Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: Janta    08/02/2017    1 recensioni
❝ Taehyung sorrise, constatando che, effettivamente, le coperte non erano l'unica cosa in grado di donargli calore. In cuor suo l'aveva sempre saputo. Anche Jungkook gli aveva sempre dato tutto il calore di cui aveva bisogno. ❞
A volte, si sa, la vita è dura. Troppo, per alcune persone.
Sette vite in bilico su un baratro di follia riusciranno a trovare un modo per andare avanti nonostante tutto?
| taekook | side!taejin | other | ispirata (molto vagamente) ad I need u.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Sempre lo stesso sogno.

O forse dovrebbe dire incubo.

Nemmeno lui lo sa davvero.


Taehyung si svegliò accompagnato dal trillo della sveglia. Già, la scuola. Sibilò a denti stretti. Le vacanze di Natale erano finite ormai da giorni, ma lui aveva deciso di starsene ancora un po'a casa, accudito dal calore delle coperte e dal candore che la neve diffondeva nell'atmosfera. Ma quando, la sera prima, gli era arrivato un preoccupato messaggio di Jungkook, aveva deciso che era arrivato anche per lui il momento di ritornare in quel triste edificio. Non voleva rendere ansioso il suo amico più di quanto non lo fosse già: non che questo lo dimostrasse mai apertamente, ma Taehyung lo conosceva ormai abbastanza bene da capire che, in realtà, il giovane reprimeva una grande ansia dentro di sè.
Non se l'era mai presa per il fatto che il ragazzo dai capelli scuri gli nascondesse cose come quella: lui era il primo a mascherare tanti, troppi, lati di sè stesso. Scendendo dal letto, si avviò verso lo specchio. Tentando di ignorare le spesse occhiaie che gli contornavano gli occhi, si rianimò i capelli arruffati, cercando di renderli un po' più presentabili di quanto non fossero, ma sapeva già che intanto ogni tentativo sarebbe stato vano. Da quando se li tingeva, essi sembravano diventati di plastica. Ma lui non avrebbe sicuramente smesso per una ragione di quel tipo. Si vestì e, senza mangiare colazione, uscì di casa. Era già in ritardo ma, in cuor suo, preferiva che fosse così: non aveva voglia di incontrare nessuno, nemmeno Jungkook, quel giorno. L'incubo che faceva quasi sempre si era ripresentato proprio quella notte alla porta a disturbare il suo sonno dopo due settimane di assenza, e questo l'aveva gettato nel più amaro sconforto. Era a duecento metri dal tetro edificio chiamato scuola, e stava già tirando un sospiro di sollievo per non aver incontrato nessun suo conoscente, quanto sentì una voce gridare il suo nome.
-Tae! Taehyung! Sei sordo?-
Senza nemmeno voltarsi, sapeva già di chi si trattava. Avrebbe riconosciuto quella voce tra mille. Jungkook. Tirando fuori un sorriso stanco ma sincero, si girò, e gli rispose secco. -No, sono solo ancora addormentato.- Rise leggermente, vedendo che il ragazzo aveva il fiato corto. Doveva aver corso fin lì, Taehyung non sapeva dire se era per non arrivare in ritardo a scuola o per raggiungerlo. Quando il respiro del più giovane si fu stabilizzato, alla fine, quest'ultimo riprese a parlare.
-Tutto bene? Ho visto che non sei venuto a scuola in questi giorni.-
-Mmh, sì, tutto bene. Avevo solo voglia di starmene ancora a casa.- mugolò il più vecchio. In realtà niente andava bene. Ma Jungkook non doveva sapere. Taehyung non se lo sarebbe mai perdonato se fosse riuscito a rovinare la vita ad un'altra delle uniche persone a cui lui teneva. Non poteva dirgli nulla, nè della sua situazione in famiglia nè dei suoi sogni. Ogni tanto aveva provato il desiderio di dirgli tutto, era stato quasi sul punto di farlo, ma sempre, ogni volta, la sua coscienza l'aveva fermato. E Jungkook non aveva mai insistito per sapere di più. Anche per questo Taehyung lo adorava così tanto. Non avrebbe sopportato di perdere anche lui, se fosse successo probabilmente sarebbe stato capace di togliersi la vita.

