere: Avventura, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harlock, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Durante le 48 ore che precedettero l'arrivo di Raflesia, sull'Arcadia regnò una strana atmosfera. Buona parte dell'equipaggio disapprovava, ma si guardava bene dal mettere in discussione gli ordini del capitano. Yattaran non aveva più aperto bocca e trascorreva il tempo con i suoi amati modellini. Kei aveva tentato di ribellarsi, quando aveva saputo che sarebbe stata esclusa dal colloquio, ma Harlock, pur dispiaciuto, era stato irremovibile. Anche Mayu si era incupita. Non poteva dimenticare quando era stata tenuta a lungo prigioniera di quelle aliene, rischiando la vita propria e dei suoi amici.
“Meglio per lei se non la incontro - dichiarò bellicosa - potrei non rispondere delle mie azioni!”
L'unica al settimo cielo era ovviamente Clarice.
“Ma... pensi che possa farle tutte le domande che voglio? Sai, sono tante...” chiedeva eccitata come una bambina davanti a un giocattolo nuovo.
Harlock aveva sorriso. Era sicuro per perfino l'altera regina di Mazone avrebbe subito il fascino e la simpatia di Clarice.
“Ma... credo di sì... Lo vedremo al momento.”

Finalmente giunse il grande giorno. Una piccola navetta si avvicinò all'Arcadia e si identificò, secondo le procedure, chiedendo il permesso di salire a bordo. Fu fatta entrare nell'hangar e ne scesero le due occupanti, accolte da Harlock, da uno Yattaran alquanto malmostoso e da una Kei rigida come un pezzo di legno. Il capitano non pensava fosse una buona idea che le due si incontrassero, ma non aveva trovato valide ragioni per impedirlo. Temeva, in realtà, che Raflesia, con il tipico intuito femminile, capisse come stessero le cose tra loro e potesse, all'occorrenza, sfruttare la situazione.
Raflesia indossava la stessa tuta argentata che aveva nel loro precedente incontro, l'altra aliena, alta e slanciata come lei, ne portava una scura, più simile a un'uniforme. Harlock si chiese se fosse lei ad aver preso il posto della defunta Cleo.
Le due donne si tolsero il casco.
“Benvenute sulla mia astronave - le salutò il capitano - Vi presento i miei ufficiali, la signorina Kei Yuki e il signor Yattaran.”
Raflesia li salutò con un quasi impercettibile cenno del capo, i due si limitarono a un saluto militare.
A sua volta la regina presentò la sua accompagnatrice, Lavinia, membro autorevole del suo Consiglio, che portava con sé una piccola valigia.
“Mi dispiace, maestà, ma dobbiamo perquisirvi” disse Yattaran con malcelata soddisfazione.
Raflesia lo fulminò con lo sguardo.
“Non oserete mettermi le mani addosso...?” esplose.
“No, regina - intervenne Kei, mostrando una specie di scanner - Lo farò io.”
La donna sbuffò, ma si sottopose al controllo senza protestare ulteriormente, come anche la sua accompagnatrice.
A un cenno di Kei verso Harlock, il gruppetto si diresse verso la cabina del capitano, dove li aspettava Clarice e dove Yattaran aveva predisposto uno dei suoi computer. I corridoi dell'Arcadia erano deserti. Nonostante Harlock non avesse dato alcuna disposizione in merito, sembrava proprio che i pirati non avessero nessuna voglia di incontrare le due Mazoniane. E forse era meglio così.
Kei camminava silenziosa. Non aveva mai incontrato Raflesia di persona. Aveva visto delle sue immagini nel computer di Yattaran, molti anni prima, e ricordava quanto fosse bella e altera. Dal vivo, però, emanava anche un'aura particolare, un misto di sicurezza e regalità. Nonostante non indossasse abiti sfarzosi né gioielli né altri segni della sua condizione, non si poteva non restare soggiogati dal suo fascino. Quanti anni potrà avere? si chiese. Ogni tanto la ragazza scrutava Harlock, che procedeva davanti a tutti con la sua solita espressione impenetrabile. In realtà, malgrado fosse irrimediabilmente gelosa, lei non aveva mai avuto motivo di dubitare dei suoi sentimenti e della sua fedeltà. Era un uomo tutto d'un pezzo, dall'animo puro e leale, e aveva una sola parola. Era di Raflesia, che non si fidava affatto. Chissà che cosa aveva in mente... La rincuorava un po' il fatto che in quella stanza non sarebbero mai stati soli.
