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Autore: asyathemoonchild    20/01/2017    2 recensioni
Jamie Blakemount vive con le sue cugine in una casa tra le Big Horn Mountains, Wyoming, nei pressi della città di Buffalo. vive per la caccia, per la famiglia e per il suo ragazzo Leonard, anche lui cacciatore. Questo finché i fratelli Winchester non irrompono all'improvviso nella sua vita tranquilla. Dean, il maggiore dei due, sembra avere tutto in comune con lei: passione per la caccia, la musica rock anni '90, le auto. Cosa accadrà quando i due si ritroveranno a dover condividere spazi, giornate? Finirà a calci e pugni? O in qualche altro modo che nessuno avrebbe previsto?
- Ogni capitolo ha il titolo di una canzone. l'idea sarebbe di tenersela in sottofondo durante la lettura, per cogliere il "mood" del capitolo :)
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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La riunione in biblioteca era iniziata da una manciata di minuti, e Jamie cercava di nascondere un sorriso mentre guardava con orgoglio la sua cuginetta Lace. Per un mese si era dedicata con Lindsay allo studio di un nido di vampiri nei pressi di Sheridan, una città a mezz'ora di auto da casa Blakemount. Quella sarebbe stata la sua prima caccia, ed aveva fatto tutto come si deve.
Quel sabato mattina, a quattro giorni dall'arrivo dei Winchester, era finalmente arrivata l'ora di mettere in mostra i suoi sforzi.
- Questo è il nido – spiegò, indicando delle foto incollate sul suo primo taccuino di caccia. - Ci sono due entrate. Quella principale è sempre sorvegliata da uno di loro, quella secondaria è poco più di un buco sul lato ovest della struttura. -
La “struttura” era un massiccio fabbricato abbandonato in cemento armato senza finestre ma con una grande porta sul lato principale, l'unico esposto. Gli altri erano protetti da un bosco di conifere che sembrava cingere l'edificio.
Dovremmo sfruttarlo, quel bosco – fece Siria, pensierosa. - Potremmo arrivare da lì senza essere visti e strisciare lungo il muro fino all'entrata secondaria. -- Per noi può andare bene, ma per loro no. - Lace indicò i ragazzi: Aiden, il ragazzo della cugina maggiore, ed i Winchester. - Non ci passeranno mai. -
Dean non diede segno di aver sentito: era troppo occupato ad amoreggiare con Lindsay, sussurrandole chissà cosa all'orecchio per farla ridere così tanto. Sam gli tirò una gomitata per attirare la sua attenzione, ma non ottenne risultati. Dopo aver lanciato un'occhiataccia carica di disapprovazione al fratello maggiore, si schiarì la voce e propose: - io, Dean ed Aiden potremmo attaccare dal portone mentre voi li sorprenderete alle spalle. Così li coglieremo di sorpresa ed agiremo in due punti diversi. -
Aiden, alto quanto Sam ma più massiccio – una specie di vichingo – annuì. - Mi sembra una buona idea. - Strinse la mano di Siria, che non lasciava mai. - Non mi va molto di lasciare che tu vada in giro da sola a fare casini, ma per stavolta… -
Lei gli assestò un pugno scherzoso sul braccio. - Lace, quanti hai detto che sono? -
- I succhiasangue? Una ventina, circa. -
- Quasi tre a testa. - Lindsay riemerse dalle braccia di Dean, e per un momento tornò a solita ragazza scontrosa e sanguinaria che adorava uccidere. - Non vedo l'ora. -
A quel “tre a testa” Lace sbiancò.
- Tranquilla, Lacey, due dei tuoi me li prendo io. - Jamie si stiracchiò con aria indolente. - È un po' che non faccio una bella caccia come si deve. - In realtà aveva voglia di ammazzare, visto che in quegli ultimi tre giorni aveva visto troppe volte Dean e Lindsay assieme. Si ripeteva che lei amava Leonard, che lo voleva sposare e che quella che provava per il Winchester più vecchio non era altro che attrazione fisica; ma con il suo fidanzato a trovare i parenti in Nebraska, dove sarebbe rimasto fino ad Halloween, non ne era più molto sicura.
La sua attenzione fu catturata da un'ombra dietro la serratura e da un rumore di passi leggeri appena fuori la porta della soffitta. - Scusate un attimo – disse, prima di uscire.
