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Autore: RYear    28/01/2017    0 recensioni
Apocalisse.
«Quando non ci sarà più posto all'inferno, i morti cammineranno sulla terra.»
- Non credevo accadesse tutto alla lettera. O almeno speravo in qualcosa di meglio! Adesso li odio. Mi hanno portato via, di nuovo, una delle persone a cui tenevo molto.
- Hai ancora tuo fratello, Gwen. Goditelo finché puoi.
- Mi stai augurando di morire? - scherzò.
- Non lo vorrei mai.
- Da quel giorno ho capito una cosa, fin troppo evidente ormai. In questo mondo dove si rischia di morire ogni secondo, ci sono due opzioni: non c’è spazio per la speranza, per le emozioni. O semplicemente bisogna lasciarsi andare e vivere ogni momento finché si può.
- Opterei per la seconda.
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Mai avrebbe permesso al destino di vincere, di nuovo.
Non avrebbe rinunciato a lei, non sarebbe tornato ad essere il triste e solo guerriero.
- Adesso sei tu ad avermi salvata – sorrise mentre lottava per tenere gli occhi aperti e mettere a fuoco la sua figura.
- Non abituarti.
Gwen sorrise. Sorrise per il ritorno della sua voce, dei suoi banali e falsi modi bruschi, per il suo ritorno.
Era viva grazie a lui, e lo era in tutti i sensi.
Aprite se vi ho incuriositi! Buona lettura! ^^.
Genere: Azione, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daryl Dixon, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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MARITO E MOGLIE


- Cosa c’è, non ti ribelli più cara piccola Gwen?
Cominciava ad odiare quella voce, ma odiava ancora di più se stessa proprio per questo: che fine aveva fatto la Gwen forte e coraggiosa? Aveva davvero rinunciato alla vita, dopo tutto ciò che aveva passato?
Odiare Mick è dir poco, se ripensa a quello che avevano passato insieme, alla sua amicizia con Jason… tutte prese per il culo!
- Non hai più voglia di sbattermi al muro, Gwen? – continuava a chiamarla ma non voleva più sentir pronunciare il suo nome da lui.
Erano nella sua camera, la ragazza al muro e lui che continuava a prendersi gioco di lei, provocandola, baciandola, toccandola.
“Avanti Gwen, ribellati. Cosa ci fai qui impalata?”
Ma non riusciva a muovere nemmeno un muscolo, voleva soltanto che tutto finisse ed anche all’istante.
- Tranquilla non voglio farti del male, voglio soltanto scoparti. Per ora, almeno. Tempo al tempo, eh piccola?
Detto questo, la lasciò da sola e tornò a governare quella sua patetica cittadina fatta di spregevoli persone.
Come sempre, da due giorni a quella parte, quando usciva richiudeva la porta a chiave per impedire che scappasse: si era trasferita nella sua camera e non vi erano vie di fuga, persino le finestre erano sigillate.
Si sentì mancare l’aria e decise che, forse, sarebbe stato il miglior modo di uccidersi: impiccarsi.
Come corda avrebbe usato una serie di lenzuola, sì ma dove appenderle? Non vi era nemmeno una mensola alta abbastanza forte da reggere il suo peso.
Era senza speranze, sarebbe diventata pazza.
Poi la porta si aprì ed entrò una ragazzina più o meno della sua età, alta con capelli biondi, minuta e delicata.
- Sono venuta per portarle la colazione, signorina. E.. questi – le porse dei vestiti – il Signor Mick vuole che sia lei ad indossarli sta sera per la festa.
Festa? Quale festa? Voleva farle questa domanda ma, come al solito, non aprì bocca. Ormai aveva perso la parola.
- E’ molto fortunata, sa? Poche sono le donne che sono riuscite ad entrare qui dentro ed avere una relazione con lui, non sa quante lo vorrebbero!
Gwen la osservava schifata: povere idiote.
“Signor Mick” … “Lei è fortunata”, che ribrezzo.
L’unica fortuna che potrebbe ricevere in quel momento è il miracolo di morire, all’istante.
La signorina chiuse la porta ed andò via.
Doveva assolutamente escogitare un piano per fuggire di li, non poteva dargliela vinta.
Lei era Gwen, la guerriera.
Era un vestito a tubino di un rosso così acceso che faceva distogliere lo sguardo da quel suo livido verde sull’occhio ed i diversi graffi lungo le braccia.
Si guardò allo specchio: “Vedrai quanto sarai fortunato tu, sta sera, Signor Mick” pensò tra se e se sorridendo beffarda e aspettando la sera.
 
