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Autore: Yavanna97    17/02/2017    0 recensioni
"Ma,ma tu sei di fuoco!?"
"Ti sbagli,Mastro Hobbit,io SONO il Fuoco!"
Alhara dei Cinerei, metà Haradrim e metà Demone di fuoco, è il decimo membro della Compagnia dell'Anello. Acuta,testarda e particolarmente incline all'insubordinazione,custodisce in sé un potere immenso e terribile capace tanto di creare quanto di distruggere. La sua storia si intreccerà irrimediabilmente con le vicende dei Nove Compagni e porterà Alhara a crescere e a combattere per le persone che ama, a sconfiggere i suoi demoni, a dimostrare che le donne sanno essere forti e combattive quanto gli uomini e perché no anche a trovare l'amore.
Questa è la storia della Stirpe di Fuoco, i cui membri influenzeranno e cambieranno per sempre la storia di Arda...
STORIA ATTUALMENTE IN REVISIONE
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 13

Le candide canoe solcavano rapide e silenziose le placide acque dell’Anduin1 . Il sole era oramai alto nel cielo quando i Nove oltrepassarono i confini della Terra dell’Oro, una leggera brezza spirava di tanto in tanto scompigliando i capelli e rendendo l’aria frizzante.

Quella mattina Haldir si era recato alle prime luci dell’alba presso l’improvvisato accampamento per condurre gli ospiti dai Regnanti. Il Comandante li aveva guidati attraverso gli stretti sentieri di Calas Galadhon, tra imponenti alberi che, illuminati dai caldi raggi del sole, sembravano come risvegliarsi da un lungo sonno. Erano infine giunti sulle rocciose rive del Lungo Fiumedove Sire Celeborn e Dama Galadriel li avevano raggiunti fieri e regali trasportati da una chiara barca dalla sinuosa prua a forma di cigno. La delegazione di Elfi aveva attraccato sul molo ligneo e i Nove erano stati accompagnati dalla bellissima Dama sotto un’arcata di fronde e foglie. Il Sire di Lorien aveva iniziato elencando uno dopo l’altro i vari pericoli in cui sarebbero incorsi: schiere di Orchi, la magia di Saruman, l’armata di Sauron, la malvagia influenza dell’Unico e la minaccia lontana ma concreta di Jua Akifa. A quelle parole lo sconforto aveva attanagliato il cuore dei Compagni e la loro volontà aveva vacillato un istante, tuttavia il Re aveva ripreso affermando che il valore e il coraggio dimostrato fino a quel momento li avrebbe condotti alla vittoria. In seguito aveva fatto avvicinare alcuni soldati esclamando solenne: “Mai prima d’ora abbiamo vestito stranieri con indumenti della mia gente.- si era fermato mentre i miliziani abbigliavano gli ospiti con mantelli verde scuro e li fissavano con elaborate spille a forma di foglia. Riprese- Che questi mantelli vi facciano da scudo contro occhi ostili.” Concluse grave.

I preparativi per la partenza erano stati veloci: le tre canoe destinate ai Nove erano state riempite con viveri e qualche borraccia mentre Aragorn e Celeborn discutevano sulla via migliore da prendere. Le strade sulla terra erano sorvegliate e percorse notte e giorno da Orchi che portavano come vessillo la Mano Bianca3: il fiume avrebbe garantito sicurezza e discrezione. Prima di partire la Dama della Luce aveva elargito ad ognuno di loro dei doni e regalato parole d’incoraggiamento per i giorni oscuri che sarebbero giunti. Con il cuore pesante ma animati da una nuova forza la Compagnia dell’Anello lasciò Lothlorien alla volta delle Cascate di Rauros4 e di Mordor.

Cullati dalle calme acque dell’Anduin i membri avevano abbandonato la mente ai ricordi. “Il mio dono a te, Legolas, è un arco dei Galadhrim: degno della maestria dei nostri artigiani.” Con queste parole la Dama aveva accompagnato l’omaggio al Principe di Bosco Atro. L’Elfo con un sorriso aveva rievocato il gesto della Regina mentre con lo sguardo spaziava tra le due rive sempre pronto a captare il più piccolo accenno di pericolo. L’Arciere aveva come compagni di navigazione Gimli ed Alhara che era stranamente silenziosa. Sull’imbarcazione accanto alla sua si trovavano Boromir e i due combina guai mentre, avanti tutta, la canoa con Aragorn e gli altri due Hobbit guidava quella piccola flotta. Nel mentre anche il giovane Pipino era tornato indietro con i ricordi: “Questi sono pugnali dei Noldor5 hanno già prestato servizio in battaglia.- aveva esclamato Galadriel mentre titubanti i due Mezzuomini sguainavano le loro armi, rivolgendosi a Pipino riprese- Non temere Peregrino Tuc: troverai il tuo coraggio.” Lo Hobbit aveva annuito sperando in cuor suo che la Sovrana avesse ragione. “E per te, Samvise Gamgee, corda elfica.” Le parole della Signora erano affiorate anche nella mente del Giardiniere di casa Baggins che osservava la nuova fune ricordando le smorfie di dolore che erano apparse sul volto di Alhara quando Haldir le aveva legato i polsi: aveva la sensazione che sarebbe servita presto.

