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Autore: OcaPenna    16/02/2017    1 recensioni
DESTIEL, FUTURE, nuovo persoanggio: Ciao a tutti! Visto che ho un po' di idee diverse che mi frullano in testa ho pensato di presentarvele e scegliere con voi quale sviluppare. Quello che state per leggere va inteso come un PILOT, un assaggio che getta possibili basi per una storia.
Vi propongo una storia ambientata nel futuro (2024) in cui Castiel incontra casualmente un nuovo personaggio che diventerà centrale per risolvere l'ennesima crisi cosmica. La segnalo come Destiel perché, sebbene in questo PILOT non succeda nulla tra i Dean e Castiel succederà più avanti, sempre che decida di continuare! ;)
Mi raccomando, le vostre RECENSIONI sono essenziali per decidere se sviluppare l'idea in una vera e propria storia. Baci Baci a tutti e divertitevi!
Genere: Avventura, Erotico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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ANGOLO DELL'AUTRICE

Il gioco che vi propongo è questo: nei prossimi giorni pubblicherò alcune one-shot che sono assaggi (le segnalo col termine PILOT) di storie che ho in testa e tra le quali non riesco a decidermi così decidiamo insieme quale potrebbe funzionare meglio. 
Per farlo le vostre recensioni sono ovviamente vitali per cui vi prego, vi prego non trattenetevi! Piuttosto lasciatene di negative perchè anche quelle mi servono moltissimo.

Ed ecco la proposta di oggi:

Castiel viene ferito in battaglia e un incantesimo lo scaglia lontano dall'azione. Morirebbe in un vicolo se non fosse per l'arrivo casuale di una ragazza a cui tocca l'anima per curarsi. Ma Marinella non è una ragazza qualunque e la sua vita sta per ribaltarsi per sempre.


 

MARINELLA


 

Erano le ore 21:43 e 15 secondi del 15 febbraio 2024. Un esemplare giovane e ben nutrito dei larinae michahellis, vale a dire un gabbiano reale, dalla considerevole lunghezza di 56 cm e un’apertura alare di 136 cm stava cibandosi di un pezzo di pizza margherita caduto due ore e sedici minuti prima dalle mani di Marco, un giovane ricercatore presso il dipartimento di anglistica dell’università di Pisa quando la sua compagna, attualmente residente a Parigi per motivi di studio, aveva troncato la loro relazione per via di un nuovo amore scoppiato tra lei e Domenique. Chi fosse questa Domenique e da quanto la sua compagna avesse scoperto d’essere attratta dal genere femminile erano domande che assillavano la testa di Marco, ma non quella del gabbiano che ora, alle 21:43 e 15 secondi del 15 febbraio 2024 mangiava quel pezzo di pizza margherita.

Quello che si chiese invece il gabbiano alle 21:44 e 52 secondi di quello stesso giorno era quanto potesse essere pericoloso quell’enorme uccello precipitato nel vicolo poco lontano dal suo gustoso pasto.
La risposta che il gabbiano diede a questa domanda cambiò del tutto il corso della vita di Marinella.

 

Marinella aveva 24 anni, era alta 1,65, pesava 65 kg, indossava le scarpe taglia 38, i pantaloni taglia 44, i reggiseni taglia 3 coppa d, i cappelli taglia M corrispondente a 56 cm di diametro. A Marinella piacevano le stampe animalier, i film in lingua originale, la musica blues, andare veloce in bicicletta. A Marinella non piacevano le pozzanghere che le sporcavano le scarpe, i silenzi imbarazzati, le persone che credevano di sapere cosa fosse meglio per lei, i maschi che pensavano di essere meglio di una donna perché in un combattimento con spadoni a due mani avrebbero vinto di certo.

 

Alle 21:43 e 15 secondi del 15 febbraio 2024 Marinella stava tornando a casa con la sua bicicletta che traballava sul vecchio pavé mentre attraversava piazza delle Vettovaglie. Quando imboccò il vicoletto che andava da Borgo Stretto al tribunale uno stupido piccione si alzò in volo stringendo nel becco un pezzo di pizza Margherita che per poco non gli finì in faccia.

Marinella sbandò su una pozzanghera, perse il controllo della bici e rovinò a terra senza però procurarsi particolari danni. Le sue scarpe erano luride.

Dopo aver imprecato contro il pennuto fece per rimontare in sella quando si accorse della figura accasciata poco lontano.