Come immaginava, dietro alla porta c'era Sandy. La ragazzina moriva dalla voglia di cacciare sul serio, e cercava sempre di origliare. - Ehi, Sandy. Che ci fai qui? - Domandò con finta aria di rimprovero: non ce la faceva a sgridare la cugina minore. Era da sempre quella con cui andava più d'accordo, una versione con gli occhi blu di lei quattro anni più giovane.
- Lo sai che vorrei partecipare – rispose l'altra, alzando il mento con aria di sfida. Anche in questo le somigliava molto.
- E tu sai che non puoi. - La guardò intensamente. - Devi ancora compiere sedici anni, Sandy, e sai che i Blakemount non fanno cacciare i bambini. -
- Non sono una bambina! -
- Lo so, lo so. Ma per le nostre regole lo sei ancora. - Le cinse le spalle con un braccio. - Aspetta ancora qualche mese e potrai venire con noi. Sarai sempre al mio fianco, okay? Te l'ho promesso. -
- Sì. - Sandy cercava di mantenere il broncio, ma si capiva che non era più arrabbiata.
- Ora va' a fare i compiti o a tirare qualche coltello, su. - La ragazzina annuì, entusiasta, e corse via.
Jamie aveva il vago sospetto che avrebbe ignorato i compiti, esattamente come faceva lei alla sua età. Scosse il capo con un sorriso e rientrò in biblioteca.
Si decise che sarebbero partiti l'indomani mattina con il furgone di Lindsay e l'altra auto di Jamie, quella che usavano sempre per andare a caccia. Nera, finestrini oscurati, massiccia.

Jamie, finita la riunione, si recò un momento in camera sua per prendere alcune cose, dato che la permanenza dei Winchester si stava prolungando. In una valigia infilò alcuni vestiti, lo zaino, alcuni libri, una coperta in più.
- Ehi. -
La ragazza trasalì e la mano corse subito al coltello che portava alla cintura. Un riflesso ormai istintivo. - Accidenti – imprecò. Non le servì voltarsi per sapere che era Dean. - Che ci fai qui? -
- Ehm… ci dormo? - Pausa. - E tu? -
- Mi sono rotta di stare sul divano, così vado nel bunker. - Si voltò in tempo per vederlo sgranare gli occhi, stupito: - Avete anche un bunker? -
- Certamente. Sai, i miei nonni erano piuttosto fissati con la guerra atomica durante la guerra fredda. “I russi ci spiano e prima o poi ci attaccheranno”, e bla bla bla. Così hanno costruito quel fantastico bunker, con dentro tutto quello che serve. -
- Me lo faresti vedere? -
Jamie esitò. Da un lato adorava passare del tempo con Dean, dall'altro sapeva che non avrebbe dovuto essere così: lei era fidanzata, e lui amoreggiava con Lindsay. - Seguimi – si limitò a dire, bruscamente.
Lo condusse fuori di casa e lasciò che lui le andasse dietro fino al frutteto. Sentiva gli occhi di lui perforarle la schiena con insistenza. - Eccoci. - Arrivata davanti a un melo che non sembrava avere nulla di speciale Jamie ci camminò attorno fino a trovare una rientranza nel legno ritorto. Si lasciò sfuggire un'esclamazione soddisfatta. Tastò il suolo con un piede, poi abbassò la mano ed aprì un robusto portello in acciaio. Al di sotto si intravedevano delle scale immerse nell'oscurità, che Jamie dissipò con la torcia che teneva in mano. Accanto alle scale trovò l'interruttore che cercava e l'ambiente si illuminò.
Era grande e spazioso, progettato per accogliere comodamente venti persone. Il primo ambiente era un salotto-cucina-sala da pranzo con quattro divani ed altrettanti tavolini, l'angolo cucina – con fornelli, frigoriferi, cassetti, credenze – ed un lungo bancone rivestito di marmo con alti sgabelli.
Jamie mostrò a Dean anche le camere: cinque stanzoni muniti di letti a castello, armadi e comodini, ognuna con il proprio bagno, e l'armeria. Quest'ultima non era niente più che un poligono di tiro le cui pareti erano coperte di armi di ogni sorta.
- Io ci vivrei, in questo posto – mormorò Dean, affascinato.
