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Autore: redkitsune    20/02/2017    1 recensioni
Nella penombra e nel silenzio di quella stanza d’albergo permise a se stesso di lasciar vagare la sua mente verso quel ricordo, di ripensare a quegli intensi occhi verdi che erano riusciti a trasmettergli la forza per continuare a lottare, giorno dopo giorno, nell’assoluta certezza che presto o tardi li avrebbe nuovamente incontrati, quegli occhi da soldato, e finalmente avrebbe potuto affrontare quello sguardo da pari a pari, nella prossima stagione...
Genere: Sentimentale, Slice of life, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altri, Jean Jacques Leroy, Leo De La Iglesia, Otabek Altin, Yuri Plisetsky
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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29 Marzo 2015
World Figure Skating Championships
Hilton Hotel
Shanghai, China

“Un altro brindisi per il nostro eroe!! Na zdarovye!" (alla tua salute!)

Il tintinnio dei bicchieri risuonò nel privé al piano terra dell’albergo. Le luci soffuse della sala rendevano l’atmosfera intima, in netto contrasto con la musica popolare sparata a tutto volume intervallata dal suono delle risate dei presenti nella sala.
Otabek trangugiò la vodka in un solo sorso, come da usanza, e sentì la sua gola ardere. Non era abituato a bere così pesantemente, andava contro i suoi principi di atleta ma...per questa sera Anton, il suo coach, non aveva voluto sentire ragioni “Stai scrivendo la storia del pattinaggio kazako, un evento storico come questo va festeggiato come si deve!”
Ed era effettivamente un evento vedere i volti arrossati e gli enormi sorrisi di Anton e Taras, il suo medico e fisioterapista, che continuava ad alzare il volume della musica e a cantare a squarciagola con il resto del team che condivideva lo stesso passaporto del nuovo eroe nazionale.

Qualche piano più sopra, il banchetto del dopo gara stava probabilmente continuando. Otabek aveva acconsentito a presenziare giusto il tempo necessario per non risultare scortese, visto il suo piazzamento sul podio. Se n’era rimasto in disparte con un bicchiere di champagne tra le mani, osservando i presenti mentre il suo coach si sobbarcava l’onere delle chiacchiere di cortesia. In ogni caso le attenzioni di tutti erano rivolte verso l’inarrivabile leggenda russa, Viktor Nikiforov, che si muoveva leggiadro tra la folla, come se stesse ancora danzando sul ghiaccio. Benché le sue labbra si allungassero in un sorriso verso i presenti che lo adulavano, Otabek notò che quel sorriso non raggiungeva mai i suoi occhi. Sorseggiò lo champagne continuando a seguire il campione mondiale con lo sguardo. Christophe Giacometti fece tintinnare il suo calice contro quello del suo eterno avversario, avvicinandosi poi sensualmente a lui e sussurrandogli qualcosa all’orecchio con un sorriso malizioso. Otabek distolse lo sguardo per annuire verso la persona con cui Anton stava parlando. Quando lì rialzò notò Jean Jacques Leroy entrare pomposamente nella sala, accompagnato dalla sua fidanzata. Finì in un solo sorso il contenuto del suo bicchiere. “Anton, possiamo andare si o no?”

L’eroe del Kazakhstan aveva sperato di potersi rifugiare nella sua stanza dopo le formalità del banchetto, non si aspettava certo che il suo team avesse organizzato un piccolo party in suo onore. Aveva sorriso imbarazzato, sorpreso da tanto affetto, e ringraziando sottovoce aveva seguito Anton verso la piccola stanza privata, dove al momento le bottiglie vuote occupavano ormai quasi tutto il tavolo. Taras continuava a mettergli sotto il naso lo schermo del suo iPad per mostrargli in diretta le rassegne stampa dei principali giornali kazaki e i titoli di prima pagina. Tutti lo acclamavano come un eroe, cosa che riempiva il suo cuore di orgoglio e amore incondizionato per la sua Patria. Sorrise, sentendo che le sue guance erano arrossate, la vista iniziava ad appannarsi e la stanza a girare su se stessa.

Lasciare la festa e raggiungere infine la sua camera si era rivelata un’impresa quasi più ardua della competizione appena conclusa. Anton si era offerto di accompagnarlo ma, visto il suo sguardo vacuo e il suo sorriso ebete, la proposta era decisamente un azzardo da parte sua. No, Otabek Altin non avrebbe perso così la dignità. Rifiutò con cortesia e, racimolando tutte le energie mentali che gli erano rimaste, cercò di mantenere una camminata composta mentre raggiungeva con fatica l’ascensore. Appoggiò la testa contro vetro freddo, chiudendo gli occhi, sentendo la spinta verso l’alto e pregando di non addormentarsi. Li riaprì di scatto quando sentì il trillio che annunciava l’arrivo al piano. “DOORS OPENING, LIFT GOING DOWN”. Camminando appoggiandosi alla parete raggiunse lentamente la camera 2387, armeggiando un po’ con la card magnetica prima di riuscire, finalmente, ad entrare.

