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Autore: Serendipity__    15/02/2017    5 recensioni
*San Valentino ritardatario*
Beth è una matricola alla Georgia University di Atlanta, e per essere ammessa nella confraternita delle Double W ha una lista di dieci oggetti da dover recuperare.
Al numero uno, c'è il più difficile, perchè è legato ad un certo Daryl Dixon, di cui ha solamente sentito parlare.
Riuscirà, quindi, a completare la lista e guadagnarsi, così, il suo posto nelle Double W?
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beth Greene, Daryl Dixon
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Buongiorno fanciulle!
Un San Valentino ritardatario, ma spero gradito lo stesso.
Baci
Serena




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Quando si sveglia quel venerdì mattina, l'ultimo di un ottobre particolarmente mite, Beth è certa di avere soltanto due problemi nella vita: Dorothy Parker e Daryl Dixon.

La prima, è la presidentessa delle Double W, l'associazione studentesca in cui Darla, la sua migliore amica, vuole entrare a tutti i costi trascinandoci pure lei; il secondo è strettamente collegato, perchè fa parte della sua lista delle dieci cose da fare per aggiudicarsi l'ammissione alla suddetta associazione.
Il problema è che Daryl Dixon si trova in cima alla lista, proprio perchè si tratta della "missione" più difficile da realizzare, e Beth è convinta che non sia stata messa lì a caso, ma con l'assoluto intento di farla fallire.
Ha avuto sin dall'inizio l'impressione che Dorothy l'abbia presa in antipatia, per che motivo non se lo sa davvero spiegare, ma visto che la lista di Darla era decisamente molto più facile della sua, ne è appunto abbastanza certa.
In ogni caso, dato che la sua amica ci tiene davvero a diventare una Double W insieme a lei, mentre fa colazione, analizza di nuovo il problema "Daryl Dixon", cercando la soluzione che le permetterà di spuntare anche quell'ultima missione sulla lista: ottenere la sua tuta da meccanico.
Mr. Dixon, infatti, gestisce l'omonima Dixon's Repair, un'officina meccanica situata proprio in prossimità della Georgia University di Atlanta, ed è diventato una specie di leggenda tra le studentesse universitarie, grazie al suo fascino da bello e impossibile.
Già, perchè la leggenda narra appunto che abbia una spiccata intollerenza verso le studentesse, che pare respinga senza eccezione alcuna. Ed è da un soggetto simile, che lei dovrebbe farsi consegnare niente meno che la sua tuta da lavoro, quella che ha intravisto facendo un sopralluogo proprio l'altro giorno, sulla cui schiena spicca la scritta "Dixon's Repair" a personalizzarla, impedendole di trovare un'alternativa nel comprarne una uguale, alla modica cifra di venticinque dollari e novanta, come l'avrebbe anche trovata su Amazon.
Non c'è niente da fare, non le rimane altro che il piano originario studiato insieme a Darla: recarsi nella sua officina con una scusa plausibile e una volta lì, navigare a vista, sino ad arrivare a meta, ottenere quella benedetta tuta da lavoro dal legittimo proprietario.
E la scusa plausibile, purtroppo per lei, è già in partenza qualcosa che potrebbe indisporre parecchio Mr. Dixon: una gomma bucata. Ma non di una macchina, dato che lei non se la può certo permettere, ma quella della sua bicletta, quella che ha portato con sè da casa, e che rappresenta il suo unico mezzo di trasporto lì ad Atlanta.
Dopo le lezioni, infatti, bucherà volontoriamente la ruota posteriore e poi si recherà alla Dixon's Repair chiedendo l'enorme gentilezza di darle una mano, perchè il ciclista più vicino, quello che come si è già informata oggi sarà chiuso per inventario, non sarà disponibile.
Decisamente l'aspetta una pessima giornata, ma d'altronde per Darla, farebbe questo e altro. Non potrà mai dimenticare, infatti, che è stato grazie anche al suo sostegno se è sopravvissuta alla morte di sua madre, avvenuta qualche anno prima, e che l'aveva devastata nel verso senso della parola.



