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Autore: cin75    23/01/2017    9 recensioni
Come il legame dei due fratelli riesca ad andare anche oltre l'incoscienza. La forza del sentimento fraterno che li lega riesce a raggiungerli anche quando non possono comunicare.
Genere: Avventura, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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In ospedale

Quando il dott. Lewis visitò per l’ennesima volta Sam, si sentì decisamente in colpa a dover riferire al maggiore che le condizioni del fratello non facevano che peggiorare e a farlo anche in un modo maledettamente veloce.
Se quel loro amico esperto non fosse stato veloce, Sam, avrebbe avuto al massimo qualche giorno. Non di più.
Il male che lo affliggeva avanzava con una velocità inesorabile, fuori dal comune. Il suo giovane assistito, più passava il tempo e più mostrava i segni di una malattia terminale. Affaticamento, difficoltà a respirare, nel parlare,  ipersensibilità alla luce e ai suoni circostanti. E poi quello più straziante, il dolore. Ovunque nel corpo. Persistente e senza tregua.
 
“Allora?!” fece Dean quando lo vide uscire dalla stanza.
“Mi dispiace, ma al punto in cui è il tumore….nel modo inverosimile con cui si sta metastatizzando non possiamo fare molto!” , spiegò amareggiato.
“Cosa?!” riuscì a malapena a dire il cacciatore. “Non …non potete fare niente per….”
“L’unica cosa che possiamo fare è cercare di somministrargli morfina e provare a tenerlo stabile il più possibile così da dare più tempo al vostro amico di ….” ma si fermò poiché gli si affiancò un infermiera per fargli firmare dei documenti.
Quando , questa , se ne fu andata, fu Dean a riprendere il discorso.
“Che potete dargli allora?!”
“Lo sederemo così da fargli spendere meno energie possibili. Il cuore rallenterà affaticandosi di meno. Terremo costantemente sotto controllo la pressione e la saturazione. Gli daremo tutto il tempo che riusciremo a dargli!”
“Ma…ma…lei sta parlando come se Sam stesse ormai per….”
Il dottore deglutì scosso dalle parole di Dean. Forse, solo in quel momento, si rese conto che quel ragazzo , inconsciamente, non aveva ancora accettato o solo considerato il fatto suo fratello era legato ad un filo sottilissimo.
Un filo che si sarebbe spezzato molto presto.
“Dean, mi rincresce davvero tanto doverlo dire soprattutto sapendo che Sam è in queste condizioni per aver salvato mia figlia, ma è di questo che stiamo parlando. Sam non ha molto tempo ancora e per quanto voglio credere ardentemente che il vostro amico riesca nella sua impresa, io, fossi in te…..”
“Cosa…cosa dovrei fare?” disse o forse sussurro appena, l’altro.
“Va’ lì dentro. Sta’ con lui,  rassicuralo ma se puoi, se ci riesci …digli  anche addio!”
 
Un pugno più reale, dopo quello che Dean aveva sentito alla bocca del suo stomaco, arrivò immediatamente dopo.
 
Dean colpì il medico, dritto sotto il mento facendolo andare a sbattere contro il muro alle sue spalle.
Il cacciatore, nella sua vita, aveva affrontato di tutto e questo era innegabile. Ma c’era una cosa che non riusciva ad accettare. Una sola. L’unico suo punto debole. Il suo tallone d’Achille come lui stesso lo definiva.
Sam.
Non poteva accettare la sua morte e non ci sarebbe mai riuscito.
E ora quel dottore, dopo che gli avevano salvato la figlia, gli stava dicendo che doveva dire addio al suo fratellino.
No! Non esisteva.
“Sam non sta per morire. Sammy è un fottutissimo cacciatore che ha tenuto sottoscacco Satana in carne ed ossa e non sarà un assurda malattia a portarmelo via. Castiel, lo so, a costo della sua vita, farà tutto quello che deve fare. Lei faccia lo stesso. Tenga in vita mio fratello!!” gridò alla fine della frase.
Subito dopo , un assoluto silenzio calò tra i due.
 
Dean si passò le mani sul viso ancora furente e sconvolto. Cercò di riprendere il controllo di quel poco su cui poteva ancora averlo ed entrò nella stanza del fratello.
Il dottore non reagì. Non poteva, non se la sentiva.
Poteva solo capire e comprendere la disperazione e la paura che aveva visto sul volto di quel ragazzo a cui aveva appena detto che stava per perdere, a quanto pareva, la persona più importante della sua vita.
Si tirò su dritto dalla parete, si riassettò il camice e dopo essersi massaggiato la parte dolorante del volto, entrò anche lui nella stanza di Sam.
 
