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Autore: Gwen Chan    08/02/2017    6 recensioni
Un universo dove sulla tua pelle c'è la prima parola che la tua anima gemella ti dirà, nella lingua in cui la pronuncerà. E non preoccuparti, vi incontrerete, in questa vita o in un'altra.
La prima volta Victor è un giovane principe alla corte dello Zar e Yuri un artigiano in un qualche sconosciuto villaggio giapponese, entrambi a malapena consapevoli dell’esistenza dei rispettivi Paesi.
[Soulmate!AU][Reincarnation!AU]
Genere: Angst, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Victor Nikiforov, Yuuri Katsuki
Note: AU | Avvertimenti: Gender Bender
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Non preoccuparti, è scritto sulle nostre pelli come è scritto nelle stelle
 
La prima volta Victor è un giovane principe alla corte dello Zar e Yuri un artigiano in un qualche sconosciuto villaggio giapponese, entrambi a malapena consapevoli dell’esistenza dei rispettivi Paesi. Non si incontrano in questa vita, portando avanti una patetica esistenza mentre il marchio sui loro polsi, scritto in una lingua sconosciuta, getta su di loro lo stigma del pregiudizio.
Victor sposa una nobildonna e usa un bracciale d’oro per nascondere lo strano simbolo sulla sua pelle pallida. Gli hanno detto che è la scrittura usata nel Lontano Oriente, da dove arriva la soffice seta. Si sposa per ragioni politiche, sapendo che la sua vera anima gemella è una persona che parla una lingua che non comprende e che non sarà mai in grado di trovare.
Va avanti giorno per giorno, non sapendo che dall’altra parte del mondo un uomo giapponese annega nella propria solitudine, con la gente che gli tira addosso sassi e grida “Vattene, figlio degli oni!”
 
***
 
La seconda volta le cose non cambiano molto, con l’unica differenza che si sono scambiati i ruoli. Victor è un povero contadino e Yuri fa parte di un potente clan di samurai. Victor sa a malapena scrivere il proprio nome, figuriamoci capire gli strani segni sulla sua spalla, quelli che il prete brucia dicendo che sono un marchio del Demonio. Il marchio di Yuri, da parte sua, viene trasformato nel tatuaggio raffigurante lo stemma del clan.
“Dimenticalo!” gli ordina suo nonno, mentre l’inchiostro avvelena la sua pelle e la sua felicità.
 
***
 
La terza volta Yuri è una morbida infermiera e Victor un prigioniero ferito durante la guerra Russo-Giapponese. La faccia ustionata dell’uomo è quasi irriconoscibile e quando parla la sua voce è bassa e rotta.
“Acqua” è la prima cosa che chiede, in russo. Yuri, il cui nome in questa vita non è Yuri, obbedisce, troppo impegnata per pensare a quelle quattro lettere che recitano вода nell’incavo del suo ginocchio sinistro. Non pensa a come i suoi genitori stiano pianificando di risparmiare per mandarla in Russia, sperando che un anno sia sufficiente per trovare la sua anima gemella.
“Meglio?” chiede. Mentre l’uomo annuisce, gli occhi diventano selvaggi di comprensione. Le afferra il polso con la forza della disperazione e agita la testa, indicando l’avambraccio. Le mani della donna tramano mentre spinge la manica del pigiama oltre il gomito per rivelare un marchio in familiare hiragana. Sente le lacrime riempirle gli occhi mentre scrive il proprio marchio su un pezzo di carta e lo metto sotto il naso dell’uomo.
“Voda” gorgoglia lui in punto di morte. “Mizu.”
In questa vita si incontrano, ma non hanno tempo.
 
***
 
La quarta volta Victor è una ballerina, capelli d’argento tenuti in una stretta crocchia e deliziosi polpacci che fanno male sul palco, mentre Yuri è un flautista, sotto il medesimo palco. Sono così vicini che probabilmente si sono già scambiati qualche rapida occhiata nella fretta che precede uno spettacolo importante. Se fosse visibile, vedrebbero persino il sottile filo rosso che collega i loro mignoli. In questa vita sono abbastanza di mente aperta e acculturati da comprendere cosa c’è scritto sulle loro pelli.
“No” recita in russo quello sul fianco destro di Yuri ed è strano sapere che comincerà la relazione con la sua anima gemella con una negazione. Nel frattempo Victor accarezza le lettere giapponesi sulla sua caviglia, prima di avvolgerla con i lacci delle sue scarpette a punta. Recitano “male”.
 
