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Autore: Koori_chan    21/02/2017    1 recensioni
[L’Ottobre del 1703 era uno dei più caldi che la gente di Londra ricordasse.
Per strada i bambini correvano scalzi schiamazzando senza ritegno, e sul mercato si vendeva ancora la frutta dell’estate; il sole, che già aveva incominciato la sua discesa verso l’orizzonte, illuminava i dock di un’atmosfera tranquilla, pacifica, quasi si fosse trattato di un sogno intrappolato sulla tela di un quadro.]
Quando un'amicizia sincera e più profonda dell'oceano porta due bambine a condividere un sogno, nulla può più fermare il destino che viene a plasmarsi per loro.
Eppure riuscirà Cristal Cooper, la figlia del fabbro, a tenere fede alla promessa fatta a Elizabeth Swann senza dover rinunciare all'amore?
Fino a dove è disposta a spingersi, a cosa è disposta a rinunciare?
Fino a che punto il giovane Tenente James Norrington obbedirà a quella legge che lui stesso rappresenta?
E in tutto ciò, che ruolo hanno Hector Barbossa e Jack Sparrow?
Beh, non vi resta che leggere per scoprirlo!
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Elizabeth Swann, Hector Barbossa, James Norrington, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo Ventiduesimo~







La tazza di chouchenn caldo fumava fra le mani del Faucon du Nord che, seduto sulla vecchia poltrona sfonda, fissava un punto indeterminato nel vuoto davanti a sé.
Gli occhi erano gonfi e arrossati e l’anima spezzata dalla divinazione della donna in piedi lì accanto.
Bleizenn Gwrac’h continuava a guardare fuori dalla finestra, quasi avesse sperato che un qualche indizio sul da farsi avesse potuto materializzarsi fra le nuvole scure.
Aveva ripreso a piovere, ma questa volta si trattava di una pioggia fine e discreta, non più il diluvio della notte appena trascorsa.
- C’est pas bien, c’est pas bien... – continuava a mormorare la vecchia, alla ricerca di una soluzione.
L’ospite alzò finalmente lo sguardo su di lei, traendo un profondo respiro e passandosi una mano sul volto pallido e stanco.
- Bleizenn... – la chiamò a voce bassa.
- Sarebbe dovuto succedere, prima o poi. – fece dolcemente quando ebbe la sua attenzione.
La donna si profuse in un sorriso affettuoso, raro sul suo volto come un quadrifoglio in un prato. Abbandonò la sua postazione di fronte alla finestra e raggiunse la poltrona, sedendosi in bilico su un bracciolo e accarezzando i capelli corvini del pirata con le sue dita lunghe e nodose.
- Ricordo ancora il giorno in cui siete arrivati da me. La tua saggezza mi colpì immediatamente e noto con gioia che nulla è cambiato da quella notte di burrasca. Ma non è la tua rassegnazione né il tuo buon senso ciò di cui ho bisogno, adesso. L’Inghilterra sta covando un male ben più grande di una maledizione azteca spezzata al momento sbagliato e ho ragione di temere che presto ci ritroveremo a dover affrontare una forza antica quasi quanto l’Oceano. – spiegò, continuando ad intrecciare le dita fra i capelli dell’ospite.
Gli occhi grigi del Faucon du Nord si fecero due fessure nel tentativo di comprendere quelle parole arcane.
- L’Inghilterra? Aspetta, stai parlando di Beckett?! – esclamò balzando in piedi e facendo quasi cadere la sacerdotessa dal bracciolo della poltrona.
Un ghigno stanco solcò il suo viso mentre annuiva in risposta.
- E’ per questo che hai abbandonato il tuo rifugio, vero? – domandò poi lei, nonostante conoscesse già la risposta.
- Restare a Londra era poco saggio e al momento temo meno i nemici che ho in mare di quelli che si presentano a terra. – confessò il pirata mordicchiandosi un labbro.
Bleizenn rise, i denti da lupa in bella mostra.
- Bien évidemment, il peso del tuo nome ormai è tutto sulle spalle di quella povera ragazza! – e, nonostante il suo commento fosse senza malizia, il Faucon non poté impedirsi di percepire una lievissima nota accusatoria.
- E’ anche per questo che sono qui. Non mi piace l’aria di tempesta che sta sollevando Beckett. Si dice in giro che voglia muovere guerra alla Fratellanza e sai bene che in Inghilterra l’unica persona che può dichiarare guerra a chicchesia è il Re. Tuttavia, se ho ben inteso l’animo di quell’uomo, il Re sarà un’ostacolo semplice da superare, e sapere in che mani è la mia collana quando per gli oceani si aggira un simile individuo non mi aggrada nemmeno un po’. – spiegò, stringendo impercettibilmente i pugni nel tentativo di governare contemporaneamente stizza e preoccupazione.
La vecchia abbassò lo sguardo.
- Non ti fidi di lei? Ha cercato di salvarlo, sai? C’è anche il suo sangue, adesso, in quel forziere. E’ più capace di quanto tu non creda.-
Il Faucon du Nord ammutolì a quella confessione. Cercò di immaginare la sua erede, una ragazzina ingenua e testarda, frapporsi fra la morte e un uomo i cui più oscuri segreti non conosceva nemmeno, cercò di immaginarla versare il suo sangue per un legame la cui potenza non poteva nemmeno sospettare, e per un istante le sue iridi furono attraversate da un sentimento che fece tremare la sua anima.
- Sai bene perchè voglio indietro la mia collana, Bleizenn. – replicò semplicemente.
La donna sorrise di nuovo, non più un sorriso dolce, quanto piuttosto un ghigno sghembo, il preludio ad un’idea intricata e pericolosa.
