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Autore: Rossella Stitch    11/02/2017    7 recensioni
Questa shot è una what if.
Cosa sarebbe successo se alla fine della 2x08 Kara si fosse presentata da Lena per chiarire le cose tra loro?
E se questo chiarimento portasse a delle scoperte inaspettate?
Perché niente è come sembra e alle volte la verità può nascondersi dietro alla paura, al pregiudizio e dietro al peso delle responsabilità. Bisogna solo essere coraggiosi e andare oltre le apparenze. Alle volte funziona davvero.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Kara Danvers, Lena Luthor
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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YOU’RE MY GREATEST MASTERPIECE*
 
 
 
Si conobbero.
Lui conobbe lei e se stesso,
perché in verità non s’era mai saputo.
E lei conobbe lui e se stessa,
perché pure essendosi saputa sempre,
mai s’era potuta riconoscere così.

- IL BARONE RAMPANTE -
Italo Calvino
 


 
Quando si guarda il mondo dall’alto, si ha quasi l’impressione che tutto sia più gestibile, più piccolo e facilmente malleabile.      
Si ha quasi l’impressione di avere il controllo su ogni cosa e si lascia spazio ad una visione del mondo più… globale, esterna quasi, che permette di prestare meno attenzione ai dettagli e focalizzarsi di più su ciò che potrebbe sul serio fare la differenza.

Le era sempre piaciuto guardare dall’alto il mondo che la circondava.      
Le dava una sensazione di potere. E il potere piace a tutti, soprattutto se sei un Luthor.
Il potere era sempre stato l’elemento principale che caratterizzava la sua famiglia, si nutrivano di esso e di esso ne erano schiavi.

Ricordava poco e nulla del periodo precedente all’adozione, ma dal giorno in cui aveva incontrato per la prima volta sua madre e suo padre aveva capito che la sua vita non sarebbe stata più la stessa. All’epoca però, era troppo piccola per poter capire i piani che il destino aveva in serbo per lei e soltanto grazie al tempo aveva piano piano compreso quanto tutto fosse più grande di lei, quanto fosse pesante il suo cognome e quanto fosse fondamentale per la sua famiglia il potere.

Per colpa del potere aveva perso tanto, forse troppo e da quando Lex era stato definitivamente arrestato, aveva capito che forse era arrivato il suo momento.           
Trascorrere la vita alla spasmodica ricerca della perfezione doveva pur essere servito a qualcosa. Studiare, conoscere, acquisire tutto il bagaglio che custodiva la sua famiglia era una condanna e una benedizione, soprattutto se si è stata prima una ragazzina curiosa e affamata di sapere, poi una giovane donna piena di aspettative, di doveri, ma anche piena di sogni e aspirazioni.

Era arrivata a National City con la convinzione di poter fare la differenza, di poter in qualche modo riscattare sé stessa e far capire al mondo che non bastava essere un Luthor per essere malvagio.
Senza dubbio una donna potente, ma non cattiva.   La malvagità e la crudeltà aveva imparato a sue spese che non erano necessariamente sorelle del potere.     
Lena, piuttosto, quel potere lo sfruttava  per difendere, per cercare di cambiare le cose e aveva creato la L-Corp per poter incanalare in modo costruttivo tutto il suo lavoro di una vita.

Dall’alto del suo attico guardava National City in tutta la sua imponenza e rise sommessamente, dandosi della stupida per aver lasciato spazio alla speranza. Come aveva anche solo potuto sperare che la città, le autorità e soprattutto Lei si sarebbero schierati subito dalla sua parte, dandole fiducia e supporto?

Sii l’eroe di te stesso.

E’ questo che le aveva detto per cercare di spronarla, ma all’inizio non aveva capito. Era stata così cieca e la mancanza di lucidità l’aveva portata a dire cose che non pensava assolutamente. Sapeva che tutti avrebbero potuto avere pregiudizi nei suoi confronti, ma non Lei.

Quelle parole però, le rimbombavano nella mente come il suono di uno sparo che trafigge la quiete della notte.
Forti, decise e inesorabili e grazie a quelle parole alla fine aveva deciso di incastrare sua madre, perché così facendo avrebbe potuto dimostrarle che poteva essere la persona che Lei aveva imparato a conoscere. Dimostrarlo a Lei era la priorità, nonostante l’avesse praticamente cacciata dal suo studio, ma voleva anche dimostrarlo a sé stessa, per poter dare un senso agli sforzi di una vita e soprattutto alle mancanze di una vita, che bruciavano costantemente e che solo grazie a Lei cominciavano ad essere più sopportabili.

