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Autore: Freya Dakets    03/02/2017    0 recensioni
In una cittadina come tante ci sono due case come tante, una di fronte all'altra. E due finestre, anch'esse una di fronte all'altra, conducono alle camere di due ragazzi molto diversi.
Layla McNear ha un passato felice alle spalle. La sua vita era perfetta, finché in una sola notte il suo mondo non è collassato su se stesso prima del previsto.
Shawn Anderson è un ragazzo costantemente arrabbiato con il mondo, una di quelle persone alle quali non importa mai abbastanza di nulla. Ma un tempo non era così.
"Sai che da bambini Shawn era innamorato di te?"
"Sì, ma adesso le cose sono cambiate."
"Ti sbagli. Certe cose non cambiano. Certi sentimenti fanno a botte con il destino, e vincono. Certi sentimenti si piegano, ma non si spezzano. Certi sentimenti sono più forti del tempo e della distanza."
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Il mondo sfreccia fuori dal finestrino dell'auto.
Gli auricolari nelle orecchie suonano la stessa musica che ascoltavo ieri, la stessa che ascoltavo la settimana scorsa e la stessa di un mese fa, come se il mondo fosse sempre lo stesso. Ma adesso tutto è diverso. Ho sempre pensato a quanto fosse curioso il fatto che un avvenimento potesse essere capace di sconvolgere completamente la vita di una persona mutandola radicalmente e a come per il resto del mondo, in realtà, non fosse cambiato nulla. Lo trovo ingiusto e al tempo stesso consolatorio. Consolatorio perché se tutto il mondo fosse stravolto da un singolo avvenimento, se ogni individuo ne risentisse sul serio, la vita sarebbe molto più drammatica di quanto già non sia. Ingiusto perché, a volte, egoisticamente, vorrei qualcuno che condividesse il mio dolore. Qualcuno che mi capisse veramente.
Zia Katy, seduta sul sedile anteriore del passeggero, si volta un istante verso di me, rivolgendomi un debole sorriso. Anche lei sta soffrendo, lo so bene. Sua sorella è morta in un incidente stradale. Eppure, nonostante proviamo entrambe un dolore immenso, non è lo stesso dolore. Il dolore è soggettivo. Ed io sento di non poter essere compresa. Non per la morte di mia madre. Non per quella di mio padre. Non per la vita di mio fratello, Nate, appesa ad un filo. Perché non è giusto che la vita di un ragazzo di quattordici anni sia legata ad una macchina. Non è giusto che perda così il tempo della sua vita.
Gli esseri umani sono così fragili, la loro vita è così fallace, la loro intelligenza così limitata, eppure, ciò che ci rende grandi, sono le emozioni. Non siamo altro che una miscela eterogenea di emozioni che si rincorrono tra loro.
L'auto guidata da zio John si ferma davanti ad una villetta su due piani. Il motore viene spento.
Mi concedo un breve istante per chiudere gli occhi, per fingere che questo sia solo un brutto sogno. Fingere che non ci sia stato nessun incidente due settimane fa, che mamma e papà siano vivi e che mio fratello stia bene. Che io prosegua la mia vita così com'è sempre stata, nella mia città, con i miei amici.
Gli zii sono già scesi dalla macchina. Sospiro, dopodiché mi prendo di coraggio e tolgo gli auricolari, attorcigliandoli e gettandoli dentro la borsa. Le mie mani tremano mentre aprono lo sportello. Esco dalla vettura e osservo l'ambiente che mi circonda. Sono già stata in questa casa tempo fa, ma per tempi parecchio brevi. La villetta è accogliente, la zona tranquilla e caratterizzata da case tutte uguali con lo stesso giardinetto curato sul davanti.
Zio John prende il mio borsone dal cofano e si avvia verso l'interno della casa, mentre zia Katy mi si avvicina, poggiando una mano sulla mia spalla. E' così diversa dalla mamma. Mamma era folle. Aveva i miei stessi capelli rossi, amava dipingere, era una sognatrice. Zia Katy è castana ed è una persona razionale. E forse sono le persone razionali quelle che sopravvivono. Non c'è spazio, in questo mondo, per i sognatori.
-Layla, tesoro. Sappi che... che puoi contare su di me, per qualunque esigenza, capito? So che al momento non hai voglia di parlare con nessuno, che vorresti solo scappare e fingere che questa non sia la realtà, ma io ci sono, ci sarò sempre, e ti aiuterò. Hai diciassette anni, la tua è un'età importante, dovrai fare l'iscrizione al college e si decide del tuo futuro. Quello che voglio dirti è... non gettare tutto all'aria.
Sta seriamente parlando del college in un momento come questo?
Zia Katy deve aver scorto la punta di rabbia nei miei occhi. Per questo motivo mi dà un'ultima pacca sulla spalla, dopodiché si dirige verso la casa.
Io resto ancora un istante all'aperto, portando la testa all'indietro e osservando il cielo coperto da pesanti nubi.