- Due gocce d’acqua... – fu il suo misterioso commento. Poi si alzò in piedi e si diresse silenziosamente al tavolaccio, al cui centro sistemò un piccolo bacile di pietra nera.
- Il tuo pezzo da otto non è l’unico ad andare recuperato al più presto. La morte di Hector Barbossa ci reca un dolore non meno grande della preoccupazione che forniscono le sue circostanze: il suo posto alla Fratellanza giace vacante. Non possiamo permetterci di indugiare, il Pirata Nobile del Mar Caspio va immediatamente richiamato ai suoi compiti. -  affermò mentre si alzava nuovamente per andare a prendere una brocca piena di quella che sembrava essere acqua di mare.
- Chiedo scusa? – domandò il Faucon du Nord, l’espressione confusa e gli occhi strabuzzati.
Bleizenn sorrise ancora, questa volta più dolcemente.
- Nessuno ha mai detto che non si potesse fare, solo è un processo molto complicato. –
- Bleizenn, stai... stai parlando di riportare indietro i morti. Come può... – ma la vecchia interruppe nuovamente il flusso di stupore.
- Come ben sai, in Mare vigono regole diverse rispetto alla terraferma così come ne è differente la giurisdizione. Le due sponde del nostro amato Oceano di Mezzo sono governate da due poteri antichi e profondi. Si tratta di Calypso e Ahès, il Sole e la Luna, il Giorno e la Notte, Abisso e Tempesta. La loro libertà è la loro catena, l’amore le ha rese entrambe cieche e prigioniere. –
- L’amore? –
La donna annuì greve.
- Calypso la Bella si legò a un uomo che la amava follemente e profondamente come si ama il Mare. Ma il Mare è volubile, le maree mutevoli e, incapace di sopportare la sua libertà, la vendette. La Fratellanza la imprigionò in un corpo di donna, limitato, arido, vincolante. Davy Jones aveva accettato di traghettare le anime da questo mondo all’altro per lei, in segno della sua devozione, ma il suo amore per Calypso si mutò in odio e crebbe a tal punto che abbandonò il suo compito. –
- Quindi le anime furono abbandonate nello Scrigno di Davy Jones... – completò il Faucon.
La sacerdotessa scosse la testa.
- Errato. Solamente chi ha dei debiti con Jones è destinato allo Scrigno. Quelle povere anime vagano nelle acque dell’oblio fino a quando la corrente giusta non le porta a noi. Hai mai sentito parlare della flotta del Bag-Noz? –
L’ospite annuì, lo sguardo cupo nonostante la scintilla di curiosità.
- E’ il Traghetto della Notte, raccoglie i morti in mare e li conduce alla pace, giusto? – domandò, in cerca di conferma.
- Un tempo. Ma adesso che Davy Jones ha disertato e la sua parte di Oceano è senza legge alcuna il Bag-Noz e la sua flotta non riescono più a svolgere il loro compito. Le anime sono ammassate all’Ile des Trépassés e là attendono. –
Il Faucon du Nord scosse la testa e si passò una mano fra i capelli. Non capiva il senso di tutto quello. Calypso aveva affidato a Jones lo stesso compito della flotta del Bag-Noz, ogni sponda dell’oceano aveva il suo traghettatore, almeno in linea teorica. Ma adesso era la sponda di Ahès a sobbarcarsi l’intero compito, il che signifcava che...
- Quindi mi stai dicendo che Hector è da qualche parte qui in giro prigoniero su un’isola leggendaria finchè Davy Jones non si degnerà di venire a riprendersi la sua parte di anime? –
- La sua anima di certo, ma la faccenda è più complicata del previsto perchè il suo corpo è ancora legato a Isla de Muerta, e si da il caso che quello scoglio maledetto non sia nella nostra giurisdizione. Se Hector Barbossa fosse morto in mare sarebbe bastato uno scambio e Ahès l’avrebbe reso alle onde, ma noi non abbiamo alcun potere su quelle acque ed è per questo che necessitiamo dell’approvazione di Calypso. Fortunatamente Cristal Cooper ha la tendenza ad interessarsi di faccende che non conosce. – spiegò, enigmatica come sempre.
Poi, con una delle conchiglie della sua collana, si fece un piccolo taglio sull’indice e lasciò che poche gocce di sangue cadessero nel bacile.
- Ora vieni accanto a me, on va parler avec une déesse1. –
Un ultimo ghigno e l’acqua di mare divenne un vortice.
 








 
Tortuga alla luce del sole era un mondo completamente differente da quello sregolato e rumoroso della notte.
Se ai bagliori delle fiaccole le vie del porto assomigliavano alla variopinta e chiassosa anticamera dell’inferno, di giorno la cittadina era tranquilla e quasi gradevole. Dopotutto, gli ubriaconi e i senzadio che animavano le bettole rimanevano in stato comatoso per tutta la giornata dopo le notti di bagordi, e all’attracco erano i pescatori e i piccoli commercianti a salutare chi passava.
L’aria fresca in arrivo dal mare riempiva i polmoni di speranza, e Cristal Cooper, seduta su un vecchio muretto a secco, continuava a giocherellare con la fascia stretta attorno alla mano.
Jack era andato, salpato qualche giorno prima verso l’orizzonte in cerca della sua libertà, ma lei non l’aveva voluto seguire. Erano successe troppe cose, aveva provato troppo dolore perchè potesse tornare ad essere la vecchia Cristal Cooper che era salpata con lui tanti anni prima, perciò aveva scelto di proseguire lungo un’altra strada, di accogliere venti differenti.
