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Autore: SweetHell    05/02/2017    3 recensioni
Magnus si sta godendo un drink mentre si rilassa in attesa che arrivi Alec, in modo che possano finalmente avere il loro tanto sospirato primo appuntamento...ma evidentemente ai due vampiri non importa di violare il suo domicilio pur di portare avanti la loro discussione, così lo stregone decide di prendere in mano la situazione...e mettere in punizione i due che ormai sente di aver adottato.
Genere: Comico, Slice of life, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Presidente Miao, Raphael Santiago, Simon Lewis
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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DI APPUNTAMENTI, PUNIZIONI E TENSIONI FAMILIARI

 

Era stata una pesante giornata di lavoro per Magnus, che ora si godeva il meritato riposo comodamente seduto sulla sua poltrona preferita, con il Presidente a fargli le fusa sulle gambe e un drink azzurrino in mano. Più tardi sarebbe arrivato Alexander e sarebbero forse riusciti ad andare al loro primo appuntamento, rimandato un po’ troppo spesso per i suoi gusti. Ma non aveva importanza! E poi solo al pensare alla prospettiva di vedere il suo Nephilim lo faceva sentire molto meno stanco di quanto si aspettasse alla fine di quella giornata infernale.

Non vedeva l’ora di mostrargli la nuova acconciatura, era sicuro che ne sarebbe rimasto colpitissimo. Nessuno guardando i suoi capelli ora avrebbe mai pensato che fino a qualche ora prima erano completamente coperti di disgustoso muco demoniaco. Davvero, quell’essere schifoso doveva solo ringraziare che Magnus era stato pagato più che abbastanza per quel lavoro, altrimenti avrebbe vendicato più che volentieri i suoi capelli…senza contare lo stato in cui era stato ridotto il salone, uno schifo. Aveva ancora i brividi se ci ripensava.

Appunto per il futuro, pensò amaramente tra sé e sé, mentre sorseggiava il suo drink, non evocare più nessuno dal Terzo Livello.

Beh, almeno i capelli erano venuti bene. I parrucchieri del popolo fatato erano come sempre terribilmente bravi con quelle cose, anche se spaventosamente cari. Non che Magnus avesse problemi di soldi, pur con tutti quei lavoretti gratuiti che i giovani Shadowhunters si sentivano in diritto di chiedergli. Senza nemmeno dare ad Alexander una serata libera da passare con lui! Imperdonabile, davvero. La prossima volta che avesse visto quel biondino irritante lo avrebbe trasformato in uno scoiattolo e tenuto in gabbietta per un po’, almeno in questo modo Alexander sarebbe potuto uscire con lui senza preoccuparsi che quella testa calda si cacciasse in qualche pasticcio senza di lui a fargli da babysitter.

Sì, avrebbe fatto così.

Gli avrebbe persino dato qualche deliziosa noce da sgranocchiare mentre loro andavano al loro appuntamento, così non avrebbe potuto accusarlo di maltrattamento animale. O maltrattamento di Shadowhunters.

Era piuttosto sicuro che gli Accordi non comprendessero trasformazioni in tenerissime pallottoline di pelo per un tempo limitato. Beh, avrebbe controllato.

Dopo essere tornato dal suo appuntamento, ovvio.

Ma tornando alle cose importanti…i suoi capelli! Era proprio contento della tonalità rosa scuro che il parrucchiere era riuscito a dare alle ciocche. Era da un po’ che si era stufato del suo colore naturale, ma non voleva neanche rifarseli tutti color arcobaleno. Stava cercando di essere un po’ più serio per Alexander, dopotutto. I suoi genitori lo odiavano già abbastanza così, quindi si era accontentato del rosa. Tutti amavano il rosa, no?

Ora doveva solo pensare a cosa mettere per la serata, rifletté, accarezzando distrattamente il Presidente, che gli aveva appena ficcato gli artigli nella coscia per fargli notare di non essere per niente contento di non essere al centro delle sue riflessioni.

Forse avrebbe dovuto tingere di rosa anche lui, avrebbero potuto fare pendant.

Gli scoccò un’occhiata, provando a immaginarselo con le meches rosa, ma il gatto doveva aver sviluppato un discreto sesto senso nel corso della loro convivenza, perché manifestò la sua disapprovazione artigliandogli ancora una volta la coscia.

