Anime & Manga > Bungou Stray Dogs
Ricorda la storia  |      
Autore: JKiryu    16/02/2017    0 recensioni
Il fumo svaniva, tuttavia Chuuya ne avvertiva ancora l'aroma direttamente nelle narici. Era un odore piacevole e rilassante, che per assurdo agli inizi aveva trovato rivoltante, ma dal quale ben presto neanche si rese conto di essere diventato dipendente. Le volte che aveva provato ad autoconvincersi che avrebbe potuto smettere a comando? Incalcolabili. Ma più passava il tempo e più rimaneva assuefatto dal quel disgustoso sapore amaro che iniziò ad apprezzare come il più dolce del miele.
Mentre avvicinava di nuovo la sigaretta alla bocca, non potè che trovare ripugnante il pensiero che aveva appena avuto, il paragone che inconsciamente aveva fatto senza neanche accorgersene.
Lui era proprio come il fumo.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Chuuya Nakahara, Osamu Dazai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

L'umidità entrava pungente nei polmoni come una manciata di spilli, affogando sul nascere ogni tentativo di respirare l'aria del porto di quella fredda mattina di febbraio. Una pioggerellina incessante e fastidiosa picchiettava sulla banchina deserta, non abbastanza forte per dissipare la nebbia che ancora avvolgeva lo specchio d'acqua scuro e l'ambiente circostante, come una fitta coltre che aveva messo a tacere ogni elemento di quell'apparente dipinto malinconico. All'interno della darsena di Yokohama infatti, tutto sembrava dormiente; le gru da carico ferme apparivano come esoscheletri immobili all'orizzonte, illuminate soltanto da balenii intermittenti di colore rosso che si spegnevano e riaccendevano stancamente, in un loop quasi ipnotico. Il bagliore del faro in lontananza faceva luccicare quei mostri di acciaio ogni volta che il fascio di luce sempre in movimento si infrangeva su di essi, sostituendo i raggi del sole che ancora non erano apparsi a rischiarare l'atmosfera cupa e gelida dello scalo marittimo, immerso ancora nel suo lato notturno, oscuro e malavitoso.

Entro poche ore, con le prime luci dell'alba, tutto avrebbe preso di nuovo vita. Il porto si sarebbe acceso di freschi colori e le persone comuni sarebbero tornate a popolarlo, per poi divenire di nuovo il lugubre luogo che era in quel momento, dopo ogni tramonto.

Il territorio della Port Mafia.

Quella zona era spezzata in due, ma non nettamente. Era sfumata tra due tonalità opposte come il bianco e il nero, due risvolti della stessa medaglia che coesistevano tra loro, due piatti della stessa bilancia sempre in equilibrio perfetto. Non appena il cielo si sarebbe rischiarato, facendo diluire pian piano il buio della notte, sarebbe stato il turno del bianco a colorare i moli del porto. Tuttavia, tra la fitta nebbia e il leggero infrangersi delle onde contro lo scalo in cemento, era ancora il nero a farla da padrone.

Il Doppio Nero, per essere precisi.



«Quattro.»

Chuuya si voltò verso la fonte della voce che aveva appena attirato la sua attenzione. Le sue dita si erano fermate dallo schioccare l'accendino che, a causa dell'umidità, non riusciva ad accendere la sigaretta che il giovane teneva tra le labbra. Occhi azzurri fissavano irritati e incuriositi la figura di fronte a loro, alta e snella, che tuttavia quasi scompariva nel cappotto nero che teneva sulle spalle.

«Quattro cosa?» chiese Chuuya con voce impastata dal filtro, riabbassando lo sguardo sull'accendino. Aspettava una risposta da Dazai – la stessa persona che se ne stava in piedi accanto a lui ad attendere che smettesse di piovere sotto quella fatiscente tettoia arrugginita – che tuttavia non arrivò immediatamente, concedendogli così tutto il tempo di irritarsi ancora di più mentre tentava con una mano di schermare la debole fiamma che si spegneva non appena entrava a contatto con l'aria fredda circostante.

«Le sigarette che hai fumato in neanche un'ora.»

Un semplice rimarco, che però fece saltare i nervi di Chuuya, come ogni parola che usciva dalla bocca di Dazai pronunciata con quel tono saccente e divertito. In più occasioni si era chiesto che cosa avesse fatto di male per meritarsi un partner del genere, ma ogni maledettissima volta, quando il suo sguardo si abbassava sulle proprie mani coperte dai guanti, esse si stringevano a pugno, mostrando tutto il disappunto che aveva in corpo nel dover ammettere che, volente o nolente, Dazai sarebbe stato l'unico che avrebbe potuto coprire quell'incarico nel migliore dei modi, vista l'abilità che possedeva.