La prima notte di libertà aveva bevuto fino a che il locale non si era svuotato e l’oste non l’aveva rispedita nella sua stanza. Non si era ubriacata nemmeno per scherzo, la birra della Faithful Bride era allungata con l’acqua, quindi aveva trascorso le due ore successive a fissare la macchia scura nell’angolino del soffitto proprio sopra al suo letto: la luna ne illuminava debolmente i contorni, ma a Cristal la stanza sembrava più buia che mai.
Aveva dormito poco e male, aveva sognato confusamente e ad un certo punto si era vista sulla Perla Nera, la malefica scimmietta accoccolata sulle ginocchia e Barbossa che leggeva ad alta voce una tragedia di Shakespeare. Di tanto in tanto, nel voltare le pagine, l’uomo alzava gli occhi su di lei e le dedicava un vago sorriso.
Quando aveva aperto gli occhi era stata la solita macchia sul soffitto ad accoglierla, e le ci era voluto un po’ perchè capisse che si era trattato solo della deludente e crudele apparenza di un sogno.
Si era alzata in piedi mentre l’orizzonte ancora teneva il sole sott’acqua ed era uscita. Quando l’alba lo aveva fatto sorgere in tutto il suo splendore, la ragazza aveva preso il suo posto fra le onde.
Nonostante tutto, il mare sapeva come calmarla, e il suo antico sussurro sembrava cullarla come a suo tempo aveva fatto sua madre.
A pancia in su, le mani e le gambe allargate ad imitare le punte di una stella, aveva lasciato che la corrente la sospingesse lentamente, mentre il cielo si tingeva di rosa e d’arancio nei primi bagliori del giorno.
C’era un altro motivo oltre alla stanchezza se non aveva voluto proseguire il viaggio assieme a Jack e, per quanto assurdo potesse sembrare, quel motivo risiedeva proprio nella nave di cui l’uomo era tornato ad essere Capitano. La Perla Nera rappresentava per lei qualcosa di preciso, e non era ancora pronta ad inquinarne il significato.
- Capitan Tempesta ha smesso di prendere ordini? – le aveva chiesto Anamaria poco prima che la lasciassero a Tortuga, ma lei si era limitata a fare spallucce e a sorridere senza troppa intenzione.
- Chissà, forse un giorno sentirete di nuovo parlare di me. – aveva commentato. Poi una domanda le era sorta spontanea e non era stata capace di trattenerla.
- Come avete fatto ad arrivare in tempo per l’esecuzione? –
Era stato il turno di Anamaria di sorridere laconica.
- Un uomo, un tale Theodore. Molto carino, molto gentile. Molto... generoso. – era stata la sua risposta accompagnata da un ghigno.
- Ha sborsato una bella cifra per convincermi. Un vero peccato che sia salpato immediatamente, non mi sarebbe dispiaciuto conoscerlo meglio. – aveva aggiunto con un’occhiolino eloquente. Cristal aveva scosso la testa in un sorriso divertito.
- E immagino che non si sia presentato nei suoi soliti abiti della Marina, il nostro generoso Tenente Thedore Groves. – l’espressione sbigottita di Anamaria le era bastata perchè la risata in fuga dalle sue labbra fosse sincera. 
Adesso, seduta sul suo muretto a secco, il sole a scaldarle l’anima infreddolita, si chiedeva come fosse giunta a quel punto.
- Capitano? –
Una voce familiare eppure lontana quasi come un fantasma la fece voltare di scatto. In fondo al sentiero, ad alcuni passi da lei, un uomo la guardava stringendo gli occhi per mettere a fuoco.
- Harvey? Sei tu! – esclamò balzando in piedi nel riconoscere gli occhi affettuosi e la barba castana dell’uomo.
- Vieni qui, vecchia comare! Ah, quanto mi sei mancato! – aggiunse stringendolo in un abbraccio inatteso.
Quello, spiazzato come la prima volta, le batté un’amichevole pacca sulla spalla e attese che la ragazza lo liberasse dalla stretta.
- Beh, Capitano, non è passato nemmeno un mese! – commentò con un sorrisetto divertito.
La ragazza aggrottò le sopracciglia. Aveva ragione, era trascorso poco più di un battito di ciglia da quando avevano dovuto abbandonare la Liberty Breeze, eppure le sembrava una vita intera.
- Sapessi quante cose sono successe nel frattempo! –
E ancora una volta si ritrovò, nuovamente seduta a cavalcioni del muretto, a raccontare la sua vita, fin dal principio, in quel caldo autunno londinese in cui tutto era incominciato.
Ogni tanto vedeva Harvey trattenere il respiro, sorridere o preoccuparsi, perchè quella era la prima volta dopo due anni che Capitan Tempesta gli parlava di sé e mai avrebbe creduto che una ragazza così giovane avesse potuto vivere così tante avventure.
Cristal raccontava, l’uomo la ascoltava e i gabbiani sopra le loro teste rincorrevano il sole nel suo percorso verso lo zenit.
- Fatemi capire. – esordì quando finalmente il resoconto fu terminato.
- A sedici anni vi siete imbarcata con un perfetto sconosciuto, a venti avete guidato un ammutinamento, avete affrontato Capo Horn e chissà quante altre diavolerie senza un fremito e poi quando l’uomo che amavate vi ha chiesto di sposarlo ve la siete fatta sotto dalla paura?! Lasciatemelo dire, Capitano, dovete decisamente rivedere le vostre priorità! – fu il suo consiglio spassionato.
La ragazza gli rivolse una lunga occhiata e ghignò in modo preoccupante.
- Signor Harvey, te lo ricordi il caro, vecchio giro di chiglia? – cinguettò.
- Scusate, Capitano. Niente commenti. – e scoppiarono entrambi a ridere.