E' un rumore a distogliermi dai miei pensieri. Volto di scatto la testa e nella casa vicina noto un ragazzo che mi osserva con attenzione. Non appena i nostri occhi si incrociano, distoglie lo sguardo. Indossa una canottiera nera e sta probabilmente sistemando un problema in un' automobile, a giudicare dal cofano aperto e dalle sue mani sporche di olio. Ritorna in fretta all'opera e io rivolgo un'ultima occhiata alle altre case, prima di decidermi ad entrare.
Quando supero l'ingresso, spero ancora che questo sia solo un sogno. Spero ancora di potermi risvegliare nella mia camera. Spero ancora che questo sia tutto un inganno.
La casa è abbastanza grande, su due piani. Zia Katy mi fa cenno di seguirla e mi guida su per le strette scale ricoperte da moquette rossa fino al primo piano.
-Ecco qui - mi dice, entrando all'interno di una delle stanze, la stanza degli ospiti in cui dormivamo io e la mamma quelle poche volte in cui restavamo più a lungo in casa loro.
Ospita un letto matrimoniale in ferro bianco. Ci sono una piccola scrivania in legno scuro che contrasta particolarmente con i muri immacolati, un armadio e anche una piccola libreria. Faccio scorrere la mano sui dorsi dei tascabili, quasi tutti classici o vecchi romanzi d'amore. Il mio borsone è già sul letto.
-Puoi fare una doccia, se ti va. Tra un'ora ceneremo - mi avvisa zia Katy.
Mi limito ad annuire mantenendo lo sguardo basso e attendo con impazienza che esca dalla stanza. Non appena scompare dalla mia vista, mi affretto a chiudere la porta, trattenendomi dallo sbatterla con violenza, e mi getto sul letto, affondando la faccia nel cuscino e soffocando un urlo.
Non piango. Non ho più lacrime. Voglio solo distruggere tutto quello che mi circonda.
Rimango così per diversi minuti. Quando mi sollevo, il cielo fuori dalla finestra si è tinto di una tonalità più scura. Affaccio la testa all'esterno, respirando a pieni polmoni l'aria pungente mentre il vento agita i miei capelli, facendomi sentire viva.
Chiudo un istante gli occhi, ma quando li riapro da una finestra posta esattamente di fronte a me appartenente all'abitazione vicina proviene della luce.
In quella piccola cornice fa capolino qualcuno. Il ragazzo di poco prima sfila la canottiera e cerca una maglietta pulita. Solleva improvvisamente lo sguardo e, per un istante, i nostri occhi si incontrano per la seconda volta. Mi volto in fretta e chiudo la finestra con un sospiro.
Mi avvicino al letto, decisa a svuotare il borsone. Sistemare i vestiti nell'armadio di questa casa ha un ché di definitivo, ma non mi soffermo con la mente su questo pensiero. Quando le mie mani incontrano la mia Nikon, il mio tesoro più prezioso, mi blocco per un istante. Questa macchina fotografica è la valle dei ricordi, ricordi di un'intera vita completamente diversa. Infine decido di poggiarla sulla scrivania.
Il mio cellulare inizia a vibrare, distogliendomi da altri pensieri. Il display si illumina, mostrandomi il nome di Zack. Sospiro e rifiuto la chiamata senza pensarci a lungo, voltando il telefono in modo che lo schermo poggi sul copriletto, e finisco di sistemare i miei ultimi pochi averi in questa camera che non sentirò mai mia.
Sto giuro per avviarmi verso il bagno pronta per una doccia rilassante, quando sento la voce di zia Katy.
-Layla, è quasi pronto! - Esclama dal piano di sotto.
E al diavolo la doccia rilassante. Noto con stupore che è già trascorsa quasi un'ora senza che me ne accorgessi.
Faccio per scendere le scale, quando i miei occhi cadono sulla porta della stanza di mio cugino Mirko. È chiusa, ma un falso segnale di "stop" attaccato sulla sua superficie la rende inconfondibilmente la sua stanza. Ha iniziato il college fuori. Non è potuto essere presente al funerale di mamma e papà e mi ha telefonata dicendosi dispiaciuto. Non mi sono offesa per la sua assenza. I funerali e le altre inutili cerimonie degli uomini sono più un dovere per le tradizioni che qualcosa di realmente sentito. E io sono stanca della falsità della gente. Dovevi stargli vicino prima che morisse. Il fatto che tu venga al suo funerale o meno, non ha peso.
Scendo le scale e aiuto zia Katy ad apparecchiare. Lei parla, parla, non chiude mai la bocca per tutta la durata della cena senza capire che a volte, il silenzio è la migliore cura.
-Domani sia io che zio John lavoriamo. Ti lasciamo le chiavi di casa nel caso in cui tu voglia fare una passeggiata, ma mi raccomando, non allontanarti troppo. Inizierai il liceo da lunedì, la preside Collisn è una mia cara amica.
Rimango un istante bloccata con la forchetta a mezz'aria.
Non so se sono pronta per questa nuova vita.
   
 
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