- Come ho potuto cacciarla via così? - Lena soffiò quelle parole ad alta voce, rimproverandosi di essere stata così accecata dalla paura, dal pregiudizio e dal dolore.

Un lieve brivido le serpeggiò su per la schiena, la quale era coperta solo da una camicetta di seta bianca. Sapeva di dover rientrare in casa, ma scioccamente sperava di poterla vedere sfrecciare nel cielo anche solo per un attimo, giusto il tempo di acquietare i suoi sensi di colpa e il suo timore di non poterla rivedere mai più.

- Non dovresti essere qui fuori a quest’ora. Potresti prenderti un malanno. -

Lena sobbalzò appena udì quelle parole e subito voltò le spalle al panorama, per rivolgere la sua attenzione alla donna che, imponente e bellissima come al solito, si ergeva dinanzi a lei.

- Non credevo ti avrei più rivista.- Confessò Lena, abbassando leggermente lo sguardo e mostrandosi all’altra in una veste del tutto nuova. Non voleva più fingere, non voleva indossare nessuna maschera in quel momento. Voleva dimostrare a Supergirl che era fatta di carne ed ossa tanto quanto ogni essere umano e che aveva dei sentimenti da esprimere, da condividere e mostrare. Voleva farlo. Era tempo.

- Beh, ciò che è successo questa notte è stato importante. Non credi? - Ribatté la bionda, poggiando definitivamente i piedi al suolo e muovendo qualche leggero passo in direzione dell’altra.

Lena aveva lo sguardo basso, le braccia incrociate al petto e una strana aura di timidezza che non le apparteneva di certo nel quotidiano. Stava cercando di proteggersi dallo sguardo dell’altra e Supergirl l’aveva compreso soprattutto a causa del ritmo incalzante del cuore di lei, che le risuonava nelle orecchie in modo assordante, senza possibilità di scampo.

- Credo di doverti delle scuse. E forse anche qualcosa in più di quelle. - Continuò la bionda, rimanendo in piedi di fronte all’altra, cercando di sembrare sicura e disinvolta. Il problema era che dentro avrebbe voluto fare soltanto una cosa: urlare.

- Scusarti? N-non capisco.-

- Si, la conversazione che abbiamo avuto l’ultima volta è stata piuttosto accesa e… avrei dovuto agire in modo più delicato. Poco ma sicuro, per cui ti chiedo scusa per il modo in cui ho agito. - disse Supergirl, muovendo ancora qualche altro passo in direzione dell’altra, fermandosi solo a pochi centimetri dalla mora.

Lena alzò lentamente il volto, ritrovandosi il viso dell’altra più vicino di quanto si aspettasse, gli occhi di Lei a scrutarla dentro, i suoi capelli biondi e il suo profumo frizzante che non aveva mai sentito prima. Così nuovo, eppure così... conosciuto.
Una fragranza così leggera l’aveva sentita solo in un’altra occasione: a casa di Kara.

- Sei stata da Kara?- Domandò a bruciapelo, non del tutto sicura di sapere il reale motivo di quella domanda. Era forse… gelosa?

- S-scusami?-

- Nulla, è solo che… il tuo profumo. Assomiglia tanto a quello di Kara e… - Cercò di argomentare Lena, dandosi mentalmente dell’idiota per aver posto quella sciocca domanda.

Velocemente si spostò di lato, muovendo qualche passo verso la vetrata che separava l’interno dell’attico dall’esterno e respirò profondamente, cercando nella sua mente le parole adatte da utilizzare per spiegare all’altra le sue azioni. Tutte le sue azioni.

Prima che potesse anche solo iniziare il suo discorso però, Supergirl si avvicinò nuovamente a lei, cercando i suoi occhi con l’intento di infonderle sicurezza.

- Ok, ascolta. - Supergirl trovò finalmente gli occhi dell'altra e senza pensarci troppo le prese la mano destra e la strinse leggermente, con affetto.

- Cos -

- No, Lena. Ascoltami per favore. Ok?-

La mora non disse nulla, limitandosi soltanto ad annuire leggermente con il capo.

- I-io avrò sbagliato i modi, avrò sbagliato il tempismo e sicuramente non sarò la persona più spigliata dell’universo, ma ci sono cose che ho detto durante la nostra ultima conversazione… c-cose che penso sul serio. Le penso sul serio. - Iniziò Supergirl, cercando di rimanere calma e di parlare con convinzione.

- Quello che hai fatto per noi questa sera, il modo in cui ti sei finta alleata di tua madre e il modo in cui le hai teso una trappola… non deve essere stato semplice per nulla. Lo so. -

- No, non lo è stato.- Rispose fermamente Lena, ricambiando debolmente il contatto tra le loro mani.

