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Autore: masayachan    02/06/2009    6 recensioni
Anche quando si è finalmente liberi, qualcosa della prigionia rimane per sempre nell'anima, assieme al vuoto di una perdita.A volte si possono provare sentimenti positivi. Piccola one-shot su Bakura che spero tanto qualche buon' anima commenterà.
Genere: Triste, Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ryou Bakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ah, chissà quanti commenti avrò per questa one shot? Uno, due? È sempre molto appagante scrivere sul fandom di ygo, non commenta mai neanche un'anima-_- comincio davvero a essere demotivata alla grande, chissà cosa costa a lasciare un misero messagino!

Vabbè, sorvoliamo. Come forse qualcuno avrà notato, questa fic è un po' simile a quella che Serenity mi ha dedicato. Abbiamo entrambe preso spunto da un topic aperto sul mio forum(http://yugioh-theultimategdr.forumfree.net/) e abbiamo voluto entrambe scrivere una storia su questo tema e alcune nostre idee sono molto simili.

Buona lettura.


Chiudeva gli occhi, poi li riapriva e subito dopo li chiudeva di nuovo.

Niente.

Non un rumore, non una parola, non un...sentimento, un pensiero: assoluto silenzio

Ryo, sdraiato sul letto di camera sua, guardava il soffitto bianco con occhi assenti, vuoti, proprio come la sua testa.

Il vuoto gli rimbombava nelle tempie come se in realtà fosse il più assordante dei rumori, e faceva male, martellava.

Era strano, quanti anni erano che non provava questa sensazione? Quella di sentirsi davvero padrone del proprio corpo, della propria mente, dei propri pensieri...quanto era?

Si sentiva un po' come appena risvegliato da un profondo coma: i suoi ricordi erano confusi, annebbiati, mescolati a quelli di un'altra persona...a quelli di un altro se stesso.

Era qualcosa di difficile da spiegare , pensò Ryo. Era difficile poter paragonare la sua esperienza, il suo stato d'animo, a qualcosa di reale. Impossibile per qualcuno che non l'aveva vissuto capirlo. Per questo non ne aveva ancora fatto parola con nessuno, dopotutto non sarebbe nemmeno riuscito a trovare il termine giusto per esprimere ciò che davvero sentiva dentro, per descrivere quello strano vuoto. Anzi, era certo che lo avrebbero preso per pazzo.

L'unico con cui avrebbe potuto sfogarsi era Yugi, era forse il solo essere umano in questo mondo in grado di capirlo. In ogni caso, non aveva aperto bocca nemmeno con lui.

Perché? Semplice, il rapporto che aveva con il faraone era totalmente diverso da quello nato fra lui e il suo alter ego. Per Yugi l'altro se stesso era la persona più importante, assieme si completavano, erano speciali, era risaputo.

Ed è per questo che quando il faraone aveva oltrepassato quella porta in pietra, tutti si erano mobilitati per Yugi: '' Yugi, come ti senti?'' ,'' fatti forza'' , '' lui ti starà sempre accanto'', ecc ecc...e Yugi dopo tante lacrime aveva sorriso, e anche a scuola, ancora oggi, a distanza di un mese da quel giorno, si sforza sempre di sembrare il solito ragazzino.

Però, quando i suoi amici intravedono un barlume di tristezza nei suoi occhi, sanno che è collegato a LUI, e sono pronti a consolarlo, sempre.

Per Ryo era diverso.

L'altro Bakura, il suo alter ego, cos'era stato per lui? Un amico? Un compagno?

No.

L' unica parola che gli veniva in mente era ''aguzzino''.

Allora che problema c'era? Perché mai avrebbe dovuto sentirsi triste per l'abbandono di quel pazzo dal suo corpo? Era fuori da ogni tipo di logica, nessuno si era mai posto il problema di chiedergli come poteva sentirsi ora che non c'era più. La risposta sarebbe dovuta essere ovvia, banale: bene, molto bene.

Già, in teoria stava bene, finalmente si era liberato da un peso, non doveva più fare i conti con quel carnefice dentro di sé, sì, stava bene: ora era Ryo, solamente Ryo. Nessun profanatore di tombe, nessuno spirito che trama la morte di Yugi... unicamente Ryo.

Si alzò dal letto a fatica e si mise davanti allo specchio di forma allungata, mentre lentamente, con le dita, sbottonava la camicia dell'uniforme scolastica facendola poi scivolare giù, sul pavimento, dopo aver accarezzato le sue spalle.

Era rimasto a torso nudo: si guardò.

Sul petto spiccavano cinque piccole cicatrici, segni dei pendagli dell'oggetto millenario che lo spirito gli conficcava sotto la pelle.

Aveva ragione, pensò il ragazzo. L'altro Bakura diceva che non si sarebbe mai liberato di lui, tanto meno di quell'oggetto , infatti, era come averlo ancora addosso, marchiato a fuoco sulla cute.

Sul braccio sinistro spiccava, questa volta, uno sfregio ben più grande, c'erano anche i segni dei punti dategli dal dottore...una ferita di arma da taglio, sempre opera sua.

