Nick autore: Oducchan
Titolo: Nove piccoli tennisti
Fandom: Prince of tennis
Personaggi: Echizen Ryoma, Momoshiro Takeshi, Kaidoh Kaoru.... Sorpresa
Pairing: NN
Genere:  suspance, commedia?
Avvisi: NN
Rating: verde
Conteggio parole: 819
Note:
Scritta per il COW-T 7, prompt "paura"
 

 

Nel buio totale che avvolgeva gli spogliatoi della Seishun Gakuen, tre figure si aggiravano caute, quatte e circospette. Almeno finché la più alta delle tre non mise giù male il piede e non inciampò in una delle panche che affiancavano gli armadietti, provocando un terribile baccano.
-SSSSHHHTTT!- inveirono gli altri due, mentre il poverino saltellava e si comprimeva l’arto ferito e tentava di soffocare i propri guaiti di dolore.
-Momo-senpai, ci farai scoprire, così!- aggiunse la sagoma con il cappello, prima di voltarsi verso la porta per controllare che nessuno fosse in arrivo.
Momoshiro risposte soltanto con un susseguirsi di piagnistei, al che il terzo componente del terzetto (Kaidoh), non gli assestò una poderosa gomitata tra le costole che lo fece definitivamente piegare in due.
-Falla finita, razza di cretino- gli intimò con un sibilo –Giuro che se per colpa tua…-
La voce gli morì in gola, quando improvvisamente il silenzio fu rotto da un rumori di passi lungo il corridoio, che dalla scuola portava alla loro clubroom. Prima leggeri, e distanti. Poi sempre più vicini.
-Merda- sussurrò tra i denti Echizen, facendo un passo in dietro dalla porta –Presto, nascondetevi!-
Nessuno degli altri due se lo fece ripetere due volte: Momo si tuffò nel locale docce, Kaidoh corse a rinchiudersi nella stanzetta che faceva da ripostiglio per l’attrezzatura. Ryoma si guardò un po’ attorno, indeciso sul da farsi, poi aprì uno degli armadietti e ci si tuffò dentro, chiudendo l’antina giusto un secondo prima che la serratura scattasse e la porta si aprisse, proiettando un sinistro cono di luce sul pavimento.
I passi si fermarono. Poi ricominciarono, facendosi man mano più vicini al luogo in cui era nascosto, e Ryoma trattenne il fiato, sbirciando dai fori presenti sull’anta la figura che avanzava nel buio e li cercava, muovendo una torcia per illuminare gli angoli bui.
Finalmente, dopo minuti che parvero durare ore, l’individuo si allontanò. Echizen trasse un respiro di sollievo, riassestandosi il cappello sul capo; ma il rilassamento ebbe breve durata, quando alle sue orecchie giunse la voce di Momo-senpai.
-Che cosa… no, aspetta, parliamone… ti prego, non… AAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHH!-
Rapido come un fulmine, Ryoma spalancò l’armadietto e saltò per terra, scattando immediatamente verso la porta per guadagnare la libertà, senza pensarci due volte. Le urla di Momoshiro ovviamente lo ferivano, ma non era di certo colpa sua se il suo senpai era stato tanto sciocco da farsi scoprire così in fretta. E il suo sacrificio non sarebbe stato vano. Mada mada dane!
Prima che potesse raggiungere i campi e quindi uno spazio aperto che gli potesse consentire di nascondersi meglio e chiamare aiuto, tuttavia, un ostacolo si frappose nella sua corsa e lo fece ruzzolare malamente al suolo, sbucciandogli entrambe le ginocchia. Quando si raddrizzò per capire che fosse successo, per poco non si mise a strillare a sua volta, constatando di essere inciampato nel corpo inerte di Oishi-senpai, riverso malamente a terra e con lo sguardo vitreo e freddo puntato direttamente su di lui. Poco distante giaceva Eiji-senpai, che rantolava in preda agli ultimi spasmi e tentava inutilmente di smozzicare la sua catchphrase. Inorridito, si ritrasse a carponi, col risultato di finire dritto sulla schiena di Kawamura-senpai, il quale giaceva lungo e tirato per terra e con la bocca sporca di sangue, la racchetta ancora –inutilmente- stretta in pugno.
Prima che potesse assimilare l’accaduto e di trovarsi di fronte a una strage dei suoi compagni di squadra, una mano si posò sulla sua spalla, facendolo raggelare con uno strillo molto molto poco principesco. Fu un attimo: con le ultime forze, tentò di divincolarsi, ma contro l’avversario ogni difesa era vana. Finì immobilizzato contro un pilastro, e un beverone di un colore ignominioso gli venne prontamente versato giù per la gola.
 
Inui punzecchiò ancora una volta con un bastoncino la sua ultima vittima. Costatando che non ci fossero reazioni, prese un ulteriore appunto su uno dei suoi quadernetti, e tornò ad infilarsi il telefonino tra l’orecchio e la spalla, tornando a parlare con il suo più fido collaboratore.
-Renji. Il nuovo drink sembra essere un po’ troppo efficace. Penso dovremo diminuire la percentuale di digitale e aumentare invece i carotenoidi. No, non c’è più bisogno di trattenere Tezuka-kun, penso che tu possa chiedere a Yukimura-kun di calmare Sanada-kun. I dati che ho raccolto sono sufficienti- commentò, ricontrollando le sue ultime annotazioni. Poi, lasciato il quaderno sull’erba, prese Ryoma per la caviglia e lo iniziò a trascinare verso un punto meno visibile –L’unica nota è che dovremo cambiare soggetti per la sperimentazione. I miei compagni di squadra ormai hanno troppo timore e diventa sempre più… Difficile, sottoporli ai test. Come dici? Mizuki-kun ha detto che è disponibile a farci provare con i suoi? Eccellente. Allora a domani. Ii data-
E con ultimo sbarluccichio delle sue lenti alla luce del sole, Inui chiuse la conversazione, prima di gettare Ryoma nella pigna di (probabili) cadaveri che stava accumulando nello spogliatoio.