§§§§§§§§§§§§§§



Daryl sta giusto meditando di fare una pausa per bersi una birra, quando sente qualcuno entrare in officina. Siccome è nascosto dietro al cofano della macchina su cui sta lavorando, non ha modo di vedere subito chi sia.
- Ehm... c'è... c'è qualcuno?
Merda, non solo deve rimandare la pausa, ma dovrà anche sorbirsi l'ennesima ragazzina venuta a provarci con lui! Non lo sa nemmeno lui come sia successo, ma pare che sia diventato lo sport preferito di tutte le studentesse di quella fottuta università, tentare di portarselo a letto!
- Ah... ecco... buongiorno.
Quando è sbucato da dietro la macchina, ha visto una biondina dall'aria alquanto imbarazzata, piantargli addosso due incredibili occhi azzurri.
L'ha salutato con un "buongiorno", e gli viene quasi da ridere, perchè di solito sono già lì che si producono in pose o frasi da donne vissute.
- Che c'è?
Decide, perciò, di giocare subito la carta della scortesia, ha l'impressione che sia il modo giusto per liquidarla in fretta.
- Oh, ecco... ehm... avrei un problema che forse lei può risolvere.
Davvero, non sa se gli viene più da ridere o da incazzarsi, perchè ha pensato che forse una come lei, potrebbe davvero arrivare a chiederglielo in una maniera così educata, di scoparsela. Ma non crede che sia quello che ha da dirgli, almeno non ancora. E non sa se è per il piacere di tenerla ancora sulla corda, ma decide di stare ad ascoltarla.
- Sentiamo.
Gli sembra quasi di vederla tirare un sospiro di sollievo, e forse un pò si pente della decisione appena presa, perchè magari adesso tira fuori il coraggio e gli chiede davvero di scoparsela.
- Ecco...
Ha capito che "ecco" deve essere una delle sue parole preferite, non ha iniziato frase senza pronunciarla.
- Avrei bucato.
Ah, quindi ha davvero un problema, a quanto pare.
- Dov'è?
Non è uno di molte parole, chi lo conosce davvero, e sono in pochi, sa che il suo linguaggio consiste principalmente in occhiate e versi, solo in alcuni casi, frasi appena un pò più lunghe.
- Intende la macchina?
Non la faceva stupida, quegli occhi oltre ad essere di un azzurro incredibile, sembrano anche molto... intelligenti. Nel senso che gli ha dato l'impressione di essere una in gamba, forse anche un pò secchiona, di quelle che all'università ci vanno davvero per studiare e non per spassarsela da una festa all'altra.
- Sì.
La vede arrossire di botto. Cristo Santo, quanto tempo era che non ne vedeva una arrossire in quella maniera?
- Ecco...
Ancora!
- Non si tratta di una macchina...
La vede occhieggiare fuori, dove si accorge solo ora che c'è una bicicletta appoggiata al cavalletto, con la ruota posteriore completamente a terra.
- Quella gomma?
Dice l'ovvio, ma è stato preso dannatamente in contropiede!
- Già... il ciclista poco più avanti è chiuso per inventario e allora... ecco... mi chiedevo se per caso lei non potesse darmi una mano.
Gli da ancora del lei, pronuncia un altro "ecco" e... lui sta pensando di darle veramente una mano, perchè è vero, il ciclista più avanti è chiuso per inventario.
- Okay, portala dentro.
L'espressione sollevata che le compare in viso, gli sembra persino esagerata, però per la tipa che è, probabilmente è una che si agita anche per una gomma bucata.
Quando si volta per andare a prendere la bici, non può fare a meno di guardarle il culo, che non è niente male davvero.
Solo che la regola che si è imposto dice "niente distrazioni sul lavoro" e se attaccasse a scoparsi le universitarie, è sicuro che chiuderebbe bottega entro un mese, vista la grande scelta che avrebbe a disposizione.
- Eccola.
E' una variante, ma sempre della sua parola preferita. Gli mostra la bici come se gli dovesse affidare un oggetto prezioso, quindi intuisce che probabilmente ci è davvero affezionata.
- Okay.
E lui, contrariamente a quanto ha pensato prima, di essere scortese, si pulisce le mani sporche di unto nella tuta che indossa, prima di sostituire sul manubrio quelle piccole mani con le sue decisamente più rozze.
Si sposta verso il banco di lavoro, dove ha i ferri necessari a far saltare via il copertone e la camera d'aria. Si è accorto che lei l'ha seguito, forse per non perdere d'occhio la sua amata bicicletta.
- Ovviamente, le pagherò il disturbo.
Di punto in bianco, se ne esce con quella frase, che non fa altro che sottolineare quel suo aspetto da brava ragazza. E solo il fatto che ha pensato una roba del genere, gli vale il dirsi da solo che deve essere impazzito.
