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Autore: SilverWolf23    02/02/2017    1 recensioni
Questa storia è liberamente ispirata agli avvenimenti narrati nella puntata 25 di Death Note. La psicologia dei personaggi non rispecchia del tutto quella degli originali. Spero vi piaccia e mi facciate sapere cosa ne pensate, buona lettura!
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: L, Light/Raito | Coppie: L/Light
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La pioggia cadeva fitta e gelida quel pomeriggio, la sua inesorabile discesa levigava ogni cosa.
L si trovava sul tetto da ore ormai, l’acqua e il freddo gli erano penetrati fino alle ossa al punto da non percepire più il suo corpo, ma lui continuava a camminare come se nulla fosse. Aspettava. Pensava.
<< E così tutto finirà in questo modo. Tra poco morirò >> sussurrò tra le labbra, non rivolgendosi a nessuno in particolare.
L aspettava di morire, era certo che Light lo avrebbe ucciso quel giorno stesso, non era mai stato più sicuro di qualcosa in vita sua. Ma in fondo cosa rappresentava per lui la morte? Lui, che in fondo non aveva mai vissuto. L aveva lasciato che il tempo scorresse senza riuscire ad afferrarlo, mai. Dotato di straordinarie capacità aveva deciso di usarle per combattere il crimine, era diventato un detective. Ma non perché provasse un qualche interesse a salvare vite o a far trionfare la giustizia. Lo faceva per combattere la noia. Essa era il suo principale nemico e l’unico modo per sconfiggerla era cercare menti che potessero impegnare la sua abbastanza a lungo. La noia era la principale costante della sua vita, e non solo della sua.
Ma tutto ciò ora non aveva più importanza, si era spinto troppo oltre. Aveva trovato un avversario in grado di sconfiggerlo: Kira, ovvero Light Yagami. L aveva già da tempo risolto il caso, ma servivano ancora alcune prove. Ma in realtà la questione era un’altra: non voleva perdere quell’avversario. La sua vita senza di lui sarebbe ritornata quella di prima, una immobile apatia. Ma in questo modo la morte sarebbe giunta per mano del suo nemico, Kira non avrebbe esitato.
Ma Light rappresentava più di questo, era l’unico amico che L avesse mai avuto, era la sola persona che lo comprendesse e il detective non era ancora riuscito a decidere se fosse una cosa buona o cattiva. Soprattutto quando era con Light L non era solo. L non era annoiato. Quando era con Light L viveva, viveva per la prima volta nella sua esistenza solitaria.  E questo gli piaceva. Light gli aveva insegnato a vivere e forse… ad amare. Quello che L provava per Light era un sentimento molto simile all’amore anche se questo L non lo aveva ancora compreso.
Ma tutto ciò stava per finire. L sarebbe morto, quello stesso pomeriggio probabilmente.
L moriva perché non aveva voluto distruggere l’unica persona che lo avesse fatto sentire vivo. Aveva preferito fosse lui ad ucciderlo. Ma forse ora ci stava ripensando. Non voleva abbandonare la vita proprio ora che l’aveva scoperta, ma non c’era modo di incastrare Light. Con il suo sacrificio L dava la possibilità ai suoi successori di sconfiggere Kira. Ma perché? Cosa importava ad L della giustizia? Perché doveva sacrificarsi per una massa di persone sconosciute e di nessun interesse per lui? No, non voleva farlo.
Ma ormai era troppo tardi, la sua condanna era stata firmata.
L salì sul cornicione del tetto e cominciò a camminare su quella superficie liscia e scivolosa a causa della pioggia. Sotto di lui centinaia di metri di vuoto.
L’unica cosa che poteva fare era scegliere lui stesso come morire.
Improvvisamente udì il suono forte e distinto delle campane. L sapeva che da quell’altezza e con il rumore della pioggia non era possibile udire alcuna campana. Ma L continuava ad ascoltare. Erano le campane che sentiva all’orfanotrofio di Londra. Non avrebbe mai dovuto abbandonare quella città. Quelle campane suonavano per lui.
