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Autore: taleasoldastime    30/01/2017    3 recensioni
"Filare è sempre stato il mio passatempo preferito.
Mi ricorda i vecchi tempi, di quando io e le mie zie, durante ogni giornata di pioggia, di sole o di neve, ci chiudevamo in casa e con il filatoio lasciavamo che le nostre mani scorressero agili lungo la paglia.
Loro mi lasciavano filare con piacere; mi dicevano che quello sarebbe stato il mio lavoro una volta diventato grande. Dicevano che filare aiutava a dimenticare."
Un salto nel passato di Rumpelstiltskin introdotto nella mia versione rivisitata della "Ladder Scene" nella 1x12 (Skin Deep)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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how to love.


​Filare è sempre stato il mio passatempo preferito.

Mi ricorda i vecchi tempi, di quando io e le mie zie, durante ogni giornata di pioggia, di sole o di neve, ci chiudevamo in casa e con il filatoio lasciavamo che le nostre mani scorressero agili lungo la paglia.

Loro mi lasciavano filare con piacere; mi dicevano che quello sarebbe stato il mio lavoro una volta diventato grande. Dicevano che filare aiutava a dimenticare.

Ed io ne ero così convinto, che un bel giorno mi resi conto che aveva funzionato.

Cos'è che stavo cercando di dimenticare?

Quella era la domanda che mi sorgeva ogni volta che allontanavo le mani dal filatoio. Ricordo il modo in cui restavo a guardarmele, ricordo l'espressione corrucciata che si dipingeva sul mio volto quando mi sforzavo con la mente di vagare tra i ricordi, ma non rammentavo assolutamente niente.

Quando crebbi e divenni ormai ragazzo, le mie zie morirono, una dietro l'altra. Rimasi solo in quella casetta di legno e paglia, e la mia unica ricchezza era un filatoio in legno di quercia.

Non passò molto tempo prima che decisi di andarmene a vivere altrove.

Magari avrei provato a vendere quel marchingegno per ricavarne dei soldi, pensavo.

Ma poi cosa ne sarebbe stata della mia vita? I ricordi che avevo accuratamente rimosso dalla mente sarebbero riaffiorati, senza alcuno scrupolo.

Così, vissi per qualche tempo in una rudimentale capanna costruita da me, a qualche passo da un villaggio molto piccolo assieme al mio arcolaio. Gli unici ricordi che ho di quel luogo sono quelli che ho voluto mantenere intatti.

Nonostante tutto quel paesino non mi dispiaceva, era pieno di gente cordiale, come quella ragazza che andava sempre al pozzo a prendere l'acqua..

Ricordo ancora come era vestita: una veste marrone, sgualcita nel tempo e stracciata sulle maniche per gli indegni lavori che suo padre le ordinava di portare a termine.

Era sempre gentile con me. Lo era davvero così tanto che per un periodo pensai che fosse interessata a me.

Si fermava a parlare con me ogni volta che raggiungeva il pozzo. Ricordo che era persino disposta a sorbirsi la ramanzina del padre pur di stare un altro po' in mia compagnia.

Ricordo poco delle nostre chiacchierate, credo di averle volute dimenticare di proposito.

Passai un anno in quella capanna.

Il mio soggiorno finì in quella lontana notte in cui io e la ragazza decidemmo di fuggire assieme. Lei aveva detto di amarmi, io le avevo risposto che per me era la stessa cosa, anche se in realtà nessuno mi aveva mai insegnato davvero cosa fosse l'amore.

Trascorremmo una lunga settimana in viaggio nella foresta fin quando non scorgemmo in lontananza un altro piccolo ma accogliente villaggio. Decidemmo di stabilirci lì, dove l'atmosfera sembrava essere calma.

Lì restammo per i successivi dieci anni.

Eravamo entrambi due adulti ormai, la mia donna era riuscita a guadagnarsi un lavoro come infermiera del villaggio, io come filatore.

Eravamo due persone in gamba. Ricordo solo questo, il resto decisi di dimenticarlo.

Lei diceva di amarmi, me lo ripeteva ogni giorno, sempre con meno convinzione.

Io dicevo che era lo stesso per me, ma ne ero sempre meno convinto, non avendo conosciuto ancora nessuno che mi avesse insegnato cosa fosse l'amore.

Qualche tempo dopo dissi alla mia compagna che dovevo partire per una commissione e che sarei tornato tre giorni dopo.

La salutai una mattina presto, quando il sole stava appena sorgendo. E lei, dopo avermi dato il cestino con le provviste, mi salutò con un bacio.