- Uhm...
Quello lei non può saperlo, ma quel suo verso equivale ad un "vedremo". Dipenderà da come andranno le cose nei successivi dieci minuti, cioè se lei si limiterà a farsi riparare la gomma ed andarsene come è arrivata, o se vorrà qualcosa di più.
In quel caso, gliela farà pagare salata, eccome, la riparazione. Così sarà certo che non si ripresenterà mai più.
- Oh, cavoli, ma quello è il motore di una Camaro!
Prego? Come cazzo è possibile che lei abbia riconosciuto per davvero che quello è il motore di una Chevrolet Camaro del '68?
- Mio fratello Shawn, ne ha restaurata una nel garage di casa nostra e io... bè, io gli davo una mano!
Quella risposta, che le è valsa un'altra buona dose di rossore sulle guance, è arrivata sicuramente come conseguenza della sua occhiata sorpresa.
- Hai messo le mani su un motore come quello?
La cosa merita una delle sue frasi più lunghe, perchè l'idea che lei si sia sporcata davvero le mani con olio e grasso motore, gli smuove qualcosa dentro.
- Ah, ah.
Si avvicina al motore in questione, con una sicurezza del tutto nuova.
- Testata, cilindri, cuscinetti, pistoni...
- Okay, okay, è vero.
Gli ha appena fornito la prova reale che lo conosce, indicandogli precisamente le parti appena menzionate.
- Ce l'ha ancora tuo fratello?
Lo guarda e sorride, a quanto pare senza più nessun imbarazzo.
- Certo! Ed è ancora la macchina più veloce di tutta la contea!
Okay, adesso deve stare calmo, perchè l'entusiasmo che le ha acceso gli occhi.... bè, gli ha smosso di un altro pò quella roba che gli si è formata nella pancia, e che non sa bene cosa sia.
- La stai riparando per un cliente?
Dal lei formale di prima, è passata al tu, senza nemmeno accorgersene.
- No. E' mia.
- Wow! E ce l'hai qui?
La vede guardarsi intorno, anche se l'officina è piccola, quindi ci stanno dentro soltanto tre macchine alla volta.
- E' sul retro.
- Oh, la posso vedere?
Lui capisce due cose: le piacciono le Camaro del '68 e deve volere molto bene a suo fratello, perchè quando lo ha menzionato gli occhi le si sono letteralmente illuminati.
Si domanda come sarebbe avere due occhi così, che si illuminano per lui. E subito dopo averlo pensato, si da del coglione da solo, perchè non deve nemmeno azzardarsi a fare un'ipotesi del genere con lei.
E' soltanto una ragazzina, davvero. Probabilmente una matricola. Anzi, mentre stanno andanto sul retro, perchè ce la sta portando davvero, glielo domanda.
- Sei una studentessa?
Di colpo lei torna ad arrossire e distoglie lo sguardo, abbassandolo sui suoi piedi, infilati in un paio di sneakers vissute.
- Ecco... sì. E' il mio primo anno qui alla Georgia University.
Una matricola, appunto.
- Oh, cavoli, che meraviglia!
Ha rialzato lo sguardo e si è trovata davanti la sua Camaro, appena verniciata di un nero opaco dietro cui ci ha lavorato un bel pò.
Si avvicina e con una mano, sfiora delicatamente il cofano, e porca puttana, lui ha un'erezione improvvisa. Non ci può proprio fare niente, nel vederla lì, sinceramente affascinata dalla sua macchina, si sente come se una parte di lui fosse accarezzata da quelle dita.
- Da quanto tempo è che ci lavori sopra?
Non gliel'ha chiesto così, tanto per, vuole proprio una risposta precisa.
- Sei mesi.
- Bè, si vede che sei del mestiere, con Shawn ci abbiamo messo quasi due anni.
Se la immagina, in un garage con suo fratello, vestita magari così, jeans e maglietta, però sporchi di grasso, proprio come la tuta che indossa lui ora.
- L'importante è che ci siete riusciti.
Alza lo sguardo, che aveva riportato sulla macchina e lo fissa interrogativa.
- A farla diventare la più veloce della contea.
Il sorriso che le distende le labbra sembra quasi abbagliarlo, o almeno è quello l'effetto che gli fa quella ragazzina in quel momento.
- Oh, sì! Anzi, guarda che ti faccio vedere com'è.
Si mette a ravanare nello zainetto che aveva appeso sulla spalla, e ne tira fuori un cellulare, su cui cerca la foto che, avvicinandosi, gli mostra fieramente.
- E' proprio bella, avete fatto un buon lavoro.
E' sincero, ha un occhio abbastanza allenato da poterlo dire anche se la sta vedendo soltanto in foto.
- Grazie.
E' soddisfatta del suo complimento, e lui è soddisfatto che lei lo sia, e questa cosa gli dice che con lei è appena successo qualcosa che non finirà dopo che le avrà riparato la gomma.



