Film > Miss Peregrine - La casa dei Bambini Speciali
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Autore: Soly_D    22/01/2017    1 recensioni
#01. E bruciare per te − «Eri geloso di Abe e lo sei anche di Jake. Perché, Enoch?».
#02. Il più bel 3 settembre 1943 di sempre − A Olive era sempre piaciuto aiutare Enoch nel suo laboratorio.
#03. Promesse di matrimonio − «Vorresti sposare Jake?».
#04. Un futuro da costruire insieme − «Saresti potuto morire!».
#05. Di draghi e principesse − «È vero quello che mi hai detto a casa? Non vuoi più essere mia amica?».
[Raccolta Enoch/Olive♥]
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, Movieverse, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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He saw the darkness in her beauty,
she saw the beauty in his darkness.




#04. Un futuro da costruire insieme


Seduto in un angolo della nave con lo sguardo fisso sulle onde al di là degli oblò, Enoch faceva un resoconto delle ultime ore: erano riusciti a sfuggire all’attacco del Vacuo mandato da Mr Barron e alla bomba lanciata dai tedeschi, ma ora la casa di Miss Peregrine era ridotta ad un cumulo di macerie e l’anello temporale si era chiuso per sempre; Jake aveva avuto la brillante idea di far risalire dal fondale marino quell’antica nave tutta ammaccata per andare a salvare le Ymbryne, ma le probabilità di vittoria erano pressoché minime. Come poteva un gruppo di bambini impauriti, mai usciti dal loro piccolo paradiso al riparo dai pericoli del mondo, avere la meglio contro una squadra di Spettri assetati di potere e Vacui affamati di Speciali? Enoch non lo sapeva proprio, eppure tutti riponevano in Jake una fiducia smisurata, nonostante la sua unica abilità fosse quella di vedere i mostri, non di ucciderli.
Si guardò intorno, Enoch. Ognuno si stava dando da fare per far sì che il piano riuscisse alla perfezione: Hugh e Fiona davano direttive sulla rotta da seguire guardando la mappa, Bronwyn reggeva il timone, Emma e Jake rifinivano gli ultimi dettagli del piano, Olive al piano di sotto si assicurava che le caldaie della nave funzionassero correttamente, perfino Horace − che si era messo a dormire nella speranza di fare qualche sogno premonitore − stava dando il suo personale contributo.
Enoch si sentiva del tutto inutile. Se ne stava lì, lontano da tutti, in un angolo appartato della nave, senza poter fare nulla. Una volta arrivati a destinazione, avrebbe potuto animare qualche oggetto e scagliarlo contro i nemici, ma per ora il suo potere non serviva a nulla. Che importanza aveva, comunque? Probabilmente sarebbero stati catturati prima ancora di mettere in atto il loro piano. Nel peggiore dei casi sarebbero morti, nel migliore dei casi sarebbero stati salvati dalle stesse Ymbrine, com’era sempre stato fin dai primi anelli temporali: erano loro a proteggere gli Speciali, non il contrario.
«Non avresti dovuto, Enoch».
Il ragazzo sollevò la testa, trovando Olive di fronte a sé, un po’ arrossata sulle guance per essere rimasta a lungo vicino al fuoco che alimentava la nave. Lo fissava con sguardo serio, indecifrabile.
«Di cosa stai parlando?», le chiese, non capendo il significato di quelle parole.
Olive si inginocchiò per terra e si sedette accanto a lui, facendo scricchiolare il pavimento ammuffito.
«Non avresti dovuto lanciarti contro quel Vacuo».
Il ragazzo inarcò le sopracciglia, sorpreso. Olive l’aveva sempre guardato con occhi dolci, lo appoggiava in ogni decisione e approvava ogni sua scelta, e anche le poche volte in cui non era d’accordo con lui tentava di farglielo capire senza urtare la sua sensibilità (non che Enoch fosse un tipo sensibile, comunque). Da quando era arrivato Jake, però, qualcosa sembrava cambiato in lei: era diventata più forte, più matura, più... coraggiosa. E il fatto che in quel momento lo stesse rimproverando [rimproverando! Olive!], ne era la prova lampante.
«Ho agito d’istinto», si giustificò, scrollando le spalle. «Ho visto che Jake non si muoveva, qualcuno doveva pur attaccare».
«Jake stava solo aspettando il momento giusto!», spiegò Olive, lo sguardo più acceso. «Non c’era bisogno che tu facessi... l’eroe».
«Che cosa?! L’eroe?!». Enoch si agitò, colpito nel profondo. «Volevo soltanto proteggervi!».
«Saresti potuto morire!». Ora Olive teneva i pugni stretti sulle gambe e lo guardava con i grandi occhi verdi spalancati, colmi di qualcosa che non aveva più nulla a che fare con il rimprovero ma che somigliava di più alla paura e alla tristezza. Subito dopo abbassò lo sguardo e si accasciò su se stessa, facendosi piccola piccola. «Come avremmo fatto, Enoch? Cosa... cosa avrei fatto io... senza di te?», aggiunse con un filo di voce, come se il solo pensiero di perderlo le togliesse tutte le forze.
Enoch avrebbe voluto ribattere, ma la verità era che si era lanciato contro il Vacuo, contro il nulla in realtà, senza pensare alle conseguenze e, solo nel momento in cui si era ritrovato stretto tra quelle lingue viscide fin quasi a soffocare, si era reso conto che quella poteva essere la sua ultima ora. Poi Jake era giunto in suo soccorso, salvandolo proprio ad un passo dalla morte. Era Jake il vero eroe, in fondo era naturale che tutti si fidassero di lui al pari di Miss Peregrine.