Il maggiore era accanto al letto. Il più piccolo, almeno di età, lo guardava perplesso.
“Che hai ….combinato… Dean?!” gli chiese con la voce flebile e stanca.
“Niente, fratellino. E’ tutto ok. Vedrai che tra un po’ metterai fuori il culo da questo letto e ce ne torneremo a casa.” rispose sorridendogli nervosamente.
Sam annuì appena e poi spostò lo sguardo al dottore che gli si era avvicinato per controllare i suoi valori.
“Sul serio?” fece ancora. “Allora che cosa è …successo…al viso del dott. Lewis?!” lo spiazzò.
Dean deglutì, colpevole e scoperto, ma il medico parlò per lui.
“Tranquillo, Sam. Questa non è opera di tuo fratello!” mentì sorridendogli gentilmente. “Ma di una stupida svista da parte mia.”
“Già!!” convenne poco convito il giovane. “La stessa svista…. su cui si è imbattuta la mano di…. mio fratello!” fece Sam indicando solo con un minimo cenno le nocche arrossate della mano destra di Dean. Quella stessa mano che il maggiore si premunì velocemente di nascondere. “Dean!!” lo ammonì il minore.
“Mi…mi dispiace!” riuscì solo a dire in quel momento. Forse lo diceva a Sam per giustificare quella sua reazione ormai palese, forse , anche se non direttamente , lo diceva al medico che aveva colpito.
“E’ tutto a posto, Sam. Davvero, ma ora dovremmo parlare di cose più importanti!” riprese il medico.
“Sì, del tempo…che…che mi rimane!” provò ad essere ironico Sam.
“Sammy, smettila. Dannazione!”  imprecò Dean.
“Sam…” si intromise il medico. “… come spiegavo a tuo fratello poco fa, io…..”
“Non deve essere….stata una bella notizia…..se l’ha presa a…a pugni!”
“In effetti, no. Non era una bella notizia!” fu sincero il medico e fissò il maggiore sul cui volto vide una scintilla di panico e rabbia.  La stessa che aveva visto un attimo prima che il suo pugno lo colpisse. “Il tumore si sta evolvendo velocemente. Troppo velocemente. I miei colleghi non riescono a farsene una ragione, ma loro non sanno quello che sappiamo noi.”
“Ok! Allora che cosa …vuole fare… lei?!” chiese Sam, anche se ogni tanto lanciava delle occhiate al fratello accanto a lui e che vedeva preoccupato.
No! Non era preoccupato.  Dean era terrorizzato.
 
Conosceva lo sguardo di suo fratello quando capiva di avere le spalle al muro. Guardò Dean e vide nei suoi occhi quello che vide quando i cerberi stavano per prenderlo, quello che vide quando era consapevole che sarebbe saltato con Lucifero, quello che vide quando stava per combattere con Caino o mentre Metatron gli squarciava il petto, o un attimo prima che Rowena lo facesse diventare una bomba nucleare soprannaturale.
Solo lui conosceva quella sfumatura di panico, paura, rabbia e coraggio che facevano brillare gli occhi di suo fratello Dean quando la situazione era , come dire…..di merda!!!
 
“Voglio sedarti. Ridurre al minimo il tuo dispendio di energie. Darti più tempo possibile e darne il più possibile al vostro amico Castiel perché risolva la situazione!”
“Sedarmi?!”
“Sì. E’ l’unico modo per rallentare questo assurdo processo della malattia.”
Il giovane restò in silenzio, per un attimo. Respirò affondo anche se quel respiro fu come una coltellata in pieno petto. Tutto gli faceva male. Tutto il corpo gli doleva.
“Voglio…voglio parlare con mio fratello.” disse guardando il medico.
“Naturalmente! Vi lascio soli. Torno fra un po’.”  e andò via.
Dean non si mosse dalla posizione in cui era. Guardava fisso suo fratello. Era come se stesse memorizzandosi ogni particolare di quella persona che già conosceva perfettamente.
“Credi ….tu credi che sia una…. buona idea, Dean?!” chiese.
 
Dio!! quanto faceva male vedere Sam in quelle condizioni. Sentirlo faticare anche solo per pronunciare meno di dieci parole, quando invece , a volte, doveva supplicarlo di tenere la bocca chiusa!!
Dean si morse un labbro, indeciso su cosa dire, ma poi, inspirò ed espirò e capì che per l’ennesima volta in quella sua vita, doveva prendersi cura del suo fratellino e comportarsi da fratello maggiore.
 
