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Autore: Tefnuth    05/02/2017    0 recensioni
[sequel di Evil mirror].
Da quando è stato imprigionato nel mondo dello specchio, l'unico pensiero che occupa la mente di Tom è il desiderio di vendetta contro Bill. Nulla può distrarlo del tutto da questo chiodo fisso, non gli svaghi che si è creato né la compagnia di una piccola ombra.
Bill, invece, sta assaporando ogni secondo della vita reale portando con sé un gran segreto.
Entrambi pensavano che non si sarebbero mai più rivisti, invece i loro destini torneranno ad intrecciarsi grazie all'intervento di un personaggio misterioso, che offre a Tom la possibilità di vendicarsi.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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[Tom]

Le passeggiate con Bill e Seth erano l’unica cosa divertente da fare in quello strano mondo, anche se spesso le gambe del piccolo fantasma non riuscivano a stare al passo. Succedeva di continuo, anche quel giorno, e per questo Tom lo fece invecchiare di qualche anno per permettergli di stargli vicino.

“Ce l’avrei fatta anche da solo” affermò Bill mentre metteva un braccio sulle spalle del fratellone (come lui chiamava Tom) e prendendo, al contempo, il guinzaglio di Seth.

“Certo come no, nanetto” scherzò ridacchiando Tom, che poi diede un buffetto sulla guancia dell’ombra.

“Almeno ti ho fatto ridere” esultò Bill alzando un braccio al cielo.

Solitamente le loro camminate finivano sempre al parco, una zona creata di sana pianta dalla mente di Tom con molte fontane che creavano giochi d’acqua multicolore, e un’ampia area dedicata ai cani. Era lì che al ragazzo piaceva perdere la maggior parte della giornata (un’altra cosa che aveva voluto era stato il normale trascorrere delle ore), e non faceva mai caso a tutte le ombre che gli passavano vicino. Tuttavia quel giorno i fantasmi erano stranamente lenti, nel loro moto, e alcuni persino fermi come se qualcuno avesse spinto il pulsante pausa.

“Salve, figlio del mondo esterno” disse improvvisamente una voce sconosciuta, senza alcun apparente padrone.

“Chi sei? – Domandò Tom, chiamando con la mano a sé il cane e Bill, tornato adolescente. – Mostrati!” ordinò scrutando in giro.

La creatura che apparve era una figura umanoide, con due palle verdi come occhi e fumo blu contenuto in un corpo di vetro
“Vorresti vendicarti su chi ti ha imprigionato?” chiese la presenza con un profondo inchino.

“Chi sei?” ribadì Tom mentre tratteneva il cane che stava ringhiando.

“Miroir, e voglio aiutarti a tornare a casa” si presentò la bizzarra creatura.

“Tom, questo non mi piace” sussurrò Bill visibilmente impaurito dallo sconosciuto; per la prima volta Tom non lo ascoltò.

“Come fai a sapere che non sono di questo mondo?” domandò il ragazzo stringendo la mano della piccola ombra, per dargli coraggio.

“Sono qui da molto prima che arrivassi tu, e conosco ciò che tormenta il tuo cuore. – Miroir prese le sembianze del vero Bill, quello nel mondo reale. – Mediti vendetta contro questo bastardo, e io posso darti una mano” ripetè di nuovo, sottolineando con particolare enfasi il motivo della sua venuta.

[Bill]

“Ci sarà un gran lavoro da fare, oggi. Non voglio vedervi bighellonare” disse il capo ufficio, Mathias, prima che tutti accendessero il computer.

“Si capo!” risposero tutti in coro, anche Bill che dalla sua postazione accanto alla finestra aveva sempre un piacevole modo per svagare un attimo la mente.

Era divertente stare in un ufficio con altre quattordici persone, divise tra maschi e femmine, perché nonostante la serietà che tutti mettevano nel proprio lavoro l’atmosfera era sempre rilassata e viva. Nonostante tutto quella sarebbe stata una giornata “lenta”, se poco prima della pausa pranzo il cellulare di Bill non gli fosse vibrato in tasca, avvertendolo di aver ricevuto un messaggio da Georg.

“Serata Dark stasera, vuoi venire con noi? Ci vediamo davanti al tuo ufficio quando finisci”
“Certo! Ho proprio bisogno di una bella bevuta  ”
scrisse velocemente Bill molto contento dell’invito, in effetti non aveva proprio voglia di cucinare quella sera.

All’uscita dal lavoro, poco dopo le 19.00, Bill trovò Georg e Gustav che già lo aspettavano sotto la tettoia; il cielo si era annuvolato, minacciando pioggia, e dei tre solo Gustav aveva portato l’ombrello.