Gli aveva lasciato proprio dei bei ricordi, eh?

Ryo se li accarezzò, uno per uno.

Era libero, libero! Se solo pensava a cosa quell'essere gli aveva fatto! Era colpa sua, era stata tutta colpa sua!

Nella sua vecchia città era diventato un mostro agli occhi di tutti, persino a quelli dei suoi genitori. Era dovuto fuggire, andarsene, lasciarsi tutto alle spalle, sperando di poter cambiare le cose, ma no, non era andata così.

In quegli ultimi anni, gli era sembrato di vivere una perenne partita a monster world, dove lui aveva fatto unicamente il ruolo della pedina.

Chiuse gli occhi, ma ancora niente, nessun rumore.

Era strano, perchè continuava ad aspettarsi di poterlo ancora sentire nella sua mente? Si era detto e ridetto di non volerlo mai più rivedere, eppure si era reso conto ormai da tempo che inconsciamente, continuava a cercarlo.

Sentiva come se nella sua anima mancasse qualcosa, come se il luogo dove lui risiedeva, ora fosse vuoto e abbandonato, e lo rendeva triste..

In quel posto, soltanto una volta si erano incontrati, la prima e l'ultima, prima che scomparisse fra le tenebre.

Lui gli sorrideva bieco mentre le ombre lo avvolgevano,lo immobilizzavano e i suoi occhi rossi scintillavano come quelli di un demone. Scoppiò a ridere: la sua risata gelava il sangue nelle vene, ma Ryo, lì, dritto di fronte a lui, era rimasto immobile, inespressivo a guardarlo.

L'oscurità gli si stava avvicinando, cresceva, si arrampicava sul suo corpo, gli accarezzava il viso, lo invitava seducente a seguire lei e il suo padrone.

-maestro...vieni, avvicinati...- mormorò Bakura mentre si inginocchiava a terra senza forze:-vieni, vieni da me...-.

Ryo fece un passo, poi un altro, lentamente. Mentre accorciava le distanze fra di loro , i sentimenti del profanatore di tombe gli sembravano finalmente nitidi: la storia del suo passato in Egitto, la rabbia, la frustrazione, la tristezza, la sete di vendetta. Prima d'ora non era mai riuscito ad interpretarli così chiaramente, non era mai riuscito a capire, forse perchè era proprio lui che non voleva mostrarglieli.

-chiudi gli occhi- lo incitò lo spirito, e così fece: l'immagine degli abitanti assassinati brutalmente del villaggio di Kul-Elna gli comparve davanti: sangue, grida, i soldati che ridevano uccidendo donne e bambini senza pietà, facendo razzie al loro passaggio.

Ryo spalancò gli occhi. Si accasciò a terra e sentì un forte senso di nausea, iniziò a tossire premendo la mano sullo stomaco mentre le sue guance si rigavano di lacrime.

Non aveva mai visto nulla di più orribile.

-Hai visto cosa mi hanno fatto?- chiese Bakura:- Dimmi maestro, chi è nel torto, chi? Chi è il buono e chi il cattivo, DIMMELO RYO!-

Lui scosse il capo mentre ancora tossiva, poi a fatica, barcollando, provò ad alzarsi nuovamente, mentre fissava quegli occhi indemoniati.

L'alter ego allungò una mano verso di lui:-avanti, afferrala, tirami fuori da qui, Ryo. Vuoi che finisca tutto così? Vuoi che loro, quegli assassini l'abbiano vinta? Prendimi la mano, avanti, prendimi con te ancora una volta.-

-no-

-COSA?- esclamò Bakura stupefatto, non si aspettava quella risposta.

-NO!-gridò ancora più forte Ryo stringendo i pugni:-tu...hai fatto del male a troppe persone...e... a me. Non sei...non sei diventato molto diverso da chi, invece, ha fatto del male a te...-

l'altro rimase zitto, fissava il suo “ corpo ospite” dall'alto in basso sconcertato: si stava ribellando, non aveva più potere su di lui, era davvero la fine, allora.

Le tenebre si mossero più velocemente intorno a lui,più avide, affamate, lo trascinavano al loro interno e il suo corpo veniva inghiottito. Allungò la mano ancora una volta, gridando:- RYO! RYO! AFFERRALA; AFFERALA, PRESTO!- Ma Ryo rimase immobile, con gli occhi sbarrati e piangenti fino a quando del suo alter ego non restò altro che il ricordo.


Ecco...aveva fatto la cosa giusta, vero? Sì, doveva esserlo per forza, ormai era fatta.

Si avvicinò al suo armadio, aprendolo, e ne estrasse una lunga giacca nera di pelle. Rise, sembrava uscita fuori dal film matrix, era assolutamente l'opposto del suo solito stile.

L'aveva comprata lui, quando usava il suo corpo.

La indossò abbottonandola lentamente, poi si guardò allo specchio.

“tu sei pazzo”, pensò fra sé e sé: “ l'hai mandato via e ora lo cerchi”.

Si strinse nel cappotto chiudendo piano le palpebre:

-mi dispiace tanto, Bakura-


   
 
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