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Autore: courtofmiracles    28/01/2017    0 recensioni
Una breve storia riguardante la prigiona di Dantès nel castello d'If. Il giovane marinaio si ritroverà in prigione ingiustamente, lontano dalla fidanzata Mercedes e dal padre amato.
Genere: Avventura, Drammatico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Edmond Dantès. Forse codesto nome era maledetto, mi ripetevo. Forse ho chiesto troppo, riflettevo. Forse avevo bramato così tanto il cuore di Mercese che Dio aveva deciso di allontanarmi da lei, da mio padre, da tutto. Ma quanto sarebbe durato? Perché ero lì, in quella prigione, tra quelle mura umide e soffocanti? Avevo forse peccato desiderando di morire quando arrivai a questa che oggi è la mia gabbia? La mia vita era forse da punire? La mia felicità era forse troppa? Perché sì, ero felice: stavo per diventare capitano del _Pharaon_ ed ero prossimo al matrimonio con la bella Mercedes. Era forse troppa questa felicità? Avevo tutto ciò che un ragazzo potesse desiderare, tranne una cosa: la consapevolezza. Non sapevo perché ero lì. Non sapevo qual'era la mia colpa. Non sapevo niente. Non pensavo niente. Le mura della prigione soffocavano i miei pensieri già annebbiati dal pianto. Poco tempo prima la Felicità mi aveva avvolto col suo candido manto, adesso era l'Ingiustizia che mi avvolgeva: il suo manto era nero, come il buio impenetrabile che mi consumava la vista. E cosa potevo fare io, se non parlare con le tenebre? Dimenticai presto la mia identità, forse dimenticai anche Mercedes, mio padre, Danglars, Morell, Caderousse, dimenticai tutti, uno ad uno. Ma mai dimenticai cosa volevo compiere e cosa volevo essere. Non chiusi mai gli occhi davanti la morte, né davanti alla vendetta. Essa venne a farmi visita di notte, nell'ombra, quattordici anni dopo. L'Amore si era oramai ritirato nel profondo del mio cuore, la Felicità era china in un angolo a chiamare il mio nome, l'Ingiustizia era sul patibolo ed era prossima all'oppressione, l'Invidia era nascosta, quasi non si vedesse e infine vi era l'Infamia, essa rideva per ogni raggio di sole che penetrava dalle piccole grate, strette meno di un dito.
"Di prigione si può uscire" 
La Vendetta mi parlava, mi spingeva a prendere la sua mano e a vivere.
"Ricordi il tuo nome?"
In quel momento, a quella domanda così ovvia, l'abisso del dubbio si aprì. Ricordavo davvero chi ero? Ero un giusto o un peccatore? Non lo sapevo e non volevo saperlo. L'unica cosa che ricordo è il mio nome, codesto dannato nome che ha segnato il mio destino. Ma mi misi a riflettere: forse potevo provarci, forse sarei potuto scappare almeno mille volte e gettarmi in mare, avrei sicuramente raggiunto Marsiglia e sarei partito per Parigi con Mercedes, l'accampamento dei Catalani era appena alla costa. Scappo, prendo Mercedes e parto. E a Parigi avrei mandato una lettera a mio padre dicendogli di raggiungermi. Tutto qui caro Dantès, non è difficile. Ma la Vendetta? La bramavo a tal punto che non seppi resisterle, l'amore per lei era maggiore di quello che provavo per Mercedes. Sarei scappato sì, ma non senza essermi vendicato.
Di prigione si esce, ricordai a me stesso, e quando si esce di prigione e ci si chiama Edmon Dantès, ci si vendica. È ora di tornare a vivere, perché non provarci? Dopotutto bisogna aver desiderato morire per sapere quanto sia bello vivere.
   
 
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