Rimasero qualche minuto in silenzio, seduti sul muretto l’uno accanto all’altra, con la brezza a scompigliare loro i capelli e il sole sempre più alto sull’orizzonte. D’un tratto Harvey aggrottò le sopracciglia, inseguendo un pensiero che non riusciva ad acciuffare.
- Ma, Capitano... – esordì.
- Quella persona che dovevate cercare qui a Tortuga... Siete poi riuscita a trovarla? –
La ragazza sbiancò, aprì la bocca e ne uscì un’imprecazione tutto fuorchè signorile e poi affondò il volto fra le mani e reclinò il capo all’indietro.
- Jack! Come ho potuto essere così stupida?! – sbottò.
- Jack Sparrow? L’uomo con cui siete salpata per salvare la vostra amica? – domandò Harvey, già intuendo il motivo di tanta disperazione.
- Sì! Sì, proprio lui! L’uomo con cui ho trascorso gli ultimi venti giorni e a cui mi sono dimenticata di chiedere quello che dovevo chiedergli! – piagnucolò.
- Sono stupida! Harvey, Harvey come ho potuto?! Devi sopprimermi, non merito di vivere! – si lagnò a voce talmente alta che dal fondo del sentiero due pescatori si voltarono, incuriositi dallo schiamazzo.
L’uomo scoppiò a ridere, divertito da quel lato della ragazza che non aveva mai visto.
- Via, Capitano, non esagerate! Avete avuto pensieri decisamente intricati per la testa, non dovete biasimarvi! In ogni caso non possiamo provare a seguirlo? – propose con un’alzata di spalle.
Cristal sospirò, non molto convinta.
- E’ salpato tre giorni fa e non ho assolutamente idea di che rotta abbia fatto. Per seguirlo avremmo bisogno di una nave veloce e gli unici contatti che ho a Tortuga eccetto te sono salpati con Jack. In tutta onestà riuscire a rintracciarlo ora mi sembra un’impresa impossibile. –
Il marinaio si grattò la barba, gli occhi assottigliati mentre cercava di articolare un pensiero, un’idea, qualcosa che potesse aiutare la compagna di tante avventure. All’improvviso, quasi avesse ricevuto un’illuminazione direttamente dal cielo, drizzò la schiena e balzò in piedi, sbattendo un pugno contro il palmo aperto.
- Ma certo! La strega! – esclamò.
- La strega? –
Quello annuì vigorosamente, tutto soddisfatto dalla sua idea geniale.
- Quella donna, a Brest. Quella che vive sopra alla locanda di Erwann! Sapeva dov’era vostra madre, saprà anche come ritrovare Jack Sparrow! – spiegò.
Cristal inarcò un sopracciglio, stupita e perplessa.
- Bleizenn? E’ stata lei a dirmi di cercare Jack, non posso presentarmi a Brest e dirle che mi sono dimenticata! Mi mangerebbe viva! – mugolò.
Harvey si strinse nelle spalle e le dedicò un’occhiata fugace.
- Avete paura delle cose sbagliate, Capitano. Chiedere con gentilezza non può nuocere a nessuno. – sentenziò saggiamente.
Quella curvò un angolo della bocca verso l’alto e gli diede una pacca amichevole sulla spalla.
- E poi ti faresti chiamare pirata? Tu si che incuti timore, Mastro Gentilezza! –
Risero ancora, Cristal perchè non si sentiva più così spaesata e sola e vuota come prima e Harvey perchè quella ragazzina sfacciata ed eccezionale gli era mancata più di quanto non avesse notato.
Dieci giorni dopo, il vento in poppa e gli albatri a confondersi con le vele bianche, l’Oceano si apriva a prua, la rotta calcolata su Brest.
La città li aveva accolti con un manto di nubi scure e minacciose e il forte vento da Ovest che li aveva fatti navigare veloci sui flutti. Faceva freddo e Cristal rimpiangeva di non avere con sé una giacca da mettere sopra alle sue semplici e leggere maniche di camicia; Harvey si era offerto più volte di prestarle la sua, ma nonostante le premure pressanti da parte del suo vecchio secondo aveva cercato di resistere alle raffiche di vento, camminando spedita per raggiungere la dimora di Bleizenn il più in fretta possibile.
- Fantastico! Come se non fossimo già abbastanza mal messi per conto nostro! – sbottò l’uomo alle prime gocce di pioggia, affrettando il passo per non rimanere indietro.
- Coraggio, Harvey, siamo quasi arrivati! Pensa alla bella pinta che ci aspetta da Erwann! – esclamò la ragazza indicando l’insegna del locale.
I due scivolarono dietro la spessa porta di legno senza aspettare un secondo di più e il calore dell’interno li avvolse come un abbraccio.
Fatta eccezione di un paio di clienti abituali, la locanda era deserta, e il proprietario se ne stava al bancone con aria annoiata. Quando vide i due nuovi avventori il suo viso rubizzo si illuminò di una gioia sincera.
- Ah, Fille de la Tempête! – salutò allegro al loro indirizzo.
- Qual buon vento, miei cari amici? – domandò poi nel suo inglese storpiato.
Harvey sedette al banco e ordinò due pinte di birra scura, mentre la compagna si stringeva nelle spalle e prendeva posto accanto a lui.
- I soliti affari, sono venuta a cercare Bleizenn. – spiegò nel prendere fra le mani il boccale e soffiare appena sulla schiuma come d’abitudine.
Gli occhi azzurri di Erwann saettarono rapidi alla pendola appoggiata alla parete.
- E’ uscita stamattina per un parto, ma non credo ci vorrà molto prima che torni, sembrava una cosa abbastanza urgente. Nel frattempo che ne dite di raccontarmi qualcosa di bello dai Caraibi o da dove ne venite ora? – suggerì per smuovere un poco la monotonia della giornata.