- Mettiti in fila - scherzò lei. - Nel caso di un'apocalisse zombie prometto di affittarti una stanza. -
Lui le sorrise, per poi incupirsi rapidamente. - Però mi spiace che devi stare in un bunker per colpa di me e Sammy. Dovremmo starci noi, quaggiù. -
- Ah ah ah, non ci provare. Questo gioiellino è mio. - Guardò le robuste pareti in acciaio. - Certo, l'unica pecca è che quaggiù non posso portarmi la Royale. -
Dean sorrise ancora e restò a guardarla. Jamie ricambiò lo sguardo ed attese, senza fare nulla. Pensava che l'avrebbe baciata. E sembrava sul punto di farlo: si protese in avanti, labbra socchiuse. La guardò dritta negli occhi, verde scuro in verde chiaro, ma qualcosa lo fermò. Senza dire niente, Dean si voltò e corse fuori dal bunker.
Jamie si accasciò a terra. Che cazzo fai? Si disse, stringendo i pugni tanto forte da piantarsi le unghie nei palmi. Avresti lasciato che ti baciasse. Idiota, idiota, idiota. Tu stai con Leonard. Tu ami Leonard. 
Ma ormai non ne era più così sicura.


Nella tarda mattinata Jamie fu costretta ad interagire con Dean: l'Impala li aspettava. Certo, lei era confusa e non aveva idea di che cazzo stesse facendo – ma non era giusto che quell'auto stupenda ne pagasse il prezzo.
- Allora… domani verrà anche Leonard? - Domandò il ragazzo, allungandole un cacciavite a stella.
Un brivido corse lungo la schiena di Jamie, che decise di ignorarlo. - No. È in Nebraska a trovare alcuni parenti… tornerà a inizio novembre, subito dopo Halloween. -
- Oh. - Sembrò sorpreso, ma per nulla triste per lei. - Potrei portarti in paese a fare un giro. Così, per distrarti. -
Lei si voltò verso Dean, lo straccio stretto nella mano poggiata sul fianco. - E con cosa intenderesti portarmi in paese? -
Il ragazzo si esibì in un sorriso sornione. - Tu lo sai – disse, facendo gli occhi dolci.
- No. -
- Per favore… -
- Non se ne parla. -
- Solo questa volta. -
- No, Dean, non guiderai la mia auto! -
Lui si zittì, contrariato, e raccolse un attimo le forse prima di ripartire all'attacco: - ti pago il pranzo. -
- No. -
- Il pranzo e un gelato, scegli tu dove. -
- Non ci pensare neanche. -
- Pranzo, gelato e un coltello. -
Stavolta Jamie non ribatté subito: aveva toccato il suo punto debole. - Alza la posta – disse poi. - I coltelli non sono granché particolari. -
Dean ci pensò su un secondo, poi una fiammella si accese nel suo sguardo. - Allora, facciamo così: ti pago pranzo, gelato e benzina da vero gentleman, ma l'arma che ho in mente te la darò al tuo compleanno. Che è la prossima settimana, giusto? -
La ragazza si rabbuiò. Non le andava proprio di festeggiarlo, il suo compleanno, dato che Leonard non ci sarebbe nemmeno stato. Sapeva quanto quella festa fosse importante per lei, eppure se n'era andato lo stesso. - Come fai a saperlo? -
- Ho visto il calendario in camera tua – sorrise lui con aria furba. - Allora, andata? - Le porse la mano.
Dopo un istante di esitazione, la ragazza gliela strinse. - Andata. -
- Non ci posso credere. - Dean finse di asciugarsi gli occhi con l'orlo della maglietta. - Quanto tempo che aspettavo questo momento. -
- Sì, sì, molto spiritoso. Vado ad avvisare gli altri che andiamo, tu NON TI MUOVERE E NON TOCCARE LA MACCHINA. -
Il ragazzo finse un saluto militare. - Sì, signor generale! -
Lei gli mostrò il dito medio ed entrò in casa.
Aveva i nervi a fior di pelle. Sarebbe uscita con Dean. Sarebbe uscita con Dean. Sarebbe uscita con Dean. Le mancava il fiato al solo pensiero.
