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Autore: mxrlynians    24/01/2017    1 recensioni
“Non mi ha lasciato farlo Arthur… Lui ha in mano la mia volontà… Non c’è più molto tempo” Merlin allungò la mano verso l’anca del suo padrone, dove sapeva di trovare un pugnale. Lo estrasse e lo diede ad Arthur che lo guardò disorientato.
“Devi uccidermi”
Genere: Satirico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Cavalieri della Tavola Rotonda, Merlino, Principe Artù | Coppie: Gwen/Artù, Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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“Monster”

 

Il mio petto fa male Arthur…Aiutami, non riesco a respirare, la mia vista si appanna, il sangue raggela e la pelle si riscalda… C’è qualcosa di sbagliato Arthur, lo sento… L-La mia magia è diversa, sento la testa pesante, Arthur aiutami per favore…

Non abbandonarmi…

Non vedo nulla, sono cieco per caso?                                                                                                              
Le mie orecchie percepiscono suoni ovattati, ho perso l’udito?                                                                                        
La mia bocca non risponde ai miei comandi, non ho il pieno controllo del mio corpo, mi sento debole Arthur, ho sonno voglio riposare, ma prima voglio che tu mi giuri di non darmi retta, di non ascoltarmi, quello a cui stai parlando non sono io.

 

*** 

 

Arthur non seppe con sicurezza quando quel casino cominciò. Ma poteva vedere, che in molti casi, c’era qualcosa di terribilmente sbagliato con Merlin.

Il primo segno furono le occhiaie scure, che circondavano gli occhi spenti e grigi dello stregone e il pallore del ragazzo non servì certo a fargli cambiare idea. Merlin non aveva affatto dormito in questi ultimi giorni, come non aveva mangiato. Le guance erano scavate nella carne, le anche erano ben visibili sotto le braghe marroni del ragazzo, che, come al solito, piegava i vestiti del suo padrone. Ma la cosa che preoccupava di più Arthur furono i graffi suoi polsi del ragazzo, li aveva visti chiaramente l’altro ieri quando Merlin svenne nelle sue camere. Troppo lavoro. Il Re gli diede una settimana di riposo, o almeno di svago, così che si rimettesse in sesto, ma il giorno dopo Arthur lo trovò al suo fianco, intento a servirgli la colazione.

Arthur stava lavorando alla sua scrivania quando il suo sguardo capitò sul corpicino esile del corvino.                                                                                                                                                           
“Potresti prenderti la giornata libera” disse notando poi, la rigidità che assunse il corpo dell’altro.                                                                                                                                                                     
“Se avessi voluto la tua opinione l’avrei chiesta” rispose voltandosi verso il suo padrone, che rimase scioccato da quella risposta.                                                                                                              
“Merlin… Sei sicuro di stare bene?” il giovane sospirò, un sospiro carico di rabbia e seccatura “non sono affari tuoi, pensate a voi più tosto sire”                                                                           
Arthur aggrottò la fronte. C’era sicuramente qualcosa di diverso e preoccupante nel suo compagno d’armi. Si avvicinò al suo amico, una mano si allungò verso la spalla del suo valletto, che scattò verso di lui, uno sguardo così buio negli occhi chiari di Merlin, fece raggelare il sangue del nobile.

“Non mi toccare. Non vedi che sono occupato? Tu e le tue manie di protagonismo, devi essere sempre al centro dell’attenzione vero? Ma sai, Gwen non la pensa allo stesso modo, a quanto pare preferisce me a te” la preoccupazione si tramutò presto in ira. Sua moglie, la regina, lo tradiva con il suo valletto, il suo amico. Senza pensarci due volte, la schiena di Merlin sbatté violentemente contro al muro della camera reale, il biondo lo sollevò, senza nessuna fatica, dal bavaro della camicia azzurra. Poi si accorse di uno strano errore. Dov’era il suo solito fazzoletto rosso? In quei mesi non lo aveva più messo.