Harvey prese a raccontare della fine che aveva fatto la povera Liberty Breeze, mentre ogni tanto Cristal aggiungeva qualche particolare.
Nel frattempo la pioggia fuori dai grandi finestroni incrostati di sale aveva iniziato a sferzare il sentiero e di tanto in tanto i fulmini illuminavano il buio del tardo pomeriggio.
All’ennesimo rombo di tuono la porta del locale si spalancò di colpo rivelando la figura curva e gocciolante di Bleizenn.
Portava con sé un canestro di vimini coperto da un panno ormai fradicio e aveva i lunghi capelli raccolti in una treccia severa.
- Bleizenn! Come è andata? – si informò Erwann correndole incontro e prendendole il canestro dalle mani, preoccupato dalla sua espressione cupa.
La donna si tolse lo scialle e lo andò a sistemare sullo schienale di una seggiola che pose davanti al fuoco, ma sulla quale non si sedette.
- Due gemelli, in salute come la mamma, anche se è stata una faticaccia. – rispose nella sua lingua fatta di schiocchi e bisbiglii.
Solo a quel punto degnò di uno sguardo distratto il bancone al quale erano ancora seduti gli avventori d’olteroceano e il suo viso solcato dagli anni si illuminò in un sincero sorriso.
- Ma fille! – esclamò, correndo incontro a Cristal e prendendole le mani fra le sue, fredde e ancora bagnate.
- Riaverti con noi così presto è una gioia inattesa in questi tempi bui! – la salutò, rivolgendo un cenno anche ad Harvey, che la scrutava con curiosità.
Quella inarcò un sopracciglio, confusa.
- Tempi bui? Che cosa è successo? –
Dopotutto erano trascorsi solamente pochi mesi da quando aveva lasciato Brest l’ultima volta, che cosa mai poteva essere successo in un tempo così breve?
La vecchia si fece versare qualcosa di caldo dal locandiere e prese posto accanto agli altri due.
- E’ giunta una nave dall’Inghilterra questa mattina, salperanno fra una settimana per le Antille. Conosco il Capitano da diversi anni, è un brav’uomo, e so che quando il suo volto è scuro c’è ragione di preoccuparsi. – incominciò.
- E’ successo qualcosa in Inghilterra? – chiese Harvey.
La sacerdotessa annuì e si guardò attorno per sincerarsi che non fosse rimasto più nessuno di cui preoccuparsi fra le mura della locanda.
- Cutler Beckett è salpato venti giorni fa alla volta dei Caraibi, ha una flotta con sé. – spiegò.
- Cutler Beckett? – fu il turno di Cristal di mostrarsi confusa. Non conosceva quel nome, ma sapere che una flotta faceva vela verso i Caraibi e che questo preoccupava Bleizenn era più che sufficiente a farle trattenere il fiato d’apprensione.
Quella sorseggiò la sua bevanda e fu Erwann a rispondere per lei.
- Un Lord. Girano voci che voglia eradicare i pirati dagli oceani e muovere guerra alla Fratellanza. –
- Ma non ha il potere di farlo! Solo il Re può muovere guerra a chicchessia! – sbottò la giovane, scambiandosi una rapida occhiata con il suo secondo e tornando poi a concentrarsi su Bleizenn.
- Volete dire che ha l’autorizzazione del Re? Stanno facendo sul serio?! – sbottò.
- Molto più dell’autorizzazione del Re. Beckett è a capo della Compagnia delle Indie, è lui a manovrare Re George come un burattino. – la informò la donna.
Nella locanda calò un silenzio sgradevole disturbato di tanto in tanto dal crepitare dei ciocchi nel camino.
Quella non era una buona notizia, affatto, e il malumore della vecchia era più che condivisibile.
Fu di nuovo Bleizenn a interrompere il flusso dei loro pensieri, scrutando Cristal fino in fondo all’anima.
- Eppure è per qualcos’altro che sei venuta da me. Di che hai bisogno, Capitan Tempesta? –
Cristal si morse un labbro, mentre il buon Harvey, accanto a lei, la incoraggiava sottovoce.
- Si tratta sempre del solito problema. Mi avevate detto di parlare con Jack Sparrow, ma... ecco, ho perso l’occasione che mi è stata concessa, e ora sono di nuovo al punto di partenza. – confessò con aria accorata.
Non solo si sentiva immensamente stupida per essersi lasciata sfuggire un’occasione talmente ghiotta da sotto il naso, ma i ricordi di quell’avventura avevano ancora l’effetto del sale sulle ferite per lei.
Bleizenn le portò una mano su una spalla in un gesto insolitamente materno.
- Non rimproverarti per ciò che non hai potuto fare. Lo hai salvato in modi che non puoi nemmeno immaginare. – sussurrò talmente piano che né Erwann né Harvey furono certi di aver capito le sue parole.
Poi i suoi occhi di vetro si indurirono, segno che stava per affrontare un argomento di massima importanza.
- Il tempo stringe, giovane Capitano, il pericolo incalza. Se hai perso le tracce di Sparrow c’è una sola persona a cui rivolgerti adesso. Torna nei Caraibi, cerca Tia Dalma e dille che è la sacerdotessa di Ahès a mandarti. Non fare altri nomi con lei, non sarebbe prudente. – la istruì.
Cristal si appuntò mentalmente il nome della donna e tese le labbra in un’espressione pensosa.
- Che tipo di persona è questa Tia Dalma? Potrebbe essermi ostile? –
Bleizenn si strinse nelle spalle e sospirò, mentre l’ennesimo fulmine rischiarava il locale.