“Pronto per la soirée, Tom?” domandò Georg a Bill, chiamandolo con il nome della persona che lui pensava di avere davanti.

“E me lo chiedi? – Bill strizzò un occhio. – Spero che siano veloci stasera, ho una fame…”

“Allora muoviamoci, così non rischieremo che ti mangi anche la cameriera” scherzò Gustav incamminandosi.

Il Dark, il localino in cui i tre si riunivano spesso per una tranquilla cenetta, era una pizzeria situata in una stradina secondaria di Berlino. All’interno il tutto era arredato in stile gotico, con le sedie nere rifinite con particolari viola cangianti in blu, le pareti e il soffitto rosso scuro e i lampadari in stile candelabro con pendagli a goccia. Era uno di quei posti in cui era difficile trovare persone che andassero oltre i cinquant’anni, a meno che non fosse gente cui piacesse lo stile.

“Buonasera signori” li salutò l’uomo che, appena dopo la porta, accoglieva i clienti dietro ad uno stretto bancone; a giudicare dal viso avrà avuto quarant’anni, e i baffetti alla Salvador Dalì gli donavano ben poco.

“Buongiorno” salutò a sua volta Georg, prima di dirgli che aveva fatto riservare un tavolo e a che nome.

“Certo, Kelly. – Chiamò il baffuto, e per magia comparve una delle cameriere, una ragazza con i capelli tinti di viola vestita con un abito gotico nero. – Accompagna i signori al tavolo 10, per favore” le ordinò, e immediatamente il terzetto fu accompagnato ad un tavolino nella stanza attigua.

“Questi sono i menù. – Disse Kelly ai tre porgendo loro le carte, elegantemente rivestite con una sovra-coperta rossa. – Torno tra un paio di minuti per prendere le ordinazioni, intanto se volete posso portarvi da bere”.

“Ci faresti un piacere se ci portassi due bionde, e una bottiglia di acqua naturale” le disse Gustav, che ormai conosceva bene i gusti dei suoi amici. Kelly prese l’ordine e sparì in cucina, per riemergervi poco dopo con in mano le bibite che i ragazzi avevano richiesto, e un piccolo blocchetto prendi appunti su cui scrivere il resto dell’ordinazione: una pizza vegetariana, una ai funghi e una capricciosa.

“Benissimo, se volete altro più tardi basta chiedere” fece ai tre la ragazza, congedandosi temporaneamente con un occhiolino diretto a Gustav. Una decina di minuti più tardi, il lasso di tempo necessario per svuotare una birra e commentare le avance della cameriera, le pizze arrivarono calde e fumanti sul tavolo.

[Tom]

“Concentrati intensamente, pensa a lui” sussurrò Miroir a Tom, mentre poco più in là Billy osservava timoroso la lezione.

“Come se non lo facessi ogni giorno” commentò il ragazzo, poco fiducioso sul buon esito degli insegnamenti.

“Devi volerlo trovare seriamente. Usa l’odio che provi verso di lui, per dar forza al tuo desiderio” consigliò lo spettro al ragazzo.

“Sei sicuro che funzionerà? Lo hai mai fatto tu?” chiese Bill a Miroir, sapeva che la domanda avrebbe irritato lo sconosciuto ma non gli importava.

“Zitto insolente!” lo rimproverò la creatura con il fumo blu che vorticava furiosamente al suo interno, ma questa fu a sua volta ripresa da Tom

“Non parlargli con questo tono!”.

“Sei una strana creatura, figlio del mondo reale, tu che tratti questo fantasma come fosse una persona vera. Gli hai dato perfino una coscienza” disse Miroir guardando storto Bill, il quale gli fece la linguaccia.

“Non sono cose che ti riguardano. Piuttosto, se vuoi che ti dia retta devi mostrarmi che quello che dici sia vero” dichiarò Tom a braccia conserte

“Te l’ho già detto: devi concentrarti intensamente su di lui, e far leva sui tuoi sentimenti” ripetè Miroir.
Tom ci riprovò, pensando intensamente a tutti i momenti trascorsi con Bill e facendo leva sul suo rimorso e il desiderio di vendetta, e a poco a poco gli si aprì davanti un portale. Sulla superficie liquida si rifletteva l’interno di un bagno molto signorile.

“Ci sei riuscito!” esultò Miroir

“Ne sei certo? E’ solo un bagno, lui non lo vedo” osservò Tom.

“Puoi trovarlo attraverso gli specchi dei posti che frequenta. Presto vedrai comparire il suo volto, ne sono sicuro, e allora entrerò io in gioco” affermò la creatura.