L staccò un piede dal cornicione e lo sporse oltre il bordo del tetto. Chiuse gli occhi pronto a lasciarsi cadere nel vuoto.
Rumore di passi sulle scale. Il cuore di L sussultò come qualcuno che si risveglia da un incubo. Riaprì le palpebre e scese velocemente dal cornicione.
Era Light. Kira non avrebbe permesso a nessuno di negargli la vittoria completa.
Light gli stava urlando qualcosa ma L fece per due volte cenno di non sentire fino a costringerlo a unirsi a lui sotto la pioggia.
<< Che stai facendo, Ryuzaki? >>
<< Niente, non sto facendo assolutamente niente di particolare. Ascolto il suono delle campane >>
<< Le campane? >>
<< Già. Oggi devo dire che fanno davvero un baccano assordante >>
<< Io non sento niente… >>
<< Dici sul serio? È impossibile ignorarle >>
Light lo guardò fisso cercando di capire cosa stava dicendo. Era zuppo d’acqua e presto la sua camicia bianca si gli si appiccicò addosso come una seconda pelle. Tremava per il freddo.
L continuò: << Dev’essere una chiesa, forse c’è un matrimonio o forse… >>
<< Ma che stai dicendo Ryuzaki? >> urlò di scatto Light. Improvvisamente la sua espressione cambiò, abbassò la testa, cominciò a mordersi il labbro inferiore e a stringere i pugni.
Rimase immobile così per quello che a L parvero alcuni minuti.
<< Ryuzaki, io… >> non riuscì a terminare la frase e per nascondere le lacrime lo strinse improvvisamente a sé. Le braccia di L circondarono la schiena di Light cercando di calmare i suoi tremiti di freddo e di dolore. Nessun rumore usciva dalla sua bocca, solo il suo corpo era scosso da improvvisi sobbalzi. La sofferenza non ha un suono.
Come poteva Kira piangere per la morte del suo avversario? Light non voleva perdere l’unica persona che amava e che sarebbe mai riuscito ad amare. L lo strinse finché non si calmò. Afferrò il viso di Light tra le mani e ne baciò dolcemente la fronte, gli occhi, il naso infine posò le labbra sulle sue. La pioggia continuava a cadere lavando via in fretta le lacrime dal suo viso. Light non voleva perderlo, lo amava, avrebbe voluto salvarlo, ma era troppo tardi. Il suo piano non prevedeva ripensamenti.
Si baciarono per molto tempo sotto quella pioggia incessante fino a quando da sotto di loro giunsero delle grida concitate e Light riuscì a distinguere voci che urlavano il nome di Watari. Allora cominciando a respirare affannosamente per nascondere il martellio improvviso del suo cuore, strinse Ryuzaki a sé con tutte le sue forze sentendo le braccia dell’altro serrargli le costole. Rimasero così abbracciati fino a quando un’ombra scusa comparve alle spalle del detective.
Light premette la nuca di L contro la sua spalla trattenendo il respiro.
Sentì il corpo di L pervaso da un violento spasmo e le sue braccia perdere forza, il corpo di L si abbandonò contro il suo, come un ramo verde che staccato dalla pianta non riceve più linfa.
Light delicatamente lo posò a terra, vicino al mucchietto di polvere che era diventato Rem, facendogli scudo dalla pioggia con il suo corpo. L aveva ancora gli occhi sgranati e con le ultime forze accarezzò ancora una volta la guancia del suo assassino tentando di articolare qualche parola.
<< Ti… ringra…zio >>
Light afferrò la sua mano ormai priva di vita mentre L emetteva un ultimo profondo sospiro prima di chiudere gli occhi per sempre.
Fu in quel momento che Light udì le campane. Non era solo una, ma erano centinaia, centinaia di campane che suonavano incessantemente e penetravano nel suo cervello. Ogni battito era una pugnalata gelida. Una tempesta di rimbombi esplose dentro la sua testa. Light, stringendosi al petto il corpo di L, urlò al cielo il suo dolore.
 
   
 
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