- Conosci il Mare, Cristal Cooper, e sai bene che nessun giudizio si può formulare con certezza assoluta a riguardo. Alcune cose sfuggono ai parametri della morale. Non nuocerà a te, ma farai comunque bene a stare in guardia. Inoltre Beckett non è l’unico male a infestare le acque dei Caraibi. – aggiunse.
- Meraviglioso! C’è dell’altro?! – intervenne Harvey, abbandonando il suo boccale ormai vuoto.
La bretone gli rivolse uno sguardo tagliente che lo fece arrossire di colpo.
- Davy Jones. – sentenziò semplicemente.
L’uomo si volse dal suo Capitano in cerca di spiegazioni, e quella si limitò a cantare alcune strofe di una vecchia canzone, la voce ridotta ad un sussurro e il volto improvvisamente pallido.
- Davy Jones, oh Davy Jones, où as tu caché ses os ? Tout au fond de la mer, tout au fond de la mer…2 -
- Davy Jones? Il Capitano dell’ Olandese Volante? State scherzando, vero? Credevo fosse solo una leggenda! – berciò il secondo, ora terrorizzato.
- Folle l’uomo che non prende seriamente le leggende! – lo ammonì Erwann, finendo di sciacquare il suo boccale e riponendolo su uno scaffale.
- Anche io la credevo solamente una storia... – ammise Cristal.
- Allora è vero che si è cavato il cuore dal petto dopo che Calypso lo ha abbandonato? Come... come può essere? – continuò, sbalordita.
Bleizenn propruppe in una risata amara nella quale era celata una vena d’accusa. Era lo stesso sentimento doloroso e pungente che la figlia del fabbro aveva percepito la prima volta che le aveva parlato di Ahès, tanti anni prima, e si chiese se per caso le due storie non fossero state collegate in qualche modo. Dopotutto pur sempre di Regine dei Mari si parlava.
- Adagio con le parole, Cristal Cooper. Sono proprio loro a costituire il peggiore dei pericoli. Sì, Davy Jones si è cavato il cuore dal petto e lo ha maledetto, così come maledette sono la sua ciurma e la sua nave, e ogni onda che la lambisca. Ma adesso le acque chete si sono smosse e la sua Bestia è di nuovo a caccia. Nessun vascello può dirsi al sicuro quando il Kraken è sveglio negli abissi. – la mise in guardia.
Cristal chinò appena il capo, le sopracciglia aggrottate e il cuore colmo di terrore. Aveva sentito molte volte la storia di Davy Jones: le era stata narrata da sua madre quando ancora vivevano a Londra e poi da Finn, a bordo della Diablo, quando i pomeriggi di bonaccia sembravano interminabili. Ognuno aveva offerto alla sua fantasia dettagli differenti, ma nel complesso le tinte del racconto erano sempre quelle oscure e nefande della morte: se c’era qualcuno capace di incarnare in sé l’essenza stessa del male, se c’era qualcuno in grado di spargere il terrore per i sette mari con il semplice rumore dell’argano in azione, quel qualcuno era Jones.
I quattro rimasero ancora a discutere, Cristal e Harvey ad aggiornare Bleizenn sugli ultimi avvenimenti dall’altra sponda dell’oceano e la sacerdotessa ed Erwann a consigliarli sul da farsi.
Che Cristal dovesse partire il prima possibile era chiaro a tutti, ma alla sua dichiarazione di voler salpare da sola Harvey si era opposto con fermezza.
- E’ pericoloso, Capitano. Non avete sentito che cosa ha detto Bleizenn? No, io vengo con voi! –
Ma la giovane aveva continuato imperterrita nella sua convinzione.
- Questa faccenda riguarda me, e se qualcuno dovrà rimetterci la pelle sarò io soltanto. – era stata la sua replica.
Inoltre aveva altri progetti per il suo fedele secondo: una volta conclusa definitivamente quella storia di Shipwreck Cove avrebbe avuto bisogno di una nave e di una ciurma, e nessuno meglio di Harvey avrebbe potuto occuparsi di quel compito; avevano navigato assieme sulla Liberty Breeze e sapeva perfettamente quale tipo di imbarcazione avrebbe soddisfatto i gusti del suo Capitano.
Approfittarono dei giorni seguenti per organizzarsi, Bleizenn la accompagnò al porto a parlare con il Capitano inglese e le procurò un passaggio sicuro fino alle Antille. Cristal aveva notato che spesso la donna era distratta, come se la sua mente fosse stata assieme a qualcun altro e non con lei, ma non indagò. In tutti quegli anni era la prima volta che la vedeva così tesa e certo non aveva intenzione di peggiorare la situazione con inutili domande.
Altri quattro giorni trascorsero sotto una pioggia battente, e fu un mattino buio e umido che Capitan Tempesta si ritrovò ad abbracciare un riluttante Harvey, il quale aveva deciso di accompagnarla al molo assieme a Bleizenn per salutarla alla partenza.
- Fate attenzione. – le disse solamente, la voce roca e lo sguardo basso.
La ragazza sorrise, intenerita dalla goffa dolcezza del pirata.
- Non ti preoccupare, me la caverò. Scrivimi alla Faithful Bride appena trovi qualcosa di interessante, io ti risponderò il prima possibile. – lo tranquillizzò.
Poi rivolse un cenno di saluto a Bleizenn, che la afferrò per un polso e la guardò dritta negli occhi.
- Tieni gli occhi bene aperti e diffida di chi non conosci. La terra e il mare non sono più luoghi sicuri, e la tua collana non è più un lasciapassare. Cautela, Fille de la Tempête, e che le maree ti siano amiche. –
Cristal salì a bordo del piccolo mercantile, dove il Capitano Forde la attendeva in piedi accanto al timone e restò sul ponte ad agitare la mano finchè Brest non fu solamente una striscia scura all’orizzonte.