Giunti davanti alla cabina, Harlock introdusse all'interno le due donne e congedò Kei e Yattaran.
“Mi raccomando, capitano - gli sussurrò il primo ufficiale - se quelle due si comportano in modo strano premi il pulsante che ho inserito sotto la tua scrivania e saremo da te in un baleno.”
Kei si limitò ad accarezzargli un braccio.
“Mi dispiace,non ho potuto fare diversamente...” le ripeté Harlock, prima di richiudere la porta dietro di sé.
Clarice si era alzata, emozionata e anche, contrariamente al suo solito, un po' in imbarazzo.
“Raflesia, ti presento la dottoressa Clarice Jones. Clarice, la regina di Mazone.”
Clarice aveva pensato a lungo su come comportarsi con Raflesia e aveva optato per una stretta di mano.
“È un piacere conoscervi... maestà” disse.
“Il piacere è mio, dottoressa Jones” rispose Raflesia dopo un attimo di esitazione.
“Accomodiamoci” le invitò il capitano indicando tre poltrone intorno alla sua scrivania, su cui era stato sistemato da Masu un piccolo rinfresco.
“Non ti dispiace, vero, Harlock, se prima facciamo anche noi un piccolo controllo?” chiese la regina con una punta di sarcasmo nella voce.
“No, non mi dispiace, fate pure.”
Lui si sarebbe comportato allo stesso modo, in una situazione analoga.
Lavinia tirò fuori dalla valigetta un piccolo rilevatore e lo puntò in varie direzioni nella stanza. Con un cenno del capo rassicurò la sua regina: non c'erano telecamere o microregistratori nascosti.
Così tutti poterono sedersi.
“Qualcosa da bere?” chiese Harlock, cercando di distendere un po' l'atmosfera.
Ma tutte e tre le donne rifiutarono.
“Per ora no, grazie, magari più tardi - disse Raflesia - Bene, dottoressa Jones, sono a sua disposizione. Prima, però, se non le dispiace, vorrei vedere il codice.”
Harlock fece un impercettibile segno di assenso.
“Ma certo, eccolo!”
Clarice aprì la piccola teca e porse il prezioso volume alla regina.
Kei stava per avviarsi verso la sala comando, ma Yattaran la fermò.
“Vieni un attimo nel mio laboratorio. Devo mostrarti una cosa.”
Il primo ufficiale non diede altre spiegazioni, ma la ragazza decise di seguirlo. Ma sì, stare in compagnia mi farà bene.
Era di pessimo umore. Riprese il filo delle sue riflessioni. D'accordo, Harlock era un uomo sincero e leale... ma come si sarebbe comportato se un giorno si fosse reso conto di non amarla più? Sarebbe potuto capitare, non è questione di cattiveria... Sarebbe rimasto con lei solo per mantenere fede alla parola data? Lei non l'avrebbe mai potuto accettare. E dunque? Cosa avrebbe fatto? Accidenti a te, Raflesia, che mi fai pensare a queste cose!
Intanto erano giunti nel regno di Yattaran. Entrando, Kei sentì il bisogno di sfogarsi ad alta voce.
“Quella stronza di aliena, quella...!”
“Ssssh!” le intimò l'uomo indicando con la testa un angolo della stanza.
Mayu, Meeme e il dottor Zero erano comodamente seduti davanti a un piccolo schermo e le fecero un cenno di saluto.
“Tranquilla, Kei, la penso esattamente come te! Le farei volentieri un gavettone di letame, a quella là!” disse allegramente Mayu.
“Ehi! Cosa ci fate qui? E cosa state guardando?”
“Accomodati e guarda anche tu!” la invitò Yattaran.
Nello schermo era inquadrata la cabina di Harlock, e si vedevano e si sentivano chiaramente tutti gli occupanti.
Kei era stupefatta.
“Ma... come hai fatto?”
“Secondo te potevo lasciare il capitano e Clarice da soli in balia di due Mazoniane? Ho installato una microcamera, tutto qua.”
“Ma... Harlock lo sa? Aveva dato la sua parola a Raflesia che nessuno avrebbe sentito quello che si dicevano...”
“Certo che lo sa! Il capitano è un gentiluomo, ma anche un pirata, e soprattutto non è mica fesso! L'importante è che le due Mazoniane lo credano... e infatti hanno subito controllato, ma il mio gioiellino è praticamente invisibile e irrilevabile! In più, sotto il piano della scrivania ho sistemato un pulsante collegato all'allarme generale. Se quelle due fanno un passo falso, in un nanosecondo si troveranno addosso tutta la ciurma dell'Arcadia. Nessuno può farla al vecchio Yattaran!”
Kei sorrise scuotendo la testa. Diavolo di un pirata, Harlock riusciva sempre a sorprenderla!
“Godiamoci lo spettacolo, ragazzi!” concluse compiaciuto il primo ufficiale.