- Ho ripensato tanto a quello che è successo e a tutto ciò che è stato detto e fatto da quando sei qui a National City. Ho ripensato a tutte le volte che ho dovuto salvarti, tutte le volte che abbiamo parlato e si, t-tutte le volte che mi mostravi una parte di te. Della vera Lena, non la secondogenita dei Luthor. - Continuò Supergirl, prendendo anche l’altra mano della mora e stringendola con fermezza.

- I-io ho visto la donna fragile che si cela dietro a tutto questo. La donna che ha sofferto, che ha trascorso la vita a combattere per rimanere fedele a sé stessa nonostante tutto. Io ti ho vista Lena e mi dispiace che tu abbia dovuto essere complice dell’arresto di tua madre questa sera, perché so che nonostante tutto… beh, l-le volevi bene. - concluse stancamente Supergirl, sperando di aver fatto capire all’altra quanto fosse sul serio dispiaciuta.

Era in momenti come quello che odiava dover nascondere la sua vera identità, perché davanti a Lena in quel preciso istante non c’era nessuna eroina, nessun’aliena venuta dallo spazio per salvare il genere umano e nessuna donna sicura e forte. C’era soltanto Kara, un’insicura, goffa e speranzosa Kara, che sperava con tutto il suo cuore che l’altra l’avrebbe perdonata.  
Si sentiva così affine all’altra, così capita e solo dopo la loro discussione aveva compreso  quanto la presenza di Lena nella sua vita stesse diventando effettivamente importante. Essenziale per certi aspetti.  
Ogni volta che era in compagnia della mora, sentiva come se non dovesse cercare sempre un modo per farsi capire, per farsi accettare e vedere per com’era nella sua semplicità. Con i suoi occhi brillanti, Lena la guardava e la vedeva per davvero. Il che era destabilizzante, ma anche nuovo e diverso.

La mora rimase diversi momenti in silenzio, continuando a stringere le mani dell’altra e inchiodando il suo sguardo chiaro in quello sempre luminoso e pieno di vita di Lei. Inspirò il suo odore, si concentrò sulla sensazione delle loro pelli a contatto e si insinuò nelle iridi dell’altra, cercando di carpire ogni più piccolo dettaglio. E dannazione, come un fulmine che squarcia il silenzio, Lena capì.

- Non è possibile.- Sussurrò flebilmente, muovendo istintivamente un passo indietro, tentando di porre almeno una minima distanza tra le due. Non poteva essere, non poteva.

- C-cosa? C-che succede Lena?-

- Tu sei… lei.- Sussurrò la mora, sempre più consapevole e sempre più scioccata dalla sua ingenuità. Come aveva fatto a non accorgersene subito, troppe erano le coincidenze e troppe erano le affinità tra le due.

Istintivamente Supergirl troncò ogni contatto con l’altra, dubbiosa sul da farsi. Non si era sbilanciata troppo durante il suo discorso, non era entrata nei dettagli e aveva cercato di parlare con tono sicuro e fermo. Come poteva…

- Tu sei lei!- Affermò con vigore Lena, oramai sicura di ciò che pensava.

Iniziò a respirare più velocemente del normale e in un attimo si ritrovò a percorrere a grandi falcate tutto il perimetro del balcone. Sentiva il cuore battere forte e non era sicura di cosa le stesse succedendo. Non riusciva a capire. Perché mentirle in questo modo?

- E’ perché sono una Luthor, vero? - Domandò poi di scatto, fermando la sua marcia e rivolgendosi ad una Supergirl completamente sbalordita, impalata nel bel mezzo del balcone.

- D-di che cos-

- Non mentirmi più Kara, per favore. Per. Favore. - Lena inalò una generosa quantità di aria e poi cercò di ricomporsi, rimanendo però sempre a debita distanza dall’altra. Kara le avrebbe detto la verità quella sera, costi quel che costi.

- Ti rendi conto che prima che arrivassi qui i-io ero divorata dal senso di colpa? Speravo di poterti vedere ancora per chiederti scusa, per spiegarti… perché volevo essere sincera! - Lena esclamò quelle parole con rabbia, non riuscendo ancora a credere di essere stata così sciocca.

In quell’esatto momento però, Kara si rese conto che nessuna scusa avrebbe potuto smuovere Lena, perché quella donna era sempre così tanto perspicace, così intelligente. Oh Rao, era capace di vederla per davvero ed era assurdo. Se Clark avesse potuto vederla in quel momento, indifesa e nuda dinanzi ad una persona che non avrebbe mai e poi mai dovuto scoprire il suo segreto, probabilmente si sarebbe sentito profondamente deluso. Ma non importava, a questo punto fingere era inutile. Non avrebbe avuto senso.