Sul molo, le due figure rimasero ancora a lungo sotto la fine pioggia del mattino.
- Siate sincera, Bleizenn. La rivedremo mai? – domandò Harvey senza preoccuparsi delle gocce che si impigliavano nella folta barba castana.
La vecchia chiuse gli occhi e ripensò alla lettera che aveva tenuto nascosta sotto al cuscino in quegli ultimi sette giorni. Era vergata con la grafia precisa e ordinata del Faucon du Nord e la aggiornava sul suo ultimo viaggio. La trattativa era andata a buon fine, ma la legge era chiara e Calypso non avrebbe eseguito il rito senza un adeguato pagamento. Il problema era che quella volta il prezzo era più alto del previsto.
- Nulla è certo, mio buon Harvey. Ma se la rivedremo è sicuro che non sarà più la stessa. –
I giorni trascorsero monotoni e grigi e Cristal, spesso confinata in cabina per non creare troppo scompiglio a bordo della nave di Forde, si teneva impegnata scrivendo febbrilmente sul suo diario.
Erano molte le cose successe in quegli ultimi mesi e sentiva che altrettante erano ancora da verificarsi. Fare ordine nei suoi pensieri era d’obbligo, e sapeva di dover avere le idee assolutamente chiare in vista del suo colloquio con Tia Dalma.
Le parole di Bleizenn l’avevano turbata, non tanto per lo stato di allerta che implicavano, quanto piuttosto per ciò che non volevano dire. Era certa che la sacerdotessa avesse omesso volutamente dei dettagli su quella strana storia: poteva davvero fidarsi di quella persona? In che modo avrebbe potuto aiutarla?
E poi c’erano Beckett e Jones a disturbare le acque e a inquietarla ancora di più. I due dovevano essere collegati in qualche modo, ne era certa, ma come?
Quando dopo un mese e mezzo di tranquilla navigazione aveva raggiunto le Antille e aveva ringraziato il Capitano Forde non era ancora riuscita a trovare risposta ai suoi quesiti.
Aveva chiesto indicazioni su come trovare Tia Dalma, ma nessuno sembrava conoscerla; le avevano detto di provare a Tortuga e si era imbarcata con un gruppetto di disgraziati travestita da uomo. Il viaggio, ringraziando la sua buona stella, era stato breve ed era giunta a destinazione nel primo pomeriggio di un giorno soleggiato.
Ancora una volta, aveva domandato agli avventori della Faithful Bride se avessero mai sentito parlare della donna che avrebbe dovuto aiutarla, ma nessuno ricordava il suo nome.
Solo l’oste sembrava avere qualche vago ricordo “per sentito dire, ma non rammento chi me ne abbia parlato...” e Cristal si era ritrovata a salire un’altra volta i gradini che conducevano alla sua stanza e a sdraiarsi sul letto, lo sguardo nuovamente fisso sulla macchia sul soffitto, finchè la stanchezza e lo sconforto non avevano avuto la meglio su di lei e si era addormentata con ancora il tricorno sul capo.
Era stata svegliata da un tonfo diverse ore dopo, quando la luna era ormai alta nel cielo. Sembrava che qualcosa fosse caduto giù dalle scale, ma non vi aveva badato, ormai abituata al piccolo circo di ubriaconi e debosciati che popolavano la locanda: non sarebbe stata la prima volta che si ritrovava per vicino di stanza un poveraccio incapace persino di reggersi in piedi.
La musica che proveniva dal piano di sotto fu però presto coperta dagli spari e dal frastuono di quella che sembrava essere una rissa da taverna in piena regola e la ragazza si sentì in dovere di andare a dare un’occhiata. Quando ebbe raggiunto il bancone, tuttavia, il caos si era già placato e l’oste stava spazzando via i cocci di vetro dal pavimento.
- Accidenti, mi sono persa il divertimento! – esclamò sedendosi al banco e guardandosi attorno.
Dall’altro lato della sala c’era un tavolo ribaltato e per terra, poco distante, un ramo strappato ad una delle piante ornamentali che decoravano l’ambiente. Nella sala adiacente, intanto, la musica aveva ripreso a suonare, seguita dalle risate e dagli allegri schiamazzi degli avventori.
- E’ stato il ragazzo nuovo. Se non finisse continuamente per sfasciarmi il locale mi farebbe quasi pietà. – raccontò l’uomo passando lo straccio sul bancone e sbuffando.
- E perchè non lo cacci, scusa? Non penso che ti paghi abbastanza per compensare... – commentò lei con un sorrisetto e un’occhiata alla devastazione attorno a lei.
L’oste si strinse nelle spalle.
- Che ci vuoi fare, è un povero cristo. L’affitto lo paga, ma è un disperato. Pare abbia fatto vela dritto in mezzo a un uragano e abbia perso nave e ciurma. Doveva avere le palle prima di ridursi così. – considerò.
Cristal fischiò in segno di approvazione, sentendo immediatamente di apprezzare il coraggio e la follia di quello sconosciuto. Dopotutto era qualcosa che anche lei a suo tempo aveva fatto.
- A proposito! Mi sono ricordato da chi avevo sentito di quella Tia Dalma che stai cercando! – esclamò all’improvviso l’uomo con un grande sorriso soddisfatto sul volto sudato.
- Si tratta di Sparrow! Sembrava divertirsi un mondo in mezzo al marasma di prima... – fece poi.
Cristal drizzò la schiena come se fosse stata attraversata da un fulmine.
- Jack Sparrow è qui? – domandò, gli occhi spalancati di sorpresa.
L’oste annuì e prese a parlare.
