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Autore: Michan_Valentine    19/01/2017    3 recensioni
Per Noctis è giunto il momento di sedere sullo scranno che una volta era di suo padre... ma gl'imprevisti sono sempre dietro l'angolo. (ft. Chocobros)
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Noctis Lucis Caelum
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Noctis s’irrigidì dinanzi all’essenza stessa dell’avversario, l’espressione accigliata, i denti stretti in un ringhio appena trattenuto.
Aveva fatto tanta strada, aveva affrontato mille pericoli e sopportato fatica, dolore. Persino la perdita. Eppure a un passo dalla meta il destino tornava a presentargli il conto.
Il principe – re prescelto dagli dei – restò vergognosamente immobile lungo la breve e al contempo solenne scalinata che lo separava dal trono che spettava di diritto alla stirpe di Lucis – la sua stirpe – gli occhi fissi sull’usurpatore che se ne stava sfrontatamente accomodato sul seggio al posto suo. E che a ben vedere sembrava fissarlo di rimando e sbeffeggiarlo dalla sua postazione privilegiata.
Nell’ampia sala del trono non erano che piccoli punti in un’architettura tanto più austera e imponente, ma l’essere minuto che li sfidava con la sola, inaccettabile presenza pareva addirittura immenso nella sua inattaccabile imperturbabilità.
Accanto a sé, sui gradini di marmo, Noctis percepì Prompto trattenere perfino il respiro e fare un passo indietro, forse sopraffatto da ciò che li attendeva al termine della salita.
“Noct,” il tono dell’amico d’infanzia – di un’adolescenza che si sarebbe potuta considerare tranquilla e perfino normale, se si parlava del principe ereditario – pervenne incrinato, vuoi per il timore, vuoi per qualcosa di più viscerale che in quel momento doveva stringergli la gola e aggrovigliargli addirittura le viscere, “non credo… non credo di potercela fare, non stavolta… sve… svengo…”   
Noctis poteva comprendere lo sconforto e l’esitazione del fedele compagno di mille avventure, perché i brividi gli avvolgevano il corpo da capo a piedi al solo pensiero d’avvicinarsi. E il rifiuto era così radicato in ogni fibra del suo essere da surclassare perfino i suoi doveri di sovrano. Una realtà ancora più inaccettabile della beffa in atto.
Noctis serrò maggiormente la mandibola, sollevò il capo in un impeto d’orgoglio e si apprestò ad affrontare la minaccia a dispetto di tutto – e lo stomaco gli si contrasse al solo pensiero. Ma era il re e non poteva…
La mano di Ignis gli si serrò sulla spalla e lo trattenne sulla scalinata, costringendolo a rimandare l’arduo confronto. Noctis si voltò da quella parte, certo che l’altro avesse qualche saggio consiglio da dargli.
“Ho un piano,” affermò infatti la mente più brillante del suo gruppo d’impavidi, sistemandosi gli occhiali sul naso con un rapido movimento.
Noctis annuì, in attesa, e Ignis proseguì con un eloquente cenno in direzione dell’ultimo membro della squadra, posizionato poco più indietro lungo la scalinata.
Gladio mandò gli occhi al cielo ed estrasse lo spadone.
“Ho capito, ci vado io, sennò facciamo notte e ci toccherà accamparci nella sala del trono,” sentenziò lo scudo del re. “Mammolette.”
Gladio percorse in breve la scalinata, si posizionò davanti allo scranno e menò un fendente dritto sull’avversario. Di conseguenza la disgustosa blatta che aveva preso possesso del trono di Lucis venne spiaccicata con un sonoro e ancora più disgustoso suono. E il suddetto trono si aprì in due.
Noctis socchiuse le palpebre e si concesse un lungo e mesto facepalm. Poi puntò Ignis.
“Gran bel piano,” disse, “davvero.”  
“Potremmo definirli danni collaterali di una situazione controversa e a dir poco spinosa,” si schermì l’altro, senza battere ciglio nella sua posa perfettamente dritta; poi schioccò le dita e soggiunse, “in compenso ho appena…”
“Se dici che hai appena ideato una nuova ricetta ti licenzio, che i siderei mi siano testimoni,” stabilì il principe Noctis, “io gli scarafaggi non li mangio, mi fanno schifo. E chiamatemi degli operai, c’è da risistemare il trono.”
 