Pianificano entrambi di viaggiare per tutto il globo. Entrambi si esercitano finché i piedi e le dita e le labbra non sanguinano per essere sui palchi più famosi del mondo, sperando di incontrare la loro metà nella folla.
Non si incontrano davvero in questa vita. Passano l’uno accanto all’altro nell’atrio del teatro, le spalle che si sfiorano, ma nella fretta non parlano. Dovrebbe essere facile, dato che sanno già cosa dovrebbero dire. Yuri chiederebbe “Ti sei fatta male?” con voce educata e il Victor di questa realtà risponderebbe “No.”
Non accade e quando la comprensione li colpisce, è già troppo tardi.
 
***
 
La quinta volta sono di nuovo entrambi uomini. Non si ricordano le loro vite precedenti, perciò la sorpresa dell’avere parole straniere sulla loro pelle è la stessa della prima volta.
“Il tuo nome?” legge Yuri in alfabeto occidentale, torcendo il collo per vedere il marchio nella parte alta della schiena, con i suoi forti muscoli che si contraggono nello specchio. Non è molto utile quando lavori come prostituto e i potenziali clienti ti chiedono sempre, sempre, il tuo nome. Yuri si nasconde dietro uno pseudonimo la maggior parte del tempo, quando non sta dicendo qualche smanceria come “Posso essere chiunque tu voglia.”
E comunque non serve a molto, quando tutti i suoi clienti sono uomini giapponesi come lui. Qualcuno è gentile, lo tratta come una bambola di porcellana. Altri sono rudi, ma non crudeli. Ad altri ancora importa solo di fottere il suo corpo.
È per questo che quando il proprietario del casino gli presenta due ospiti europei, il cuore di Yuri fa una capriola giù nello stomaco. Uno di loro, frangia argentea che nasconde l’occhio sinistro di colore blu, gli chiede il nome e per una volta Yuri non sente il bisogno di mentire.
“Yuri” risponde allora. Lo straniero gli mostra il palmo della propria mano. “Yuri, così?” domanda in un giapponese stentato. Yuri annuisce.
In questa vita Victor è una specie di uomo d’affari sempre in viaggio per lavoro. È già sposato da dieci anni quando incontra Yuri e nonostante tutto non vuole abbandonare sua moglie. Alla fine non la tradisce nemmeno e passa semplicemente la notte ad annegare nelle piacevoli parole di Yuri. Dopotutto l’idea di visitare un bordello è stata di Chris, non sua.
Alla fine Yuri riceve in una notte tanti soldi quanti normalmente guadagna in un mese di lavoro e Victor promette di tornare. Lo fa. In questa vita si incontrano ancora e ancora, crogiolandosi nel sogno di quella che sarebbe potuta essere la loro vita.
 
***
 
La sesta volta tutto sembra perfetto. Sono ragazze, con nomi diversi e colori di capelli diversi, a studiare gomito a gomito nello stesso corso di chimica. Sanno di essere anime gemelle, nessun dubbio in proposito, e insieme pianificano sia la loro carriera sia la vita privata. Camminano nei corridoi dell’università, mano nella mano, brillando d’amore, le bocche che ridacchiano.
Discutono di abiti da sposa e anelli. Sognano una casa piena di cani – e magari un gattino. Si immergono nello studio delle rispettive lingue native.
Litigano e poi fanno pace. Sono l’apoteosi della coppia perfetta.
Questa volta tutto sembra perfetto, ma sembra, è la parola chiave, dato che non hanno considerato un guidatore ubriaco in una fredda sera d’ottobre.
 
***
 
La settima volta Yuri è ancora una ragazza, mentre Victor torna ad essere un maschio. La settima volta muoiono ancora bambini e semplicemente non si incontrano.
 
L’ottava volta i loro sessi sono di nuovo invertiti e per uno strano scherzo del destino, sono amici di penna su Internet per un po’. Il problema è che il marchio deve essere una parola parlata, non scritta, e in questa vita non si parlano mai. Alla fine si dimenticano l’uno dell’altro.
La nona volta è così banale che non vale nemmeno la pena di raccontarla.
 
***
 
La decima volta Yuri conosce Victor molto tempo prima di incontrarsi di persona. Passa i pomeriggi con gli occhi incollati allo schermo, catturato dal fluido pattinare di Victor. Qualche volta osa fantasticare, pensando a Victor come sua anima gemella, quando i giorni paiono troppo grigi e i sogni sono un bel modo per sfuggire l’ansia che gli stringe il petto. Cresce con la faccia di Victor appiccicata su tutte le pareti della sua cameretta.
In questa vita Victor non ha alcun marchio. Il suo corpo è stato scandagliato attentamente, solo per confermare che in effetti non c’è una parola sulla sua pelle, nemmeno una lettera. Le persone senza marchio sono rare, ma esistono, di solito destinate a legarsi con qualcuno che è muto.
Crescendo, ogni volta che qualcuno non risponde al suo tentativo di cominciare una conversazione, Victor chiede sempre di vedere il suo marchio. Sa che è un comportamento maleducato, ma non può sopportare il pensiero di non sapere chi sia la sua anima gemella.
Dall’altro lato del mondo, sotto il piede destro di Yuri c’è scritto “Una foto ricordo?” in inglese.
 