In salotto trovò Siria ed Aiden che guardavano la tv, parlottando sottovoce. - Ragazzi, io e Dean andiamo a fare un giro in paese. -
La cugina le lanciò uno sguardo penetrante, facendola sentire nuda, come ogni volta che la guardava. Siria vedeva dentro alle persone. - D'accordo. Sta' attenta. -
- Certo. - Non era sicura di cosa quel “sta' attenta” volesse dire, ma senz'ombra di dubbio sua cugina aveva capito cosa le si agitava nel petto. Ci riusciva sempre. - Allora a dopo. -
Tornò fuori da Dean e si infilò al posto del passeggero della sua auto. - D'accordo, ragazzino, fa' vedere la patente. -
- Stai scherzando. -
- Affatto. - Jamie tese la mano. - Fa' vedere. -
Con un sospiro Dean capitolò a le mostrò il documento.
La ragazza si morse un labbro per non ridere. - Bella foto. -
Lui grugnì, contrariato, e si riprese la patente. - Posso andare, ora? -
- No. Allora, quando la fai partire fa' attenzione perché devi farla tutta di frizione, niente acceleratore. Una volta che hai fatto manovra e che inserisci la prima stesso discorso, sempre di frizione. Il volante è molto sensibile, quindi occhio. Ah, e anche l'acceleratore è sensibile mentre sei in prima. - Sbuffò. - Insomma, sta' attento, dannazione. -
- Rilassati, tesoro, ho la patente da sette anni. Tu, invece, mi risulta l'abbia presa lo scorso maggio. -
- Sì, ma guido da quando ne avevo quindici. -
- Tiratela meno. - Dean mise in moto. - Okay, piccola – disse all'auto. - Ora ti porto a fare un giro. - Inserì la retromarcia con un po' troppa forza, ma Jamie si sforzò di non dire nulla. Era gelosissima della sua Royale ed aveva il terrore che qualcuno potesse rovinarla, ma si era ripromessa di non fare la pazza. Non con lui.
Il ragazzo seguì alla lettera tutte le indicazioni che lei gli aveva dato. Mise in moto ed indietreggiò usando la sola frizione, girò delicatamente il volante, inserì la prima e di nuovo partì solo di frizione. Quando furono in strada, dopo un paio di sobbalzi, Dean prese mano con l'acceleratore sensibile e non vi furono più problemi. - Visto? -
- Visto cosa? - Ribatté lei.
- Guido meglio di te. -
- A meno che tu non sappia driftare, questo è impossibile. -
Lui le regalò un sorrisetto, tenendo però gli occhi sulla strada.
- Non ci credo. -
- Appena l'Impala sarà pronta ti porto a driftare, baby. -
Il tragitto fino al piccolo paese di Jacksonville fu rapido e indolore, tranquillo. Ogni tanto Jamie strillava indicazioni, ma a parte questo tutto nella norma.
Dean la portò in un accogliente ristorante italiano. Quando si furono accomodati un cameriere portò loro del vino ed una candela, che gettava una soffusa luce romantica sulla tavola.
- Ci hanno presi per fidanzati – osservò Dean.
- Che brutta cosa – scherzò lei, quando in realtà avrebbe voluto intrecciare le sue dita a quelle della grossa mano dalle nocche graffiate abbandonata sulla tovaglia. Datti un contegno, idiota.
Iniziarono a consultare il menu e, quand'ebbero scelto, ordinarono. Jamie proibì a Dean di bere alcolici di sorta, si trattasse anche di una birra: se avesse avuto anche un centilitro di alcol in corpo non gli avrebbe lasciato guidare la Royale. - Ma sei sempre così rigida? - Borbottò lui, ma alla fine fece come diceva la ragazza. 

Il pranzo passò in un lampo. I due colmarono il vuoto dei sei anni trascorsi lontani: lui le raccontò di come lui e Sam avevano girato il paese, a caccia con loro padre, finche Sam non aveva deciso di andare all'università di Palo Alto, in California. Loro padre, John, sul subito aveva cercato di impedirglielo – voleva i figli al sicuro con sé – ma poi, dopo tremende litigate, l'aveva lasciato andare.
E così Sam si era rifatto una vita: all'università aveva trovato degli amici ed una ragazza, Jessica, con la quale viveva. Durante la notte di Halloween Dean si era intrufolato in casa loro per chiedere aiuto a Sam: loro padre era scomparso mentre cacciava a Jericho. Così i due fratelli erano partiti a cercarlo ed avevano risolto il caso a cui John stava lavorando, senza però trovarlo.
