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Autore: 50shadesofLOTS_Always    22/01/2017    0 recensioni
Dal testo:
'‘Ma da quando era tornato da quel misterioso viaggio nelle Terre Centrali, qualcosa era cambiato in lui. Gli occhi grigi erano spenti e il sorriso raramente colorava il suo volto. Tutti al villaggio si chiedevano cosa gli fosse accaduto, ma lui continuava a ripetere le solite frasi cortesi, dal cipiglio nervoso.’'
Richard è tornato, da circa un anno e mezzo, a vivere nella propria terra. Fra le alte sequoie e gli abeti del balsamo, lontano soprattutto dalla magia, ritrova un po’ di pace. Nonostante quella pace avverte in sé una sensazione strana, che non gli piace e che allo stesso tempo, lo rende indipendente. Il suo cuore è ormai legato alle Terre Centrali e non potrà nascondersi in eterno. Presto qualcuno tornerà dal passato…
(Ff da collocarsi dopo la Prima Stagione)
Genere: Drammatico, Fantasy, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Darken Rahl, Kahlan, Richard, Un po' tutti, Zedd
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Dopo aver cenato nel più completo silenzio, Richard sparecchiò la tavola mentre Kahlan si dirigeva a passo lento in camera. Controllò il fuoco e aggiunse un piccolo ceppo di legno prima di seguire l’amica nella propria stanza. Quando arrivò sulla soglia, Kahlan aveva abbandonato la stola sul letto e si stava slacciando il nodo sul petto della casacca. La luce fioca delle candele creò strane ombre sulle pareti quando incontrò gli oggetti e i mobili della casa, riflettendosi sulla pelle diafana della donna con sfumature quasi perlacee. Tossì per attirare la sua attenzione mentre compiva un passo verso di lei.
« Devo controllarti la ferita » esordì, fissando il pavimento dove si era adagiata la casacca che le aveva prestato. La raccolse, rigirandola più volte tra le mani che guardò con urgente interesse.
« Allora smettila di essere in imbarazzo – lo rimbrottò bonaria, voltandosi a guardarlo quasi sfidandolo - Mi hai già vista nuda1 ».
Richard non se la sentì di negare e contro ogni buonsenso, sollevò il viso. I suoi occhi scivolarono sulla figura davanti a sé. Dai piedi fino al viso, contornato dai capelli che scendevano a boccoli fino alla curva dei fianchi. I pantaloni e le braccia intrecciate davanti al petto, a coprirle i seni abbondanti, non furono abbastanza perché la propria memoria ridisegnasse con estrema accuratezza le forme di quel corpo splendido. Si concentrò sui suoi occhi verdi, che brillavano di intelligenza e si impose di non smettere di ammirarli mentre lasciava la casacca sul letto. Le fece cenno di girarsi cosicché potesse vedere la ferita alla luce delle candele ai lati del letto. 
Un taglio ora perfettamente ricucito da Laura e Anna, interrompeva bruscamente la pelle perfetta del fianco, appena sopra l’anca. Col dorso della mano, sfiorò la cicatrice per capire se fossero saltati dei punti e sollevò lo sguardo. Continuò a tenerlo su quello imperscrutabile della donna, rimasta immobile e apparentemente affatto in soggezione.
« Cos’hai combinato? » le chiese, sperando che la conversazione gli facesse dimenticare che la stava toccando, come e dove.
« Un quadrato mi ha seguita. Membri di una speciale divisione del Terzo Battaglione appartenenti all’Ordine del Sangue2 per essere precisi. Kyle, il soldato che mi aveva accompagnato, li ha tenuti occupati mentre scappavo »
« Credevo che con la morte di Rahl… » 
« Le cose non sono cambiate molto da quando sei partito. Ci sono persone che vogliono ancora la mia testa » disse, lasciando vagare gli occhi sul volto dell’uomo su cui la luce soffusa delle candele gettava ombre affascinanti sulla mascella e sul profilo.