Le luci della notte di Shanghai illuminavano debolmente la stanza, entrando timidamente dalla vetrata che occupava tutta la parete di fronte alla porta. Otabek rimase per un attimo a fissarle, cercando di metterle a fuoco. Ponderò l’idea di fare una doccia bollente prima di dormire, ma non era sicuro di riuscire a raggiungere il bagno senza che il pavimento diventasse il soffitto e viceversa...meglio lasciar perdere, pensò, sedendosi sul letto.
La medaglia appoggiata sul comodino, sopra al suo passaporto, rifletteva debolmente la luce soffusa proveniente dall’esterno. Otabek la sfiorò con la punta delle dita, passando sopra le scritte in rilievo sul metallo, lentamente, come se stesse leggendo un braille. Sospirò, muovendo le labbra in un impercettibile sorriso, lasciandosi cadere all’indietro sul materasso. Le coperte profumavano di bucato misto a quel sapore asettico che accomuna ogni camera d’albergo.
Chiuse gli occhi, respirando profondamente. La strada per arrivare ad essere il terzo miglior pattinatore al mondo era stata lunga e le difficoltà non erano mancate. La sua forza di volontà e la sua instancabile perseveranza lo avevano portato su quel podio. Il suo spirito patriottico era stato un potente catalizzatore, certo, era quello che ripeteva in ogni intervista e ne era assolutamente convinto ma, nel profondo del suo cuore, sapeva che c’era anche dell’altro..

Nella penombra e nel silenzio di quella stanza d’albergo permise a se stesso di lasciar vagare la sua mente verso quel ricordo, di ripensare a quegli intensi occhi verdi che erano riusciti a trasmettergli la forza per continuare a lottare, giorno dopo giorno, nell’assoluta certezza che presto o tardi li avrebbe nuovamente incontrati, quegli occhi da soldato, e finalmente avrebbe potuto affrontare quello sguardo da pari a pari, nella prossima stagione...

TIN!

TIN!

TIN!

Otabek si alzò di scatto sentendo un rumore che, nella quiete della stanza e nella sua mente ovattata dall’alcol, sembrava risuonare a volume spaventoso. Una luce fredda e azzurrina si accese sopra al comodino. Passandosi una mano sul viso si mosse verso il cellulare, dimenticato per tutta la sera accanto al passaporto. Appoggiando la schiena al cuscino fissò il monitor: 25 messaggi da parte di Taras, le foto della serata appena conclusa.

“Postane almeno una sulla tua pagina instagram Beka! Fai vedere al mondo che sei umano! :D :D :D”

Il ragazzo sospirò. Umano, già.

Controllò le immagini...certo che avevano proprio dato tutti il peggio di loro...forse l’unica che si salvava era la prima, la sua faccia sorpresa mentre prendeva posto al tavolo e l’alcol ancora nelle bottiglie, non dentro i loro corpi...ah, le ultime foto poi erano tutte mosse….MH. Cliccò due volte sul tasto centrale e chiuse l’applicazione dei messaggi. La sua testa continuava ad essere leggera..mosse lentamente il pollice verso l’icona di Instagram. L’applicazione caricò gli ultimi aggiornamenti e, senza preavviso, quegli occhi verdi comparvero sullo schermo, facendolo sussultare. Puntavano dritti in camera, orgogliosi e sicuri di sé, circondati da una folta chioma bionda. Un sorriso sornione sulle sue labbra sottili e un batuffoloso gatto rossiccio accoccolato sul suo braccio sinistro. Sullo sfondo il molo di San Pietroburgo al tramonto.

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Yuri-Plisetsky заводить друзей на причале после бега! * #catsquad

(*nuovi amici al molo dopo la solita corsetta serale!)

Socchiuse gli occhi, incapace di formulare un pensiero logico, sicuro che le sue guance si fossero di nuovo arrossate. Cercò di scorrere la pagina, ma finì per cliccare accidentalmente sul link al profilo del primo commento sotto la foto. Aggrottò le sopracciglia, cercando di mettere a fuoco e cliccando di nuovo a casaccio. Oh, è la pagina del fanclub di Yuri...
Iniziò a scorrere le immagini, per ottenere la risposta ad una domanda che non si era mai posto fino a quel momento. Qual era la prima foto postata dalle fan di Yuri? Quando tutta questa cosa del fanclub era cominciata?
Mentre andava a ritroso nel loro profilo si accorse di avere una notifica in alto. Un messaggio diretto?

“Ciao! Benvenuta/o nelle Yuri+Angels! Per mostrare il nostro supporto al nostro amato Yuratchka di solito chiediamo a tutti i fan di mettere come foto profilo una tua foto con le orecchie da gatto! Facciamo vedere a Yuri quante/i siamo! Спасибо! (Grazie!)”

Il volto di Otabek prese fuoco. Mollò la presa sul cellulare come se fosse diventato un pezzo di lava.

Aveva cliccato follow?? SHIT SHIT SHIT.

Fanculo l’alcol.

Fanculo i social network.

Aveva decisamente bisogno di una doccia fredda, ORA.

   
 
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