 

Raflesia prese in mano il codice con delicatezza, quasi con reverenza. Nei suoi occhi - parve ad Harlock, che la osservava con attenzione - sembrava brillare una sincera commozione. Strano, in fondo questa non è l'unica copia rimasta, se è vero che sono riuscite a recuperare tutte le altre...Che cosa ha di speciale?
La risposta arrivò indirettamente, quando la regina, dopo aver sfogliato qualche pagina, andò subito in fondo al volume, alla parte scritta in caratteri mazoniani, e sembrò tirare un sospiro di sollievo.
“Dove ha trovato questa copia, dottoressa Jones?”
“Sotto una pietra pavimentale tra i ruderi di un antico castello... Castel del Monte, per la precisione. Immagino che voi sappiate di che cosa si tratti.”
Raflesia annuì soddisfatta, come se quella notizia confermasse in qualche modo una sua idea.
Clarice proseguì.
“Alle analisi il volume è risultato molto più antico dell'altra unica copia di cui si era a conoscenza, andata perduta molto tempo fa. È databile per la precisione intorno all'anno 1000. Quindi anche precedente al castello stesso, costruito oltre 200 anni dopo. Non solo: risulta stampato con una tecnologia che a quell'epoca non poteva esistere. Ma, se è opera vostra, almeno questo fatto ha una spiegazione.”
“Vedo che sa già molte cose, dottoressa...”
“Non abbastanza. Le mie deduzioni non hanno trovato una risposta alle domande più importanti: che cosa è esattamente il codice Voynich? E qual è il suo legame con quell'edificio misterioso? E, ancora, a che cosa serviva Castel del Monte? Ci sono innumerevoli teorie a riguardo, ma nessuna convince fino in fondo e nessuna è supportata da prove o documenti inconfutabili...”
Clarice si era lasciata trasportare dal suo solito entusiasmo. Tacque di colpo, temendo di aver osato troppo.
Ma Raflesia sembrava averla presa in simpatia e la incoraggiò a continuare.
“Nel vostro messaggio olografico dicevate che alcune copie erano state date in custodia a persone fidate ... A che scopo? Una di queste era forse Federico II, colui che fece costruire il castello?”
“Non lui direttamente... ma sua madre” si decise finalmente a parlare Raflesia.
“Costanza d'Altavilla?”
“Esatto. Come suppongo già sappiate, Mazone colonizzò la Terra molti millenni fa, portandovi la civiltà come voi la conoscete e fondendosi con le popolazioni terrestri. Alcune persone, in tutte le epoche, furono designate a mantenere segretamente i rapporti con la madrepatria. La nostra, come penso abbiate notato, è una società matriarcale. Il potere e la conoscenza si tramandano in linea femminile. Molte vostre famose regine, per esempio, sono in realtà di antica origine mazoniana1. Come Costanza d'Altavilla, la quale però morì prematuramente, lasciando un solo figlio maschio, Federico, appunto, erede di due corone. Ignoro come Costanza sia riuscita a istruirlo sulle sue origini e sui suoi compiti, visto che era un bambino di appena quattro anni e per di più già orfano di padre.2 Probabilmente scelse qualcuno di cui si fidava ciecamente e, tra le altre cose, gli affidò la copia del Voynich di cui era in possesso, ereditata a sua volta dalle sue antenate.”
Raflesia fece una pausa. Clarice ascoltava a bocca aperta e anche Harlock era chiaramente molto colpito da questa versione del tutto inedita della storia terrestre. Riempì i quattro bicchieri di vino e questa volta tutte accettarono.