Partì subito dopo e mi avventurai nella foresta.

Le avevo mentito.

In realtà non stavo andando in un villaggio per una commissione: stavo andando a comprarle un anello di fidanzamento.

Viaggiai un giorno e una notte prima di raggiungere il tanto agognato villaggio. Giunto lì mi apprestai a comprare da una bottega un anello di argento per cui pagai tutti i miei averi.

Non avendo soldi per una locanda, mi accampai ai margini del bosco e ripartii il mattino dopo, trascorrendo un altro giorno pieno nella foresta.

Arrivai a casa la sera del terzo giorno e corsi subito ad abbracciare la mia compagna.

Quella sera cucinai il pasticcio di carne che lei amava tanto. Qualche minuto dopo la cena, mi inginocchiai di fronte a lei e le mostrai l'anello.

Di quello che successe dopo non ricordo più nulla.

Ci sposammo in primavera, nella foresta. Fu una breve cerimonia.

Qualche mese dopo eravamo in pessime condizioni economiche, e per questo mi arruolai nell'esercito per combattere durante la guerra degli orchi.

Non ho ricordi felici nel campo di addestramento. Ricordo solo che venni a sapere della gravidanza di mia moglie, così mi ferii volontariamente un piede e fui rispedito a casa.

Al mio ritorno a casa mia moglie aveva già partorito.

Aveva una faccia sconvolta. Pensavo che fosse felice di rivedermi; le avevo portato anche un mazzo di fiori che avevo raccolto durante il viaggio di ritorno.

Nel momento in cui mi avvicinai mi guardò con uno sguardo sprezzante e mi diede in braccio nostro figlio, uscendo dalla nostra piccola casa.

Ma io volevo solo che mio figlio crescesse con entrambi i genitori al proprio fianco, niente più, niente meno.

Quello fu il giorno in cui nessuno più smise di deridermi.

Quello fu il giorno in cui la persi per sempre.

Questo però non sono mai riuscito a dimenticarlo.

_______________________________

Belle richiuse il diario in cuoio che aveva trovato sul tavolo della biblioteca, e lo lasciò cadere come fosse ardente.
Non poteva credere di averlo fatto davvero.
Non poteva credere di aver letto un qualcosa di così personale.

Tuttavia il diario era lì, aperto davanti a lei, ordinato e scritto in una calligrafia così perfetta che le era sembrato un libro.
Si era lasciata andare e aveva poggiato lo straccio che stava usando sul tavolino, così da potersi accomodare sulla sedia e leggere meglio.

Ma nel momento in cui i suoi occhi lessero la prima frase, si rese conto che quello non poteva essere un semplice libro.

Aveva avuto del tempo per riflettere sulla cosa giusta da fare, ma una parte di lei bramava dal desiderio di conoscere meglio l'uomo che la teneva prigioniera da mesi.

Perché il passato di Rumpelstiltskin le sembrava così losco e misterioso, così pieno di segreti e di aneddoti bizzarri.

E invece si rese solo allora conto che, nonostante tutto, lui era un uomo come altri.

Era un uomo che aveva vissuto, che aveva incontrato l'amore senza riconoscerlo, un uomo che aveva fatto sacrifici e che aveva sofferto.

Un uomo che aveva imparato a voltare pagina e dimenticare per andare avanti.

Un uomo che nonostante il dolore aveva imparato a crescere da solo.

Adesso Belle piangeva e tremava; con una mano si copriva la bocca, incredula, toccata nel profondo dalla struggente storia che aveva appena letto.

Una storia reale, non come quelle che vengono raccontate nei libri.

Le lacrime che le solcavano le guance, corse giù per le scale e raggiunse il salone.

"Rumpel-" si fermò di colpo sull'ultimo scalino, quando vide l'uomo seduto al filatoio che incrociava i suoi occhi arrossati dalle lacrime.

"Che hai combinato?" si alzò immediatamente dal filatoio e si avvicinò alla ragazza, squadrandola dalla testa ai piedi, avendo notato la sua condizione.

"Io giuro che non... giuro che non-" provò a dire lei, guardando in basso e cercando di riprendere fiato.

"Giuro che non...?" disse di nuovo lui. Il suo sguardo adesso più che accusatore era incuriosito, quasi preoccupato.

"Giuro che non..." riprese Belle, alzando lo sguardo verso il suo viso, passandosi una mano sulla guancia per asciugarsi le ultime lacrime rimaste.

