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Autore: dreamsseason    21/01/2017    0 recensioni
Jess ha appena compiuto 18 anni, ora è libera di andare via dal luogo in cui è cresciuta per vivere la vita che ha sempre desiderato.
Ma non sarà facile dimenticare il passato quando tutto ciò che ti circonda è pronto a ricordartelo.
Come ogni ragazza anche lei ha sempre sognato la felicità che si vede nei film, ma ha capito a sue spese che quella felicità non esiste.
'Quando crediamo di essere felici in realtà il destino si sta solo prendendo gioco di noi.' questo è quello che lei pensa, ma come darle torto. Per essere così giovane ne ha passate tante, e tante ancora ne passerà...
Forse questa è la sua occasione di trovare quel qualcosa, quel qualcuno, che le riporterà la felicità.
Che le farà capire che c'è ancora speranza, che dopo la tempesta c'è sempre il sole.
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- Le serviva solo una spinta.-
- Ma non così forte.-
Genere: Romantico, Slice of life, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Ashton Irwin, Calum Hood, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non so dopo quanto mi alzai da terra asciugandomi le lacrime, il pianto era servito. Aveva aiutato a smaltire un po' di tensione e mi aveva dato il tempo di riflettere su quello che era appena successo: avevo trovato una casa. Ora non restava che trovare un lavoro e vivere la vita come faceva ogni ragazzo di 18 anni, beh forse l'ultima parte era quella più difficile, ma ci sarei riuscita.

Mi alzai, prendendo il borsone da dove lo aveva lasciato Drew e avviandomi verso le camere da letto.

La prima era piuttosto semplice e ... vuota. C'era solo un letto matrimoniale a destra, un armadio in legno bianco sulla parete a sinistra e difronte alla porta una finestra che affacciava su Avenue Road.

Non mi convinceva molto, era troppo spoglia. Andai verso quella alla fine del corridoio e aprii la porta. Era decisamente meglio.

Appena entrata sulla destra c'era un grande armadio con accanto uno specchio, sulla parete sinistra, invece, c'era una scrivania piuttosto grande affiancata da una libreria vuota. Il resto della parete era occupato da mensole e scaffali tutti vuoti eccetto uno con una televisione. Sulla parete difronte la porta si trovava una finestra rettangolare piuttosto lunga, da cui si poteva vedere la salita proveniente dalla piazza. Ma la cosa che più mi affascinò fu il davanzale interno su cui potevo sedermi per guardare fuori.

Infine, nell'ultima parete libera c'era il letto.

E che letto!

Non avevo mai avuto un letto così grande, era il doppio rispetto a quello in cui ero abituata a dormire.

Lasciai cadere il borsone per terra pesantemente, per poi buttarmi sul materasso e prendere in mano uno dei tanti cuscini poggiati sopra.

Non riuscivo a crederci, era come un sogno che diventava realtà.

Rimasi per un po' a contemplare la comodità di quel letto, era come un pezzo di paradiso disceso sulla terra. Forse perché prima avevo il timore di dover passare la notte per strada, non so, sta di fatto che ero estasiata da quella camera.

Mi portai un cuscino sulla faccia, cercando di soffocare un urlo di gioia, non volevo che i vicini mi prendessero per pazza dopo neanche due ore.

Quando finalmente decisi di alzarmi sistemai i vestiti nell'armadio, le foto e gli altri oggetti sulle diverse mensole.

Poi andai a fare un giro nelle altre camere, ancora stupita da tutto questo, quando ebbi finito il giro di perlustrazione constatai che era il caso di andare a fare un po' di spesa. Avevo visto un supermercato lungo la strada, perciò presi telefono, soldi e chiavi ed uscii.

***

Quando tornai nell'appartamento ero sfinita. Avevo più o meno dieci buste stracolme di roba e le avevo dovute portare su per le scale, diciamo che adesso potevo ' vantarmi' di avere i bicipiti.

