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Autore: SandraJPerkins    01/02/2017    0 recensioni
Un viaggio. Il viaggio. Andare avanti, tornando indietro di secoli. Conoscere l'amore, odiandolo.
Lei è Elisabeth, piena di contraddizioni, alla ricerca di sentimenti e sensazioni vere.
Ghiaccio nel cuore. Indifferenza negli occhi.
Fiducia per nessuno. Appassionato solo per sé stesso, ma costretto a fronteggiare un uragano in biblioteca.
Lui è Percy, disincantato e cinico, ma da un forte senso dell'onore e voglia di amare. Solo che deve ancora scoprirlo.
Genere: Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Storico
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Bedfordshire, Bedford 2006

«Orario di chiusura?»
«Si Elizabeth, oramai il vecchio bibliotecario è morto e io non ho intenzione di darti carta bianca come faceva lui. Potevi essere anche la sua pupilla, ma ora sono io che comando e dovrai rispettare le mie regole!»
«Vecchio bibliotecario? Mie regole? Il Signor Young era IL bibliotecario. Nella tua misera vita per quanto tu voglia provarci non sarai mai alla sua altezza. Per quanto riguarda le regole ho il motto che vanno infrante, se oggettivamente sbagliate.»
«Sei un’insolente Elizabeth!»
« E tu sei un pallone gonfiato che è riuscito ad aggiudicarsi questo ambito posto di lavoro solo tra inganni, sotterfugi e raccomandazioni. Ora capisco perché la lettura è sottovalutata e la cultura è in decadenza, se sono tutti come te acculturarsi diventa illegale!»
«Elizabeth!» paonazzo in viso continuò, non nascondendo di essere stato mortificato nel profondo e sputacchiando sulle doppie « non osare continuare. Una lingua come la tua dovrebbe essere recisa. Se tu vivessi nell’epoca che tanto ami leggere saresti oggetto di ripudio e derisione.»
«Allora sono fortunata, Robert, di vivere nel XXI secolo e non nell’800, così posso dirti apertamente che omuncolo tu sia senza dover essere oggetto di derisione, ma soltanto di acclamazione
«Ora ne ho abbastanza» Robert sembrava sul punto di avvampare «se non vuoi andartene sarò costretto a chiuderti dentro.»
Con una tranquillità che disarmò e al contempo imbestialì Robert, Elizabeth disse «fa’ come ti pare» e gli voltò le spalle andandosi ad accomodare nell’unica poltrone che volgeva le spalle all’interlocutore, spiegando il libro che stava leggendo sulle proprie gambe, assumendo un atteggiamento disinvolto.
Robert non poté sopportare oltre se voleva rimanere padrone di sé; quell’arrogante di Elizabeth voleva sempre l’ultima parola, questa volta l’avrebbe accontentata. Prese il suo giubbotto color fango, ormai fuori moda da qualche anno, con la mano libera afferrò il voluminoso mazzo di chiavi e uscì velocemente, in modo da non dar adito ad Elizabeth a ripensamenti. La sua sfacciataggine qualcuno doveva pur placarla e Robert si eresse a giudice supremo nel momento in cui infilò la chiave più massiccia e lunga delle altre nella toppa; lentamente girò la prima mandata.
Attese, sperando nelle suppliche di Elizabeth.
Silenzio.
Lo scatto di un secondo giro.
Silenzio.
Terza mandata.
Silenzio.
Sfilò le chiavi dalla toppa facendo attenzione di far più rumore possibile.
Silenzio.
Sbatté i piedi violentemente a terra fino a diminuire d’intensità, come se si stesse allontanando.
Silenzio.
Un rumore simile ad un ringhio gli graffiò la gola, le sue orecchie sarebbero state capaci di cuocere un uovo, talmente erano infuocate, d’altronde questo era il segnale che il sangue gli ribolliva a 100 gradi.
Si allontanò, credendo che l’indomani mattina avrebbe ricevuto delle sentite scuse da Elizabeth e riuscì in questo modo a placare superficialmente il suo animo.
Fece scattare la serratura della sua poco confortevole Ford Fiesta complimentandosi con se stesso per questo gesto da “vero uomo”.
“Sarò io colui che domerà quella bisbetica, sono l’unico che può farlo”.
Tra complimenti e ammirazione rivolti a se stesso si allontanò dal luogo del misfatto compiaciuto e sorridente.

   
 
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