15/02/2017
6 recensioniQuesta flashfic partecipa all'evento "Baci Rossi e Blu - Corsa di San Valentino" organizzato dal forum Torre di Carta (link: http://latorredicarta.forumcommunity.net/?t=59534403), che approfitto per ringraziare perché organizza sempre attività con prompt stupendi *^*
Credo che sia la prima storia puramente su Addison e Mark che scrivo!
Detto questo, buona lettura :)
Credo che sia la prima storia puramente su Addison e Mark che scrivo!
Detto questo, buona lettura :)
Guasti
“Una parte di noi l'ha sempre saputo che stavamo insieme perché eravamo guasti.
Avevamo un legame basato su esperienze di vita che nessuno dei due avrebbe voluto vivere”
(Il tuo meraviglioso silenzio, Katja Millay)
Non l’avevano mai detto ad alta voce – dire la verità non era mai stata la specialità di nessuno dei due – ma una parte di loro l’aveva sempre saputo, fin dall’inizio, fin da quel primo bacio che sapeva di Merlot e cose proibite: la loro relazione era quanto di più sbagliato potessero immaginare.
Più sbagliata di Milo Goldman in seconda liceo, sui divanetti umidi di salsedine della barca a vela di suo padre, con quelle sue mani maldestre che la esploravano senza chiederle il permesso, più del professore di Biologia Avanzata che per quasi un intero semestre, al college, aveva corrisposto ai suoi acerbi sentimenti di giovane studentessa incontrandola nel proprio ufficio di venerdì pomeriggio.
Eppure, sul momento, sbagliato sembrava assomigliare così tanto ad eccitante: i loro corpi che si scoprivano, i baci infuocati e il piacere inebriante che insieme al vino offuscava i loro sensi parevano il frutto proibito, il Paradiso Terrestre e l’Inferno tutto in una volta.
Solo più tardi avevano scoperto che la mela era marcia, che loro erano due mele marce: guasti, insieme unicamente perché incapaci di sopportare il puzzo di andato a male da soli.
L’amore che si respirava in quel loro circolo vizioso di bugie rumorose e muti rimpianti era un amore avariato che il più delle volte sembrava assomigliare all’odio, ma era più facile fingere che andasse bene così piuttosto che ammettere di aver sbagliato fin dall’inizio, di aver confuso il paradiso con l’inferno e di non aver riconosciuto l’odore di rancido che il profumo inebriante della pelle nuda mascherava senza riuscirci del tutto.
Sapevano bene che, se avessero potuto, entrambi sarebbero tornati indietro e avrebbero evitato l’errore che li aveva portati fino a quel punto, e si odiavano ancora di più perché nonostante questo erano troppo codardi per rimanere soli con le proprie colpe, per liberare l’altro da quel legame irrimediabilmente corrotto: la loro relazione si basava su qualcosa che nessuno dei due avrebbe voluto vivere, ma di cui non erano in grado di pentirsi ad alta voce di aver fatto.
Non lo fecero mai: ammettere di aver sbagliato, scusarsi per le menzogne, dirsi addio.
Erano troppo guasti persino per quello. Persino l’uno per l’altro.