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Autore: Calime    12/02/2017    0 recensioni
[What if? dall'episodio 13 di Vita al liceo]
Ad Ambra non è andato giù il fatto di essere stata presa in giro da Kentin e medita vendetta, ma lui pare realmente cambiato e, soprattutto, ancora innamorato della nuova studentessa. Ambra, anche, non riesce a dimenticare i suoi sentimenti per Castiel ed è ancora intenzionata a conquistarlo.
Forse sono più simili di quanto entrambi credano...
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«No! No! Io-» balbettò, agitata. «Cosa stai dicendo? Non… Non sono io la cattiva in questa storia!»
«Hai proprio voglia di farmi ridere stasera, eh?» replicò, cinico. «Mi hai sbattuto la cruda verità in faccia e quanto io sia stato solo uno stupido, mi hai usato a tuo piacimento – facendomi sentire ancora più stupido –, ti ho lasciata in pace come avevi chiesto… e adesso cosa pretendi, Ambra? Ho fatto tutto quello che volevi. Dovresti saltare di gioia».
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Ambra, Kentin
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Be careful making wishes in the dark'
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Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, ma sono di proprietà di Chinomiko e della Beemoov.





Be careful making wishes in the dark
~ Can’t be sure when they hit their mark ~














06. I don't wanna break these chains





Da quando aveva felicemente – per lui, un po’ meno per il padre – lasciato l’Accademia Militare ed era ufficialmente ritornato al liceo, Kentin si era trovato coinvolto quasi ogni giorno in diverse attività, a volte anche abbastanza originali. Ce n’era per tutti i gusti e, per fortuna, non ci si annoiava mai… Poteva dire di averne vissute di ogni e il peggio era stato finire tra i boccoli biondi e le labbra venefiche di chi non avrebbe mai immaginato; ma quello rientrava come un fuori onda durante le riprese del programma di punta, un taglio eliminato senza neanche passare dal cestino.
Non si era perciò scomposto alla notizia della presenza a scuola di un certo Dake, nipote del professore Boris. Muscolatura, abbronzatura e tatuaggi a parte, era stato piuttosto semplice inquadrarlo, tanto più che Rosalya gli aveva dato il benvenuto storcendo il naso e commentando acidamente su quanto avessero sentito la sua mancanza… Quasi quasi iniziava a piacergli Castiel, soprattutto quando gli fu chiaro come andasse dietro a tutte, a lei che lo snobbava al pari dell’amica.
Almeno non era l’unico ad essere stato scaricato, si era trovato a pensare con una punta di amarezza.
Difficile riprendersi e dimenticare in fretta, quando il tempo trascorso a crogiolarsi in quel sentimento non corrisposto era tanto, troppo. Faceva di certo meno male e qualche battuta era riuscito a scambiarla, anche se nel profondo aveva ormai capito che le cose non potevano tornare come prima – non ancora, almeno.
Tuttavia, la sua attenzione aveva decretato un’altra vittima, una frivola preda che aveva ridacchiato giuliva alle battute del palestrato australiano per tutto il giorno.
«Ti piacciono proprio i cretini».
Non era affatto difficile incontrarsi, dato che frequentavano le stesse lezioni e la scuola non era certo un labirinto di corridoi e aule, né trovarsi in posti fuori da occhi indiscreti e ad orari difficilmente favoriti dagli altri studenti.
Ambra sussultò, sorpresa nel riconoscere la sua voce: non l’aveva più cercata, né lei era tornata a infastidirlo. L’ignoranza reciproca aveva regnato tutto quel tempo, senza bisogno che fingessero.
