Anime & Manga > Fairy Tail
Segui la storia  |       
Autore: Arya Tata Montrose    15/02/2017    3 recensioni
Buonasera! Come da copione, per il terzo anno consecutivo, mi presento con la Gajevy Week!
Anche se vi avverto già che sarò in ritardo (come già si evince), spero possiate godervi la lettura.
Tata
***
Day One – Matching: «Levy!» «Cosa?» «Il tuo orecchio!»
Day Two – Longing:Il ghigno che gli era nato sulle labbra ebbe vita breve
Day Three –
Day Four –
Day Five –
Day Six –
Day Seven –
-
Bonus Day – AU: Gajeel ghignò. Colpito e affondato.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gajil Redfox, Levy McGarden
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A





Gajevy Week – 2017
 
 


Bonus Day ~ Pirates!AU




Stese la cartina sul tavolo, sotto la luce che filtrava dalle ampie finestre della cabina di poppa, dove erano situate le stanze del capitano. Levy lisciò la vecchia mappa, logorata dal tempo e dall’uso continuo e fedele, in modo che ogni linea rivelasse ai suoi occhi ogni anfratto di quel mare che conosceva come se fosse stata lei a progettarlo.
La carta mostrava il mare e, presto, fu riempita di chiodi e fili che descrivevano percorsi, cosparsa di altri fogli vergati da annotazioni e calcoli di ogni tipo; il compasso tra le sue dita si muoveva veloce e preciso, fermandosi qualche secondo per permetterle di annotare le nuove informazioni con l’altra mano, su uno degli innumerevoli fogli bianchi lì accanto.
Le fiammelle che ardevano ad accompagnare la luce solare vibrarono, mosse dall’aria spostata dalla porta della cabina aperta con impeto. Abbassandosi per non sbattere la fronte contro lo stipite superiore, ne entrò un ragazzo alto, dai lunghi capelli corvini e il viso imperlato di metallo. Abbozzò un ghigno che voleva essere un sorriso: «Comandante» salutò con un ghigno, tipico di lui.
Levy rispose con un mugugno, concentrata, immersa nei calcoli e nelle soluzioni che la sua mente sovrapponeva all’immagine della carta. Quando ebbe finito, annotò i nuovi dati sul foglio e rivolse lo sguardo al ragazzo, che nel frattempo s’era seduto sulla poltrona accanto al letto.
«Comandante in seconda» replicò. Si abbandonò alla poltrona poco dietro di lei, solitamente accostata al tavolo che le fungeva da scrivania, stanca.
La cabina era inondata della luce soffusa del giorno che penetrava dalle grandi vetrate e, assieme al candelabro, donava un’atmosfera quasi magica. Sulla scrivania, posta alla sinistra della porta, i cartigli occupavano il posto di pile e pile di libri, ora spostate sul pavimento assieme ad altre loro simili. Levy diceva che ognuno di quei volumi era necessario e più di una volta l’aveva dimostrato – di tanto in tanto, quando la Fairy Tail’s Shadow Dragon attraccava al porto nascosto di Magnolia, la città natale della ciurma, Levy scaricava parte dei volumi, così che non andassero persi se mai fossero stati coinvolti in una battaglia. Il letto era troppo grande per lei, pensato dal costruttore per un uomo, grande e grosso e accompagnato da chissà quante donne; Levy aveva pensato questo, la prima volta che aveva visto quel letto enorme a due piazze troneggiare nella stanza che sapeva ancora di nuovo, il galeone rubato appena prima del varo.
Gajeel si stese alla bell’e meglio sull’altra poltrona, con i braccioli sotto collo e ginocchia, e si mise a fissare le travi del soffitto, masticando un chiodo come da abitudine. «Allora, a che punto siamo?» chiese lanciando un’occhiata alla minuta ragazza e, di conseguenza, a tutte le carte sparse sul tavolo.
«Se i miei calcoli sono giusti – e lo sono – dovremmo incrociare la nave del Concilio, la Unit 326 questa sera.»
«Perfetto» e un conato di vomito lo costrinse, istintivamente, a piegarsi in due.
Levy si porto le dita sottili a pizzicare il ponte del naso, sconsolata. Poi si avvicinò alla cassettiera, davanti al letto e frugò fino a trovare una scatolina di metallo, la aprì e ne estrasse una pastiglia bianca, grande quanto la sua unghia. La porse al ragazzo, che la prese e la ingoiò senza esitazioni. Dopo qualche minuto, la compressa aveva fatto effetto e Gajeel stava meglio.
«Dovresti prenderle ogni mattina, lo sai»
«Volevo controllare come stessi. Tu dovresti dormire di più la notte» e con la testa indicò il letto sfatto coperto di libri, di cui uno aperto accanto al guanciale.
Levy gonfiò di poco le guance, colta in flagrante. «A dirla tutta, a volte non è nemmeno colpa mia.»
Gajeel ghignò. Colpito e affondato.
 