“Che cazzo ti è preso?!” sbottò aumentando la forza nelle sue mani.                                                                
“N-non è divertente?” un sorriso si dipinse sul volto del corvino, un sorriso freddo, maniacale. “Parlando di Gwen, sai una volta mi ha baciato, qui” arricciò le labbra, e il sorriso si estese, “la sua pelle così morbida sotto alle mie mani… Così leggiadra, così inebriante… Una volta lo abbiamo fatto, nel tuo letto, cavolo ora so perché la vuoi tutta per te, non è per caso così?”.                                                                                                                                        
Durante tutto il discorso il sangue di Arthur cominciò a ribollirgli nelle vene, la vista che si appannava, non vedeva altro che un traditore, una stretta nel suo stomaco lo fece riprendere. Voleva prendere la sua spada e giustiziare il verme che aveva lì davanti, ma sbatté la testa di Merlin contro la nuda pietra, gli occhi di Arthur si allargarono. C’era qualcosa che non quadrava.                                                                                                                                                                

Invece di perdere coscienza, come previsto d’Arthur, Merlin si mise a ridacchiare.                                         
Non una risata qualunque, una risata talmente disagiante da far accapponare la pelle anche al più incallito assassino. Merlin si appoggiò al muro e chiuse gli occhi, l’ombra della risata ancora dipinta sul suo volto. Quando gli riaprì, il respiro di Arthur non lasciò la sua gola.

Le iridi azzurre di Merlin non esistevano più. Era tutto nero dentro ai suoi occhi, freddo e spaventoso, un baratro fra la pazzia e la sanità mentale. E il suo amico non c’era più, Arthur ne era più che certo.

“No…. Lui è ancora qui dentro” gli assicurò, come si gli avesse appena letto nel pensiero. “È rannicchiato da qualche parte nella sua mente, a tremare di paura, come ha sempre fatto… Ma non temere, ancora poche ore, e ci sarò solamente io a farti compagnia” allungò una mano e strinse la gola di Arthur, facendogli abbassare braccio dal collo dell’altro.                                                                                                                                       
“Sono stato così tanto tempo lì dentro, faceva freddo, nessuno si ricordava di me, tu non sai cosa vuol dire questo. Tu sei Arthur di Camelot, Re rivestito di gloria e onore” sussurrò portando la sua bocca verso l’orecchio del biondo, “mi sono annoiato tutto quel tempo da solo, ma ora che sono qui, vuoi vedere un trucco?” sorrise lasciò cadere Arthur che lottò per riavere l’aria nei suoi polmoni, alzò lo sguardo verso la forma del suo ex-amico.

“Tu non puoi farmi del maleesordì sedendosi sui talloni davanti all’altro, “sì quello sguardo… Quello che avevano tutte le persone a cui ho portato via i loro cari, ah è così…. Così… divertente” accarezzò la guancia del Re guardami soffocarlo così potrò lo potrò gettare via”.

Un rumore di carne macellata riempì la stanza, lo sguardo del non-Merlin si fece incuriosito.                          
Sorrise al Re e con un occhiolino i suoi occhi divennero cremisi, la pelle di Arthur divenne pallida come la luna, abbassò lo sguardo, una pozzanghera di sangue sotto alle ginocchia di Merlin.
“Oya oya questa non era nemmeno la parte migliore…. Beh a dopo Arthur”.

Merlin inspirò pesantemente, come se non lo facesse da interi minuti, le sue mani strette al ventre, l’urlo gutturale che uscì dalle labbra tramanti del suo amico, strappò il cuore del sovrano. Si accasciò piano a terra, le palpebre che si chiudevano.                                                                     
Arthur rallentò la caduta, portando il corpo vicino a sé, “Merlin?” chiese incerto.                                           
L’altro annuì stancamente come se quella creatura gli aveva prosciugato ogni energia, ispezionò il suo Re con occhi pieni di lacrime, sospirando di sollievo quando non notò nessuna ferita.

“Ti prego aiutami…” piagnucolò stingendo la camicia del biondo, “n-non riesco più a controllarlo…” sentì la sua voce venir meno verso le ultime parole agghiaccianti.

“Va tutto bene Merlin, ci sono io qui, dimmi da quanto tempo v’avanti così” Arthur appoggiò una mano su quella del corvino, stringendola con forza, la sua voce gentile.

Merlin soffocò un singhiozzo, “d-da mesi Arthur…” lo sguardo del sovrano divenne serio, il suo amico aveva sofferto per tutto quel tempo, e lui non se ne era nemmeno accorto? Che razza di Re era se non sia accorge nemmeno del dolore dei suoi più intimi amici?

“Perché non me l’hai detto?” la paura nella sua voce.

“Non mi ha lasciato farlo Arthur… Lui ha in mano la mia volontà… Non c’è più molto tempo” Merlin allungò la mano verso l’anca del suo padrone, dove sapeva di trovare un pugnale. Lo estrasse e lo diede ad Arthur che lo guardò disorientato.

