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Autore: Giadavnt    19/01/2017    1 recensioni
Ultimamente sento sempre più parlare di violenza sulle donne. Non passa giornata senza che un TG non parli di qualche morte o violenza. E tutto ciò mi ha ricordato una storia (vera) di un donna maltrattata che ha trovato modo di reagire grazie ad un uomo delle forze dell'ordine che le stava accanto e di cui man man si è innamorata.
In poche parole la trama della storia e avviso che alcuni comportamenti saranno OCC (per esclusiva necessità in modo da creare la storia).
Ringrazio inoltre un'autrice di questo sito di cui seguivo e seguo ancora la fanfiction che tratta sempre di violenza sulle donne e con protagonisti Bulma e Vegeta.
Cara Mikysimpa, spero che questa storia ti piaccia e ti auguro di ritrovare l'ispirazione per continuare "Violenza".
Un bacio a tutti e spero di riuscire in questa "sfida" che mi sono posta: una fanfiction significativa.
Grazie a tutti per l'ascolto e, se vi va, buona lettura.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Un po' tutti, Vegeta, Yamcha | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Non so quanto tempo impiego a cambiare la carta da regalo e a pulire il pavimento. Ho la mente concentrata solo su Yamcha e sul suo comportamento.

Perchè pensa l'esatto contrario di ciò che gli dico. Non sono tipa da dire bugie e in 7 anni di fidanzamento mai uno sgarro, mai una scappatella... come invece lui ha fatto qualche volta.

Eppure lo avevo sempre perdonato.

Litigavamo. Ci dicevammo addio per circa 10 ore. Ci rimettevamo insieme quando puntualmente alle 8 della mattina seguente si presentava alla mia porta con un mazzo di rose chiedendomi scusa per ciò che avevo fatto. Ormai avevo imparato a memoria il ciclo della nostra relazione.

Eppure, anche se avevo perdonato, non avevo dimenticato i suoi tradimenti...e per di più non avevo dimenticato la ragazza con cui mi tradiva. Forse proprio per questo, alla fine, lo avevo sempre perdonato.

Marion mi assomiglia terribilmente e sono sicura che tutte le volte che è successo, Yamcha pensava di stare con me.

A questo pensiero mi ritorna in mente quella volta in cui li trovai avvinghiati l'uno con l'altra nel bagno della pizzeria, dove avevao appena finito di festeggiare il compleanno di Crilin. Alias ex di Marion. Sono felice che ora frequenti ragazze migliori, anche se non ha avuto ancora pienamente successo.

Interrompo il mio monologo interiore quando sento suonare il campanello.

Poso velocemente lo straccio con cui avevo asciugato l'acqua a terra nella piccola lavanderia e corro ad aprire. Che sia Yamcha?

Guardo allo spioncino e non vedo Yamcha. Ci sono 2 uomini. A giudicare dalle divise direi siano poliziotti o qualcosa del genere...

Apro un po' la porta, giusto lo spazio che mi permette la catenella di sicurezza sopra la mia testa.

-Buonasera.- a rispondere al mio saluto è il più grosso dei due. Un omaccione pelato con sottili baffetti lunghi fino agli angoli della bocca.

-Buonasera Signora...- guarda la targhetta della porta e rendendosi conto della presenza di un solo nome si corregge – Signorina Breif.- lo vedo estrarre un tesserino dalla tasca -Polizia.- mi dice poi.

-Posso esservi d'aiuto?- dico, togliendo la catenella in modo da aprire di più la porta e vedere anche l'altro uomo. Molto più basso dell'omaccione con cui sto parlando, capelli nerissimi sparati all'insu contro qualsiasi legge fisica. Eppure ho la sensazione che, nonostante la differenza di stazza, il più piccolo sia molto più capace dell'omone. Forse sarà per la fronte corrugata o lo sguardo indagatore...mah.

-Abbiamo ricevuto un segnalazione da un condomine. Rumori e urla notturne. Ne sa qualcosa signorina...- da' un'altra occhiata alla targhetta -...Breif?-

-No...non ho sentito nulla in verità.-

-Siete sicura signorina?- interviene il moro, rivelando un tono di voce basso, duro e leggermente rauco – La persona che ha fatto denuncia ha parlato di rumori abbastanza alti.- mi squadra con gli occhi e mi rendo conto che mi ferma per qualche secondo ad osservare le mie mani, unite sulla pancia, per poi tornare a guardarmi in faccia.

-Si sono sicura, agente. Comunque sono tornata a casa da poco a causa di uno straordinario a lavoro. Penso circa un quarto d'ora o venti minuti fa. Forse è successo prima che tornassi.-

-La segnalazione è stata fatta circa 15 minuti fa...- osserva l'omone guardando un foglio, probabilmente le caratteristiche della denuncia.

-Siete sola?- mi chiede ancora il moro.

-Si abito da sola.-

-Intendo se in questo momento è con qualcuno. Se in caso ha qualche ospite.-

-No. No sono sola.-

-Allora potrebbe spiegarmi cosa ha fatto alle sue mani?.-

Solo allora abbasso lo sguardo sulle mani e solo allora in rendo conto delle nocche insanguinate.

-Oh...non so.-

-Non lo sa?!- mi chiede in modo leggermente accusatorio.

Possibile che fossi così intenta a pensare da non essermi accorta di avere diverse nocche tagliate? Quasi sbucciate direi...come se avessi sfregato contro qualcosa di ruvido.

-Probabilmente sarà stato il freddo.- Provo a giustificarmi cercando di sorridere mentre uno strano pensiero mi sale in mente – Ho dimenticato i guanti stamattina. Probabilmente la pelle già secca si sarà spaccata ed ecco il risultato.- tento ancora di giustificarmi, cercando di essere il più convincente possibile e mentre vedo l'omone annuire, mi rendo conto di non aver invece convinto affatto il più piccolo che mi guarda con gli occhi leggermente socchiusi.

Che si sia accorto della bugia che ho appena detto? So di non essere brava a mentire ma il pelato ci è cascato no? Perchè lui no?

Si vede che è più intelligente, mi rispondo da sola.

-Spero per lei che sia vero ciò che mi ha appena detto.- mi dice poi. Potrebbe essere quasi una minaccia ma mi rendo conto che non ha più gli occhi stretti e probabilmente intendeva solamente ciò che ha detto. Cioè? Spera che gli abbia detto la verità? Spera che non ci sia niente dietro se non veramente solo in freddo di questo giorni?

-Si riguardi.- mi dice poi accennando con la testa verso le mie mani.

-Buonasera.-

-A voi.- rispondo io e, mentre li vedo salire le scale verso il prossimo piano, chiudo la porta.

Il mio pensiero corre a Chantal, la ragazza bionda che mi abita sopra. Che Cell le abbia di nuovo fatto del male?

Mi avvio di nuovo verso la cucina ma non faccio neanche 2 passi che mi torna in mente un'altra cosa. Mi giro così verso il muro, a destra della porta, vedendo così 2 gruppi di strisce rosse. Una più a destra, l'altra più a sinistra, a circa 50 centimetri di distanza, quasi alla stessa altezza.

Cioè a quella della mia testa.  

Angolo autrice

Ciao. Spero la storia vi stia piacendo! Fatemi sapere cosa ne pensate anche solo con un piccolo messaggio. E' importante per me! :)

Un bacio!

  
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