§§§§§§§§§§§§§§



Beth è talmente impaziente, da arrivare a mangiucchiarsi le unghie, una cosa che fa soltanto quando è davvero agitata.
- Allora, Beth, è rimasto l'ultimo punto della lista. Verificato anche quello, sarai ufficialmente una Double W come la tua amica Darla.
Darla, che è seduta insieme alle altre matricole appena ammesse, nella grande sala della confraternita, le strizza l'occhiolino, perchè lei sa già.
- Quindi, hai portato a termine anche l'ultima missione?
La tuta di Mr. Dixon, l'inavvicinabile gestore della Dixon's Repair, il bello e impossibile di cui narra la leggenda.
Beth si prende tutto il tempo necessario per creare la giusta attesa, poi riapre il sacco che le hanno dato insieme alla lista, dove riporre tutti gli oggetti da ricercare.
Ci guarda dentro e sorride.
- Eccola.
Sotto lo sguardo allibito di Dorothy, ma anche di molte altre, tira fuori una tuta sporca di grasso, che sulla schiena ha la scritta Dixon's Repair.
- Fammela vedere bene.
La ragazza davanti a lei quasi gliela strappa di mano, per iniziare ad analizzarla.
- Sembrerebbe vera.
Quasi le viene da ridere, perchè ancora la sorpresa più grande dovrà arrivare. E avverrà intorno alle diciotto e trenta, minuto più, minuto meno.
Perchè è l'orario in cui Mr. Dixon in persona verrà a prenderla, per portarla a mangiare i migliori hamburger di tutta Atlanta, come li ha definiti quando le ha chiesto se voleva uscire con lui.
Quindi, indipendentemente da quanto ora Dorothy possa credere o meno alla veridicità di quella tuta, è questione di ore prima che la sua ammissione alla Double W diventi ufficiale.
  
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