“Sì che lo è. Ci serve più tempo possibile , Sammy. Ho parlato a Cas poco fa. È attaccato al culo di quel bastardo e tra un po’ vedrai che ci chiamerà per dirci che è tutto a posto. Che è tutto finito. Perciò diamo all’angioletto tutto il tempo che gli serve. Fatti questa bella dormita e vedrai che quando ti sveglierai sarai di nuovo Capitan Meraviglia!” disse convinto. O almeno cercò di sembrare convinto.
Sam ascoltò ogni sua parola. Dean era suo fratello maggiore  e per quanto lui lo detestasse, sapeva che il maggiore agiva sempre per il meglio. O si sforzava di farlo, specie quando si trattava di lui.
“Ok! Se tu dici che è la cosa… migliore da fare, allora è…. la cosa….migliore da fare!”
Dean annuì compiaciuto di quell’accordo e disse al giovane che stava per andare a chiamare Lewis, ma un attimo prima di uscire, si girò di nuovo verso Sam.
“Ascolta, Sammy. Andrà tutto bene, ok! Tu sei sempre stato uno forte, uno testardo….Dio!! se non lo so io che sei testardo!!” fece avvicinandosi di nuovo. “Quindi sii forte ancora una volta, fratellino. Ma voglio che tu sappia anche che sono orgoglioso di te, di quello che sei, della persona che sei diventata, del cacciatore che sei diventato. Tu non hai mai perso il vero senso di questo lavoro: dare la caccia al male, salvare le persone. Sei sempre stato tu a tenermi sulla giusta strada, quindi…” ma rimase in sospeso, perché quel : “…ti prego, non morire!”, si rifiutò di uscire dalle sue labbra.
Sam, sorpreso da quella specie di sfogo del maggiore, lo guardò e provò perfino a sorridergli, cercando di fargli capire che aveva inteso sia quello che gli aveva detto che quello che non era riuscito a dirgli.
“Ehi, fratellone??? Mi stai…forse….dicendo addio?!” lo provocò, perfino.
“Cosa??” rispose Dean esasperando la sua voce. “Affatto!! Vedi che cosa ci si guadagna a fare un discorso serio?? Fottiti, Sammy!” e andò via il più veloce possibile dalla stanza, così da avere il tempo di mandare giù quel groppo in gola che lo stava soffocando.
 
Dieci minuti dopo, il dott. Lewis e due suoi assistenti si preparavano ad addormentare Sam.
“Ok! Sam. Questo che ti sto per somministrare è Propofol. E’ un sedativo che ti addormenterà e che terrà i tuoi parametri vitali stabili, speriamo per più tempo possibile.” spiegò il medico mostrano la siringa che aveva tra le mani. Poi infilò l’ago nella farfallina della flebo che Sam aveva nel braccio e spinse lo stantuffo.
Sam seguì tutto, ma nel momento in cui vide il liquido sedante scivolare lungo il tubo che era collegato al suo braccio, voltò lo sguardo verso Dean che era, naturalmente, al suo fianco.
“Dean…io…io” sussurrò e il maggiore notò quello che forse sembrava imbarazzo.
“Sammy?!” lo chiamò come per incitarlo a parlare prima che fosse troppo tardi.
“Ho…ho paura!” sussurrò il più giovane. “Mi…mi dispiace…ma ho…ho paura!!”
 
Il cuore di Dean si spezzò. Per l’ennesima volta in quella sua vita.
Ma doveva essere , per l’ennesima volta, forte e lucido.
Per l’ennesima volta, doveva essere il fratello maggiore.
 
“Non devi, Sammy. Non devi. Ma anche se hai paura va bene. La paura non è debolezza per noi cacciatori, lo sai!! La paura ci fa stare con i sensi allertati e ci fa capire che abbiamo ancora qualcosa da perdere. Io sono quel tuo “qualcosa da perdere”, ok, Sammy? Quindi non perdermi. Va tutto bene. Io sarò qui. Io starò sempre qui. Non andrò mai via. Non ti lascerò mai solo. I Winchester vanno avanti sempre insieme. Io e te, Sammy. Io e te contro il mondo. Qualunque cosa accada. È sempre stato così e sarà ancora così.” ripeteva Dean mentre vedeva la confusione, data dal farmaco, farsi strada sul volto del fratello.
“De…ean….”  biascicò ancora, Sam, mentre lentamente, chiudeva gli occhi.
“Sono qui, Sammy. Sono qui, Sammy…” ripeteva, ripeteva, ripeteva.
E lo stava ancora ripetendo , quando il dott. Lewis, facendo il giro del letto, gli posò una mano sulla spalla e con calma, richiamò il maggiore.
“Dean, si è addormentato. Per adesso è stabile. Non può più sentirti ormai.”
Dean non si voltò a guardarlo, ma rimase con gli occhi fissi sul volto addormentato di Sam.
Sentì il medico uscire dalla stanza e si rese conto di essere da solo.
Uno sguardo fugace al resto della stanza. Uno alla mano che stava stringendo nella sua. Uno agli occhi ormai chiusi di Sam.
Poi…
“Sono qui, Sammy. Sono qui, Sammy. Sono qui, Sammy!!”
   
 
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