Portai tutto in cucina per poi smistare il tutto. Avevo preso un po' di ogni cosa: saponi, acqua, bibite, cibo, carta, avevo persino trovato un reparto dedicato al materiale scolastico perciò comprai un po' di penne, fogli e cose del genere. Avevo fatto una bella scorta, e poi la signora che era alla cassa era anche simpatica. Mi aveva persino fatto uno sconto per tutto quello che avevo preso.

" E ci credo, hai comprato mezzo negozio.."

Quando ebbi finito di sistemare tutto mi sedetti e pensai alle cose importanti. Avevo quasi finito tutti i soldi che avevo a disposizione e dovevo trovare al più presto un lavoro. Dovevo pagare l'affitto e comunque avrei avuto bisogno di soldi.

<< Che lavoro farebbe una normale ragazza? >> chiesi, consapevole del fatto di essere sola nella stanza e che nessuno mi avrebbe risposto

<< Di solito, o almeno nei film, lavorano come babysitter o dogsitter, ma con i cani non ci so fare e dove li trovo dei bambini? >> sbuffai, poggiando le braccia sul tavolo e il mento sulla mano chiusa a pugno

<< Oppure lavorano nei negozi, o nei bar. >> borbottai, ripensando alla ragazza bionda che lavorava come cameriera nel bar di stamattina.

Quella era già un'ipotesi più accettabile, non ci voleva una laurea per servire ai tavoli. Sempre se non si inciampa in una sedia o sui propri piedi e si butta una tazza di caffè bollente addosso a qualcuno.

Mi coprii la faccia con le mani, potevo farcela. Non ero così imbranata, se ero arrivata fin qui lo avevo fatto da sola, se fossi stata così incapace non ce l'avrei fatta, no?

' E se andassi a lavorare in quel bar? La ragazza col piercing al sopracciglio è andata via, magari mi assumono.'

Guardai l'orologio sopra il frigorifero, erano già le sette, forse era meglio andare domani mattina.

Mi feci un panino ed iniziai a mangiarlo. Era così strano essere sola in un appartamento così grande, certo anche in collegio c'era un silenzio tombale ma almeno sapevo che nelle altre stanze c'erano altre persone.

Qui invece ero completamente sola.

' Quasi quasi mi compro un cagnolino. ' Pensai

' Prima però dovrei trovarmi un lavoro... '

Andai in salotto a guardare un po' di tv, ma non c'era niente di decente. Che poi alla fine chi il venerdì sera stava a casa a guardare la tv oltre a me?

<< Oddio, Clarissa! >> saltai giù dal divano correndo verso il telefono che avevo lasciato in cucina e per poco non mi strozzai

Le avevo promesso che le avrei fatto sapere qualcosa, già me l'immaginavo seduta su una sedia a mangiarsi le unghie dal nervosismo.

" Hey! E' tutto ok, ho trovato un appartamento fantastico. "

Chiusi la tv, ero troppo stanca per guardarla e anche se erano solo le nove andai a coricarmi. Per la prima volta da anni mi addormentai non appena posai la testa sul cuscino.

***

La mattina dopo mi svegliai che erano le otto, non avevo mai dormito così bene, non mi ero svegliata neanche una volta.

Mi voltai a guardare fuori dalla finestra, sembrava una bella giornata e di sicuro gran parte delle persone sarebbe andata a passarla al mare.

Non riuscivo a credere che dall'altra parte del mondo in quello stesso periodo dell'anno fosse inverno, o comunque autunno.

Presi il telefono che ieri sera avevo lasciato sul comodino, per leggere la risposta di Clarissa, ma non c'era nessun messaggio.

Era davvero strano, lei rispondeva sempre entro mezz'ora. Non penso fosse già andata a letto quando glielo avevo mandato, potevamo restare svegli fino alle dieci e mezza, e di certo non stava ancora dormendo. La colazione era praticamente adesso.

Forse era successo qualcosa, oppure non aveva avuto tempo di leggerlo.