Per la prima volta, Kahlan si sentì veramente a disagio. Nonostante l’avesse già vista svestita, aveva la sensazione che fosse diverso. 
« Tipo? » domandò Richard, abbassando gli occhi sulle proprie dita posate sulla parte bassa del costato, dove aleggiava un grosso livido scuro.
« Gli Atiani – continuò quando vide la perplessità sul suo volto - Abitanti del regno di Atanasia3, uno dei tanti che fanno parte della Confederazione delle Terre Centrali ».
Smise di parlare quando il tocco delle mani di Richard  le provocò un brivido piacevole, che si irradiò per tutto il corpo fino a congiungersi con la scossa dolorosa, causata delle coste incrinate che stava esaminando. Si ritrovò a trattenere il respiro quando gli occhi grigi di Richard la paralizzarono. Erano ipnotici e quasi familiari, ma non riuscì a formulare un pensiero coerente con lui che la scrutava in quel modo. Le sembrava che potesse sondarle l’anima fin negli angoli più ristretti e, sperò ardentemente che lui non notasse ciò che stava provando.
« Senti dolore? Non mentire » le chiese con un’espressione corrucciata, critica come se stesse studiando un rompicapo molto complesso.
« Sì, abbastanza » ammise con un debole sussurro.
Richard le diede le spalle e si avvicinò alla cassettiera vicina alla finestra.
« C’è una cosa che non ti ho detto, riguardo il mio passato. – si accertò di avere la sua attenzione e continuò - Trent’anni fa sul trono di Atanasia sedeva Re Cedric. Spietato guerriero e conquistatore, dominò incontrastato sui propri territori. Ma il potere accecò la sua razionalità e ben presto, divenne un tiranno. Il popolo oppresso invocò l’aiuto di Aydindril e delle Depositarie. Ma il re atiano non amava essere contraddetto e così sfogò la propria ira, facendo stragi di civili ».
Gli occhi plumbei di Richard incontrarono i propri sul riflesso dello specchio.
« Che accadde? » chiese.
« La Madre Depositaria all’epoca reggente, lanciò un ultimatum al sovrano. Egli lo ignorò dichiarando guerra alla Confederazione. La Madre Depositaria entrò a palazzo e con l’aiuto di altre Depositarie, riuscì a confessarlo. Lo detronizzò – Richard inarcò le sopracciglia e decise di rispondere al suo silenzioso quesito -  Una Madre Depositaria può farlo. Le Depositarie non si inchinano mai di fronte ai re e alle regine ». Si voltò a guardarla, assumendo un’espressione terribilmente severa.
« Cosa centra questo re Cedric con te? »
« La Madre Depositaria che lo confessò si chiamava Doreen Amnell »
« Mi stai dicendo che tu… » balbettò, sbattendo le palpebre più volte.
« Sono l’erede al trono di Atanasia » sentenziò Kahlan, sollevando il mento.
Richard la fissò e trovò quasi buffo che una regina si trovasse in piedi nella sua umile camera da letto, con indosso solamente un paio dei propri pantaloni. Non riusciva a raccapezzarsi.
Scosse il capo e tornò a quello che stava facendo. Aprì un cassetto ed afferrò la scatola di un unguento.
« Perché ti vogliono morta? » disse, aprendo la scatolina di legno e annusandone il contenuto.
« Mentre lottavamo contro Rahl, il re è morto. Temono che io possa rivendicare la corona. Inoltre…- abbassò il viso - Dovrei aver già scelto un compagno ».
Richard la osservò con ancora le braccia a coprirle le nudità. 
« Credevo avessi…»
« Non ho avuto tempo per questo. Sempre durante la mia assenza da Aydindril, il Principe Fyren del Kelton4 ha preso il comando sotto la negligenza del Concilio »
« Un complotto contro di te? » chiese, fermandosi ad un braccio di distanza mentre Kahlan annuiva.