 
Il sole moriva oltre la linea dell’orizzonte, piatta come il mare calmo. La Shadow Dragon era ancorata un po’ più a largo della riva dell’isola, opposta rispetto al porto ove era attraccata la Unit 326, il loro obbiettivo. La foresta che cresceva rigogliosa era un ottimo scudo alla vista della vedetta nemica ma Levy volle essere più che accorta, ordinando di ammainare le vele per non coprire il manto scuro e stellato e insospettire così l’obbiettivo.
Il piano prevedeva che, dalla nave, scendessero solo lei e Gajeel, in modo da essere il più rapidi e silenziosi possibile, mentre il terzo ufficiale, un omone dalla carnagione scura e con una cicatrice a mezzaluna sull’occhio destro, che si faceva chiamare “Panther Lily”, sarebbe rimasto sulla nave assieme al resto dell’equipaggio. Avevano l’ordine di salpare con o senza di loro all’alba e di tornare a Magnolia a riferire a Master Makarov – il capitano della flotta di Fairy Tail e dell’intera ciurma – l’esito della missione.
Quando la lancia fu calata ai piedi della nave, Lily augurò loro buona fortuna e, nascosti nell’abbraccio della notte, solcarono l’acqua in silenzio fino alla riva, quindi s’inoltrarono nella foresta fino al limitare dell’unico villaggio presente sull’isola. Lo costeggiarono fino al porto, leggermente più a nord, e la vista delle vele della fregata confermarono i calcoli di Levy. Avvicinandosi, scorsero il numero 326 dipinto sul fianco della nave e un paio di soldati seduti su altrettanti cassoni davanti alla passatoia sul molo.
Gajeel e Levy si scambiarono uno sguardo d’intesa e si avvicinarono di soppiatto sperando che le guardie fossero ubriache, tenendosi comunque pronti ad ingaggiare battaglia. Fortunatamente per loro, i due uomini faticavano persino a stare seduti senza rischiare di cadere ed i due riuscirono ad intrufolarsi nella nave deserta.
Certamente, quello che stavano cercando si trovava negli alloggi del comandante. Era ovvio che volesse tenerlo sempre d’occhio, dato il valore dell’oggetto che quella fregata dismessa stava trasportando; a ragione, il comandante temeva che l’esito di quella semplice missione di trasporto avrebbe comportato una rapida scalata o una nefasta, rovinosa caduta verso il baratro di squali che era il Concilio. L’avrebbero fatto a pezzi e qualcuno avrebbe danzato sulle sue ceneri, gioendo della sua disgrazia.
Gajeel non sapeva bene dove cercare, non aveva mai avuto nulla che valesse la pena di nascondere ma Levy gli aveva mostrato un disegno fatto da Reedus, il miglior disegnatore dell’intera Flotta, che illustrava nei dettagli un forziere piuttosto tozzo, con degli intagli sui bordi ed una toppa sul fronte. Estrasse dalla tasca il pezzo di carta e lo esaminò nuovamente per farsi un’idea più precisa delle sue dimensioni e di dove quel fesso d’un capitano l’avesse nascosto.
«Non dovrebbe essere più grande della tua scatola di calamai. Al massimo, quanto la cassetta di bottiglie che Kana ha rubato a Clover» le fece sapere.
Uno scricchiolio li fece voltare di scatto verso la porta della cabina ed i loro occhi incrociarono quelli di un soldato semplice. Tutti e tre non potevano credere ai loro occhi: il soldato li guardava come chi osserva il proprio idolo comparirgli di fronte agli occhi, gli altri due come se non ritenessero davvero possibile che ci fosse qualcuno su quella nave, oltre a loro.
Fu solo un attimo, un rapido scambio di sguardi, poi Gajeel partì alla carica mentre il soldato, colto dalla paura, riuscì a serrare la porta un secondo dopo che il pirata gli fu passato accanto. Il primo impulso del soldato, un ragazzo massiccio ma spaurito, arruolato in marina a forza, fu di scappare. Gajeel, però, gli bloccava l’unica strada possibile, dando le spalle alla porta dell’anticamera che dava sul ponte principale e da lì al molo.
Di scatto, il soldato spezzò la maniglia della porta, in modo da impedire a Levy di uscire e dare manforte al compagno e si lanciò a testa bassa verso il suo avversario, caricandolo completamente dimentico dell’addestramento di base ricevuto. Per Gajeel fu quindi più che semplice spedire a terra quel miserabile e portare un braccio attorno alla sua gola, stringendo. Un bagliore sembrò accecarlo ed in quel bagliore vide la prima volta che aveva ucciso ed il suo primo incontro con Levy. Il solo ricordo del suo volto sconfitto, sofferente e ardente di coraggio lo fece desistere dalle sue intenzioni: quella volta non aveva ucciso Jet e Droy, ora due compagni, era stato lo sguardo carico d’odio e di sfida che lei gli aveva rivolto in quell’occasione. Ed ora rivedeva la sofferenza di Jet e Droy in quella del soldato.
Strinse un solo attimo ancora, sufficiente a fargli perdere i sensi, poi allentò la presa e si rialzò, raggiungendo la porta.
Levy, dall’altra parte, era tornata alla ricerca del forziere, conscia del fatto che fosse completamente inutile tentare di sfondarla con le sue sole forze. La sua scatola di calamai e la cassetta di Kana non erano eccessivamente grandi, nulla che lei da sola non potesse portare o reggere mentre nuotava, considerò mentre gettava l’occhio verso la vetrata che si rivolgeva verso la distesa color del buio che era il mare notturno.
Il segno scricchiolò e nella cabina risuonarono i passi che battevano veloci e concitati sulle assi sopra le loro teste, sul ponte principale: dovevano essere i soldati che, sentito lo schianto, si erano precipitati a proteggere il prezioso carico sotto ordine del comandante della Unit 326.
«Tu va’!» Levy dovette urlare perchè la sua voce potesse raggiungere le fini orecchie di Gajeel, mentre i passi si avvicinavano e producevano sempre più rumore.
«Non se ne parla, Ebi!»
Levy non poté risparmiarsi di gonfiare le guance, leggermente infastidita da quel soprannome che le rifilava nonostante il suo grado. E proprio in virtù di quel grado gli ripeté l’ordine che, questa volta e suo malgrado, fu costretto ad eseguire.
Non dovette pensare due volte a come scappare, tempo prima era diventato un vero esperto nello sfuggire alle forze dell'ordine anche senza essere un pirata. Salí veloce la scala che portava al ponte principale, vedendo il gruppo di marinai corrergli incontro con le spade sguainate e una gamma di espressioni tanto vasta quanto era il numero dei combattenti: andavano dal terrore puro come il ragazzo di poco prima all'agguerrito, alla singolare preoccupazione mista a sollievo del capitano della Unit 326.
Invece di prepararsi alla battaglia ed estrarre a sua volta la spada, Gajeel dette una rapida occhiata attorno a sé, decidendo di correre verso la paratia di babordo e di lanciarsi nell'abbraccio scuro delle acque notturne. 
Nuotó fino al molo successivo, lontano dalla fregata del Concilio. Avvolto nel buio della notte e delle sue vesti, Gajeel si guardò indietro, verso le luci che provenivano dalla nave. Levy era lì, il suo comandante era lì.
Prima di inoltrarsi nella foresta verso la Shadow Dragon, il ragazzo si voltò nuovamente. 
Sarebbe tornato a salvarla.  
 