- Mio cugino dice sempre che la gente vede solo quello che vuole vedere.- Disse Kara, appoggiando la schiena alla balaustra ed abbassando le spalle, come se tutto il peso del mondo fosse precipitosamente collassato su di lei.

- Gli occhiali, i capelli spesso legati… in realtà se una persona ci pensa non fanno granché la differenza. Ma se sei un eroe, fa decisamente tutta la differenza del mondo.-

Lena ascoltava attentamente, curiosa più che mai di sapere la verità. Non perché volesse usare le parole di Kara contro di lei, anzi. Adesso era tutto così diverso, anche se apparentemente niente era cambiato.

- Ho passato gran parte della mia vita sulla terra a nascondere chi ero Lena, proprio come te. Dovevo omologarmi, non farmi notare. Sarebbe stato troppo difficile da spiegare e troppo pericoloso per la mia famiglia, che con amore e devozione mi ha accudito. - Continuò la bionda, massaggiandosi stancamente il viso con le mani.

- Essere me stessa significa… essere Kara, la ragazza goffa, chiacchierona e sognatrice che tu già conosci. S-solo che quella stessa ragazza sa volare, è super forte, ha un super udito e tutte quelle qualità per cui Supergirl viene elogiata. Supergirl è… quella parte di me che mi permette di essere orgogliosa della mia diversità e non di vergognarmene. Io do alla gente, tutti i giorni, un po’ di me. E loro quando mi guardano… beh, vedono solo quello che vogliono vedere, non quello che effettivamente sono. - Concluse, stringendo le braccia al petto e tentando in tutti i modi di non far vedere all’altra i suoi occhi gonfi di lacrime.

Lena si avvicinò lentamente all’altra, accorciando ogni distanza che aveva costruito per difendersi. Ma dopo le parole di Kara, aveva capito che non c’era da temere nulla, perché quella ragazza così fragile che indossava un costume così importante, in realtà non era altro che una ragazza. Speciale certo, ma pur sempre la Kara che aveva imparato a conoscere. Il che la rincuorava molto.

Posò le mani sulle braccia toniche dell’altra con l’intendo di districarne il nodo che erano diventate e subito dopo intrecciò le sue mani a quelle di lei, stringendo forte la presa e sorridendole con affetto. Non l’avrebbe lasciata andare.

- Capisco perché tu non me l’abbia detto, non ti incolpo di nulla. - Disse Lena con gentilezza.

- Non è perché sei una Luthor… t-ti prego, non pensarlo mai! Tu sei molto più del tuo cognome, ricordalo sempre. -

Kara avvicinò lentamente in viso a quello dell’altra, poggiando istintivamente un dolce bacio sul capo bruno di lei, che senza indugiare oltre sciolse il loro groviglio di dita e si gettò con disperazione tra le braccia forti della bionda.

Si strinsero l’una all’altra in un modo così naturale e spontaneo, che inizialmente sorprese entrambe.     
L’odore frizzantino di Kara si mischiò a quello forte e deciso del profumo di Lena, capelli biondi che si mescolavano a ciocche scure, il calore del corpo di una che riscaldava quello dell’altra e in men che non si dica, Lena alzò leggermente il viso e avvicinò delicatamente le labbra a quelle dell’altra, che morbide e rosee l’attendevano impazienti.

Si baciarono lentamente e senza fretta, assaporandosi come nessuna delle due aveva mai fatto prima. Le labbra piene di Lena accarezzavano con devozione quelle di Kara, che a sua volta rispondeva al bacio con timidezza ed emozione, aggrappandosi alla vita della mora e stringendo forte il tessuto della sua camicetta bianca.

E quando la timidezza lasciò il posto all’impeto, Kara si rese conto che il suo autocontrollo era decisamente precario. Doveva necessariamente separarsi da Lena, ma non riusciva a staccarsi da quelle labbra così buone e da quel sapore così fresco.     
Senza rendersene conto mordicchiò leggermente il labbro inferiore dell’altra, in un chiaro invito ad approfondire il bacio e Lena di rimando schiuse le labbra, permettendo alle loro lingue di conoscersi e sentirsi per la prima volta.

Oh Rao, Kara avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di continuare a baciarla, ma sentiva di star arrivando al limite e se non voleva iniziare a fluttuare con la mora tra le braccia, doveva riacquistare un attimo di lucidità ed aggrapparsi a qualcosa se voleva continuare ancora per un po’ quella piacevole esperienza.