« Zedd è rimasto a palazzo, costringendomi a partire ».
Lui sospirò e con la mano libera, a coppa sotto il suo mento, la costrinse ad alzare gli occhi. 
« Hai un’idea su chi sia l’artefice? »
« No. So solo che da sola, non ho alcuna speranza ». 
Quelle parole lo fecero riflettere. Kahlan non era una donna comune. Era piena di risorse e incredibilmente potente, soprattutto considerando il Con Dar’.  Se aveva fatto tutta quella strada per lui, per conto di suo nonno, significava che la situazione era veramente disperata.
« Lenirà il dolore » disse infine dopo un interminabile momento di silenzio.
Raccolse l’unguento con due dita, ma rimase immobile con la mano sollevata a pochi centimetri dal fianco di Kahlan. Durante la sua vita fino a quel momento, aveva capito che un problema genera sempre tre figli. La prima volta c’era stato il rampicante serpente5, Kahlan stessa e gli Scrigni dell’Orden.
Ora l’inaspettato ritorno di Kahlan era il primo figlio del problema. Rabbrividì al pensiero di quelli potessero essere gli altri due.
« Richard…» mormorò lei, riscuotendolo quando gli afferrò il polso con una mano mentre protese l’altra verso il suo volto. Richard non mosse un muscolo e si perse nei suoi occhi.
Qualcosa mosse il proprio animo quando la mano della donna si posò sulla propria guancia.
Kahlan avvertì il respiro pesante, ma regolare dell’uomo mentre con la punta delle dita riuscì a percepire il principio ispido di barba sulla sua mascella.
« Di cosa hai paura? » chiese a bassa voce.
Richard dovete sforzarsi di ricordarsi come si respira. Averla seminuda e con le labbra schiuse a pochi centimetri dalle proprie, gli impediva perfino di sbattere le palpebre. Un respiro era il solo passo che gli avrebbe impedito di baciarla.
« Io non ho paura di niente » disse, tentando tenacemente di restare lucido.
« Non dovresti mentire ad una Depositaria » mormorò Kahlan, facendolo sorridere istintivamente e ritraendo la mano.
« Credo che non  imparerò mai questa lezione » borbottò, suscitandole una risatina gutturale.
La vide abbassare gli  occhi e per un attimo, si dimenticò che fosse col busto esposto.
« Mi dispiace per prima. Non sei un codardo » aggiunse infine e lui scosse la testa.
« Avevi ragione invece: non ti ho mai chiesto cosa ne pensassi. Non volevo ferirti…E ti chiedo scusa - i loro sguardi si incrociarono di nuovo - Sono contento di averti qui, nella mia casa… ».
Richard riuscì appena a completare la frase quando si accorse che entrambi erano sul punto di non ritorno. Deglutì e dopo un enorme sforzo si allontanò, ripristinando le minime distanze e riprese fiato. Kahlan aveva ancora gli occhi socchiusi.
« Meglio se ti rivesti…- le suggerì, riprendendo il controllo delle proprie azioni prima che fosse troppo tardi - Tieni. Massaggialo sui lividi fino a che la pelle non lo assorbe. Non metterne troppo o farà irritazione ». 
Kahlan annuì e fece come lui le disse. Attese un istante e indossò la camicia, facendo un fiocco per chiuderla. Si sedette sul bordo del letto davanti alla larga ciotola metallica di un braciere, dove i tizzoni ardenti riscaldavano la camera con un morbido tepore mentre le candele diffondevano un leggero odore di cera aromatizzata con aghi di pini tinusiani6.
Richard, nella stanza principale, si assicurò che fosse tutto in ordine mentre cercava di non pensare a quanto fossero stati vicini. Prese un ramo dalla cesta della legna e la gettò nel camino. Osservò il nuovo legno prendere fuoco, con la corteccia che scoppiettava, sollevando alcune scintille.