*******

Jungkook lanciò rapide occhiate in giro mentre lui e Taehyung attraversavano il cortile gremito di studenti. Tirò un sospiro di sollievo, non vedendoli. Giusto il giorno prima, quando lui si era rifiutato di dar loro dei soldi, si era beccato un pugno in pieno stomaco, e non ci teneva a ripetere l'esperienza: soprattutto, non davanti a Tae. Era già abbastanza ferito nell'orgoglio così, non voleva peggiorare la situazione. Per questo motivo non ne aveva parlato con nessuno, nemmeno con il suo migliore amico. Si girò nuovamente verso il ragazzo accanto a lui, pregando che non si fosse accorto del fatto che ormai lui aveva perso da un po'il senso del discorso. Questo aveva continuato a parlare, Jungkook non avrebbe saputo dire di cosa, ma si limitò ad annuire quando Taehyung gli fece un'espressione interrogativa. Di rimando, come se il maggiore si fosse accorto di non essere ascoltato, quest'ultimo gli donò il silenzio. Jungkook sperò che non si fosse offeso, ma lo conosceva abbastanza per dire che, anche in quell'eventualità, la rabbia gli sarebbe passata presto. Una strana atmosfera scese sui due adolescenti: era raro che entrambi preferissero evitare di parlare. Di norma, quand'anche ad uno dei due succedeva, l'altro continuava imperterrito a cercare le attenzioni dell'amico, finchè non le otteneva. Ma quel giorno ciò non successe. Jungkook scrollò le spalle. Non gli dispiaceva, in fin dei conti, il fatto di avere un po'di tempo per sè stesso. Alla fine, Taehyung arrivò davanti alla sua aula, e Jungkook lo salutò con un sorriso triste. Ora era di nuovo lui, da solo, di fronte alla propria personale e quotidiana battaglia. Tirò un profondo sospiro, tentando di imporsi calma e sangue freddo, ma ciò non fece che mandare i suoi nervi ancora di più in fibrillazione. Era dannatamente nervoso, come ogni mattina, ma d'altronde non poteva sottrarsi a tutto quello. "Oh, andiamo, Jungkook, hai 15 anni, che ti spaventi a fare..." sussurrò tra sè e sè, e si incamminò verso la sua classe. Quando entrò, ricevette la solita occhiata glaciale, ma lui si impose di non farci caso. Si diresse verso il suo banco, e sperò che i soliti tre non lo venissero a importunare come al solito. Per sua fortuna, con il fatto che era arrivato in ritardo, non sembravano intenzionati a dargli fastidio. Troppo poco tempo, non avrebbero goduto abbastanza.

Per Jungkook, con gli occhi puntati fuori dalla finestra, la mattina trascorse lenta e inesorabile. Avrebbe giurato, ad un certo punto, di star marcendo sulla sedia. La lezione non gli interessava affatto e, nonostante i vari tentativi di donare la sua attenzione al professore, la sua mente ostinata vagava altrove. Pensava al passato, all'infanzia perduta che, per lui, era stata l'unico momento felice di tutta la sua breve vita. Pensava alla sua famiglia, a quello che avrebbe dovuto essere, e a ciò che invece era. E pensava a Taehyung. Malgrado tutto, lui era stato l'unica persona a stargli accanto in ogni momento. Eppure... Eppure nessuno dei due sapeva nulla dell'altro. Jungkook se ne rendeva conto. Vivevano in uno stato di finta felicità che, però, non poteva portare da nessuna parte. Sbuffò, scacciando quei pensieri e, risvegliandosi, si trovò davanti nientemeno che il soggetto dei suoi pensieri. Taehyung lo guardava, sorridendo con uno di quei sorrisi un po'squadrati che gli erano propri. Il giovane li aveva sempre ritenuti il segno distintivo dell'amico.
-Mi chiedevo quando saresti tornato sul pianeta Terra, sai?-
-Da quanto sei qui?-
-Non si risponde ad una domanda con un'altra domanda, nessuno te l'ha insegnato questo?-
-Guarda che lo stai facendo anche tu ora.- concluse il moro ridendo. Questi erano i momenti veramente importanti per Jungkook, quelli senza finte, dove tutti e due riuscivano a trovare un'isola di pace in mezzo a quel mondo così crudele con entrambi. Si alzò dalla sedia, guardando di sottecchi i suoi compagni di classe. Non sembravano volerlo importunare. Che fossero intimoriti dalla presenza di un ragazzo più grande? Ma come poteva Taehyung incutere paura alle altre persone? Ci doveva essere un'altra ragione, ma il ragazzo in quel momento non riusciva a trovarla. Decise che, per il momento, si sarebbe soltanto goduto il momento di pace, e seguì il maggiore verso l'uscita.
Il pomeriggio, dopo aver deciso di stare un po'più a lungo insieme, rispetto al solito, lo trascorsero tra videogiochi, risate, zuffe. In quei momenti di semplicità, a nessuno dei due importava più nulla di niente, nè della scuola, nè dei problemi. Tutto, momentaneamente, si cancellava. Entrambi, a tutto ciò che succedeva in quei vuoti pomeriggi, si aggrappano disperatamente, in silenzio, come se ricercassero un po'di normalità in mezzo al caos che vedevano intorno e dentro di loro.
Alla fine, arrivò la sera. Jungkook si voltò verso il maggiore. Taehyung si era appisolato sul pavimento, e il giovane pensò che non avesse mai visto qualcosa di più bello della visione del suo hyung addormentato. Quell'immagine gli trasmetteva una grande pace e tranquillità, sensazioni che non gli erano proprie più da molto tempo. Alzò lo sguardo verso il mondo di fuori, che si intravedeva attraverso le finestre di camera sua. Il buio stava iniziando ad avvolgere tutto con la sua inquietante coperta, e il quindicenne si sentì improvvisamente insicuro. Dette un leggero scossone al maggiore e questo, per tutta risposta, mugolò.
-Tae.- si limitò allora a dire, in un sospiro. A quel punto, Taehyung si decise a svegliarsi. Sorrideva, pacato e in ascolto. Per un attimo, un solo attimo, il silenzio in quella stanza fu assoluto. Poi Taehyung, che odiava tutta quell'assurda tranquillità, lo ruppe.
-Allora, che c'è?-
-Ti va di andare nel nostro posto?- fu quindi la risposta di Jungkook.
   
 
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