«Stai zitto.»

Chuuya non era uno stupido. Mai una volta aveva dubitato delle abilità di Dazai ed era consapevole di ciò che era capace il ragazzo che era diventato così facilmente uno dei cinque membri esecutivi della Port Mafia. Tuttavia riconoscerne il potenziale era ben diverso da sopportare la persona che si celava dietro a quelle straordinarie capacità. Dazai Osamu non era mai stato un tipo facile da comprendere e Chuuya non ne sentiva il bisogno, o almeno, non in un senso strettamente personale – era in senso professionale che invece avrebbe dovuto confessare che i due si conoscevano come i palmi delle proprie mani, che in un combattimento l'uno avrebbe potuto prevedere un battito di ciglia dell'altro almeno di una manciata di secondi in anticipo.

Forse fu per questo che il ghigno che comparve sulle labbra di Dazai lo spazientì così tanto, nonostante le bende coprissero la metà del volto rivolta a Chuuya e che quest'ultimo non potesse vedere bene l'espressione stampata su quella dannata faccia.

Perché in fondo Chuuya se lo aspettava.

Schifoso bastardo.

Dazai sospirò malinconicamente e Chuuya gli rifilò uno sguardo con la coda dell'occhio. Lo vide infilare le mani nelle tasche dei pantaloni e alzare la testa per fissare il cielo cupo da cui la pioggia aveva iniziato a scendere con più decisione, iniziando a scrosciare con insistenza sul terreno e sull'acqua di mare che bagnava il litorale della città di Yokohama.

Già, Dazai Osamu era assolutamente un enigma, un autentico mistero avvolto da bende e intenzioni suicide. Chuuya scosse la testa, quasi pregando interiormente che l'altro non iniziasse uno dei suoi soliti discorsi melodrammatici, ma non ebbe il tempo di dedicarsi a fondo a questo pensiero – e neanche ci teneva se doveva essere del tutto sincero – perché finalmente l'accendino decise di collaborare dopo l'ennesimo tentativo andato a vuoto. La fiamma riuscì a bruciare il tabacco che sembrava ormai inumidito e Chuuya inspirò a pieni polmoni, godendosi per un attimo quel piacevole pizzicorio che il fumo gli lasciò prima di uscire dalle sue labbra.

«E con questa sono cinque.»

«Hai intenzione di tenere il conto fino a che non smetterà di piovere per caso?»

«Qualcosa devo pur inventarmi per distrarmi dal fatto che sto perdendo tempo con te.»

«Come se a me piacesse stare in compagnia di un idiota del tuo calibro!»

«Senza di me saresti stato l'ultimo a sapere che aveva iniziato a piovere.»

Chuuya lo fissò stranito per un attimo. Non aveva colto immediatamente quella che si rivelò essere solo l'ennesima frecciatina alla sua bassa statura, capita solo quando Dazai si voltò verso di lui con quell'irritante sorrisetto compiaciuto. In un attimo una mano fu sul colletto del più alto, il quale aveva alzato le braccia in un gesto di falsa innocenza. Chuuya lo fissava da quella distanza ravvicinata, con fare minaccioso.

«Vuoi che ti faccia il favore di ucciderti una volta per tutte per caso?!»

«Sebbene la serata sia perfetta, credo che la tua presenza rovinerebbe tutto ciò che di più bello ci sia in un suicidio al chiaro di luna! Quindi no, ma grazie del pensiero!»

Non ci fu alcuna risposta dopo quell'esclamazione fin troppo irritante. Chuuya si limitò a grugnire infastidito e lasciare andare Dazai con una spinta alquanto rozza; si portò quindi di nuovo il filtro tra le labbra, ringraziando il fatto che il suo partner avesse scelto di nuovo di rimanersene in silenzio. Con la mano libera abbassò il cappello che gli era scivolato appena all'indietro e con il corpo si appoggiò con la schiena al muro dietro di sé, rilassandosi mentre gli occhi vagavano distrattamente sulle spirali di fumo che la sigaretta lasciava nell'aria.