Enoch non sapeva come rispondere. Provava emozioni contrastati: era profondamente deluso da se stesso, per non essere riuscito a fare nulla contro il Vacuo; dispiaciuto, per aver fatto preoccupare tutti inutilmente, Olive in particolare; arrabbiato, per la scarsa fiducia che lei riponeva nelle sue capacità. Dacché Enoch se ne ricordasse, era sempre stato lui l’uomo di casa, colui a cui i bambini si rivolgevano quando Miss Peregrine era impegnata, forse perché era il più grande o il più temerario. Da quando era arrivato Jake, però, Enoch si sentiva quasi... sostituito, una sensazione che non aveva provato nemmeno ai tempi di Abe.
Preferì restare in silenzio; sapeva che, se avesse parlato, avrebbe ferito Olive con le sue parole, anche involontariamente.
«Oh, ma che importa?! Sei vivo!», sbottò Olive cambiando improvvisamente umore. Enoch avvertì la mano di lei posarsi sul suo braccio con fare preoccupato. «Non ti ho nemmeno chiesto come stai... ti fa male da qualche parte?».
Enoch scosse la testa esasperato. Eccola lì, la piccola dolce Olive che conosceva, sempre pronta ad aiutare gli altri.
«Sto bene», rispose, ignorando qualche doloretto alla schiena che si era procurato nel venire sbattuto dal Vacuo contro le pareti della stanza. «Sono solo zuppo d’acqua».
«Oh, che sbadata! Ci penso io!».
Prima che lui potesse dirle di non preoccuparsi, Olive si tolse i guanti e creò con i palmi una piccola bolla di calore. La avvicinò ai capelli gocciolanti di Enoch, asciugandoli in poche semplici mosse, per poi passare al maglione fradicio. Enoch seguì incantato i movimenti di Olive, alternando occhiate al viso concentrato di lei e alla piccola mano bollente che vagava sulle sue spalle, sul suo petto, sulle sue braccia, facendo evaporare tutta l’acqua che si era beccato nell’aiutare Jake e gli altri a far risalire la nave dal mare. Si sentì improvvisamente non solo più caldo, ma anche più tranquillo, come se quella sfera luminosa tra le dita di Olive fosse in grado di assorbire non solo l’acqua ma anche le preoccupazioni e le paure. Allora desiderò che la mano di Olive non smettesse mai di sfiorarlo in quel modo, che lo toccasse direttamente sulla pelle, più a lungo, più a fondo, e quasi si ritrovò ad arrossire per quel pensiero tanto stupido e insensato. Colto dall’imbarazzo, voltò lo sguardo di lato per non incrociare gli occhi di Olive, come per paura che lei potesse leggergli in faccia quello che aveva appena pensato.
«Va meglio ora?», chiese premurosa.
Enoch si limitò ad un flebile «Sì» e Olive si scostò da lui, rimettendosi i guanti. Quando Enoch ritrovò il coraggio di guardarla, notò che l’amica aveva poggiato la schiena alla parete della nave e aveva chiuso gli occhi.
«Credo... credo che mi riposerò un attimo... prima dell’arrivo», la sentì mormorare. Aveva un’espressione rilassata, i capelli rossi un po’ in disordine che le ricadevano lungo le spalle, le mani poggiate in grembo. Enoch la trovò particolarmente carina e allora pensò che la stanchezza gli stesse giocando brutti scherzi. Forse aveva bisogno di dormire anche lui, era certo che da lucido non avrebbe guardato Olive in quel modo.
Poggiò anche lui la schiena contro la parete e si rilassò, ma dopo un paio di minuti avvertì uno scalpiccio nelle vicinanze.
«Enoch, posso stare qui con te?».
Il ragazzo riaprì gli occhi: era Claire. Annuì e le fece segno di mettersi comoda al suo fianco, ma la bambina andò a sedersi proprio in mezzo a lui e Olive, nel piccolo spazio che li divideva. Si portò le gambe al petto e poggiò la testa sul braccio di Enoch. Rimasero in quella posizione per qualche minuto, tanto che Enoch pensò che Claire si fosse addormentata e in verità anche lui cominciava a sopirsi, ma poi la bambina parlò di nuovo.
«Tu e Olive mi ricordate il mio papà e la mia mamma».
Enoch sorrise lievemente, per nulla sorpreso. Lui stesso sentiva per Claire un affetto quasi paterno che non provava per nessun altro bambino. Non che non volesse bene agli altri, ma Claire occupava un posto speciale nel suo cuore ed era sicuro che anche Olive si sentisse in dovere di amarla e proteggerla come avrebbe fatto una madre.
«Tu ami Olive, non è vero Enoch?».
«C-cosa?». Enoch sgranò gli occhi, non era certo di aver sentito bene.
Claire gli sorrise dolcemente. «La ami», ripetè, e questa volta non era una domanda.
Enoch guardò allarmato Olive, ma lei dormiva e certamente non aveva sentito nulla, quindi potè tirare un sospiro di sollievo. Ma sollievo per cosa, poi? Non era mica vero che lui amava Olive. Insomma, non ci aveva mai minimamente pensato. L’amore era l’ultimo dei suoi pensieri, no?
«E lei ama te», aggiunse Claire con tutta l’innocenza del mondo.
Enoch si incupì, ricordando con quanta – troppa – gentilezza Olive si fosse rivolta a Jake fin dal suo arrivo in casa di Miss Peregrine. La gelosia nei confronti del loro ospite lo aveva letteralmente divorato. Perché Olive avrebbe dovuto amare uno come lui, uno come il burbero e orgoglioso Enoch, che un giorno la faceva piangere e l’altro pure?
«Ti sbagli, Claire...».
«Non mi sbaglio. Olive ha usato il suo potere per far partire la nave, poi ci ha asciugati tutti e infine con l’ultimo residuo di calore che le era rimasto è venuta ad aiutare te».
Enoch si guardò intorno, notando che effettivamente tutti i loro compagni erano asciutti dalla testa ai piedi, poi il suo sguardo ricadde su Olive che dormiva al fianco di Claire. Era crollata nel sonno, stremata da tutto quel lavoro che le aveva tolto le forze. Enoch si rese conto che si era sacrificata per tutti loro, per lui in particolare.
Possibile che Olive lo considerasse più di un amico o un fratello? Possibile che lei... lo amasse? E lui? Cosa provava lui nei confronti di Olive?
Enoch si stropicciò gli occhi, confuso da tutte quelle domande che vorticavano nella sua testa.
Aveva decisamente bisogno di una bella dormita.