***

 
Noctis percorse a grandi falcate la sala del trono, diretto allo scranno cui era promesso da sempre. Alle sue spalle facevano eco i passi di Prompto, che lo seguiva da presso.
Stavolta niente si sarebbe posto fra sé e il suo destino. Niente. E chiunque avesse osato sbarrargli il cammino – o in alternativa scaldargli la poltrona mentre girovagava per il mondo a bordo della Regalia – ne avrebbe pagato il salatissimo scotto. Che si trattasse d’imperiali, soldati magitek o altri insetti schifosi faceva poca differenza. Tanto più che era ormai certo che gli operai avessero finito di riparare ai danni collaterali di quella mattina, come diceva Ignis.
Raggiunse la fatidica scalinata – null’altro che una manciata di gradini, la solita, che lo separava dal trono di Lucis, lì dove suo padre Regis aveva in passato dispensato saggia giustizia – e si ritrovò a esitare, perché gli altri due componenti del gruppo erano fissi sulla cima in contemplazione del seggio.
“Che succede? Non ditemi che c’è un altro mostro pieno di zampe sulla sedia del re,” esordì Prompto, dando fiato anche ai dubbi del principe ereditario. E fu certo che la voce dell’amico fosse salita di alcune tonalità per via del ribrezzo.
“A dire il vero,” cominciò Ignis, “per quanto sia imbarazzante…”
Ciò contribuì a rafforzare la determinazione di Noctis, che assottigliò le palpebre, strinse i pugni e salì la gradinata per controllare da sé, deciso a far fuori qualsiasi scarafaggio si fosse permesso di fare nuovamente nido lì sopra. Dopotutto era giunto il momento che il legittimo erede di Lucis – re prescelto dagli dei e futuro marito della Sciamana di Tenebrae – legittimasse il tutto e adempiesse al suo destino poggiando le regali chiappe su quella maledetta sedia.
“Tranquilli, lo faccio sloggiare io,” stabilì Gladio, mettendo mano allo spadone un’altra volta.
Ma Noctis raggiunse la cima, scansò dalla traiettoria lo scudo del re – prima che potesse fargli fuori un altro trono, almeno – e puntò l’avventato e nuovo usurpatore con tutto l’astio di cui era capace; ma innanzi all’inaspettato avversario sgranò gli occhi, ingollò a vuoto e sentì la baldanza venire meno.
“Lascia, può stare,” stabilì quindi, mentre osservava l’adorabile micio color crema che se ne stava acciambellato beatamente sullo scranno a pisolare. “Chi viene a comprare del cibo per gatti?”
“Che domande! Io,” si propose Prompto sollevando la mano per aria, “ma passiamo anche dalla stazione di Wiz a prendere del mangime, perché se tanto mi da tanto la taglia sta aumentando e la prossima volta su quella sedia ci troviamo appollaiato un Chocobo!”
 
Note: Ho dei problemi, lo so. Ma ho dovuto farlo. oo'' Sto giocando ora a FF XV, sono ancora indietrissimo e non so assolutamente come la vicenda andrà a finire, perciò anche nella scempiaggine scritta quassù è tutto molto vago e campato per aria. Tuttavia questa cosa mi è balzata in testa, dato che Noctis è un gattaro e sia lui che Prompto odiano gli insetti. Chiedo venia. Siate clementi e non insultatemi troppo. >-< Grazie per aver letto, lol, e se vi va fatemi sapere se vi è piaciuta almeno un po'.
Alla prossima!
CompaH
EDIT: Ho aggiunto una battuta alla fine, lol. Mi sembrava giusto fare omaggio anche alla smodata passione di Prompto per i Chocobo. E nel frattempo ho messo il turbo e ho finito il gioco. << Sono a lutto, perciò credo che riempirò il trono di blatte(?) così nessuno oserà più sedere su quel coso(?). çOç
Di nuovo, a presto, si spera con qualcosa di più articolato e pregnante su FF XV.
   
 
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