La Cinerea dal canto suo non aveva proferito parola per tutta la traversata, il pallore del volto tradiva un male interno: soffriva intensamente il mal di mare sebbene non ci fossero onde ad increspare il rivo e l’acqua fosse limpida come uno specchio. La scura voce di Gimli riscosse la giovane dai suoi pensieri: “Mi è stata inflitta la ferita più grande con questa partenza. Ho guardato per l’ultima volta la cosa più bella! AH, d’ora in poi non ci sarà nulla di bello oltre il suo dono a me.” esclamò amareggiato il Nano. “E cosa ti ha donato?” chiese curioso Legolas continuando a remare. L’interlocutore assunse un’aria sognante e rispose con voce estremamente dolce:”Le avevo chiesto un capello della sua chioma dorata… Me ne ha donati tre.” Finì in un sussurro. L’Haradrim sorrise al ricordo dei doni ricevuti: il perdono e la redenzione. La Dama e il Sire di Lorien le avevano dato ciò che il suo cuore bramava da tempo e la sua anima ne era uscita risanata: con quella nuova forza riusciva addirittura a credere che avrebbe sconfitto il Sole che muore. Un movimento brusco del remo la fece tornare alla realtà, la donna artigliò il legno della barca e rivolgendosi all’Arciere esclamò a denti stretti:”Legolas, evita di far dondolare la canoa come una giostra!” Il Principe non rispose ma ghignando sollevò il remo e diede una forte scossa alla scialuppa facendola gridare di spavento. Gimli scoppiò in una fragorosa risata mentre Alhara inveiva in Haradrim contro l’Elfo usando parole poco lusinghiere. “Ti è andato di volta il cervello!?- riprese la donna nella lingua comune - Sono scherzi da fare questi? Che c’è, non conosci il mal di…” non riuscì a concludere la frase poiché un conato la costrinse a chinarsi in due mentre il viso assumeva una particolare tonalità verdognola. Il Nano le diede un buffetto affettuoso sulla gamba ed affermò tra una risata e l’altra:”Non ho mai visto qualcuno soffrire l’acqua in maniera così… Così…” “Assurda?- finì per lui la Cinerea che pian piano si riprendeva- E la cosa ancora più assurda è che il fiume è una tavola, uno specchio senza nemmeno un’onda o un’increspatura!” concluse stringendosi teatralmente lo stomaco con le braccia. Gimli sorrise e mentre il ghigno di Legolas non accennava a scomparire: il grande e potente Kayla, il temuto Flagello di Lorien che aveva mal di stomaco solo a stare in un barchetta sul pelo dell’acqua. La cosa era al limite del surreale.

Le ore passavano lente mentre le canoe scivolavano nel rivo, ai lati di esso si diramavano boschi incontaminati alternati da piccoli spiazzi rocciosi. Aragorn era inquieto: le parole di Sire Celeborn lo avevano messo in allerta e lui continuava a scrutare corrucciato le sponde boscose. Si aspettava attacchi da un momento all’altro, la comparsa del temuto esercito della Mano Bianca o di un qualsivoglia nemico. Tuttavia non era solo il pericolo incombente che lo teneva sul chi vive: lo sguardo di Dama Galadriel alla vista della collana lo tormentava. Lui amava Arwen, la amava più della sua stessa vita, ma doveva ammettere che ogni tanto il senso di colpa invadeva il suo cuore: per amore la Principessa aveva rinunciato all’ immortalità, alla possibilità di vivere per sempre ad Aman6. Fu il gracchiare prolungato di un corvo a riscuoterlo dal vortice dei suoi pensieri. Legolas avvicinò la sua canoa a quella del Ramingo e proferì concitato:”Ho visto qualcosa, non ne sono sicuro. Ci stanno pedinando, dobbiamo nasconderci ora che il sole è ancora alto nel cielo.” Grampasso annuì cupo ed ordinò di proseguire per un paio di miglia: al calar della notte avrebbero trovato riparo. L’Arciere si limitò a corrugare le sottili sopracciglia chiare e a remare fino alla canoa dove Boromir continuava a spostare lo sguardo allarmato da una sponda all’altra.