“E veniamo alle sue altre domande, dottoressa: che cosa è il Voynich e quale legame ha con Castel del Monte. Vede, si tratta esattamente di un manuale di istruzioni. Fornisce indicazioni su come costruire un edificio con caratteristiche ben precise e su come usarlo. Naturalmente è scritto con un linguaggio in codice, che soltanto alcune persone sono in grado di decriptare.”
“Ma questa copia contiene anche una parte scritta in caratteri mazoniani. Perché usare due linguaggi diversi?” la interruppe Clarice.
“Per sicurezza: se anche qualcuno fosse riuscito a scoprire la chiave per decodificarlo, difficilmente sarebbe stato in grado di capire i caratteri e la lingua mazoniani. Avrebbe quindi scoperto a che cosa servisse l'edificio, ma non sarebbe stato in grado di costruirlo, e viceversa.”
“Deduco che le indicazioni per l'edificazione siano nelle ultime pagine... Perché erano assenti nell'altra copia, quella del 1400, il Voynich vero e proprio?” chiese ancora Clarice.
Raflesia scosse la testa.
“Questo non lo so. L'altra copia era un manoscritto realizzato dai terrestri, non da noi.”
“Quanti volumi come questo c'erano sulla Terra?” intervenne Harlock.
“Solo questo.”
“Ma nel tuo messaggio parlavi di altre copie...”
Raflesia sospirò.
“La Terra non è l'unico pianeta che abbiamo colonizzato. Ognuno era in possesso di un'unica copia.”
“Perché quella terrestre è così importante?” la incalzò ancora Harlock. Sentiva che Raflesia non stava dicendo tutto. Infatti trasalì quasi impercettibilmente, ma lui se ne accorse benissimo e comprese di aver toccato il tasto giusto.
“Perché era l'unica che non avevamo ancora recuperato.”
“No, non credo... Prima sei andata subito a guardare in fondo, come per controllare se mancasse o meno qualcosa...”
La donna sospirò. Con quello lì non si poteva proprio bluffare!
“... e perché è l'unica completa, come speravo. Alle altre mancano le ultime pagine, quelle in mazoniano, tutte o quasi tutte.”
“Perché, secondo te?”
“Non ne ho idea. Sono passati millenni, potrebbe essere successo di tutto. Si vede che la copia terrestre è stata custodita meglio.”
Clarice rifletteva. Quanto stava rivelando Raflesia in realtà le suscitava mille altre domande.
“Già, Federico potrebbe aver deciso di nasconderla proprio lì... Ma quando e perché? Anche lui è morto abbastanza all'improvviso3... Forse, presagendo la fine, ha affidato il suo segreto a qualcuno...?”
“Purtroppo dalla sua morte prematura - proseguì Raflesia - i contatti con quella dinastia si interruppero.”
“Già - si intromise ancora Harlock - ma voi avevate altri emissari sulla Terra, come hai detto tu stessa. Perché dunque c'era solo una copia del codice su tutto il pianeta?”
“Non tutti avevano gli stessi compiti, Harlock. E non erano in contatto tra loro. Ma questo è irrilevante adesso.”
“Giusto. Veniamo a Castel del Monte. Che cosa era davvero?”
“Nel caos che seguì la morte di Federico, del codice si smarrirono le tracce e il castello fu praticamente abbandonato, comunque perse la sua funzione originaria...”
“Che era... quale?”
Harlock stava cominciando a perdere la pazienza. Gli sembrava che tutte quelle chiacchiere non aggiungessero nulla di sostanziale a quello che già sapevano.