La città di Pisa godeva a quel tempo di un discreto benessere economico: le politiche oculate iniziate anni prima erano riuscite a valorizzare in modo rilevante la tradizione artistica e culturale della città che, nel giro di una decina di anni, aveva raddoppiata la sua popolazione studentesca. L’aumento degli studenti aveva provocato una complessiva rinascita economica. Allo stesso tempo la città non era abbastanza grande per diventare centro attrattivo per le fasce economiche più debole. Ecco perché a Pisa non c’erano molti barboni, non in quella zona, ed era il genere di città in cui se si vedeva qualcuno accasciato per terra in genere veniva in mente di verificare le sue condizioni di salute anziché voltarsi e proseguire la propria strada con un leggero senso di disagio.

Ed ecco anche perché Marinella ritenne del tutto adeguato avvicinarsi a quello sconosciuto e chiedere se avesse bisogno di qualcosa.




 

Castiel aveva bisogno di molte cose.

Aveva bisogno di tornare da Dean e assicurarsi che stesse bene, aveva bisogno di recuperare una lama angelica per essere d’aiuto a Dean ma prima di tutto aveva bisogno di curare quella ferita nel fianco prima di morire in un vicolo che puzzava di piscio perso chissà dove e del tutto inutile. Così quando vide quell’anima avvicinarsi non pensò a nient’altro che a guarire, allungò una mano fino a toccarla e la strinse fino a quando non sentì tornare le forze. La ragazza davanti a lui aveva gridato di dolore e lo sapeva anche se non era riuscito a sentirla. Ora fissava prima lui e poi il punto del proprio corpo da dov’era penetrato attonita.

«Mi dispiace» le disse Castiel e lo pensava davvero mentre sentiva tutta la sua potenza di angelo tornare.

Spiegò le ali e scomparve.




 

Alle 22:35 e 39 secondi dello stesso giorno Marinella Lanzuise parlava con Bianca Santangelo, impiegata all’accettazione dell’ospedale di Pisa per prenotare con urgenza una TAC al cervello.

Alcuni giorni dopo il dottor Benedetto Fagiolini pensava alla pausa caffè che avrebbe fatto con Anita, un’infermiera pettoruta che amava ridere molto forte, mentre ripeteva alla ragazzina che il suo cervello era inequivocabilmente sano. 

Alle 23:15 e 58 secondi del 4 marzo 2024 Marinella era sdraiata nel suo letto al buio e non riusciva a dormire. A differenza di quanto si sarebbe potuto pensare il suo malessere non era dovuto in nessun modo alla quantità di caffè ingerita nella giornata. Era invece collegata alla quantità di ADH e ACTH rilasciate dalla sua ipofisi che, attraverso una complessa casualità, le procurava la costrizione dei vasi cutanei e delle viscere addominali, una dilatazione dei vasi muscolari e l’aumento della frequenza cardiaca.

Sarebbe a dire che era in ansia.

Era in ansia per la visita prenotata per la mattina seguente con uno psichiatra e da quando, tre anni prima, aveva partecipato a un’assemblea sul tema dell’antipsichiatria, assemblea a cui era andata per incontrare Andrea, odiava gli psichiatri.

Si da il caso che l’ansia rientri tra quei particolari stati emotivi normalmente associati al malessere e ritenuti genericamente “da evitare”.

In questo particolare caso il suo essere in ansia le salvò la vita.




 

Castiel si rese conto di essere stato notato quando il cuore della ragazza iniziò a battere con una frequenza eccessiva nel suo petto. Poteva percepire il corpo sdraiato tendersi nel rilascio di adrenalina che le gelava il sangue nelle vene e la paralizzava. Si era accorta di non essere sola nella stanza e reagiva come ogni umano terrorizzato nel buio.

Esitò.

Avrebbe voluto farlo mentre dormiva perché non se ne accorgesse. Era stata gentile con lui e qualcosa dentro gli diceva che non era giusto.

Ma doveva fare quello che doveva fare.

E se si fosse sbagliato?

Strinse la lama fredda nel pugno cercando un appiglio di certezza ma erano passati troppi anni sulla terra, era stato umano troppe volte e ricordava troppo bene cosa fossero le emozioni. Quella sdraiata sul letto era una ragazza appena più giovane di Claire e lui non avrebbe avuto il cuore di ucciderla.

«Chi sei?»

Marinella ebbe un sussulto.

Era la stessa voce atona e profonda che aveva sentito nel vicolo. Per assurdo quel suono la calmò e le fece riprendere abbastanza coraggio da farla voltare. La sagoma dell’uomo era un’ombra indistinta contro la parete.