Effimero e intangibile. Il ragazzo per un istante rimase come ipnotizzato da come quelle linee sinuose si trascinassero seguendo la lieve brezza gelida che spirava tra i moli. Salivano e svanivano nel vuoto, perdendosi invisibili davanti ai suoi occhi azzurri che, attenti, seguivano ogni liquida movenza proiettata contro la pioggia che faceva da sfondo a quella danza leggera. Tutto pur di ignorare Dazai.
Il fumo svaniva, tuttavia Chuuya ne avvertiva ancora l'aroma direttamente nelle narici. Era un odore piacevole e rilassante, che per assurdo agli inizi aveva trovato rivoltante, ma dal quale ben presto neanche si rese conto di essere diventato dipendente. Le volte che aveva provato ad autoconvincersi che avrebbe potuto smettere a comando? Incalcolabili. Ma più passava il tempo e più rimaneva assuefatto dal quel disgustoso sapore amaro che iniziò ad apprezzare come il più dolce del miele.

Mentre avvicinava di nuovo la sigaretta alla bocca, non potè che trovare ripugnante il pensiero che aveva appena avuto, il paragone che inconsciamente aveva fatto senza neanche accorgersene.

Lui era proprio come il fumo. Era questo che aveva in testa quando i suoi occhi si rivolsero a Dazai, che con sua sorpresa già lo stava guardando come se lo stesse in qualche modo studiando. Chuuya si chiese se l'altro lo avesse osservato per tutto il tempo in cui si era perso nel fumare quella sigaretta, o se invece semplicemente lo avesse colto proprio mentre si era voltato, con una sincronia del quale non si sarebbe stupito affatto dopotutto.

«Che hai da guardare?»

Chuuya non abbassò lo sguardo neanche per un istante, neanche quando Dazai mosse qualche passo nella sua direzione senza dire niente, con quella strana espressione che preannunciava solo guai. I due si squadrarono per interminabili secondi, Chuuya che provava a decifrare le intenzioni dell'altro e Dazai che sembrava voler minare la pazienza del proprio partner solo fissandolo a quel modo.

Quando però l'attenzione di Dazai si mosse sulla mano che teneva la sigaretta, fu troppo tardi per Chuuya per impedire che il suo partner gli bloccasse il polso per rubare una boccata di fumo, senza neanche preoccuparsi di chiedere il permesso o semplicemente di sfilarla dalle dita.

«Bastardo, potresti almeno chied-»

Fu un attimo. Tutto si fermò nel momento in cui Dazai afferrò il viso di Chuuya con una mano, stringendo le dita sulle guance senza curarsi di fargli male. Terminarono le parole, la voglia di ribattere; con il solo scrosciare della pioggia a fare da cornice a quell'insolita immagine, Chuuya rimase a fissarlo con gli occhi sgranati e un'espressione indecifrabile sul volto, un misto tra stupore e voglia di prenderlo a calci nello stomaco. Probabilmente il suo umore sarebbe peggiorato ancora di più se solo si fosse reso conto che l'unico particolare che stava notando in tutto ciò che di assurdo stava succedendo era che Dazai stava trattenendo ancora il fumo nella sua bocca, con le labbra appena schiuse. Magari sarebbe stato meglio riporre il suo interesse altrove, farsi ben altre domande, chiedersi del perché era finito così o perché non avesse ancora spinto via in malomodo quell'odioso strafottente che come minimo stava provando di nuovo a prendersi gioco di lui. Avrebbe potuto reagire, prevederlo.

Ma come avrebbe potuto?

Chuuya trasalì impercettibilmente quando sentì la sensazione delle labbra di Dazai sfiorare le sue come un leggero tocco, appena avvertibile. Non era affatto un bacio, ma nel punto in cui si toccarono si sprigionò come uno strano formicolio, un calore estraneo che fece spalancare gli occhi di Chuuya ancora di più. Rimase immobile, dimenticandosi per lunghi istanti la mano che gli stringeva il volto e persino quella che ancora gli teneva fermo il polso. Neanche si accorse che la sigaretta gli era caduta dalle dita; tutto ciò che percepì, come se intorno a lui fosse svanito tutto, fu il respiro di Dazai e il fumo che di nuovo gli riempiva i polmoni, passando da bocca a bocca come se fosse stato il più naturale dei gesti.