«Cos’è? Ti sei già stancata di Castiel?» le soffiò nell’orecchio, abbassandosi appena – quando le si era avvicinato così tanto? «Mi era parso di capire che fossi… innamorata?»
«Hai capito male» replicò, tagliente, ignorando il brivido che le aveva suscitato quel tono minaccioso e intimo allo stesso tempo, il suo fiato caldo aveva mosso le onde bionde, arrivando dritto al collo scoperto.
«Sei sempre stata tu quella disperata, Ambra». Kentin avvolse le sue piccole spalle con entrambe le mani. «Quella che vuole tutta l’attenzione. Quella capricciosa che non ha altro modo in cui sfogare la sua frustrazione».
Ambra si mangiò un sorriso compiaciuto: le aveva servito la scappatoia su un vassoio d’argento. «Eppure non ti è spiaciuto questo… modo. Sbaglio?»
Percepì l’irrigidirsi del suo corpo tramite la fermezza della sua stretta: aveva fatto centro.
«Pare proprio che, qui, qualcuno sia ge-lo-so» cantilenò, schioccando la lingua.
Kentin la lasciò andare, scottato.
«Guardati allo specchio» sbottò lei, voltandosi per fronteggiarlo. «Ti sorprenderebbe il riflesso».
Il ragazzo le lanciò uno sguardo di fuoco. Strinse le mani a pugno e i denti per non urlare – contro di lei o se stesso?
«Credi forse di conoscermi?!» berciò.
Gli puntò l’indice contro. «Tu stai ancora soffrendo per quella… quella-ah!» sospirò, esasperata, lanciando le braccia e gli occhi al soffitto.
«Oh, come se per te fosse diverso! Andiamo, Ambra: sei patetica!»
«Patetica, io?» Rise con finto sarcasmo. «Non venirmi a fare la morale! Adesso, poi!» Incrociò le braccia al petto, aggrottando la fronte.
Kentin fece per replicare, quando scosse la testa, sconfitto: perché l’aveva cercata? Perché stava perdendo tempo in inutili schermaglie?
«Avrei preferito vederti con Castiel, piuttosto che con quell’imbecille, ma…» Scosse nuovamente la testa, come a cacciare insidiosi pensieri. «Be’, chi sono io per dirti questo? Non siamo mai stati amici, non c’è stato mai niente».
«Infatti» concordò lei, distogliendo lo sguardo dai suoi accusatori occhi verdi. «Fatti una vita, quattrocchi».
Sentendo quel soprannome poco lusinghiero, Kentin emise uno sbuffo divertito per la prima volta da quando era cominciata tutta quell’assurda storia – incredibile!
«È così che mi vedi?»
Ambra scrollò le spalle e non lo degnò di risposta.
Pareva una bambina, così, con quel broncio: ironicamente, non faceva che mettere più in mostra quell’insicurezza di cui era vittima. Avvicinandosi, le passò il dorso della mano su una sua guancia calda e subito si ritrovò scrutato dai suoi occhi azzurri e sgranati, stupiti da quella mossa – e, a un’analisi più approfondita, forse anche impauriti.
«La verità è che non riesco ad odiarti» ammise con un piccolo sorriso stanco. «Proprio non riesco» sospirò. «Per te sarò anche soltanto lo stupido quattrocchi, ma guardare come ti affanni a cercare quel qualcosa che-», s’interruppe impensierito. «Potrei esserci io nei tuoi panni, ma anche tu nei miei». Appoggiò l’intero palmo sul suo viso e lei vi si premette contro, con una naturalezza che lo disarmò – forse era stato soltanto un gesto inconscio.
Ambra chiuse gli occhi, sopraffatta da un’emozione che le scaldò il petto e le gote. «Vattene, Kentin» riuscì a intimargli, respingendo il nodo alla gola. «Non cercarmi più, ti prego».
Era la prima volta che implorava e usava il suo nome.
Lei.
Ambra.
E Kentin l’accontentò.






























Ci risentiamo settimana prossima con l’ultimo capitolo (non so se vedrete cambiato anche il rating, ma tranquilli che non sarà rosso) e i saluti finali ;)
Mille grazie di tutto cuore a chi continua a sopportarmi!! ♥












   
 
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