 
Per far sì che tutto andasse secondo i suoi piani, decise di indossare un paio di stivaletti e nascondere all’interno un coltello che, sempre secondo i suoi piani, con un po’ di fortuna avrebbe trovato in cucina.
Perché no nelle mutande? Perché quel viscido verme schifoso metteva le mani anche lì, semplice.
Era stanca, stanca di tutto questo e non vedeva l’ora di porre fine a questa tortura.
- Pronta, tesoro? – sorrise e per un attimo sembrò anche affascinante, se non fosse terribilmente schifoso con lei.
Fece un sorriso tirato, gli prese la mano ed uscirono dalla camera.
- Oh, sei così bella sta sera. Solo per me? Troppo gentile – fece scorrere le sue dita sulla sua pelle fino ad arrivare al sedere che strinse forte.
“Porco” pensò, ed in altre circostanze gli avrebbe dato una bella cinquina. Ma doveva mantenere la calma per non dare nell’occhio.
Lui si avvicinò alle sue labbra e la baciò, poi udì degli applausi.
- Alla coppia più bella di Dillenburg!
Cosa? Cos’era tutta questa messa in scena? E tutta questa gente?
Dillenburg? Così si chiamava quella orribile cittadina?
- Grazie ragazzi, troppo gentili. Non è davvero stupenda la mia donna, questa sera?
Le ragazze la guardavano invidiose e vogliose di essere al suo posto.
“Ve lo cederei volentieri”.
Quel verme non si era nemmeno degnato di anticiparle qualcosa riguardo questa “cena”.
Si trovavano in un enorme salone decorato stile anni ’80, con grossi lampadari di cristallo ed un lungo tavolo di legno con poltrone reali.
Lui sedette al capotavola, lei alla sua sinistra “Perché è il lato del cuore, ed il mio ti appartiene” aveva detto davanti a tutti, il che portò il seguito di lunghi “aaaaw, che carini” davvero vomitevoli.
Mangiò ogni portata con riluttanza, mentre gli occhi di lui la fissavano ad ogni sua mossa come a volerla divorarla. Quasi sembrava non vedesse l’ora di tornare in camera e sbattersela fino al mattino.
Schifoso.
Nel frattempo, con il suo fascino e charm ben accetti da tutti, intratteneva lunghe conversazioni che per poco lo rendevano anche affascinante, davvero.
Per un attimo si ricordò del Mick che aveva avuto a che fare alla prigione: dolce, disponibile, il principe azzurro che tutte vorrebbero. Ma questo che si ritrovava davanti era la brutta copia, la peggiore che potesse esserci.
- Non sto scherzando e non ho cattive intenzioni, non oggi – le sussurrò all’orecchio avvicinandosi a lei, cosa che le provocò non pochi brividi (paura o emozione?) – sei davvero bella e ti faccio i miei complimenti per essere riuscita a nascondere quella… cosa sull’occhio. Mi dispiace di esserne stato l’artefice, non volevo.
Le parve sincero, per un momento, ma poi si allontanò e lo guardò negli occhi: non riusciva più a vedere nulla di buono in lui.
Si alzò in piedi proponendo un brindisi: - A me ed alla mia amata Gwen che, purtroppo, in pochi avete avuto l’onore ed il piacere di conoscerla. Ma sapete come sono… geloso, delle mie cose.
Come osava rivolgersi a lei in quel modo? Lei non era un oggetto, non apparteneva a nessuno.
- Gwen… - scostò la sedia e si inginocchiò davanti a lei.
Oddio, non farlo ti prego, potrei vomitarti addosso.
- Mi faresti l’onore di essere la sposa di questo essere in ginocchio davanti a te?
Si guardò attorno: erano tutti commossi e la incitavano a dire di sì.
Annuì.
Perché? Sei diventata davvero pazza Gwen?! Hai decisamente segnato la tua condanna a morte.
Si rialzò e la baciò appassionatamente, cingendole la vita.
Poi le si avvicinò all’orecchio e sussurrò: - Oh cara, non te ne pentirai, vedrai.
Invece era proprio ciò che fece: pentirsi di quella scelta.
Perché era arrivata lì, a quel punto? Cosa voleva da lei?
- Scusate – si finse commossa ed emozionata – vado un attimo in bagno.
- Certo tesoro – bleah – ma, mi faresti un’ultima cortesia? C’è un pacco sul letto, indossa quelle. – sorrise quasi ironico.
Ricambiò con un sorriso tirato.
Doveva evadere di lì, era la sua occasione: ma non poteva sparire dal nulla davanti a tutta quella gente, e poi aveva gli occhi fissi di lui addosso.
Andò in cucina: vuota, fortunatamente. Prese la prima cosa appuntita che trovò davanti e se la infilò negli stivali.
Tuttavia, non poteva mica ucciderlo a tavola davanti ai presenti.
“Dannazione!”
Corse in camera per vedere cosa c’era all’interno di quel pacco: tacchi alti tacco 12 dello stesso colore acceso del vestito.
- Una schifosa bomboniera color sangue solo per te, Signor Mick!” – cos’è, aveva anche cominciato a parlare da sola, adesso?
Ma, il coltello? Cosa ne faceva adesso?
Si guardò attorno, doveva trovare una soluzione il più in fretta possibile.
Trovato! Sotto le coperte, non avrebbe mai curiosato lì sotto essendo roba di cui se ne occupavano le domestiche, perciò doveva ucciderlo sta notte e non oltre.
Tornò in sala, fede per sedersi ma la bloccò:
- No tesoro, io e te andremo a fare due passi. – le sorrise malizioso.
Terrore, è ciò che provò in quel momento. Aveva una tremenda paura: che avesse capito le sue intenzioni?
 