“Era un edificio dedicato al benessere del corpo, alla rigenerazione fisica e mentale, alla cura delle malattie, al prolungamento della giovinezza e della vita, principalmente attraverso l'acqua.”
Certo, in quanto piante... pensò Harlock.
Clarice batté le mani.
“Allora è vero! I ricercatori italiani avevano visto giusto!” esclamò.
“Nel codice - proseguì Raflesia - si insegna come conseguire questo scopo, come usare l'acqua, quali erbe dalle proprietà benefiche, quali medicamenti, e con quali congiunzioni astrali potenziarne l'efficacia.”
“Affascinante! - commentò Clarice con entusiasmo - e... funzionano?”
Raflesia alzò un sopracciglio, ma Harlock intervenne.
“In quei disegni si vedono degli esseri con fattezze femminili, immerse in vasche piene di liquido e in stato di gravidanza... l'edifico era una specie di culla della vita?”
“Non esattamente. Tra le varie pratiche, però, ne conosciamo alcune per il benessere delle puerpere e dei nascituri.”
“A chi era destinato questo edificio? Solo ai discendenti di Mazone o anche ai terrestri?” chiese ancora Harlock.
“Ai possessori del codice, al loro entourage e a chiunque loro volessero.”
“Quindi, ricapitolando: un solo codice e un solo edificio di questo tipo per l'intero pianeta... Perché, se il codice risale all'anno Mille, il castello è stato costruito oltre 200 anni dopo?”
Raflesia alzò le spalle.
“Non conosco la storia di Mazone e della Terra così nel dettaglio... si vede che bisognava aspettare il momento giusto...”
“Secondo alcuni ricercatori - li interruppe Clarice - il castello era un osservatorio astronomico e un laboratorio alchemico...”
Raflesia sorrise.
“Era anche tutto questo. Come vi dicevo prima, alcuni personaggi erano scelti per mantenere i contatti con Mazone. Avrete notato che l'architettura di Castel del Monte segue uno schema ben preciso, con sequenze strutturali e numeriche che si ripetono... Beh, tutto ciò non è casuale. Permetteva, a chi sapeva comprenderli e usarli, di osservare gli astri non soltanto per scopi terapeutici, ma anche per comunicare con la madrepatria. Quanto all'alchimia - Raflesia fece un gesto vago con la mano - non non c'entriamo, è stata un'idea dei terrestri...”
Clarice rifletteva ad alta voce.
“Certo, certo, i vari usi dell'edificio in effetti non sono incompatibili tra loro... Alla corte di Federico poi erano presenti scienziati delle più diverse discipline, come il matematico Fibonacci e Michele Scoto, che era anche astrologo e alchimista4. ma che era già morto, all'epoca della costruzione del castello... potrebbe aver partecipato al progetto, però...”
Ad Harlock quelle elucubrazioni da scienziati interessavano molto poco. A lui mancava sempre la risposta al quesito più importante: a chi altri interessava quel codice, tanto da indurlo a uccidere? E solo per costruire un edificio termale? No, non era credibile.
Stava per chiederlo direttamente alla sua regale ospite, quando il suono acuto dell'allarme generale fece sussultare tutti per la sorpresa.

 



 

 

 

1Questa “teoria” l'avevo già inserita nella mia fic “Legami di sangue”... e aveva avuto un certo successo, quindi ho pensato di riproporla!

2Vero.

3Federico morì il 13 dicembre 1250, pochi giorni prima di compiere 56 anni, pare per una patologia addominale, che probabilmente diede il colpo di grazia a una salute ormai cagionevole.

4Vero.

  
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