Una volta tornato a Palo Alto, però, Sam aveva trovato Jessica morta nello stesso modo in cui era morta sua madre Mary: appesa al soffitto, il ventre squarciato. Appena Sam si era accorto di lei, era scoppiato un incendio. Questa era stata la spinta che aveva convinto il minore dei Winchester a riprendere la caccia.
Da allora i due avevano risolto casi facili, seguendo le tracce di loro padre.
- Wow – commentò Jamie, sinceramente stupita. - Wow, davvero. Non siete stati un minuto fermi in questi sei anni, eh? -
- Affatto. - Dean iniziò a mangiare i suoi spaghetti al ragù. - Tocca a te, ora. -
La ragazza prese un profondo respiro. - Allora, beh, dopo quello che è successo io e le ragazze eravamo chiaramente scombussolate. Non avevamo parenti negli Stati Uniti, e di muoversi dal Wyoming non se ne parlava, così le famiglie di cacciatori della zona ci hanno aiutate. Gli Horns, soprattutto – la famiglia di Aiden – ci hanno accolte da loro per il primo anno e hanno sistemato gli affari dei nostri genitori. È stato lì che Aiden e Siria si sono conosciuti e innamorati.
- Quando siamo tornate a casa Siria si sforzò di finire la scuola, e non fu facile dato che doveva occuparsi anche di tutte noi. Ma ce la fece ed uscì dalle superiori a pieni voti. Lindsay invece mollò, dedicandosi totalmente alla caccia. Io ho iniziato a cacciare tre anni fa, Lace farà la sua prima domani. Sandy non vede l'ora che arrivi anche il suo turno.
- E poi c'è Lucy, la grande incognita. -
- In che senso? - Chiese Dean.
- Nel senso che non vuole saperne di cacciare, una cosa senza precedenti nella nostra famiglia. Le interessa solo vestirsi bene, andare dall'estetista e dal parrucchiere e uscire con un ragazzo diverso ogni settimana. -
- Vedrai, sarà solo una fase – cercò di rassicurarla lui.
- Lo spero. Lindsay non sa più che cosa fare con lei. -
- Anche Sammy sembrava la pecora nera della famiglia, eppure ora è qui, a caccia con me. -
Le parole di Dean, strano ma vero, la fecero sentire meglio. - Grazie. - Gli sorrise, posando la mano sulla sua. - Avevo bisogno che qualcuno mi dicesse qualcosa del genere. -


Dopo il pranzo, Dean la portò a prendere il gelato, come promesso. Lei scelse una leggera pallina di limone, lui si regalò un'abbondante coppa cioccolato e menta. - Se deve venirmi il diabete sarà meglio che ne valga la pena - , aveva detto.
Il viaggio di ritorno fu tranquillo come l'andata, ma più divertente. Jamie era più rilassata e si era totalmente scordata di Leonard. Dean, sereno come una pasqua, canticchiava i Metallica.
- Grazie di avermela lasciata guidare – disse, una volta che furono tornati a casa Blakemount.
- Grazie a te per essere stato un autista passabile. -
Il ragazzo scoppiò a ridere e le mostrò il dito medio. Lo scambio di battute fu interrotto dal cellulare di lei, che prese a squillare insistentemente. - Pronto? Oh, ciao amore. - Jamie lanciò un'occhiata veloce a Dean, sentendosi colpevole di chissà cosa, ed andò a parlare in disparte, vicino all'entrata del bunker. Parlò con Leonard per qualche minuto – non era proprio in vena di fare la fidanzatina, in quel momento – per poi andare in garage da Dean. - Vado a farmi una doccia – gli disse.
Lui si limitò a risponderle con un grugnito, ed il cuore della ragazza sprofondò.
Era ormai evidente: si piacevano. La cacciatrice sentiva che lui la voleva tanto quanto lei voleva lui. Ma ciò non poteva accadere: lei stava con Leonard da quasi sei anni, erano promessi sposi. Le nozze si sarebbero celebrate in maggio, in occasione del loro anniversario. Non c'era spazio per Dean nel suo futuro, e quindi nemmeno nel suo presente.
Si sedette sul pavimento di piastrelle della doccia e chiuse gli occhi: lo faceva sempre quando voleva estraniarsi. Il forte scroscio dell'acqua sul capo annullava ogni altro suono. Lì diede sfogo alla sua immaginazione.