Le catene tintinnarono e si mossero assieme alle braccia molli di Levy, abbandonate al lento oscillare della nave. Con gli occhi chiusi, contava a mezze labbra, segnava lo scorrere del tempo come un metronomo. Un, due. Un, due.
Per due volte la luce del Sole che penetrava dalle assi era scomparsa per lasciare il posto alle tenebre della notte. Entro altre tre, aveva calcolato, sarebbero arrivati sul continente ed allo scoccare della settima le catene che le circondavano i polsi si sarebbero tramutate in una ruvida corda attorno al suo collo.
Ogni tanto, i numeri cambiavano in parole di un’antica lingua. Le sussurrava ignorando la guardia che intimava ad un demone di lasciare il suo corpo. Ma non c’era nessun demone, se non la ragazza pirata che mormorava davanti a lui, quieta nell’attesa dei rinforzi – nemmeno Gajeel, così grande e grosso, sarebbe riuscito a sbaragliare duecentoquarantatré marinai. E Levy mormorava, raccontando a sé stessa una storia che aveva letto tante volte da ricordarla a memoria.
Era la storia di una principessa innamorata del drago che presidiava il castello in cui si sentiva più ospite che prigioniera, ucciso da un principe arrogante con la pretesa di salarla. Ma lei non aveva bisogno, non voleva essere salvata. Lei voleva vivere nella suo castello all’apparenza diroccato al fianco di quel grande, scorbutico drago coperto da scaglie di scuro metallo. Voleva che il drago tornasse da lei – anche se era morto. E un giorno l’aveva fatto, era tornato da lei e l’aveva liberata – l’aveva amata.
Il sole calò nuovamente e Levy sorrise mentre mescolava il suono delle catene che la tenevano prigioniera al suono delle onde che, libere, s’infrangevano sullo scafo.
Lo sciabordio, improvvisamente s’era fatto più intenso e il sorriso di Levy assunse una sfumatura che poco piacque alla guardia.
«Ehi, bastarda!» l’appellò. «Che hai da ridere a quel modo?»
Levy non rispose.
Prima che l’altro potesse ripetere la domanda, si udì un urlo e l’ordine di adunata sul ponte principale: erano sotto attacco. La guardia corse via, non prima di averle sputato addosso, lasciandola sola.
 