Il buio raggiunse in fretta i Nove, un mare di stelle punteggiava il cielo e una sottile falce di luna illuminava l’acqua creando suggestivi riflessi argentei. I Compagni, su ordine di Aragorn, avevano issato le piccole canoe su una delle due sponde e si erano accampati dietro delle grandi rocce. Alhara aveva letteralmente baciato la ghiaia sotto i suoi piedi ringraziando i Valar per essere sopravvissuto a quel fiume infernale. Richiamata all’ordine dal Ramingo, la fanciulla accese uno scoppiettante fuoco mentre Sam distribuiva delle piccole porzioni di Lembas o Pan di Via: particolare pane elfico che con un morso riusciva a saziare un uomo adulto. La Compagnia aveva mangiato in silenzio cullata dallo sciabordio delle acque. Dopo poco il Gondoriano aveva lasciato l’accampamento e si era messo a scrutare le scure acque con uno strano luccichio negli occhi.

Merry e Pipino erano crollati vinti dal sonno così come il Nano, mentre l’Elfo si era ritirato in disparte perso nei suoi pensieri. “Mangiate qualcosa, Padron Frodo.”esclamò Sam mentre porgeva al Portatore un’abbondante porzione di cena. Al rifiuto dello Hobbit, l’altro affermò preoccupato:”E’ tutto il giorno che non mangiate e non dormite nemmeno! L’ho notato, sapete?” continuò mentre prendeva posto accanto all’amico. “Sto bene.” Fu la risposta apatica di Frodo Baggins. “E invece non state bene!- rispose il Mezzuomo col viso rubicondo leggermente pallido- Io sono qui per aiutarvi. L’ho promesso a Gandalf!” “Non puoi aiutarmi Sam. Non questa volta.” Esclamò amaro invitandolo ad andarsene. Il Giardiniere si allontanò affranto scuotendo la testa. “Non dovresti cacciarlo così-intervenne l’Haradrim che aveva assistito alla scena- Hai bisogno di lui, hai bisogno di tutti noi. Siamo qui per questo.” Continuò prendendo posto accanto allo Hobbit e scompigliandogli affettuosamente i ricci scuri. Sorridendo continuò:”Non posso capire cosa stai provando, ma posso tentare. Il tuo primo istinto è di allontanarti da tutto e tutti. Ti ripeti: saranno al sicuro senza di me, il Nemico non avrebbe nessun motivo per attaccarli e così ti isoli e rimani solo. Sembrerà strano ma è allora che sarai debole. Ricorda: i tuoi amici sono la tua forza, la famiglia la tua ancora. Permettici di proteggerti. ” Concluse sospirando. Il Mezzuomo annuì assorto e la donna rimase accanto a lui beandosi del calore del fuoco.

Con una smorfia Grampasso si allontanò dall’accampamento dirigendosi spedito verso la riva: aveva deciso di sostituire Boromir nel primo turno di guardia. La calma avrebbe giovato allo spirito ed al corpo: era turbato e aveva un assoluto bisogno di tornare lucido. “Gollum- esclamò vedendo un piccolo tronco galleggiare sospetto e facendo trasalire l’altro- ci sta seguendo da Moria. Speravo di liberarmene sul fiume ma è un barcaiolo troppo astuto.” Concluse con una smorfia di disappunto. “Se avverte il Nemico della nostra posizione renderà la traversata più pericolosa” aggiunse l’Uomo sovrappensiero. Aragorn annuì e lo esortò a dormire: dovevano recuperare le forze e ritemprare gli animi, non mancava molto alle Cascate. “Minas Tirith è una strada più sicura e tu lo sai- riprese Boromir con fermezza- da lì possiamo riunirci e dirigerci a Mordor con maggiori forze!” “Non c’è forza a Gondor che possa giovarci.” Ribatté l’Erede con voce dura. “Sei stato lesto a fidarti degli Elfi! Hai così poca fede nel tuo popolo?- lo accusò l’altro assottigliando gli occhi verdi- Sì, c’è debolezza, c’è fragilità! Ma c’è anche coraggio e onore da scovare negli Uomini, ma tu questo non lo vedi! Hai paura!” Continuò afferrando malamente il Ramingo per un braccio e abbaiandogli contro:”Per tutta la vita ti sei nascosto nell’ombra spaventato da chi sei, da cosa sei!” “Adesso basta!-tuonò Alhara raggiungendo i due- Non è l’ora né il luogo per discutere. La notte è lunga e non sarà certo il vostro abbaiarvi contro a tenere lontani i nemici! Qui ci penso io.” Concluse separandoli. “Non porterò l’Anello entro cento leghe dalla vostra città” sputò Aragorn mentre Boromir grugnendo si dirigeva verso l’accampamento. Il Ramingo si rivolse all’Haradrim, il volto stanco e gli occhi azzurri offuscati, stava per replicare ma la donna fu più veloce:”Non ha tutti i torti, c’è del buono negli Uomini, bisogna solo vederlo. Và a dormire, placa il tuo spirito.” Concluse poggiando una mano sulla sua spalla in segno d’affetto. L’Uomo annuì e raggiunse il resto dei Nove. La giovane inspirò profondamente e si accoccolò accanto ad un grande masso: l’indomani si sarebbero sentite le conseguenze di quello scontro.