“Ahi!”, sibilò lo stregone, “Se lo rifai ti tingo di giallo canarino, capito?”

Ancora una volta il Presidente non si mostrò per niente impressionato dalla minaccia, tornando a fare le fusa con aria innocente.

Alzando gli occhi al cielo, lo stregone alzò gli occhi al cielo, continuando ad accarezzarlo con una mano mentre ricominciava a sorseggiare il suo drink.

Ma evidentemente i suoi momenti di pace non erano destinati a durare, perché qualcuno iniziò a bussare come un forsennato alla sua porta, anche se forse più che bussare stava più semplicemente cercando di buttarla giù a pugni.

Beh, quello poco ma sicuro non era Alexander.

Magnus aggrottò le sopracciglia, seccato, mentre il Presidente saltava giù dal suo grembo con un miagolio infastidito. Lo stregone ponderò l’idea di far finta di non essere in casa e aspettare che lo scocciatore se ne andasse, ma il martellare continuava e stava rischiando di fargli venire il mal di testa, così alla fine si alzò, poggiò il drink e andò alla porta. Avrebbe trasformato il seccatore in un topo e lo avrebbe dato al Presidente, se la faccenda non fosse stata urgente come sembrava.

Aprì, già pronto a dire la formula che avrebbe messo fine alle sofferenze di entrambi, ma si bloccò non appena riconobbe il giovane vampiro.

“Simon?”, chiese, inarcando le sopracciglia. Gli diede una rapida occhiata, assicurandosi che non avesse ferite o che non ci fosse nessun Nephilim incazzato che lo rincorreva per dargli fuoco o impalarlo. Beh, sembrava tutto apposto. A parte i suoi vestiti tremendi, ma che poteva farci? “Che succede?”

Santo cielo, sperava che non fosse successo niente ad Alec. Forse la caccia con Jace era andata male e ora il ragazzo era bloccato a letto in lotta tra la vita e la morte? Di nuovo? Se continuava così avrebbero avuto il loro primo appuntamento seduti su un letto d’infermeria.

“Fermalo, Magnus, ti prego! Mi vuole uccidere!”, strillò Simon, precipitandosi dentro casa a velocità vampiresca.

“Simon! È successo qualcosa? Alec sta bene?!”, chiese, sforzandosi di tenere un tono di voce normale. Era lo stregone supremo di Brooklyn. Non poteva andare in panico per ogni Nascosto terrorizzato che lo implorava di risolvere i suoi problemi. Doveva mantenere il controllo, sì.

Dall’angolo del salotto, il Presidente lo stava fissando con aria di compatimento.

Okay, forse un pochino in panico era andato. Ma solo un po’, va bene? Maledetto gatto, ma da che parte stava?

“Eh? Alec? Penso di sì, ma non è importante ora!”, replicò Simon, che occhieggiava preoccupato la porta aperta. Magnus alzò un sopracciglio, più calmo dopo aver saputo che per una volta non aveva bisogno di preoccuparsi di Alexander. Forse dopo sarebbero persino riusciti ad avere il loro appuntamento, dopotutto. “Stavolta mi uccide. So che lo farà.”

“Lo sai che sei già tecnicamente morto, vero?”, commentò lo stregone, iniziando a rimpiangere un po’ la decisione di aver preso sotto la sua ala il ragazzo. Di solito aspettava un po’ prima di adottare, ma beh, Simon gli aveva fatto abbastanza pena e certo non poteva contare sui Nephilim per tutte le questioni dei Nascosti.

“Ah. Ah. Divertente, davvero.”, borbottò il giovane vampiro. “Ma se mi trova stavolta non credo potrò continuare a godermi la meravigliosa vita dei non morti ancora a lungo.”

Magnus non fece in tempo a domandare una volta per tutte chi diavolo fosse questo misterioso attentatore – anche se un paio di idee se le era fatte, dopotutto Simon aveva questa strabiliante abilità di far incazzare chiunque parlandoci solo per qualche minuto – quando una figura nera comparve alle spalle del giovane vampiro, tanto velocemente da essere a malapena percepibile.