- Credo sia arrivato poco dopo il tramonto, è venuto a... – ma tacque: Cristal Cooper era già uscita di corsa dal suo esercizio.
Quella sì che era fortuna! Una fortuna sfacciata! Che il destino avesse infine ripreso a sorriderle?
Si lanciò a rotta di collo verso il porto dove i tre alberi della Perla Nera dominavano le altre imbarcazioni e si guardò attorno alla ricerca del Capitano.
- Jack! – gridò, ma fu qualcun altro a risponderle.
- Principessa! – la salutò Pintel, quasi interamente nascosto dalla grande cassa che stava trasportando.
Cristal rispose al saluto e gli diede una mano a reggere il peso.
- Jack è a bordo? Ho bisogno di parlargli! – spiegò, seguendolo lungo la passerella che conduceva al ponte di coperta e aiutandolo ad adagiare la cassa in prossimità del boccaporto.
L’uomo si sfregò i palmi arrossati sulla tela grezza dei pantaloni e si diede un’occhiata attorno.
- Penso sia in cabina, è salito poco fa! Ah, sarà contento il vecchio Jack di questa rimpatriata! – ghignò poi con l’aria di chi la sapeva lunga.
Cristal inarcò un sopracciglio, confusa, ma decise di non chiedere nulla. Dopotutto lei era lì per un motivo preciso e non aveva alcuna intenzione di farsi distrarre da altro.
Con un cenno di ringraziamento a Pintel, aggirò il boccaporto e si diresse a passo spedito verso il cassero, preparandosi mentalmente il discorso da fare al vecchio compagno di avventure.
Quella volta non si sarebbe fatta fregare, avrebbe chiesto a Jack di accompagnarla alla Baia dei Relitti e non avrebbe ammesso repliche!
Presa com’era dai suoi pensieri nemmeno si accorse che qualcuno stava scendendo le scale, carico come un mulo di cassette e cordame, e la collisione fu inevitabile.
- Guarda dove metti i piedi! – sentì berciare in un tono tutto fuorchè accondiscendente quando il frastuono della merce contro le assi del ponte fu riassorbito dalla notte.
Cristal, che era piombata a terra come un sacco di patate, strabuzzò gli occhi e levò il capo di scatto.
Doveva essersi confusa, non c’era altra spiegazione.
Eppure, se non fosse bastata la logora e familiare divisa della marina, gli stupiti occhi verdi appena illuminati dalle lampade le fecero spalancare la bocca d’incredulità.
Perchè ovunque avrebbe immaginato di poter reincontrare James Norrington, ovunque, eccetto sulla Perla Nera.
 










 
Note:

Stiamo per parlare con una dea.
Davy Jones, oh Davy Jones, dove hai nascosto le sue ossa? Laggiù, nelle profondità del mare, nelle profondità del mare...

Ben ritrovati a tutti, miei adorati lettori!
E' passato quasi un anno dall'ultimo aggiornamento e sono sicura che ormai mi avevate data tutti per spacciata. Vi chiedo scusa dal più profondo del cuore: il 2016 è stato un anno difficile in cui mi sono ritrovata, a livello morale, su per giù come la nostra Cris nel capitolo scorso. Ho deciso di non scrivere finché non fossi stata meglio, perchè non volevo che questa storia, a cui sono affezionata in modo indescrivibile, risentisse del mio malumore cronico.
Quindi ora eccomi qui, pronta a riprendere il largo assieme a voi in una nuova fase di questa grande avventura!
Come se lo hiatus interminabile non bastasse, questo è uno dei rognosi capitoli di transizione che purtroppo non si possono omettere, ma forse non è stato del tutto inutile! Diciamo che mi è servito per gettare le basi di quella che sarà la prossima fase della nostra storia e per mettere a posto qualche tassello del puzzle che ancora non aveva trovato la sua sistemazione.
Innanzitutto l'accenno a Groves e al rocambolesco piano di salvataggio elaborato da Abraham nel capitolo 21. Chi se non il nostro Tenente poteva azzardarsi a rintracciare la Perla e rischiare grado e vita per una vecchia amica? Theodore era effettivamente l'unico che potesse raggiungere Tortuga, ed ecco spiegato perchè Anamaria ha deciso di tornare indietro a salvare Jack rinunciando così al comando della migliore nave di tutti i Caraibi. xD
Poi abbiamo reincontrato Harvey, quel povero sole che ha commesso l'imperdonabile errore di affezionarsi al suo vecchio Capitano ed è finito per accompagnarla qua e là per gli oceani. E soprattutto Bleizenn, che è sempre più misteriosa e sempre più preoccupata.
Mi è piaciuto molto scrivere la parte in cui discute con il Faucon du Nord. Quello che li unisce è davvero uno strano legame e la loro scena ha aperto un piccolo spiraglio su uno dei punti cardine della trama. Forse la matassa sta iniziando a sgarbugliarsi?
Chissà, di certo non per Cristal, che si ritrova ancora una volta a Tortuga e ancora una volta in compagnia di vecchie conoscenze. Riuscirà a convincere Jack ad aiutarla? O finirà per farsi fregare un'altra volta dal caro vecchio Sparrow? E come andranno le cose con James dopo quello che era sembrato il loro addio definitivo a Port Royal?

Ps: lo stralcio di canzone che Cris canta alla locanda di Erwann è tratto da "Davy Jones" di Nolwenn Leroy, che vi consiglio vivamente di ascoltare. ;)

Detto questo, il solito grazie di cuore per chi ancora mi segue/legge/recensisce e non mi manda a marcire nello Scrigno di Davy Jones come meriterei. <3

Kisses,
Koori-chan
  
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