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Autore: Giuls_BluRose    09/02/2017    0 recensioni
Raccolta di mini OS | Collegata a "Courage, it will be Okay | Si può leggere senza conoscere il prequel |
Dal primo capitolo:
La piccola Tracy, di appena quattro anni, era tornata da poco dall'asilo e si era andata a sedere sul divano a guardare i cartoni animati, sapendo che entrambi i suoi papà stavano lavorando molto in quei giorni. Era una bambina molto sveglia, come tutte a quella età richiedeva spesso l'attenzione dei genitori, ma capiva bene che se Kurt e Blaine stavano lavorando era certamente per qualcosa di importante e che avrebbero giocato con lei non appena avessero potuto.
Stava pensando al compito che le aveva assegnato la maestra da quando era tornata a casa, per svolgerlo aveva bisogno dell'aiuto dei suoi genitori, ma non voleva disturbarli; aveva quindi deciso che avrebbe aspettato che si fossero liberati per poter fare le sue domande.
Mentre aspettava si era messa a guardare i suoi cartoni animati preferiti, mangiando il panino che Kurt le aveva fatto trovare per merenda: pane dolce con marmellata alla fragola, uno dei suoi preferiti.
Stava tranquillamente finendo la merenda quando Blaine uscì dallo studio, per controllare che lei nel mentre non avesse combinato nessun pasticcio.
Genere: Fluff, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Nuovo personaggio | Coppie: Blaine/Kurt
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Giovedì 9 Febbraio - “Lullaby” by Nickelback

 

You're loud out on the floor and you're not sure
you can take this anymore.
So just give it one more try with a lullaby
and turn this up on the radio.
If you can hear me now
I'm reachin' out to let you know
that you are not alone.

 

“Kurt, giù c'era una lettera per te, te l'ho messa sul tavolo.”
Blaine era appena tornato a casa da una giornata piena di lavoro e aveva recuperato la posta, portandola in casa.
Il marito stava giocando con la figlia nella camera ben decorata della piccola e inizialmente non lo aveva sentito rientrare.
Tracy aveva convinto Kurt a giocare con lei e lo aveva fatto sedere davanti al piccolo tavolino rosa per fare finta di prendere il tè; l'uomo aveva accettato l'invito della figlia e in quel momento stava ridendo vedendo la bambina parlare animatamente con il proprio peluche preferito.
Blaine si era messo a guardare la scena silenziosamente con la schiena poggiata allo stipite della porta, sorrideva teneramente e sembrava che nessuno dei due della stanza avesse riconosciuto la sua presenza.
“Papà!”
Tracy si era voltata verso la porta e aveva visto una figura non troppo alta e dai ricci castani, si era alzata subito e gli era corsa incontro, facendosi prendere in braccio.
Blaine la sollevò salutandola e le baciò la guancia, mentre Kurt si alzava da terra e si sistemava i pantaloni.
“Ciao piccola mia, tutto bene?”
La bimba annuì e si lasciò coccolare dalle braccia paterne, mentre il riccio le scompigliava giocosamente i capelli.
“Papà stava prendendo il tè con me, sai?”
Kurt sorrise a quelle parole e si avvicinò ai due, baciando velocemente le labbra del marito, per poi mettersi di fianco a lui, carezzando il braccio.
“Kurt, c'è una lettera per te sul tavolo di cucina.”
L'uomo annuì e si avviò nel corridoio, lasciando Tracy e Blaine da soli; il padre allora la mise di nuovo a terra e la guardò per qualche secondo: indossava una semplice maglietta azzurra con delle farfalle colorate e dei leggins bianchi panna. Era una bimba molto graziosa, assomigliava in tutto e per tutto a Kurt, anche se parte del carattere lo aveva ereditato da Rachel, come per esempio la determinazione e la passione per il canto.
Anche se lo sperma era stato Blaine a donarlo la bimba aveva due splendidi occhi molto simili a quelli di Kurt, ereditati da chissà quale parte genetica; sembrava molto più figlia biologica del mezzo soprano che non del riccio.
“Papà, mi prepari la merenda per favore?”
Lo stava guardando con i suoi occhioni enormi e azzurri, che riuscivano sempre a persuaderlo a fare qualsiasi cosa la bambina gli chiedesse; erano occhi ipnotici, azzurri come il ghiaccio, ma in grado di emanare un calore unico, proprio come quelli di suo marito.
“Cosa vuoi mangiare?”
La bimba ci pensò qualche secondo, si vedeva perchè aveva le labbra leggermente tirate e le braccia incrociate tra di loro; poi i suoi occhi si illuminarono, facendo intuire a Blaine la sua richiesta.
“Mi porti un po' di cioccolata? Prima l'ho chiesta a papà, ma mi ha detto di no.”
Tracy mise il broncio, facendo intenerire l'uomo: Kurt era molto attento all'alimentazione della figlia ed erano rare le volte che le faceva mangiare una quantità di dolci superiore a quella che lui riteneva essere quella corretta ed era poca, veramente poca.
La bambina sapeva che le regole erano più facilmente trasgredibili con Blaine, perciò era sempre a lui che chiedeva.
“Sai che papà non vuole, adesso vado di là e ti prendo qualcosa. Se ti porto anche un quadretto di cioccolata di nascosto mi prometti che non lo dici a tuo padre?”
Blaine ridacchiò, vedendo la figlia promettere immediatamente.
Andò in cucina, trovando il marito seduto su una sedia con la lettera in mano, stava leggendo attentamente e aveva un'espressione intraducibile in volto.
Gli si avvicinò silenziosamente, posando una mano sulla sua spalla.
“Kurt, va tutto bene?”
Il più grande si voltò verso il marito, facendogli cenno di sedersi sulla sedia accanto alla sua, Blaine vide la sua strana espressione e fece quello che gli era stato indicato, prendendogli una mano nella propria.
“Ehi, va tutto bene?”
Kurt scosse la testa con aria rassegnata, allungandogli la lettera silenziosamente per fargliela leggere; il marito iniziò a leggere le parole stampate sul foglio, cercando di coglierne completamente il senso.