' Si, sicuramente tra un po' risponderà. ' cercai di convincermi

Mi alzai e mi diressi in cucina per fare colazione, facendo intanto una lista mentale delle cose che avrei dovuto fare oggi:

1) Cercare un lavoro.

Sarei andata al bar dell'altro giorno, come si chiamava...Food's sound mi sembra. Se non mi avessero preso sarei dovuta andare a cercare qualcos'altro, ma meglio cercare di essere ottimisti.

2) Dovevo iscrivermi a scuola.

3) Se Clarissa non avesse risposto sarei dovuta andare a controllare che stesse bene.

Non mi piaceva per niente l'idea di tornare in quel posto, ma dovevo farlo. Per non parlare del fatto che sarei dovuta andare a piedi, non avevo l'auto e prima di spendere soldi per taxi o autobus dovevo trovare un lavoro.

Quando finii di mangiare andai a lavarmi e vestirmi. Indossai un semplice jeans e una maglietta nera, poi presi la solita vecchia borsa e ci misi dentro soldi, telefono, la mappa della città e le chiavi. Avevo quella borsa da anni, ma era ancora in ottime condizioni. Questo solo perché, come avevano ripetuto più volte delle ragazze del collegio, la trattavo come una figlia, ma che potevo fare? Non sapevo mica quando me ne sarei potuta comprare un'altra.

Quando finalmente fui pronta erano le 9:15, presi la borsa ed uscii.

La strada per arrivare in piazza ormai la sapevo a memoria e infatti in dieci minuti fui davanti la porta del bar.

Entrai dirigendomi direttamente verso il bancone vuoto. Poggiai le braccia sul ripiano e aspettai che arrivasse qualcuno, preparando mentalmente il discorso.

" Hey, che ne dite se venissi a lavorare con voi? Siccome l'altra ragazza ieri se n'è andata avevo pensato vi servisse qualcun altro. "

No, era troppo...come dire...

<< Cosa ti posso portare? >> una voce mi fece tornare con i piedi per terra

Davanti a me c'era un ragazzo con i capelli castani e gli occhi chiari.

<< Ehm.. non sono venuta per questo... volevo.. >> cercai di spiegare, ma fui interrotta

<< Steven, mi dai il conto del tavolo 7? >> la ragazza bionda di ieri si poggio al bancone, proprio accanto a me

<< Tu sei la ragazza di ieri? >> sorrise voltandosi nella mia direzione

<< Ehm...Si  >>

<< Steven, è lei la ragazza di cui ti parlavo prima! >> si rivolse al ragazzo che le stava porgendo uno scontrino

<< Quella della vecchietta?! >> urlò stupito

Ehm... ero diventata famosa per caso?

<< Sii, proprio lei! >>

<< Come ti posso aiutare? >> domandò sorridendo il ragazzo

<< Ecco vedi, ieri mentre ero qui una vostra collega è andata via dicendo che si licenziava. Mi chiedevo se il posto fosse libero? >> dissi tutto d'un fiato, poi alternai lo sguardo tra i due.

Mi stavano fissando senza dire niente

<< Ok, non fa niente. >> dissi , ora mi toccava sul serio cercare un altro lavoro

<< O mio Dio, sul serio vuoi lavorare qui?! >> il ragazzo, Steven mi sembra, urlò spalancando gli occhi

Tutti si erano girati a guardarci

<< Steven, abbassa la voce! Ci stanno guardando tutti! Comunque, si il posto è libero e per noi andrebbe benissimo. Abbiamo davvero bisogno d'aiuto, ma dobbiamo prima parlarne con il capo. >> spiegò la ragazza e io non riuscii a non sorridere.

Non potevo crederci, forse avevo persino trovato un lavoro!

<>

<< Chi? >> chiese lui

<< Il capo, Steven ma che ti prende? Perché t'imbamboli? >>

<< Non posso credere che voglia lavorare qui. >>

<< Perché? >> chiesi

<< Qui dentro non si fa altro che parlare di quello che hai fatto ieri! Sei diventata un mito e ora vuoi venire a lavorare qui? E' fantastico! >>

<< Ah >> non pensavo di aver fatto così scalpore, fortuna che non sapevano niente della mia vita altrimenti sarebbero morti...