“Devi uccidermi”

Quelle due piccole parole uccisero Arthur dall’interno. Piano, con calma, il freddo che prendeva piede nel suo petto, d-doveva ucciderlo? Ma che sciocchezze andava dicendo?!

“Non lo farò idiota, a meno che tu non sia a corto di opzioni” mormorò accarezzando i capelli arruffati del suo amico, “allora devi ucciderlo… Esorcizzalo Arthur… Ti prego… Non abbandonarmi…” gli occhi di Merlin divennero velati da una pellicola di lacrime, subito dopo arrivò il nero, scuro e incontrollabile.

Prima che perdesse il controllo portò il corpo ferito sul suo letto, lo adagiò con delicatezza, che quel demone non meritava. Quando arrivò al capezzale dell’amico, la sua voce arrivò debole alle sue orecchie, “u-usa qualsiasi metodo n-non a-a-abbandonarmi” pregò, il Re annuì si scusò subito per il dolore che avrebbe causato al suo amico. Gli accarezzò una guancia, quando Merlin cominciò a lottare e urlare, Arthur lo tenne fermo, il suo unico vantaggio era la debole corporatura dell’amico. Le guardie entrarono nella camera, Arthur scattò la sua testa verso di loro, “andate a chiamare i miei cavalieri più fidati, dite loro di portare corde e catene! E portate qui anche il Medico di Corte! Andate!”

“LEVA LE TUE CAZZO DI MANI DAL MIO CORPO, MORTALE!” La voce di Merlin era profonda, rauca, la rabbia avvampò in Arthur, “questo non è il tuo corpo sporco demone!” urlò.

“Ne sei sicuro? Io non ci giurerei tanto” il sangue di Arthur raggelò, la voce della cosa che dimorava Merlin era così sicura di sé… Sarebbe arrivato in tempo? Avrebbe salvato il suo amico?

“Lasciami e non solo la vita ti sarà risparmiata, ma avrai gloria nel mio immortale regno” lo stava prendendo in giro? Stava barattando la vita del suo amico per un regno che forse non arriverà mai? No aveva mica scritto ASINO sulla sua fronte.

“LASCIAMI ANDARE! O NE PAGHERAI LE CONSEGUENZE!”

“Chiuda quella sporca bocca!” ruggì colpendolo in pieno volto, sorrise quando il sangue macchiò i denti bianchi.

“Lasciami andare” sussurrò alzando il collo verso il biondo e scandendo bene le parole che vennero dopo, “prima che le budella del tuo caro servo macchino tutta la tua costosa camera da letto”

“Chiudi quella cazzo di bocca” sibilò, le unghie di Arthur che scavavano nella carne fredda dei polsi graffiati.

E fu silenzio.

“Sai all’Inferno ho visto tua madre, urlava così tanto, è colpa tua se ora è lì” il sorriso sulle sue labbra, “sarebbe stata un bel pupazzetto, come una di quelle prostitute che tuo padre portò su questo letto tanti anni fa-” prima che Arthur si rese conto di quello che stesse facendo, le sue mani si mossero d’istinto, sentì le ossa rompersi e il sangue caldo sulle suo nocche.

“AHAHAHA sì andiamo avanti così Re una volta e Re in futuro, ucciderai il tuo amico prima ancora che sia arrivato il suo tempo e quando precipiterà all’Inferno lo torturerò con le mie stessa mani” urlò sputando un po’ di sangue. Come Merlin ricominciò a schiamazzare, le porte si spalancarono rivelando i suoi cavalieri e un medico molto agitato.

“Per D-”

“NON PRONUNCIARE QUEL NOME! SPORCO ESSERE INUTILE CHE NON SEI ALTRO!” Urlò spalancando gli occhi e sputando ancora sangue sulle lenzuola bianche.

“Non mi sembra che qualcuno ti abbia chiesto niente” sputò il Re, gli sguardi sconcertati dei cavalieri puntati su di loro, “non state lì impalati! Ho bisogno d’aiuto qui!”

Gwaine fu il primo a muoversi, seguito da Percival il quale stringeva una catena fra le braccia possenti.

“Hai chiamato gli amichetti!? Sì, in più si è meglio è!” I cavalieri sussultarono allo stato del loro amico, guardarono Arthur in cerca di spiegazioni, ma l’unica cosa che videro suo volto furono rabbia e disprezzo per la creatura che stava abitando Merlin.