Così avvolse stretta la vita dell’altra con il braccio sinistro, attirandola ancora di più contro il suo corpo e arpionò saldamente una sporgenza di ferro della balaustra, cercando di aggrapparsi ad essa e incanalare verso la sua mano destra tutta l’energia in eccesso che sentiva scorrerle nelle vene.
Ma Lena in un impeto di passione emise un gemito sommesso e per Kara fu la fine.        
Un crack sordo rimbombò nell’aria e Lena si staccò subito dalle labbra dell’altra, appoggiandole le mani sul petto e guardandosi intorno.

- Che cosa è stato?- Chiese perplessa.

- Ahm.. I-io?- Rispose flebilmente Kara, chiudendo timidamente gli occhi e arricciando le labbra, vergognandosi di quello che era appena successo.

-Ti ho fatta male per caso?-

-Tu… no, cioè. Sto bene, non preoccuparti. Però non…- E mentre cercava di capire cosa fosse successo, Lena si accorse del pezzo di metallo sgretolato nella mano destra di Kara e spontaneamente iniziò a ridere, affondando il viso nel petto dell’altra.

- Lena, t-ti prego è una cosa seria.- Sospirò Kara, alzando il volto al cielo e respirando profondamente.

Lena cercò subito di ricomporsi, soffocando le risa e alzando di nuovo lo sguardo verso l’altra, che però continuava a guardare le stelle.      
Mani gentili circondarono il viso di Kara, riportandolo di fronte a quello gentile e sereno dell’altra. Di nuovo occhi negli occhi. Pelle contro pelle.

- Scusa. Non ridevo di te… è solo che sei buffa.- Si scusò Lena, arricciando leggermente il naso e sorridendo in modo furbo.

Iniziò ad accarezzare le guance di lei con dolcezza, cercando di infonderle tranquillità. D’altronde non era successo nulla di male e non voleva che Kara si sentisse incomoda in quella situazione.

- Sono tanto forte Lena, io devo sempre controllarmi quando sono in presenza di umani. Sempre. E baciarti… mi ha fatto perdere il controllo. Ecco.- Spiegò timidamente Kara.

- Te ne sei pentita?- Domandò dubbiosa Lena, continuando ad accarezzarle con devozione le guance.

- No. Io… h-ho perso il controllo perché mi è piaciuto molto. Troppo.-

-Troppo?-

-Beh, sei speciale Lena. Non avevo mai provato sensazioni così forti prima d’ora. E’… nuovo, ma bello.- Rispose Kara, sorridendo timida.

Lena si sporse leggermente in direzione dell’altra, rubando un piccolo bacio a fior di labbra.

- Credi che potremmo rifarlo?- Sussurrò seducente Lena.

- Beh, un Luthor e un Super che fanno squadra, chi l’avrebbe mai detto. Mmh?- Rispose Kara divertita, rifacendosi ad una frase detta da Lena in circostanze diverse, ma altrettanto importanti.

La mora rise di gusto, rifugiandosi nel corpo di lei e affondando il viso nel suo collo, lasciandosi inebriare dalla sua presenza.
Era arrivata a National City con l’intento di voler cambiare le cose e grazie a Kara era riuscita non solo a scoprire se stessa in una maniera inedita, ma era stata capace di lasciar entrare quella ragazza nella sua vita, nel suo cuore e nella sua anima come non era mai successo con nessuno.
Si erano conosciute e si erano viste per davvero e mai come in quel momento si rese conto che il panorama dinanzi ai suoi occhi non era mai stato così bello, splendente e attraente come quella sera.
  
Lei era il più grande capolavoro su cui avesse mai posato gli occhi. E lo era davvero. 





*You ruin me, The Veronicas.




Salve a tutti. 
Ringrazio infinitamente tutte le persone che hanno letto questa shot e che *spero* commenteranno ciò che ho scritto per darmi un'opinione, un consiglio e aiutarmi a migliorare. [Sono una principiante ragazzi, quindi ogni consiglio è assolutamente bene accetto :3]
Lena e Kara oramai sono entrate nel mio cuore e non credo che andranno facilmente via da esso e in più, il mio eccessivo amore per Kara(sentendomi molto simile a lei caratterialmente - solo, perché Melissa è bellissima, mentre io sono un funghetto u.u) mi ha spinto ancora di più a cimentarmi in questa nuova avventura creativa.

Di sicuro ho intenzione di scrivere altro su di loro, quindi a prestissimo e grazie di nuovo a tutti quello che leggeranno/commenteranno/qualsiasi altra cosa <3
Ross!
  
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