Girò la testa e aggrottò la fronte, vedendo la donna seduta sul letto mentre fissava, come stregata, le braci incandescenti. Si avvicinò ad una finestra, tirando le tende e camminò verso la stanza.
« Tutto a posto? » le chiese, fermandosi a pochi passi.
Kahlan volse la testa nella sua direzione, abbassò lo sguardo e tornò a guardare il braciere.
« Sì… - mormorò - E’ che una parte di me, credeva… ».
Smise di parlare, come se improvvisamente le avessero tolto la capacità di farlo.
« Te l’ho detto: non posso sposare una donna quando il mio cuore appartiene ad un’altra7 » rispose lui a bassa voce. 
« E’ un tuo nuovo dono, leggere nel pensiero? » scherzò lei, guardandolo di sottecchi e Richard sorrise.
Con lo sguardo  fisso sul pavimento di legno scuro, compì ancora qualche passo e si sedette sul letto accanto a lei « Non è così difficile » osservò.
Kahlan allungò un mano e scostò il ciuffo di capelli biondo-scuro che gli adombrava la fronte.
« Mi sei mancato tantissimo » sussurrò, quasi temesse di pronunciare quelle parole mentre le sue dita si spostarono sul suo collo, intrufolandosi fra le ciocche dietro la nuca.
Richard non fu completamente cosciente del fatto di essersi sporto verso la donna « Anche tu a me ».
Stava per dirle altro, ma Kahlan lo tirò gentilmente a sé e lo mise a tacere con le proprie labbra. Per tutta la durata della missione contro Rahl aveva desiderato poterla baciare, ma non si era mai spinto oltre la sua volontà. Conosceva le motivazioni che l’avevano condotta alla scelta di respingerlo.
Prima che potesse anche solo pensare cosa fare, si ritrovò a ricambiare il bacio. Durante la loro lontananza, aveva agognato di poter di nuovo percepire il suo calore e la morbidezza delle sue labbra come la prima volta, durante una notte nella foresta8. Mai come in quel momento avrebbe voluto stringerla fra le braccia e baciarla per tutta la notte.
Kahlan sentiva cedere il proprio autocontrollo, ma più forte fu la sensazione di rinascita che sollevò il proprio animo. Si allontanò per riprendere fiato, ma le loro labbra erano ancora troppo vicine perché i due amanti potessero riacquistare la lucidità. 
« Richard, fermami » soffiò con un sospiro quasi implorandolo mentre lasciava la presa dietro il suo collo. Rimpianse disperatamente quel contatto.
« Questo è più difficile » ammise lui, riducendo la bocca ad una dura linea sottile.
Sbatté le palpebre più volte. Aveva bisogno di calmarsi e magari di una secchiata d’acqua gelida.
Pensò che avrebbe potuto gettarsi per un bagno nell’acqua del lago, appena fuori dalla radura in cui si trovava la propria abitazione. Riluttante, si alzò e si diresse verso il bagno. Ma Kahlan glielo impedì, afferrandogli il braccio all’altezza del gomito.
« Mi aiuterai? » gli chiese e Richard riuscì a vedere qualcosa di molto simile alla paura negli occhi della donna. Alla fine, abbozzò un sorriso.
« Ho forse altra scelta? ».
*
Zedd vagava distrattamente fra i cortili e i corridoi del Mastio del Mago. Fra le mani teneva ancora la lettera che Miriam gli aveva consegnato. Non era riuscito a dormire quella notte. Fissò ancora una volta l’epistola prima di nasconderla nella manica sinistra e quando sollevò gli occhi verso una delle finestre, vedendo un lontano bagliore purpureo oltre l’orizzonte, capì che mancava poco all’alba.
Sentì la pelle d’oca sotto la lunga tunica quando qualcosa attirò la sua attenzione.
Strizzò un poco le palpebre per vedere meglio e notò un nutrito gruppo di storni levarsi freneticamente in volo dalle chiome intorno alla città. Direzione est. Non era naturale.