***

Quando Enoch si svegliò, Claire non c’era più. Al suo posto Olive era scivolata verso di lui e ora dormiva con la testa poggiata tra il suo mento e la sua spalla. I capelli della ragazza gli solleticavano la pelle del collo emanando un piacevole calore, o forse era lui ad essere accaldato?
Enoch guardò Olive in viso e pensò che dormire non era servito a nulla perché anche da lucido lei gli appariva addirittura più carina di prima e le parole di Claire a proposito dell’amore non gli sembravano più tanto insensate, ma quello non era né il momento né il posto adatto per pensarci. Ci avrebbe riflettuto dopo la battaglia, se per miracolo fosse sopravvissuto.
«Ehi, Enoch!». Era Jake, che gli veniva incontro sorridendo con entusiasmo. «Stavo pensando... saresti in grado di aizzare gli scheletri della nave contro i Vacui?».
Enoch sgranò gli occhi. Tutti quegli scheletri che sembravano messi lì apposta per lui... Gli sarebbe bastato qualche cuore per allestire un intero esercito. Come aveva fatto a non pensarci prima? Era un’idea geniale!
«Certo che ce la faccio, per chi mi hai preso?!».
«Fantastico, praticamente metà del lavoro è già fatto!», disse Jake dandogli una pacca sulla spalla. «Tenetevi pronti, stiamo per sbarcare!».
E si allontanò così, con quel sorriso così carico di aspettative e speranze che improvvisamente anche Enoch si sentì contagiato da tutta quella positività e Jake non gli parve più uno stupido.
A quel punto capì che non era soltanto Olive ad essere cambiata, ma tutti loro. Se il defunto Abe li aveva fatti sentire al sicuro, suo nipote Jake li faceva sentire... coraggiosi, che era anche meglio.1
Enoch si rese conto che il mondo degli Speciali era nelle loro mani, eppure la possibilità di uscirne vittoriosi non gli sembrava più così assurda. Allora si ripromise che avrebbe lottato con tutte le sue forze per vincere. Lo avrebbe fatto per Jake, per Miss Peregrine, per i bambini.
Enoch scrollò delicatamente la ragazza addormentata al suo fianco. «Olive, siamo arrivati», la avvertì.
E osservandola svegliarsi, Enoch pensò che avrebbe combattuto soprattutto per lei, per la sua Olive, per assicurarle un futuro radioso. E, magari, un futuro da costruire insieme.










1 Non abbiamo bisogno di te per sentirci al sicuro, Jake, perchè tu ci hai fatto sentire coraggiosi, che è anche meglio”. (Emma a Jake nel film, scena dell'addio).

Ringrazio Mademoiselle_Georgette che commenta ogni capitolo, Clarissa_ e Tsukai_No_Tenshi_sama che hanno inserito la storia nelle preferite! ♥

  
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