Si ritrovarono, mano a mano, nel maestoso giardino: quella era la prima volta che aveva avuto l’occasione di visitare la cittadina.
- Allora, cosa te ne pare?
Non rispose.
- In quanto mia futura moglie, sarai libera di girare per la città quanto ti pare e piace. Sempre sotto sorveglianza, ovviamente. Non vorrei mai che ti accadesse qualcosa, angelo.
Ora si erano appartati, la luce dei lampioni era soltanto un lontano spiraglio fioche.
Per l’ennesima volta si ritrovò con le spalle al muro, non ne poteva più di questa situazione.
Fece per scostarsi ma lui le bloccò il passaggio.
- Sai… - cominciò a toccarla, partendo dalla mano e salendo più su, sfiorandola con le dita – hai riconquistato la mia fiducia, Gwen, e con essa anche il mio cuore. Ma non ne sono poi così certo. – il suo respiro era pesante – ero sincero a tavola, o quasi. E’ vero, non ti farei mai più del male, ma la voglia di sbatterti è tanta e non riesco a reprimerla. – le morse il lobo dell’orecchio sinistro. Lei chiuse gli occhi per il brivido che quel gesto le provocò. Poi scese a baciare il collo – Era questo il tuo punto debole, vero? - la baciò. Puzzava di alcol, era ubriaco marcio ma riusciva a restare lucido. O almeno è ciò che sembrava. Erano parole dettate dal suo inconscio, forse? Quindi, davvero si era innamorato di nuovo di lei?
- Lo vedi questo? – indicò l’anello che le aveva dato poco prima – significa che ora sei MIA, mi appartieni e non sei di nessun altro – la baciò, ancora.
- L’ultima volta che hai tentato di uccidermi è stata una settimana fa, da lì non hai più mosso un dito. Che tu abbia capito finalmente chi comanda, oppure ti sei arresa ancora al mio fascino?
Le lacrime le pungevano gli occhi ma non voleva piangere, non davanti a lui.
- Oh andiamo Gwen, stiamo solo parlando! Non voglio farti del male, cazzo! – si allontanò frustato – non voglio che tu abbia più paura di me, porca puttana! Come posso rimediare? dimmelo!
- Morendo, ad esempio?
- Ah Ah Ah, non sei simpatica – si avvicinò paurosamente a lei, stringendole il collo con una mano – sappi che ti sto dando un’ultima opportunità. Non deludermi altrimenti puoi considerarti una donna morta.
La Gwen di un tempo avrebbe sopportato tutto questo e dato un’ultima chance a Mick, sperando di poterlo salvare e cambiare in qualche modo. Ma ora, ora che al posto del suo cuore c’era soltanto pietra, non poteva provare nessuna pietà.
- Ed ora – tornò a sussurrarle all’orecchio – torniamo in camera. Ho una bella sorpresa per te, sta sera.
 
 
Al di fuori di tutto ciò, il gruppo di Rick aveva assistito a quella scena fuori al giardino ed aspettava il momento giusto per attaccare.
Nel frattempo Gwen era in camera con Mick a passare una delle tanti notte in cui l’uomo si appropriava di lei e del suo corpo, della sua essenza, ma oggi era… diverso. Quasi, più dolce. Non le fece male né le diede pugni, schiaffi o altro.
Il tutto però puzzava di marcio, e Gwen aveva un cattivo presentimento.
Doveva reagire, adesso o mai più.

 


SPAZIO AUTRICE
Hola! Come promesso sono qui dopo una settimana. Allora? Un altro colpo di scena? Cosa ne pensate di Mick?
So che siete poche a seguire questa FF ormai andata a male ed è inutile chiedere di recensire perchè non avverrà mai ahahah spero vi sia piaciuto, alla prossima :)

R.

   
 
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