Lo stregone stava quasi per intervenire, davvero, ma poi riconobbe il nuovo arrivato e si risolse a farsi un altro drink. Doppio, stavolta. La sua tranquilla serata era appena andata ufficialmente a farsi benedire.

“Per una volta vedo che hai ben chiara la situazione, amigo.”, sibilò il vampiro.

Raphael era riuscito ad arrivare alle spalle di Simon, che sentendo la sua voce aveva cercato di indietreggiare ma era finito addosso alla poltrona, cadendo poco dignitosamente per terra. Magnus era piuttosto sicuro che se fosse stato ancora umano, sarebbe morto d’infarto. Si rialzò piuttosto in fretta, comunque.

In effetti starsene a terra con davanti un Raphael incazzato nero non sembrava proprio una cosa allettante. Insomma, era già abbastanza intimidatorio quando ti stava a livello occhi, ma doverlo pure guardare dal pavimento…Beh, a meno che non piacessero un certo tipo di cose…

H-Hola Raphael.”, riuscì persino a balbettare il ragazzo, cercando di sorridere. “Buffo che tu riesca sempre a trovarmi. Come fai? Mi hai messo addosso un cip, vero? È un cip? Un cip sottopelle?”

“Non ho la minima idea di che diavolo tu stia parlando.”, soffiò il capo clan, alzando brevemente gli occhi al cielo. “Ma ora verrai con me senza altre storie.”

“Col cavolo!”, Simon strillò, schizzando a nascondersi dietro Magnus. “Non puoi punirmi per quello che è successo! Senza il mio sangue non sareste mai riusciti ad aprire quella scatola!”

Il riferimento a Camille per un attimo rischiò di riportare a galla tutto il dolore della scelta di spedirla al Conclave, ma riuscì a controllarsi. Quel che era fatto era fatto, dopotutto. Con una certa fatica ignorò le fitte al cuore e si concentrò su quello che stava succedendo. Avrebbe dovuto intervenire, prima che gli distruggessero il salotto? Lo aveva appena ripulito dal muco demoniaco e non aveva molta voglia di ricominciare daccapo, grazie tante.

“Era il minimo che potessi fare, dopo che-“, Raphael di bloccò all’improvviso, con gli occhi fissi sullo stregone invece che sul vampiro novizio. Oh, alleluja, quindi si era accorto di lui alla fine? Davvero straordinario, contando che si trovavno nel suo dannato appartamento. Era solo una sua impressione o ultimamente tutti si sentivano in diritto di piombargli a casa come se niente fosse? Forse avrebbe dovuto seriamente piazzare qualche allarme magico che tenesse a distanza gli scocciatori e i perditempo.

“Che diamine hai fatto ai capelli?”, esclamò il Capo clan, con espressione vagamente disgustata, fissandolo. Magnus alzò un sopracciglio. Neanche un ciao? E come si permetteva di sembrare così sconvolto guardandolo?

“Li ho tinti. Non sono meravigliosi?”, disse, sorridendo nonostante l’evidente poco entusiasmo dell’altro. Avevano passato insieme quasi un secolo e ancora non era riuscito a trasmettergli un po’ di senso dello stile. Sempre vestito di nero, sempre in giacca…Magnus iniziava a pensare che fosse un caso perso.

“No.”, rispose seccamente Raphael. Lo stregone dovette fare un grande sforzo per non mettere il broncio.

Nessuno capiva il suo senso dello stile.

“Non è molto educato piombare a casa di qualcuno e insultare la sua nuova e magnifica pettinatura.”, gli fece notare Magnus, scoccandogli un’occhiata di rimprovero. “Pensavo l’avessi superata la fase di ribellione adolescenziale.”

Rapahel neanche si prese la briga di ripondere.

“Ha ragione, lo sai? Perché non ve ne state qui a discuterne tra voi?”, iniziò nervosamente Simon, ancora nascosto dietro lo stregone, mentre occhieggiava la porta come se fosse la sua unica possibilità di salvezza. “Io posso togliere il disturbo, davvero, non mi intrometterei mai queste grandiose discussioni padre-figlio…”

“Bel tentativo. Ma tornerai comunque all’Hotel con me per sottostare alla tua punizione.”, minacciò Raphael, con un sorriso che sarebbe potuto passare per cortese, se non fosse stato per l’occhiataccia con cui lo accompagnò.