<< Comunque si, vado a chiamarlo io! >> Steven prese il telefono allontanandosi

<< Scusalo, di solito non è così. Comunque io sono Britney, piacere. >> la ragazza mi porse la mano sorridendo

<< Jess >> l'afferrai ricambiando il sorriso

<< Secondo te mi assumerà? >> chiesi un po' preoccupata

<< Ne sono convinta. Ci serve davvero una mano. Siamo in pochi. >>

<< Perché quella ragazza ieri se n'è andata? >>

<< Sophia? Era da un po' che minacciava di andarsene e ieri lo ha fatto. Comunque, a parte i cuochi siamo solo in tre, con te in quattro, i camerieri. >>spiegò

<< Io, Steven e Kristal. Lei oggi fa il turno di pomeriggio, ma sono convinta che andrete d'accordo, è una ragazza dolcissima.>> annuii

<< Il capo non ha niente in contrario. Inizi da lunedì. >> Steven tornò dandomi la comunicazione

Non riuscii a trattenere un sorriso. Tutto sembrava andare per il verso giusto, ma questo non mi rassicurava. Per niente. Ogni volta che mi succedeva qualcosa di bello subito dopo ne succedeva una terribile.

<< Tutto ok? >> chiese Britney preoccupata

<< Si, è solo che non riesco a crederci. Sono Jess, comunque. >> mi presentai al ragazzo

<< Steven, ma penso tu l'abbia già capito. >> sorrise << Britney, perché non le spieghi un po' come funzionano le cose? Mi occupo io del locale tranquilla. >>

<< Con piacere! Allora.. >> si sistemò sullo sgabello accanto al mio per poi parlare << Per i turni ci organizzeremo lunedì pomeriggio. Faremo in modo che ci siano tutti per poterne parlare, ma comunque funziona così: durante la settimana la mattina solitamente c'è Steven e il capo cerca di dare una mano. >>

<< Steven non studia? >>

<< Va all'università, ma ha detto lui che preferisce studiare il pomeriggio e per noi va bene. Dato che sia io che Krystal andiamo a scuola. Ma comunque se entriamo dopo o usciamo prima a volte veniamo a dare una mano. >> iniziò a gesticolare mentre spiegava le cose

<< Come ieri? Entravi dopo? >>

<< Esattamente. Che bello parlare con qualcuno che capisce subito, non come Steven. >> disse l'ultima frase alzando il tono della voce in modo che il ragazzo, intento a servire un tavolo lì vicino, la potesse sentire

<< Britney guarda che ti sento! >>

Urlò lui per farsi sentire e noi scoppiammo a ridere. Sembravano davvero una bella squadra, non mi ero sbagliata quando avevo pensato che Britney fosse una ragazza solare e divertente.

<< Comunque, per quanto riguarda il pomeriggio ci organizziamo tra di noi. Se abbiamo degli impegni ne parliamo e cerchiamo di aggiustarli come ci fa comodo. >>

<< Ma non sono un po' pochi quattro camerieri? >> sembrava davvero difficile gestire un bar in così pochi

<< Oh si, ma non ci sono molte persone disposte a fare questo lavoro. Soprattutto perché il capo è un tipo piuttosto isterico. >>

<< Buono a sapersi. >> borbottai.

<< Se vuoi restare un po' per ambientarti fa pure, altrimenti ci vediamo lunedì. Vado a dare una mano a Steven altrimenti chi sa che combina. Ah, ti lascio il mio numero. >> prese una penna e un taccuino dalla tasca del grembiule per poi scrivere qualcosa su un foglio.

<< Ci vediamo! >> mi porse il pezzo di carta allontanandosi

Restai a dare un occhiata per una mezz'oretta, poi quando decisi che era il momento di darmi da fare, andai via.