Il ponte era gremito di marinai che correvano da una parte all’altra della nave per fronteggiare la minaccia.
A babordo, l’unica cosa che balenava agli occhi era un enorme galeone recante il Jolly Roger della Flotta di Fairy Tail. Era così vicino che si potevano distinguere le scaglie dello stupendo drago intagliato nella polena.
I soldati corsero immediatamente sottocoperta, sull’unico ponte di batteria di cui la fregata disponesse.
Il galeone solcava le acque veloce ed i pochi proiettili che riuscirono a caricare sfiorarono a malapena la prua della nave e non fecero in tempo a caricare di nuovo la batteria di cannoni che il galeone si accostò alla fregata. Immediatamente, una passerella venne gettata dal galeone verso la Unit 326 e un’orda di pirati si riversò sul ponte principale.
Gajeel, a capo del gruppo, non ebbe bisogno di ordinarlo: un gruppo dei suoi uomini si era già diretto sottocoperta, verso il ponte di batteria, per annientare i cannonieri. Gettò solo un’occhiata alla battaglia che già iniziava a infuriare sul ponte, poi seguì i suoi compagni, scendendo fino a raggiungere le celle per i prigionieri.
La trovò nella prima cella accanto alla scalinata, intenta a scassinare la serratura della cella, già libera dalle manette.
«Sapevo saresti arrivato»
«Ghihihi»
Finalmente si udì lo scatto della serratura e, sopra al clangore delle spade che si scontravano qualche ponte più in alto, passi concitati che si avvicinavano. Dalle scale spuntò il volto del soldato di guardia. Si fece improvvisamente bianco quando notò la porta della cella aperta e i sorrisi poco promettenti dei due pirati di fronte a lui.
Prima che potesse fare alcunché, Levy gli fu addosso, atterrandolo. Il soldato fu appena capace di emettere un flebile gemito mentre la ragazza lo bloccava al suolo col peso del suo corpo e prese a colpirlo con quanta più forza aveva. Lo colpì abbastanza da fargli perdere coscienza e quando si alzò per guardare Gajeel, lo sguardo che lui le restituì fu di divertito compiacimento.
«Demone delle Rune?»
Levy annuì. «Mi piace di più la nomenclatura del Sorceres.»
Gajeel ghignò mentre Levy si chinava a raccogliere la spada del ragazzo.
Si scambiarono uno sguardo d’intesa: «Andiamo a prendere quel dannato forziere»
«Ed il mio stiletto» aggiunse Levy tastando il punto del corsetto dove era solita infilarne il fodero.
 