“Dobbiamo renderlo sicuro così che Gaius possa avvicinarsi” spiegò continuando a stringere i polsi del ragazzo, “qualcosa ha preso il controllo della sua mente, se non potremo fermalo dovremmo uccidere Merlin… Quindi vi consigli di sbrigarvi!”

E Merlin rise di gusto, “non pensavo di essere così popolare, caspita… Beh, finito quest’atto ne comincerà un altro, e inizierà con me in mezzo ai vostri cadaveri” spostò il suo sguardo su Gwaine che alzò lo sguardo verso il suo Re, che con ogni fibra del suo corpo cercava di resistere alle istigazioni di Merlin.

“Oh andiamo ARTHUR, stavo cominciando a divertirmi!”

Percival lanciò le catene oltre il letto, e fece cenno a Gwaine ed Arthur di prendere e tirare, “Leon ho bisogno di una mano qui per favore” disse indicando il suo fianco, Gaius rimase sulla soglia della porta con lo sguardo puntato a terra.

“LASCIATEMI ANDARE!”

In meno di pochi minuti il Demone fu legato strettamente, le catene non toccarono le costole danneggiate di Merlin e la ferita da cui traboccava ancora troppo sangue.                                                          
Gaius finalmente entrò nella stanza, sguardo sicuro e testa alzata.

Gli occhi di Merlin si strinsero, “Sì” sibilò, “a quanto pare sei ancora al mondo vecchio bislacco, l’ultima volta ce ti ho visto eri più informa”

“Gli anni passano anche per me Lucifero” disse posando la sua borsa sulla pietra.

“L-Lucifero… Quel Lucifero?” Chiese sconcertato il Re, portandosi le mani al viso, sapeva che il servo amava sfidare la morte, ma questa volta ci era andata troppo vicino!

“Il piacere è mio maestà, beh non proprio, ma è il pensiero che conta non è vero?” abbassò la testa come per fare un inchino, “che dici glielo dici tu o lo faccio io? In entrambi i casi mi divertirò un mondo” sorrise mostrando il sangue sui denti.

“Dio ti aiuterà ragazzo mio, abbi fede” scattò Gaius, aprì la sua borsa tirando fuori una boccetta piena di semplice acqua?   

“Non nominare quel traditore! Non pronunziare il suo nome!”

“Zitto, così ci penserai due volte prima di far cadere ancora un mio conoscente nel peccato” esordì.

Merlin si dimenò fra le catene, il tintinnio del metallo accompagnavano le preghiere del vecchio medico.

“Non questa volta! Non lo farai ancora! Lui morirà come è successo a tuo fratello! E a tua madre! AHAHAHAHAH È STATO COSÌ DIVERTENTE!” La risata di Merli riempì la stanza, il cuore del sovrano e dei cavalieri di strinse, Merlin stava per morire? Era questo il prezzo per la sua libertà?

“Ho tutto il giorno Lucifero”

“Io distruggerò la Terra e poi toccherà al regno dei Cieli e tutti quanti dovranno inchinarsi al mio volere!”

“Già sentita, avanti puoi fare di meglio” disse annoiato Gaius, come faceva ad essere così tranquillo quando la vita del suo pupillo era appesa ad un filo?                                                                            
Gaius alzò lo sguardo ed incontrò quello del suo Re, “non si preoccupi sire, ha una fissa per il melo-drammatico, come probabilmente avrete già sentito e notato”.

Con un grido di trionfo Gaius trovò un antico crocifisso di legno di quercia italiana, “non preoccuparti, come ho già detto non ho fretta ho tutto il giorno a differenza di te” mormorò Gaius stappando la boccetta. 

Arthur sussultò quando gli occhi di Merlin divennero neri e profondi come il peccato e il volto si contorse in una morsa raccapricciante.

“PERCHÉ IO SONO LUCIFERO, IL DIAVOLO IN CARNE ED OSSA!”

Il Re e i suoi cavalieri fecero un passo in dietro la paura insediata nei loro volti, mentre Gaius fece un passo avanti, munito di crocifisso, una piccola bibbia e l’acqua santa.

“Ti ho esorcizzato più di una volta non ho paura di te” avvertì stringendo la mascella del mago, “e mi occupo di tutti questi asini quando sono malati quando non vogliono prendere la loro medicina, farti ingurgitare questo non sarà un grande problema”.

