Stiamo combattendo per Frodo, sperando che arrivi presto a distruggere l’anello.

Stiamo combattendo per lui, per salvare il regno degli uomini, anche se io non lo sono.

Ma tu, Aragorn, sei un uomo ed io sono qui per salvare te.

Cerco sempre di stare attento, durante la battaglia, anche se nel mentre faccio a gara con Gimli per chi prende più orchi.

Io sono a ventidue, per ora, lui è ancora a dieci.

Poi, ad un tratto, i miei occhi vengono catturati da quello che dev’essere un troll.

Ma non è questo a rendermi nervoso: sei tu, che stai combattendo con quest’ultimo, convinto che sia una sfida all’ultimo sangue. Convinto che si tratti di vita e di morte.

È così.

Non me ne preoccupo, non all’inizio.

Qualche minuto basta per farmi cambiare idea: il troll sta incombendo su di te, ti ha steso.

Urlo il tuo nome, cerco di farmi strada fra gli orchi, ma è tutto inutile.

Ne sconfiggo uno, due, tre, ma non basta.

Continuano a venirmi contro, a sbattermi contro il petto, il torace.

Mi becco qualche ascia contro il fianco, ma ne uccido altri due con l’arco.

Il mio sguardo non sfugge alle tue azioni, che sono sempre più difficili e meno articolate contro quel troll che ti sta abbattendo.
Non può succedere.

Non deve succedere.

«Aragorn!» urlo in mezzo alle grida di tutti gli altri, ma non sono sicuro che tu mi abbia sentito.

Ho paura di perderti—sento che se ciò succedesse, io stesso mi perderei nell’Ombra.

Urlo ancora, cerco di venire verso di te.

A’maelamin.*

Improvvisamente un rumore assordante arriva alle nostre orecchie, e subito gli occhi di tutti, miei compresi, vengono catturati dall’occhio di Sauron.

Ce l’ha fatta.

Frodo ce l’ha fatta.

Sauron è stato sconfitto.

Un sorriso si dipinge sul mio viso, mentre ritorno su di te. Il mondo è scomparso, la gioia compare nel mio cuore mentre ti guardo in tutta la tua bellezza.

Siamo vivi.

Tu sei vivo.

Ed io ti amo.
 
 
 
 
 

*“Amore mio”, in elfico.