Un istante dopo un piccolo volatile sbandò contro un suo simile, finendo dentro al corridoio in cui si trovava il Primo Mago. Svolazzò agitato e continuò a battere le ali quando l’anziano lo afferrò, tenendolo fra le mani nodose. Lo osservò cinguettare arrabbiato, arruffando le penne scure e tornò a fissare il punto in cui aveva visto lo stormo sollevarsi. 
Concentrò la propria vista lì e quando riuscì a mettere a fuoco, trasalì.
Lasciò andare il volatile e corse verso la rampa di scale, tenendo un lembo della tunica con una mano per non inciampare. La sua chioma canuta si agitava ad ogni suo passo, riecheggiante nel vuoto degli ambienti, sempre più affrettato. Superò diverse stanze fino a giungere quella in cui si trovavano il Generale Wolf e il Comandante Smith. Il fuoco del camino rischiarava l’oscurità della notte, oltre le spalle dei due ufficiali che si girarono, quasi in contemporanea, con l’aria perplessa mentre Zedd era impegnato a regolarizzare il respiro affannato.
« Generale, chiamate a raccolta la Guardia Bianca » esordì senza troppi convenevoli. Non c’era tempo da perdere in futili chiacchiere.
« Che accade, Mago? » domandò il Comandante e lui gli rispose con uno sguardo di fuoco.
« Vi sembra il momento di fare domande?! » sbottò con stizza e l’uomo si allontanò per eseguire gli ordini a un cenno del Generale, che poi tornò a fissare Zedd.
« Spiegatevi »
« Delle truppe arriveranno e ci attaccheranno fra poco meno di due ore » aggiunse il vecchio, drizzandosi in piedi dopo aver ripreso fiato.
« Che cosa?! ».
Non ebbe il tempo di aggiungere altro che una delle sentinelle entrò correndo nella stanza.
« Signore, nemici da est! » annunciò a gran voce. Il povero ragazzo sembrava aver corso due volte i confini delle Terre Centrali.
« Li avete indentificati? » domandò sbrigativo il Generale.
« Non ne siamo sicuri, ma sembrano D’Hariani »  rispose quello, già pronto a ripartire.
A quelle parole, Zedd sbiancò in volto divenendo un tutt’uno coi i propri capelli.
« Avverti tutte le unità, presto! Dobbiamo proteggere il Palazzo delle Depositarie » sbraitò l’ufficiale, avviandosi ai piani inferiori del Mastio col Mago alle calcagna.
**
Cara si fermò al limitare di un rigagnolo, imitata pochi secondi dopo da Denna e dal Comandante Trimack. Oltre quel fiumiciattolo, cominciava l’insidiosa palude di Matragorn9 avvolta nelle tenebre a causa della fitta vegetazione di mangrovie in parte sommerse e, dai rami più alti pendevano numerose liane. Il massiccio comandante si assicurò di avere tutte le armi nei foderi prima di partire. 
« Vi accompagno » sentenziò Cara, alla sua destra.
« No – fissò prima lei e poi Denna - Voi due resterete qui a vegliare sugli uomini » disse con tono di comando, poi si avviò verso quell’intricata selva palustre.
I suoi stivali quasi affondarono quando superati i primi venti metri, incontrarono la prima fanghiglia. Scansando rami e teli di muschio penzolanti, si addentrò sempre più nelle viscere più acquitrinose.
Il sole del mattino filtrò a fatica fra il fogliame ed era quasi nel punto più alto del cielo, quando Trimack si fermò sulla sponda di quello che una volta doveva essere stato un fiume. Ora l’acqua scura e melmosa era alta appena pochi centimetri. Abbastanza profonda da nascondere i serpenti.