Magnus si tolse elegantemente di mezzo, lasciando Simon scoperto.

“Questioni tra vampiri.”, sentenziò, alzando il drink per brindare alla loro salute. “Non un mio problema. Andate a prendervi uno shottino di 0 negativo fuori di qui e fate pace, ubriacatevi, scopate, non mi interessa!”

Simon lo guardò sconvolto.

Raphael, abituato alle sue uscite, si limitò a una smorfia.

“Sentito, Simon? Vieni.”, sogghignò. “Se fai il bravo dopo potrai anche tornare da mamma a raccontarle che cattivo manager hai.”

Questo sembrò ridare un po’ di spirito al più giovane, che si raddrizzò, serrando la mascella per la rabbia. Magnus non aveva la minima idea di che cosa stessero parlando e questo lo annoiava parecchio. Finì il suo drink in qualche sorso e decise che era ora di dare un taglio a tutta quella pagliacciata, così avrebbe potuto tornare nella difficile impresa di selezionare il suo guardaroba per la serata con Alec.

“Lascia stare mia madre, stronzo.”, sibilò Simon, facendosi avanti, travolgendo un delicatissimo tavolino settecentesco nella foga del momento. Magnus gemette. Adorava quel tavolino. Lo aveva comprato a Parigi poco prima che scoppiasse la Rivoluzione. “Non avresti neanche dovuto coinvolgerla!”

“Oh, ma sei stato tu a coinvolgerla.”, replicò Raphael, freddo e divertito come suo solito. “Nel momento stesso in cui sei morto.”

Prima che si scagliassero l’uno contro l’altro – in casa sua ma insomma, non avevano nessun rispetto per gli immobili altrui? Era la seconda volta che cercavano di scannarsi nel suo salotto!– lo stregone fece un gesto della mano nella loro direzione, facendoli separare con tanta forza da farli finire dai lati opposti della stanza.

“Ragazzi miei.”, sospirò, rivolgendosi a entrambi senza guardarli, con il miglior tono di rimprovero del suo repertorio. Era sempre stato molto fiero di quel tono. “Non è così che funzionano le famiglie.”

Il Presidente miagolò un assenso, prima di stiracchiarsi pacificamente e andarsi ad acciambellare sulla poltrona, come per essere sicuro di avere una migliore visuale sulla scena. Al che Magnus sentì tornare il buonumore. Adorava avere un pubblico.

“Quindi…punizione!”, esclamò, battendo le mani, dalle quali si sprigionarono scintille azzurrine, che andarono a raggiungere i due vampiri. Raphael lo stava fissando, furente, ben sapendo che non poteva fare nulla, mentre Simon continuava a blaterare. Lo stregone non finse neanche di ascoltarlo. Tanto avrebbe smesse presto. “Se fate i bravi potrei pure ritrasformarvi a fine serata.”

Simon strillò quando il suo corpo inizò a ricoprirsi di morbida peluria. Il vampiro più anziano, invece, imprecò in spagnolo qualcosa di tanto scortese che Magnus fece finta di non aver sentito. Nel giro di un paio di minuti, comunque, il suo salotto era immerso di nuovo nel silenzio e al posto dei due rumorosi non morti stavano due adorabili coniglietti sopra un pila di vestiti. Quello nero saltellò fino a lui, lo guardò inclinando la testolina, con gli occhietti neri e lucidi che scintillavano alla luce della lampade e, quando Magnus si accucciò per accarezzargli il musetto, quello lo morse con cattiveria.

“Ahi!”, si lamentò lo stregone, ritirando in fretta la mano. “Non è un comportamento degno di te, Raphael.”

Quanto a Simon, continuava a saltellare impazzito per la casa, sfrecciando da un nascondiglio a un altro. Onestamente, lo stregone non riusciva a capire se fosse terrorizzato o eccitato. Ma in effetti non lo si capiva bene neanche quando Simon aveva una forma umana, quindi perché farsi troppe domande?

“Bene, ragazzi. Ora pensate bene al vostro comportamento di stasera, io ora devo uscire con Alexander.”, li informò. Il coniglietto nero fece un saltino nella sua direzione. Non gli piaceva molto il luccichio nei suoi occhietti. Pareva che la trasformazione non avesse intoccato molto il carattere amabile di Raphael.