La mente di Chuuya era un totale black-out. Il giovane continuò a guardare Dazai come se gli avesse appena fatto il torto più grande della sua vita seppur non fosse propriamente così. Non provava imbarazzo, così come non sentiva di provare nient'altro che una voglia matta di chiedere spiegazioni, anche se nel guardare quell'occhio che lo fissava così intensamente non potè nascondere il brivido che gli percorse la schiena, lasciandolo senza fiato.

«Pianissimo Pêche...» Quel sussurro lievissimo riportò Chuuya con i piedi per terra. Corrugò le sopracciglia, provando a ribattere qualcosa prima che venisse interrotto da Dazai – a stento era riuscito a inquadrare il momento in cui il più alto si era di nuovo allontanato, dandogli di nuovo spazio e lasciandolo libero. «Non mi stupisco affatto. Ti ha mai detto nessuno che è una marca di sigarette da signorina? Tanto vale che tu non fumi neanche a questo punto.»

«Dazai...» Chuuya non seppe mai cosa lo trattenne dal piazzare un bel pugno su quella faccia da schiaffi, visto che le sue mani era gia strette, così forte che un lieve tremolio le stava scuotendo. Si limitò soltanto a dargli una spinta talmente brutale che per poco non lo fece cadere all'indietro, maledicendo la pioggia incessante che lo tratteneva dall'andarsene – senza contare che era stato proprio Dazai a lamentarsi della pioggia, costringendolo sotto quel pezzo di lamiera arrugginito per ripararsi. «Ti ha mai detto nessuno che puoi anche ammazzarti adesso?! Non sentirò la tua mancanza, stanne certo!!»

«Non c'è più l'atmosfera giusta, qualcuno deve averla rovinata. Prova a indovinare chi!»

«Ti assicuro che l'atmosfera non sarà l'unica cosa che rovinerò se continui ad aprire a sproposito quella bocca!!»

Chuuya era al limite della sopportazione e non sapeva se più per colpa delle solite battute o più per quello che era appena successo. Dazai gli aveva risposto solo con un broncio annoiato, che però si era schiuso in un sorrisetto divertito non appena i loro sguardi si erano incrociati di nuovo. Fu quella strana tensione che si accumulò in quei secondi in cui si scrutarono a vicenda che impedì a Chuuya di dire qualcosa, di esternare le imprecazioni che gli si stavano accumulando in gola come un fastidiosissimo nodo. E più aspettava, più le parole pungevano sulla punta della lingua, tramutandosi pian piano in voglia di farla pagare a Dazai per come era riuscito a prendersi gioco di lui ancora una volta.

Ma non accadde mai niente del genere, perché di nuovo venne preso completamente in contropiede.

Vide Dazai sistemarsi la giacca sulle spalle con fare assente, in un gesto così tanto normale che il ragazzo non gli diede peso. In fondo era solito coglierlo ad osservare l'orizzonte, perso in chissà quale pensiero di cui non voleva minimamente venire a conoscenza; quando però il suo partner gli voltò le spalle e si avviò sotto la pioggia battente, Chuuya rimase ad osservarlo come sconvolto.

Che diavolo sta facendo?

«Ma non vedi che sta piovendo?!» gridò Chuuya esterrefatto. «Hai fatto tante storie per stare al riparo e adesso te ne vai? Ti sei bevuto il cervello?!»

«Mi dispiace, ma preferisco la pioggia che la tua presenza!»

«Spero che un fulmine ti colpisca in pieno!!»

«Buon San Valentino anche a te, Chuuya!»

Dazai lo salutò con un gesto della mano senza neanche voltarsi indietro. Chuuya lo seguì con lo sguardo mentre si allontanava e schioccò la lingua per calmare gli insulti, abbassando poi di nuovo gli occhi sulla sigaretta caduta a terra. Mentre fissava il mozzicone consumato, non potè fare a meno di ripensare a quello stupido paragone che gli era balenato in testa poco prima.

Quel ragazzo era pura nicotina. Dannoso e evanescente, come un odore che rimaneva addosso e di cui si impregnavano i vestiti, rendendo schiavo di esso anche contro la volontà. Non importava quanto si volesse smettere, di quanto si provasse a distanziarsi da quel vizio. 

Dazai Osamu era come una droga mortale della quale probabilmente Chuuya, nonostante tutto, non avrebbe mai potuto fare a meno.







NdA: so che sono in ritardo per San Valentino, ma io sono lenta e procrastinatrice, quindi abbiate pazienza ¯_(ツ)_/¯

   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Bungou Stray Dogs / Vai alla pagina dell'autore: JKiryu