Marinella deglutì e Castiel poteva percepire la sua fatica nel tentativo di afferrare i pensieri che tornavano ad affacciarsi nella sua mente.

Le si avvicinò e la ragazza d’stinto si ritrasse contro il muro fino a schiacciare le spalle alla parete.

«Non-non farmi male» riuscì a balbettare fissando quel luccichio argenteo con gli occhi nocciola sgranati.

Castiel la guardò cercando di trasmetterle tutta la pace e la serenità che riusciva. Non poteva lasciarla lì in quel modo, sarebbe stata un pericolo, sarebbe stata in pericolo.

«Il mio nome è Castiel» disse «sono un Angelo del Signore».

Marinella lo fissò con gli occhi fuori dalle orbite e poi, per qualche ragione che l’angelo non riuscì a comprendere, scoppiò a ridere.

 



 

Erano le 6:13 e 15 secondi del 5 marzo 2024 quando Marinella si addormentò dopo aver passato l’intera notte a parlare con un angelo. La sua mente completava una difficile operazione di ridefinizione e ricatalogazione delle proprie credenze e convinzioni riguardo il concetto di “angelo” e svariate altre nozioni ad esso correlate. Il problema fu la ridefinizione di un parametro identitario importante nella costruzione della rete relazionale della ragazza, “io sono atea”.

Il concetto venne riformulato nel seguente modo: “io credo negli angeli che non sono per nulla i vostri angeli” e per vostri Marinella intendeva soprattutto gli angeli dei suoi genitori, di sua zia Valentina, di suo cugino Franco. I loro angeli erano gentili, avevano le ali, suonavano l’arpa, erano bambini nudi fluttuanti o effemminati guerrieri in armatura; i suoi angeli facevano paura, avevano la voce bassa, si accasciavano nei vicoli, avevano gli occhi azzurri che brillavano nel buio.




 

Quando Castiel tornò al bunker aveva già deciso di non dire una parola a Sam e Dean di quanto accaduto quella notte, o meglio quel giorno dato il fuso orario. Sarebbe stato troppo complicato, qualcosa che i suoi umani non avrebbero potuto capire. Qualcosa dentro di lui gli ricordò che nemmeno i suoi fratelli avrebbero capito. Aveva usato quella ragazza per curarsi, e questo era qualcosa che il Paradiso avrebbe capito, forse anche i Winchester; era tornato per uccidere quell’abominio e anche questo gli angeli lo avrebbero approvato, ma i Winchester no; aveva passato l’intera notte a raccontarle come proteggersi cercando di dirle tutto quella che avrebbe avuto bisogno di sapere ma omettendo il perché si sarebbe dovuta proteggere (sperava di averle messo comunque abbastanza spavento) e questo gli angeli lo avrebbero decisamente disapprovato, ma Sam e Dean no.

Così quando fu dentro si limitò a passare dalla camera di Dean per avvisarlo del suo ritorno.

Bussò anche se non ne aveva bisogno ma sapeva che all'umano avrebbe dato fastidio se fosse apparso in camera mentre stava guardando un porno. E per la prima volta da quando era di nuovo un angelo si rese conto che forse avrebbe dato fastidio anche a lui.




 

«Che c’è. Sammy?» chiese il cacciatore con la voce roca e impastata.

«Sono io, Dean» rispose l’angelo.

«Hei, Cass, dove diavolo eri finito?» rispose l’altro chiudendosi la vestaglia mentre si alzava per aprire la porta. Era sollevato, non vedere Cass per tutto il giorno lo aveva fatto stare in pensiero anche se non lo avrebbe ammesso volentieri.

«Ti ho scritto un sms» rispose Cass senza cambiare espressione, non la cambiava quasi mai in effetti.

«Sì, beh, non spiegava molto… »

Cass restò per un momento immobile fissandolo.

«Buonanotte, Dean» rispose andando verso la propria camera.

«Hei! Cazzo. Cass, aspetta un momento!»

L’angelo si voltò a fissarlo di nuovo e Dean capì che non ci sarebbe stato modo di fargli dire di più per quella notte. Accettò l’idea con un respiro profondo, la fiducia non era proprio il suo forte in quel periodo ma Cass era Cass e gli si poteva dare del credito in fondo.

«Buonanotte, Cass» disse alla fine rientrando in camera.

Lasciò perdere il porno, sarebbe stato del tutto inutile.

   
 
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