Magnus indietreggiò.

“Presidente, tienili d’occhio e non mangiarli.”, si raccomandò, prima di filarsela, mettendo una porta fra sé e i dentini più aguzzi che mai di Raphael.

***

Un’ora più tardi, Magnus uscì fischiettando dalla sua camera-armadio, vestito e truccato di tutto punto per il suo appuntamento. Aveva una semplice camicia nera con sopra una giacca completamente coperta di glitter fucsia, un paio di pantaloni aderenti di pelle nera decorati con qualche pailettes qua e là e le sue scarpe preferite di finta pelle di coccodrillo rosate. Sperava proprio che Alexander avrebbe apprezzato, perché ci aveva messo un bel po’ a prepararsi.

Tornato in salotto, venne accolto da una palla di pelo movente che veniva verso di lui a tutta velocità. La schivò con grazia.

“Simon, santo cielo, non correre in casa.”, lo riprese lo stregone, lanciando uno sguardo al resto della stanza, dove il Presidente stava giocando con il coniglietto nero…rincorrendolo e cercando di agguantarlo.

“Presidente! Tieni le tue zampine lontane da Raphael, su, giocherà con te più tardi.”, lo sgridò Magnus, prendendo il gatto in braccio. Il Presidente miagolò scontento, ma poi si accoccolò meglio tra le bravvia del padrone, dimenticandosi in fretta del suo nuovo compagno di giochi.

Proprio in quel momento, la porta suonò di nuovo. Magnus andò ad aprire, accogliendo Alexander con un sorriso. Il Naphilim ricambiò, entrando e salutando anche il Presidente con una grattatina dietro le orecchie.

“Scusa il ritardo, ci abbiamo messo più del previsto a sistemare la faccenda.”, si scusò, imbarazzato.

“Non è un problema.”, assicurò lo stregone, rimettendo il Presidente a terra. “L’importante è che tu sia arrivato.”

Il ragazzo abbassò lo sguardo, con un vago rossore a imporporargli le guance, ma sembrava sollevato. Magnus avrebbe tanto voluto prenderlo e baciarlo, ma non pensava fosse il caso, era meglio aspettare almeno che il loro appuntamento si concludesse prima, quindi si limitò a sorridere di nuovo. Almeno, ci provò, ma quello che uscì fu solo una smorfia di dolore, visto che Raphael aveva deciso di comunicargli quanto poco fosse contento della situazione mordendogli la caviglia. Chi diavolo l’avrebbe mai detto che i conigli potessero avere dei dentini tanto aguzzi?, pensò lo stregone, trattenendosi a stento dalla tentazione di esclamare qualcosa di molto, molto volgare.

“Non sembra che tu gli stia molto simpatico”, mormorò Alec, divertito. “Da quando hai dei conigli?”

“Non ho dei conigli, infatti.”, disse Magnus, trascinando il Nephilim fuori di casa in tutta fretta, vedendo che anche Simon si stava avvicinando con una luce pericolosa negli occhietti neri. Chiuse la porta prima che quelle due spaventose palline di pelo potessero tentare un attacco combinato.  “Ma Simon e Raphael non mi hanno lasciato scelta. Non stavano dimostrando nessuna attenzione per i miei mobili e la mia pazienza.”

Alec lo guardò, sgranando quei bellissimi occhi azzurri che si ritrovava.

“Simon e…Raphael?”, chiese, incredulo. “Quel Raphael? Il capo clan dei vampiri di New York?!”

“Non ti preoccupare, Alexander.”, sorrise Magnus, ripromettendosi di cercare di sorprenderlo più spesso. Era assolutamente adorabile. “Te lo racconto a cena.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nota Autrice: Chiedo scusa per aver postato questo sclero. Non sono neanche molto sicura che abbia senso. O che faccia ridere. Spero proprio di sì, perché sennò facevo meglio a tenermelo nel computer, ma mi hanno minacciata(?).

Ad ogni modo, doveva essere una ff basata sul telefilm, ambientata dopo la puntata 2x04, ma né è venuto fuori un qualcosa di ibrido con il libro…come facevo a non inserire Presidente Miao?

Spero non faccia troppa pena,

SweetHell.

  
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