"Giuro che non perderò mai più così tanto tempo in biblioteca quando è ora di fare pulizie" disse tutto d'un fiato, sistemandosi il vestito con le mani.

"Ora se mi permettete.." sussurrò congedandosi e dirigendosi verso le grandi finestre della sala principale, sotto lo sguardo confuso di Rumpelstiltskin che era rimasto immobile davanti alle scale.

Nel momento in cui tornò a sedersi per filare la paglia, la ragazza si era già procurata una scala abbastanza alta per raggiungere le alte imposte.

Restarono in silenzio per qualche minuto, quando Belle non potè fare a meno di girarsi a guardare Rumple che filava, più velocemente del solito.

Restò ad osservare le sue lunghe dita affusolate che sfioravano con destrezza la paglia la quale cominciava a brillare al suo tocco.
Si concentrò sulle sue braccia esili che si muovevano lente, e le sue gambe fasciate da quei pantaloni scuri che seguivano il ritmo della filatura.
Osservò con quanta concentrazione i suoi occhi fissavano il fuso, con quanta impeccabilità non sbagliava neanche un movimento.
Restò incantata per svariati secondi, inebriata da quella combinazione di movimenti ipnotici.

Poi, un secondo dopo, non riuscì a fare a meno di aprir bocca.

"P-perché continuate a filare?" disse, conoscendo già la sua risposta.

Rumpelstiltskin alzò lo sguardo davanti a sé, smettendo di filare improvvisamente.
Nessuno mai gli aveva posto una domanda del genere. Nessuno mai aveva mostrato interesse per quello che faceva.

"Mi aiuta a dimenticare." rispose lui, con un filo di voce.

E fu un attimo. Era bastato ammetterlo, dirlo ad alta voce.
Tutti i suoi ricordi gli erano riaffiorati alla mente. Lo colsero alla sprovvista, colpendolo dritto in petto, scuotendo il suo cuore che era fermo da anni.

Non riusciva a respirare. Ora ricordava.

Ricordava di essere stato abbandonato da suo padre quando era piccolo, ricordava di essere stato deriso da tutta la gente del villaggio in cui viveva.

Ricordava le lunghe litigate con Milah al pozzo, quando per sbaglio inciampava sulla sua veste dandogli la colpa.

Ora ricordava il nome di sua moglie.

Ricordava gli insulti che gli erano stati scagliati come pietre affilate sulla pelle; ricordava il modo in cui veniva trattato da Milah anche prima di diventare sua moglie.

Ricordava gli anni di inferno che aveva passato assieme alla sua compagna in quella casetta nel nuovo villaggio, sempre al centro dell'attenzione di tutti.

Codardo, debole, perdente.

Ricordava il suono aspro e tagliente delle grida di Milah contro di lui.

Ricordava la sua reazione quando le aveva chiesto di sposarla, ricordava il momento in cui, invece di essere felice del loro futuro assieme lei gli aveva buttato addosso l'anello, arrabbiandosi per aver speso tutto quel denaro inutilmente.

Si ricordava anche di quando, il giorno dopo, lei gli aveva chieso scusa, accettando la sua proposta.

Si ricordava di averla amata e di aver amato anche tutti i suoi difetti, ma si ricordava anche di essere arrivato ad odiarli nel giorno subito dopo il loro primo incontro.

Ricordava di essere rimasto con lei perchè convinto di non potere avere di meglio, perchè se lui l'avesse lasciata non solo sarebbe rimasto il codardo del villaggio, ma sarebbe diventato il codardo del villaggio che ha abbandonato sua moglie.

Continuava però a ricordarsi che, in tutto quel tempo, ancora nessuno gli aveva insegnato ad amare.

Si girò verso la ragazza, il cui sguardo era confuso ed incuriosito dalla situazione.

"Io..." rispose Rumple, dopo qualche secondo che gli era sembrato infinito.

"Credo che abbia funzionato." mentì lui, con un filo di voce, senza staccare lo sguardo dalla ragazza.

E quando Belle rise, in quel breve lasso di tempo, Rumple trovò risposta a tutto.

Alle domande, ai dubbi che lo tormentavano da tutta la vita, alle insicurezze, ai rimpianti, alle paure.

Rumple trovò risposta in lei, nella ragazza che gli ronzava intorno da mesi, nella ragazza che passava la maggior parte del tempo a leggere e a raccontargli storie, la quale gli aveva garantito un per sempre e alla quale aveva promesso sicurezza e protezione.

La ragazza che, involontariamente, gli aveva insegnato ad amare.

 

  
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