[Bill]

“Devo andare un attimo in bagno ragazzi, aspettatemi pure fuori” disse Bill a Georg e Gustav, dopo che ebbero pagato il conto della loro buonissima cena.
Il bagno era un’adeguata continuazione del locale: le stesse pareti rosse, i cubicoli neri laccati e un grande specchio con cornice argentata a motivi arabescati sopra i lavandini. Non c’era nessuno in quel momento, e una volta liberata la vescica Bill si lavò accuratamente le mani col sapone alla lavanda.

“IMPOSTORE” gli disse lo specchio, facendogli prendere un colpo. Aveva riconosciuto quella voce e gli si erano rizzati i peli per la paura.

“Non…non puoi essere tu” sussurrò Bill acquattandosi contro la porta di un cubicolo.

“TRADITORE!” enunciò di nuovo la superficie di vetro (anzi, la creatura al suo interno), da cui poi uscì una mano che, allungandosi, afferrò il braccio del ragazzo con l’intenzione di trascinarlo dentro lo specchio.

“Lasciami” lo implorò Bill lottando contro la presa della mano di cristalli, mentre la distanza tra lui e lo specchio si riduceva; la cosa peggiore era che non poteva urlare per chiamare aiuto, dal momento che nessuno avrebbe potuto vedere la creatura.

“Non è questo il tuo mondo. E’ ora di tornare a casa” continuò la voce dello specchio, ormai la mano di Bill poteva quasi toccarne la superficie.

Preso dalla disperazione con la mano libera il ragazzo sferrò qualche pugno sullo specchio, vicino al punto da cui la mano era fuoriuscita. Colpì una, due, tre volte prima che lo specchio si incrinasse. La mano assalitrice lasciò la presa e si ruppe in mille pezzi che, a contatto con il terreno, sparirono nel nulla. Dopo essersi fasciato la ferita, utilizzando le salviette per asciugarsi le mani e qualche fazzoletto che aveva con sé, Bill uscì di corsa dal bagno tentando di nascondere lo shock appena ricevuto.

“Tutto a posto? Ci hai messo un sacco” gli domandò Georg fuori dalla pizzeria.

“C’era fila, scusatemi” mentì Bill sfoggiando uno dei suoi sorrisi per nascondere la faccia stravolta; nella tasca, tenuta ben nascosta, la mano ferita aveva ripreso a sanguinare. Non avendo alti programmi per quella sera, Georg e Gustav riaccompagnarono l’amico a casa e poi rientrarono anche loro nelle rispettive residenze.

Appena varcata la porta di casa, Bill si rifugiò nel bagno dove, dopo aver accuratamente coperto lo specchio, si sedette per terra, con la schiena appoggiata alla porta (per evitare di sbattere la testa, nel caso fosse svenuto), medicò la mano disinfettando bene la zona prima e bendandola a dovere poi. Non era poi così profonda come sembrava, si trattava solo di alcune escoriazioni e di un paio di frammenti che si erano infilati nelle nocche; non erano necessari i punti.

“Maledizione!” imprecò sbattendo la testa contro la porta, poi sfogò tutta la sua frustrazione in un pianto silenzioso.

[Tom]

“Hai fallito” disse Tom a Miroir dopo aver osservato tutto in prima fila. Accanto a lui Billy osservava la misteriosa creatura con molto timore e diffidenza.
“Era prevedibile: il suo corpo adulto è legato al mondo reale, e poterlo riportare indietro mentre è vigile è quasi impossibile” spiegò Miroir con tono impassibile, per nulla preoccupato.
“E allora che intendi fare? Non mi avrai fatto perdere tutto questo tempo per nulla” chiese Tom infastidito.
“Lo colpiremo nel sonno. – Affermò Miroir. – Ma dovremo farlo nel momento in cui sarà troppo debole per opporre una vera resistenza. Ti ho insegnato a rintracciarlo in ogni luogo, lui lo sa, e presto la sua mente sarà sopraffatta da questo timore. Fidati, quando lo intrappoleremo non potrà più fuggire” e poi lo spettro sparì chissà dove.
“Vuoi davvero fidarti di lui?” domandò Bill, sedendosi a gambe incrociate sul pavimento invisibile della dimensione 0.
“Mi darà la possibilità di tornare a casa, la mia vera casa. – Tom si sedette accanto all’ombra. – Il resto non conta”
“Io non mi fido, non mi fa una bella impressione e poi non credo che faccia tutto questo solo per aiutarti. Secondo me c’è sotto qualcosa” confessò Billy in tono malinconico.
“Hai solo paura che non ci rivedremo più. – Ipotizzò Tom, mal interpretando la tristezza di Bill. – Stai tranquillo, continueremo a vederci e a chiacchierare come sempre”.

 
  
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