Nella lista che avevo fatto stamattina il prossimo punto era la scuola.

Avevo sentito parlare bene di una scuola, la St. Louis , potevo andare lì. Può sembrare strano ma per me lo studio non era un problema. In collegio non avevi altro da fare ed ero convinta di aver già finito tutto il programma del mio anno e di quello successivo.

Presi la mappa dalla borsa e cercai di capire dove fosse quella scuola, a piedi ci sarebbero voluti dieci minuti ma non avevo voglia di camminare ancora e dato che ormai avevo un lavoro potevo anche prendere l'autobus.

Alla fine ci avevo messo comunque dieci minuti ad arrivare, ma almeno sentivo ancora le gambe.

Quando arrivai mi ritrovai davanti un'imponente edificio giallo circondato da un cortile pieno di aiuole fiorite e panchine. In cima al palazzo c'era una grande targa con scritto in nome della scuola.

Salii i gradini che la innalzavano da terra ed entrai, era identica alle scuole che si vedono nei film, i corridoi erano larghi e su entrambi i lati c'erano diversi armadietti rossi. Accanto la porta si trovava un contenitore con degli opuscoli sui diversi corsi che si potevano seguire e con una mappa dell'edificio.

Cercai la segreteria sulla piantina dell'edificio e iniziai a camminare per i corridoi tenendo lo sguardo fisso sul foglio che avevo in mano.

Ero talmente concentrata nel seguire la strada che non mi accorsi di stare andando addosso a qualcuno fin quando non ci scontrammo.

<< Oddio scusa! Non ti avevo visto! >> mi scusai, abbassandomi per raccogliere i libri che erano caduti nello 'scontro'.

<< Non è colpa tua, ero tra le nuvole. >> disse la ragazza, mettendosi in piedi

Era davvero una bella ragazza, aveva dei capelli biondi, che le arrivavano fino alla pancia, con le punte mosse e gli occhi azzurri.

Ci avrei scommesso che mi ero imbattuta nella ragazza più popolare di tutta la scuola, ma stranamente era gentile.

<< Sei nuova di qui? >> chiese sistemandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio

<< Sono appena arrivata, devo iscrivermi. >>

<< Ti posso accompagnare in segreteria se vuoi! La scuola è davvero grande e con quella non ci capirai molto. >> indicò la cartina che avevo in mano

<< Oh, ok. Grazie. >> misi il foglio nella borsa e la seguii

<< Sono Rachel, comunque. >>

<< Jess >> sorrisi.

<< Allora dimmi, a che anno sei? >> chiese continuando a camminare

<< Penultimo. Tu? >>

<> sembrava euforica all'idea

<< Conosci qualcuno qui? A scuola, intendo. >> continuò

<< In realtà no. >> ammisi

<< Beh, ora hai un'amica. >> mi sorrise incoraggiante e non potei fare a meno di ricambiare il gesto << Siamo arrivate.>>

Eravamo davanti una vetrata dietro la quale si trovava una donna di mezz'età, che nel vederci si accigliò.

<< Rachel? Che ci fai qui di sabato mattina? >>

<< La mia amica si deve iscrivere. >> m'indicò

<< D'accordo. Tieni, compila questi.>> mi porse dei fogli e una penna

Iniziai a rispondere alle domande sorvolando quelle riguardanti i miei genitori, tanto ormai ero maggiorenne.

Quando ebbi finito lo passai alla donna da sotto la vetrata.

<> disse la donna,leggendo il mio nome dal foglio

<< Da lunedì inizierai le lezioni, quì c'è l'orario, e potrai anche iniziare a seguire i corsi che preferisci. Per quanto riguarda i libri questo è l'elenco >> mi diede diversi fogli

<< Ok,grazie. Arrivederci. >> dissi senza distogliere lo sguardo dalle carte che avevo in mano

<< Ciao! >> salutò Rachel, andando via

<< Allora, che ne dici se ti accompagno a prendere i libri? >> chiese

<< Per me va benissimo >>

   
 
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