Bene bene bene, sono tornata. Io non so neanche come e perché in realtà dato che neanche un’ora fa non avevo niente di scritto per questa storia.
La mia ispirazione funziona così dopotutto mi basta un qualcosa che mi faccia scattare, un paio di minuti e un’idea o una scena e inizio a scrivere riversando i miei sentimenti su una pagina.
Questa one shot è stata un mio sfogo personale perché in questo momento mi sento come Guang: ho un’amica in difficoltà che ha bisogno di me (anche se il suo problema è emotivo e non fisico) ma io non so cosa fare e cosa dire. l’unica cosa che riesco a fare è starle accanto ed ascoltare. Spero vi piaccia, ho scritto questa storia pensando ed ascoltando la canzone da cui prende il titolo, in particolare la cover che vi lascerò qui -> link, e che decidiate di farmi sapere cosa ne pensate.
Chiunque abbia un’idea che mi vuole sottoporre si senta libera/o di farlo, non mangio nessuno e mi aiuterebbe a tenere viva la raccolta…
Alla prossima :*
Ps.: mi è stato già richiesto un seguito, da chi l’ha letta prima della pubblicazione, potrebbe interessare? Qualche idea?
Stand by me
Guang Hong Ji
“È davvero una brutta frattura ma è ancora giovane, siamo molto positivi sulla sua ripresa se non completa almeno parziale.” le voci dei dottori mi giungono ovattate nonostante siano a pochi metri da me, l’unica cosa su cui riesco a concentrarmi è il volto del ragazzo sul letto. La sua espressione passa dallo speranzoso al disperato nel tempo di una frase… di una parola. Parziale può voler dire che non riprenderà più a pattinare.
“Penso che sia il caso di lasciarlo riposare, in modo che possa pensare alle sue possibilità e decidere con calma.” il dottore ci guarda tutti, uno per uno, e ci indica la porta dirigendovisi. Uno per uno gli altri si muovono in quella direzione, in silenzio, e io rimango per ultimo. Stringo un secondo la mano del castano, che si è abbandonato sul letto portando l’altro braccio a coprirsi gli occhi, per poi lasciarlo per camminare verso l’uscita della stanza. Non mi muovo se non di pochi centimetri perché sento delle dita che stringono la manica della mia camicia trattenendomi.
Non so che fare, lui è quello che di solito sostiene me e adesso che ho la possibilità di ricambiare non so veramente cosa fare… cosa dire. Ma forse è proprio questo il problema: non devo fare o dire niente, devo solo rimanere qui, con lui. Stargli accanto nonostante tutto e accompagnarlo in questo viaggio è probabilmente l’unica cosa che posso fare in questo momento. Dopotutto non può vivere senza stare in pista, lo sappiamo entrambi, anche se ora sembra voler mollare tutto. Non lo farà mai, continuerà a lottare come ha sempre fatto e io non lo abbandonerò, gli starò accanto come ho sempre fatto.