Dean irrompe in bagno e si getta vestito sotto il fiotto d'acqua calda per prenderle il viso tra le mani e baciarla con passione. - Io ti amo, Jamie – mormora, la fronte premuta contro quella di lei. Lungo le labbra carnose si rincorrono minuti ruscelli. Per tutta risposta lei gli getta le braccia al collo e lo bacia con trasporto, gemendo di piacere quando lui la preme contro il muro e la fa sua lì, nella doccia…

Jamie riemerse dalla doccia sentendosi una peccatrice. Come poteva, ora, uscire ed andare in garage a lavorare all'Impala con Dean dopo essersi concessa fantasie di quel genere?
Era talmente immersa nei suoi pensieri che sul subito non si accorge di quello che sta succedendo nel garage. Non vedendo il ragazzo si guardò attorno e all'improvviso sentì che stava per venirle un infarto.
Perché su uno dei tavoli da lavoro, avvinghiati e con i pantaloni abbassati, c'erano Lindsay e Dean. Jamie fece in tempo a vedere il membro di lui scivolare dentro e fuori da sua cugina e a sentirlo grugnire di piacere, prima che si accorgessero di lei.
Non riuscendo a trovare alcuna reazione sensata a quanto aveva appena visto, Jamie si limitò a correre via. Le lacrime le annebbiavano la vista, facendola inciampare. A metà strada verso camera sua si ricordò che lì c'erano le cose di quel porco di Dean e allora tornò indietro, senza sapere dove andare. Il bunker era l'unica alternativa, così decise di rifugiarsi lì.
Scoprì con piacere che il rifugio non era buono solo per i conflitti nucleari, ma anche per quelli di cuore: laggiù c'era ottimo whiskey invecchiato che la fece subito sentire un po' meglio. Ma poi le immagini di quanto aveva visto tornarono a balenarle davanti agli occhi, e la rabbia montò.
Andò all'armeria e prese a menare calci e pugni alla cieca, immaginando di avere attorno un esercito di Dean da picchiare, smaciullare, fare a pezzi.
- Jamie! -
La sua voce gli arrivò come in un sogno – o un incubo, a seconda dei punti di vista. Lo sentì scendere le scale, ed il vero Dean le si parò davanti in un batter d'occhio. - Scusa – disse. - Non volevo che ci vedessi. - La guardò meglio, accorgendosi che stava piangendo. - Cosa c'è? Non pensavo fosse una cosa così grave. -
- Ah, no? - Urlò lei, tirandogli un pugno al petto. - Ti ho visto mentre ti scopavi mia cugina! Nel mio garage! Accanto alla mia auto. -
Il ragazzo schivò il colpo. - Ho come l'impressione che qui il problema non sia né Lindsay, né il garage, né la Royale. -
- E quale sarebbe, allora? -
- Facile: ti piaccio. -
Jamie restò senza fiato. L'aveva detto. E nel momento in cui aveva sentito quelle parole aveva saputo che erano veritiere. - Che cazzo vai blaterando? Io amo Leonard e lo sposerò. Non mi frega un cazzo di te! - Gridò, la voce arrochita dalle lacrime. Gli si avventò di nuovo addosso, e stavolta riuscì a colpirlo alla spalla.
- Piccola stronza – imprecò lui, ricambiando il colpo.
I due presero ad azzuffarsi, prendendosi a pugni con foga. Dean riuscì a bloccarla contro il pavimento, schiacciandola con la sua mole. - Ti ho presa – esclamò, un sorrisetto tronfio che accentuò il rigagnolo di sangue che gli colava dal labbro inferiore. - Ora confessa. -
- Che cosa dovrei confessare? Che sei uno stronzo puttaniere? - Jamie tentò di divincolarsi, ma la stretta di lui era ferrea.
- Confessa che senti qualcosa per me. -
- Io per te sento solo ribrezzo. -
E Jamie seppe di averlo ferito più con quelle sei parole che con i colpi che gli aveva assestato durante la lotta. Per questo, quando Sam scese a vedere che diavolo stesse succedendo, si lasciò portare via docilmente.
Jamie si disse che non sarebbe mai riuscita a dimenticare l'espressione distrutta sul visto livido di Dean mentre suo fratello lo portava via. Continuò a guardarla fino a che non uscì dalla stanza.  

   
 
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