Si fecero largo nella bolgia di spade e cadaveri schiena contro schiena, coprendosi le spalle a vicenda, sporcandosi le brache e gli stivali con gli schizzi del sangue che bagnava il ponte. Gajeel parò un fendente diretto alla schiena di Levy mentre lei partiva all’attacco disarmando il marinaio.
Giunsero dall’altra parte del ponte, a poppa, verso la cabina del comandante della Unit. Per prima cosa, Levy recuperò il prezioso stiletto, piantato nel legno della scrivania. Lo estrasse con un movimento secco. Si diresse quindi, sicura, verso il letto e, sotto lo sguardo perplesso di Gajeel, vi s’infilò sotto, armeggiando velocemente con lo stiletto e qualche altra parte di metallo.
«Prima che arrivassero ho visto questo lucchetto.» spiegò la ragazza. «Mi solleveresti il letto?»
Gajeel eseguì, spostando il mobile per poterla aiutare a sollevare il piccolo ma pesante forziere oggetto della loro ricerca. Lo posò a terra e riguardò il disegno di Reedus per accertarsi che fosse davvero lui.
«Levy, abbiamo fatto centro» dichiarò, ghignando.
Gajeel si fece carico del forziere mentre Levy gli apriva la strada verso la Shadow Dragon. Durante il percorso, altri loro compagni si unirono alla difesa del comandante in seconda, formando un cerchio attorno a lui. Gajeel tentò di protestare ma Levy, in virtù del suo grado, della missione e del loro legame, lo zittì. Lui continuò a borbottare mentre correva, attento a non scivolare sul sangue coagulato che ricopriva le assi del ponte.
Un potente fischio risuonò nell’aria, richiamando l’attenzione dei combattenti: Jet fischiò di nuovo, invitando con la mano i suoi compagni a tornare sul grande galeone.
«Missione compiuta» urlò ancora.
I pirati esplosero in grida di giubilo, levando le spade verso il cielo. Una lama incontrò una resistenza che cessò dopo poco, tanto era stato l’impeto del brigante: la testa del comandante della Unit 326 rotolò ai suoi piedi.
Le spade caddero una ad una in un clangore che sapeva di resa e ciò che rimaneva della ciurma della Shadow Dragon ritornò sulla nave che, con le vele dispiegate e gonfie di vento, si allontanò dalla Unit 326. Il vessillo della Flotta di Fairy Tail si agitava nell’aria annunciando la loro vittoria e la polena fendeva le acque nella rotta verso Magnolia.
 
Levy si abbandonò sul grande letto, stanca e felice di sentire il morbido materasso sulla pelle. Chiuse gli occhi e tornò a mormorare a mezza voce la sua storia preferita, maledicendo mentalmente il Master e quel maledetto forziere che tanto avevano faticato a recuperare.
La porta si aprì lasciando che Gajeel entrasse nella cabina del suo comandante.
Lei nemmeno lo calcolò, persa com’era nella storia e Gajeel si sedette sul letto accanto a lei, ascoltando quelle parole astruse e troppo estranee perché potesse capirle. Dopo poco, le si sdraiò accanto – quel letto era troppo grande per lei ma perfetto per loro. I loro compagni, perfino Panther Lily, il più rigoroso della ciurma, non avevano mai avuto nulla in contrario, anzi, molti avevano una relazione con altri membri della flotta – come il comandante della Fire Dragon e la sua astronoma o la comandante della Fairy Iced Queen con il suo capocannoniere.
Gajeel ghignò al pensiero che, sulle navi regolari e del Concilio le donne fossero considerate portatrici di sventura. Gli tornò alla mente perfino il volto dell’ammiraglio che gli aveva fatto visita in cella, un giorno, rimproverandogli l’assurdità e la scorrettezza di un rapporto col il proprio comandante.
La voce di Levy lo riscosse: si era fatta lievemente più forte ed ora le parole che le sue labbra formulavano gli apparivano comprensibili: aveva ricominciato a narrare la storia che tanto amava dall’inizio, in modo che la potesse ascoltare anche lui. Gli scappò un ghigno più simile ad un sorriso grato.
Si azzardò a parlare quando Levy ebbe smesso di raccontare: «Sono io a prendere un abbaglio o somiglio vagamente al drago della storia?»
«Dice che quel drago aveva scaglie di metallo scuro e che era scorbutico.» Si puntellò sui gomiti, scrutando attentamente il suo vice. «Sì, direi che sei tu» rise.
Gajeel ghignò: «Quindi tu sei la principessa.»
Levy per tutta risposta gonfiò le guance, fintamente offesa. «Assolutamente no!»
«E che cosa saresti allora?»
Levy si sporse verso di lui, dandogli un veloce bacio a fior di labbra. «Il tuo comandante, mi pare ovvio!» rispose.
 


 

Angolino della Tata
Salve! Eccomi qui, in ritardo come da copione. 
Queste ultime settimane sono state impegnative e non sono riuscita a pensare alla Week come si deve. Nonostante questo, voglio comunque dare il mio contributo, sebbene col dovuto ritardo.
Spero davvero che questo bonus vi sia piaciuto e, non so se qualcuno l’ha notato, voglio precisare che la storia preferita di Levy è quella scritta qualche tempo fa da MaxB, nella sua raccolta “Fairy Tales”. 
Colgo quindi l’occasione per salutarla e ringraziarla, così come ringrazio tutti voi che avete letto la mia storia. Ringrazio inoltre Mary Scarlet, che ha betato la storia e NanaLuna, per il supporto durante la stesura.
Un bacio,
Tata
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Fairy Tail / Vai alla pagina dell'autore: Arya Tata Montrose