Dall’altra parte intravide una sorta di cupola, la cui superficie era ricoperta da strati di muschi e licheni. Facendo attenzione  a dove mettesse i piedi, superò il fiumiciattolo e si fermò davanti a quella costruzione naturale, fissandola fin quando un soffio di vento afoso non spostò la tenda muschiosa. La scostò ulteriormente e si accorse che si trattava di una vera e propria capanna fata di mangrovie, ma lontane dall’acqua. Finalmente all’asciutto, entrò in quella buffa casa dove l’aria sembrava fresca e meno opprimente di quella della palude. In un angolo c’era un giaciglio con una coperta aggrovigliata e un guanciale decorato, che sembrava un diamante nel carbone. Capì di essere nel posto giusto quando qualcuno scivolò alle sue spalle, puntandogli una scheggia affilata di ossidiana alla gola.
« Dimmi chi sei e come mi hai trovato, altrimenti diverrai concime per questa palude » ringhiò l’uomo che lo aveva sorpreso. Era l’uomo che stava cercando, l’Aquila.
« Signore, sono il Comandante Trimack » rispose e immediatamente, venne liberato da quella presa. Camminando l’uomo si pose davanti a lui. L’ufficiale si accorse che nonostante l’inesorabile scorrere del tempo, il suo Signore era perfettamente riconoscibile. I capelli erano però più corti, fino al collo, biondi come l’oro e gli occhi azzurri come il mare in tempesta. Era Panis Rahl.
« Perdona le mie maniere brusche, ma mi hai spaventato » mormorò, infilando l’ossidiana in un fodero vuoto.
« Non era nelle mie intenzioni, Signore » si affrettò a scusarsi prima che Panis puntasse il suo sguardo da rapace su di lui.
« La profezia? » chiese con tono grave.
« Si è avverata, ma c’è un problema ».
Quelle parole attirarono completamente l’attenzione dell’ex monarca, che arcuò un sopracciglio. Se il suo Comandante più fidato spostava il peso da una gamba all’altra, significava che c’era qualcosa di grosso che bolliva in pentola.
« E cioè? » 
« Non ho potuto portare vostro figlio sul trono. Evremont ha preso il comando e ora, Darken è tornato » disse tutto d’un fiato. Panis lo afferrò per la giubba e lo strattonò violentemente.
« Tornato?! Come? » sbraitò col viso a pochi centimetri da quello di Trimack. In quel momento, la stazza dell’ufficiale era pari a quella di un topolino di fronte ad un leone ruggente. 
« Non lo so, mio Signore – aggiunse tremante - I miei uomini ci aspettano fuori dalla palude ».
Panis mollò la presa e prendendo un profondo respiro, riuscì a calmarsi.
« Dov’è il ragazzo? » 
« A Ovest, per questo sono venuto a prendervi »
« E Aydindril? » domandò, ma l’espressione di Trimack era già abbastanza esplicita.
« Entro poche ore sarà calpestata » disse infine.
__________________________
1in riferimento alle puntate 6 e 18 della prima stagione, “L’elisir” e “Lo specchio”;
2Ordine del Sangue: divisione dell’esercito d’hariano, istituita da Darken Rahl per sterminare le Depositarie;
3Atanasia: regno delle Terre Centrali citato da Darken Rahl nella puntata 9 della prima stagione, “Il marionettista”;
4Principe Fyren del Kelton: sovrano di un regno delle Terre Centrali, che appare nella puntata 11 della seconda stagione, “L’amuleto di Oloron”;
5rampicante serpente: pianta dai baccelli velenosi che compare nella puntata 1 della prima stagione “La profezia”;
6pini tinusiani: pianta dal forte profumo citata alla puntata 10 della prima stagione, “Il sacrificio”;
7in riferimento alla puntata 14 della prima stagione “Hartland”;
8in riferimento alla puntata 8 della prima stagione “Denna”;
9palude di Matragorn: zona delle Terre Centrali citata nella puntata 9 della seconda stagione, “Oscurità”.

 

   
 
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