La creatura gridò quando l’acqua scese giù per la sua gola, “SONO MORTI TUTTI QUANTI QUANDO LASCIAI I LORO CORPI- PERCHÉ QUESTO CUCCIOLO INDIFESO DOVREBBE FARE DIFERRENZA!?”

“La davvero nascosta bene, sono fiero di te Merlin” sussurrò all’orecchio del Diavolo con un sorriso sghembo, appoggiò la croce sulla fronte del giovane e la sua pelle cominciò a bruciare a friggere, la testa di Merlin si muoveva convulsamente nel letto, Gaius si voltò verso il suo giovane Re e gli diede un caldo sorriso, “sotto al vostro letto c’è una leva, potrebbe tirarla per favore?” chiese gentile, rimettendosi al lavoro.                                                                
Arthur annuì, si abbassò e vide la leva, la tirò e quando si rialzò c’era una un panello pieno di rune e altre scritte battute su pietra.

Gli occhi di Merlin si strinsero, “Sei furbo vecchio bastardo” sputò.

“Bada bene a come parli, o ti laverò la bocca con tanta di quell’acqua santa che pregherai Dio di farmi smettere” il vecchio aprì il suo libro e cominciò a sfogliare le pagine.

“EXORCIZAMUS TE, OMNIS IMMUNDUM SPIRITUS” cominciò Gaius ignorando completamente il grido di dolore che venne dalle labbra di Merlin.

“OGNI POTERE CHE CORRODE L’ANIMA, OGNI INCURSIONE DEL NEMICO INFERNALE, OGNI LEGIONE CHE HA PERSO LA VOSTRA RETTA VIA E SETTA DIABOLICA”

Il corpo di Merlin cominciò a muoversi convulsamente nel letto, i brividi scavano nelle sue ossa fragili, le urla agghiaccianti vibravano ogni volta che uscivano dalla sua bocca, tutto questo fece scendere le lacrime ad Arthur.

“SE È QUESTO QUELLO CHE VUOI SPIRITO CHE CORRODE L’ESSERE UMANO, È QUELLO CHE IL NOSTRO SIGNORE TI DARÀ, LASCIA QUESTO CORPO E TORNA NELLE VISCERE DEL TUO MONDO MONOCROMATICO DI NERO E ROSSO!”

Le catene cominciarono ad incrinarsi, come Merlin si dibatteva nel dolore più allucinante, e le urla isteriche riempivano la stanza.

“ALLA FINE IO SERVO LA VOSTRA CHIESA MIO SIGNORE, SERVO LA VOSTRA BONTÀ, LA VOSTRA SAPIENZA E IL VOSTRO AMORE! TI PREGO ASCOLTA IL NOSTRO CANTO!”

La schiena di Merlin si inarcò verso l’alto, le catene cedettero, le sue grida uscirono selvaggiamente dalla sua gola ad accompagnarle ci fu una nuvola nera che fu aspirata all’interno del pentagono di pietra, i vetri si ruppero e i pezzi di vetro caddero a terra. Anche il corpo inerte di Merlin crollò sul letto come una foglia secca in balia del vento.

La camera era tranquilla solo il respiro pesante dei cavalieri a riempirla.

Gli occhi di Merlin erano ancora chiusa, Arthur si avvicinò al letto e con un movimento fluido accarezzò la fronte sudata e fredda dall’amico.

“Merlin?” Chiamò con calma, “ho bisogno che tu ti svegli”

La fronte si corrugò e un basso gemito sfuggì dalle labbra del corvino, i suoi occhi si aprirono con lentezza, Arthur non aveva mai pensato che i suoi occhi erano così limpidi e puri.

“A-Arthur… S-sono così dispiaciuto…” ansimò socchiudendo gli occhi.

“E per cosa? Sono io che ti ho colpito” sorrise stringendogli la mano.

Come Merlin si stabilizzò Gaius cominciò il suo lavoro, rimise a posto le costole del ragazzo che svenne per il dolore, cucì la ferita e coprì tutto con bende pulite. Quando Gaius terminò il suo compito, ordinò ai cavalieri di portare Merlin nelle sue stanze, ma il Re li fermò.

“Le ferite di Merlin sono gravi, recupererà più velocemente se rimarrà qui” decise facendo uscire tutti quanti, Gaius gli lanciò un’occhiata di avvertenza.

Ma dopo tutto sarebbe andato tutto bene con Merlin che riposava sotto l’occhio vigile del suo amico.  

 

 

 

 

   
 
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