La prima persona a chiederglielo non è Victor, in realtà, ma un giovanotto a Detroit con cui Yuri esce per un po’. Presto però le cose cominciano ad andare storte finché Yuri non insiste per vedere il marchio che l’altro è così restio a mostrare. Le parole che legge non sono le sue. Rompono non poco tempo dopo.
L’esperienza è ancora presente in qualche parte della mente di Yuri, avvelenandolo con l’idea che sarà sempre in errore nel cercare la sua anima gemella, quando è Victor ad offrirgli una foto ricordo. Per questo Yuri volta le spalle al russo, che a questo punto si è già stancato dell’abitudine di controllare il marchio di ogni persona che incontra.
 
Ma in questa vita, il Fato è determinato a risolvere le cose. Allora ballano insieme durante un banchetto altrimenti noioso e quando Yuri pondera il ritiro, è nelle mani di tre bambine di sei anni aggiustare le stringhe del destino.
Quando Victor bussa alla porta di Yuri, il più giovane è troppo sorpreso per anche solo pensare al primo, breve dialogo che hanno avuto qualche mese prima. E mentre i mesi passano e la loro relazione sboccia, Yuri si trova dilaniato tra la speranza di dilatare il suo tempo con Victor all’infinito e il terrore della sua inevitabile fine.
“Domani glielo chiedo,” si dice, mentre si guarda allo specchio, ma poi continua a procrastinare. Yuri è convinto che il marchio di Victor si trovi in qualche parte del corpo privata o difficile da raggiungere, dato che non lo ha ancor visto nonostante abbiano già fatto il bagno insieme.
Decide di restituire Victor al mondo quando la stagione sarà finita.
 
“Solo per ora” prega, mentre fa scivolare un anello d’oro sull’anulare di Victor. “Solo per ora” pensa, mentre si arrampica fino alla finale del GP.
 
***

Quel quadruplo flip mancato è una coltellata al cuore.
“Finiamola” e mentre lo dice, Yuri non si sta riferendo solo al ruolo di Victor come suo allenatore. Non importa quanto il suo cuore stia soffrendo, non ha il diritto di fingere che Victor sia la sua anima gemella. Ora è determinato a farlo, non importa quanto Victor protesterà o quanto farà male.
“Yuri, so cosa dice il tuo marchio. L’ho visto quando ti ho aiutato a fare stretching alle terme” è invece la replica di Victor. Yuri scuote la testa.
“Non importa. Non sei la prima persona che mi chiede o mi offre una foto ricordo prima di dire qualcos’altro.”
 
Victor rimane in silenzio per un po’, le lacrime che bagnano ancora le sue guance pallide.
“Yuri, vuoi vedere il mio marchio?”
Yuri annuisce. “Mi sono sempre chiesto dove fosse, dato che non l’ho mai visto, sebbene ti abbia visto spesso nudo,” aggiunge, con una piccola risata. Arrossisce quando Victor si sposta dalla finestra al letto e spoglia lentamente il proprio accappatoio.
“Vieni! Vediamo se riesci a trovarlo” lo invita e la richiesta è così assurda e imbarazzante che Yuri non può fare a meno di obbedire. Le sue dita tracciano ogni centimetro del corpo di Victor, le ascelle, l’interno coscia, la conchiglia delle orecchie, la pianta dei piedi.
“Non riesco a trovarlo,” si arrende alla fine, ammettendo l’assenza di parole anche sul sesso di Victor. “Tu non hai un marchio” osa speculare. Le labbra di Victor si curvano un poco verso l’alto, mentre aspetta che Yuri metta insieme tutti i pezzi. Quando Yuri infine lo fa, è come se il tempo si fosse fermato.
“Non può essere. Oddio, è … semplicemente non ci credo!” blatera Yuri, mentre il sorriso di Victor si allarga sempre più.
Questa volta le cose andranno bene, non hanno dubbi.
 
Note: normalmente non ho una gran passione per le AU delle anime gemelle, benché meno per quelle dove si parla di “marchi” identificativi. Tuttavia l’ispirazione ha colpito e quando l’ispirazione chiama uno scrittore deve rispondere.
Comunque, sono tornata con l’angst! È bello essere a casa. L’angst con il lieto fine è la cosa che preferisco. Edit: È un AU, ma per quello che importa la linea temporale è dilatata rispetto a quella del canon. 
   
 
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