-Egregio Signor Hummel, siamo lieti di annunciarle che il suo copione teatrale “Trapped in an elevator: a love story” è stato apprezzato dalle compagnie californiane. Con il suo permesso saremmo lieti di averla qua con noi e lavorare con lei per la messa in scena nei teatri principali di Los Angeles e San Francisco. Distinti Saluti.-

Blaine sentì nascere un'immensa gioia nel proprio cuore: sapeva bene quanto Kurt tenesse ai suoi copioni e vedere il suo sogno realizzarsi gli riempiva l'anima di felicità. Non capiva perchè non riuscisse a cogliere la stessa gioia anche sul volto del castano, non riusciva a cogliere i pensieri del marito.
Kurt era senza parole, non sapeva se essere felice o meno di quella notizia; certamente era lieto che il suo copione fosse stato apprezzato, ma era incerto se accettare l'incarico. Andare in California per settimane, lasciando a New York il marito e la piccola Tracy, che alla fine aveva soltanto quattro anni: sarebbe stata una scelta saggia?
L'eterno dilemma tra lavoro e famiglia, quello che il mezzo soprano non avrebbe mai voluto affrontare.
Blaine sembrava aver capito quello che stava pensando il marito, bastava un solo sguardo per capirsi; strinse più forte la sua mano, donandogli un dolcissimo e calorosissimo sorriso.
“Non puoi tirarti indietro Kurt, è un'occasione d'oro per te e lo sai bene.”
Il ragazzo sospirò, chiaramente non era convinto, affatto.
“E dovrei lasciarvi qua da soli per settimane intere? Tracy è ancora molto piccola, ha soltanto quattro anni. Non lo so Blaine, sarebbe una grandissima opportunità, ma ho paura di fare la scelta sbagliata e far soffrire nostra figlia.”
Il mezzo soprano abbassò lo sguardo, cercando di fare chiarezza nella sua mente: avrebbe veramente voluto far realizzare quel progetto, ma aveva il grandissimo timore di far soffrire la figlia.
Blaine si alzò dalla sedia, andando ad abbracciare forte il marito: sapeva che il ragazzo in quel momento era confuso e aveva bisogno di sostegno.
“Ne abbiamo già parlato molte volte: non sarò io a dirti cosa devi fare e l'ultima parola sta a te, ma io ti chiedo di pensarci seriamente. Possiamo venire anche io e la piccola per qualche settimana, oppure faremo in modo di vederci tutte le sere su Skype, troveremo un modo anche con il fusorario. Ti prometto però che se accetterai la proposta non ti lasceremo da solo, ti seguiremo come una vecchia ninna nanna; ricordi Lullaby? Ricordi che ce la cantavamo tutte le sere quando tu eri qua e io ancora a Lima? Faremo uguale, saremo sempre accanto a te in qualche modo e ti sosterremo qualsiasi cosa accada. Non voglio farti sprecare una splendida opportunità come questa, pensaci tesoro.”
Kurt si strinse più forte tra le braccia del marito, istintivamente, e inspirò il suo odore: Blaine aveva ragione e lui lo sapeva bene, ma aveva bisogno di qualche giorno per prendere una decisione.
“Grazie Blaine.”
Il moro sorrise, lasciandogli un dolce bacio sulla guancia.
“Mi prendo qualche giorno per pensarci, ma tu non credo che avrai tutto questo tempo.”
Il ragazzo guardò Kurt senza capire, mentre vedeva una piccola risatina che nasceva tra le sue labbra.
“Tracy, credo stia aspettando la sua merenda.”
Blaine si voltò verso la porta e vide la bambina in piedi davanti ad essa, con le braccia incrociate al petto e un adorabile broncio sul volto.
“Papà, ho fame!”
I due ragazzi risero appena, facendo accomodare la piccola sulla sedia e iniziando a prepararle la merenda; no: con lei non avrebbero mai avuto tempo per riflettere su quello da fare, avrebbe sempre vinto lei, per qualsiasi cosa.



Note dell'autrice:
Buon pomeriggio a tutti!
Eccomi qua con il secondo capitolo di questa raccolta di mini OS.
La canzone scelta questa volta è "Lullaby" dei Nickelback, spero che sia di vostro gradimento!
Ricordo che questa raccolta è fatta in collaborazione con Miriade , quindi vi prego di andare a leggere anche la sua versione.
E nulla, noi ci sentiamo domani con il prossimo capitolo.
Un bacione.

Giulia Pierucci

 

 

   
 
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