L’alba la trovò che dormiva vicino al fuoco: Gimli aveva preteso il secondo turno mandando la Cinerea a dormire. Il cielo si colorò di tenui sfumature rosate mentre l’aria diventava più fresca, il fiume scorreva quieto increspandosi di tanto in tanto. Dopo un frugale pasto la Compagnia dell’Anello riprese la traversata del fiume. La tensione era palpabile tra i due Uomini: a stento si erano guardati e i loro dialoghi consistevano in monosillabi e risposte apatiche. La discussione della notte precedente aveva scavato un solco tra i due che non si sarebbe risanato facilmente. Le tre canoe scivolavano veloci avvicinandosi alle Cascate ed a tutto ciò che esse comportavano: Mordor incombeva su di loro e il morale ne risentiva. “Gli Argonath7. A lungo ho desiderato ammirare gli antichi Re: la mia Stirpe.” Le parole solenni e nostalgiche del Ramingo incorniciarono una vista mozzafiato: due colossali statue in pietra chiara dalle fattezze di fieri sovrani. Le braccia tese ed il palmo aperto come ammonimento per chi si apprestava ad entrare nei territori di Gondor. Erano infine giunti.

1) L’Anduin è il fiume più lungo della Terra di Mezzo dopo la fine della Prima Era. Il suo nome in Sindarin significa appunto Lungo Fiume, viene anche chiamato Grande Fiume. Nasce a Est delle Montagne Nebbiose e scorre verso Sud fino al Grande mare.

2) Lungo Fiume è il nome Sindarin dell’Anduin.

3) La Mano Bianca è il marchio di Saruman ed era impresso sugli scudi e sui vessilli degli Uruk-Hai.

4) Le Cascate di Rauros sono delle imponenti cascate del Fiume Anduin e sono caratterizzate dal fatto di essere divise a metà da un'imponente roccia appuntita.

5) I Noldor sono uno dei tre popoli degli Elfi.

6) Aman è un continente di Arda, è situato a ovest della Terra di Mezzo e ospita il Reame Beato, Valinor, dimora dei Valar.

7) All'ingresso fluviale del Regno di Gondor erano poste due statue gigantesche, chiamate Argonath, poste su entrambe le rive del fiume. Scolpite nella roccia dai Númenóreani servivano da monito per chi giungeva da Nord, ricordando la potenza di Gondor e rappresentavano le sembianze di Isildur e Anárion. Entrambe le statue avevano la mano sinistra alzata in segno di ammonimento e nella mano destra stringevano una grande ascia.


________________Cantuccio dell’Autrice_______________

Scusatescusatescusate! Sono passati eoni dall’ultimo capitolo e pensavo di non riuscire più ad aggiornare. Ho passato un periodo particolare in cui non me la sono passata benissimo tra Università & co. In più questo capitolo mi ha fatto penare molto anche perché ho sempre l’impressione che i due precedenti facessero un po’ pena e questo ha contribuito al brutto periodo. Chiudiamo la parentesi Yavanna97 triste e concentriamoci sulla storia.

I dissapori tra i due Uomini li separano sempre di più, Frodo inizia a cadere sotto l’influsso dell’Unico e rifiuta la vicinanza di Sam. Ci pensa Alhara ad alleggerire l’atmosfera con il suo mal di mare ingiustificato.

I Nove sono arrivati alle Cascate e la prima parte del cammino verso Mordor si avvia verso la conclusione così come questa storia. Vorrei tanto che mi diceste cosa ne pensate della fan fiction fino a qui, come vi sembrano Alhara e tutti gli altri e ringrazio a prescindere chi lo farà :)

Ringrazio chi legge e chi ha ancora la pazienza di seguire quest’autrice lunatica e psicolabile. Ringrazio lady anya blu Cullen per aver messo il mio piccolo obbrobrio tra le preferite rendendomi moooooolto felice *-*

Al prossimo capitolo, questa volta non così in ritardo,

Yavanna97

   
 
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