Film > L'Ultimo Dei Mohicani
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Autore: Assiage    25/02/2017    1 recensioni
Alice e Uncas, entrambi così giovani e stanchi, guardano verso un futuro insieme con speranza. Presto capiranno che la strada per la felicità non è mai facile...
Traduzione: eliana81
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Gli occhi di Alice si aprirono di scatto.

 

Un certo istinto remoto la mise in guardia;  c'era qualcosa che non andava.

 

Mettendosi a sedere lentamente, Alice si avvolse la coperta consumata intorno al corpo, e alzò gli occhi.

 

Le due forme oscurate si concentrarono di scatto allo stesso tempo, quando interruppero il loro dialogo sussurrato. Alice strizzò gli occhi e...

 

Arrossì fino alle radici delle sue trecce bionde.

 

Che spettacolo con cui svegliarsi.

 

Alice si mise seduta dritta, annuendo solennemente a suo suocero. Era imbarazzata per essere stata colta in flagrante, per così dire, ma si sforzò di non farsi piccola piccola per il timore.

 

Uncas la guardò con ansia, con la bocca impostata in un'espressione seria. Sembrava essere senza parole a questa svolta degli eventi.

 

"Buongiorno, Chingachgook," disse Alice, con la voce gutturale per il sonno. "Qualcosa non va?"

 

Gli occhi scuri di Chingachgook intersecarono il suo figlio silenzioso. Ci fu una pausa aspra. Aggrottò la fronte quasi impercettibilmente, mentre guardava Uncas. Alice guardava con apprensione padre e figlio, le sue dita sottili afferravano la coperta inflessibilmente.

 

"Andrai dagli Stewart ora, Alice," Uncas disse questo con calma, con lo sguardo sconvolto. "Ti lascerò lì e poi andrò con mio padre."

 

Alice si scoraggiò. "Dov'è Nathaniel?" insistette, con i precedenti timori che crescevano dentro di lei.

 

Chingachgook non era dell'umore adatto per gingillarsi e indugiare. "Vieni. Dobbiamo andare."

 

Si voltò per andare, per darle il tempo di vestirsi, quando fece una pausa. Senza guardare nessuno dei due, Chingachgook disse a voce bassa.

 

"Gli Yengeese a Letort hanno condannato a morte il mio figlio bianco nel giro di 5 giorni."

 

Alice guardò velocemente Uncas, poco sicura di aver capito bene. Rimase a guardare, scioccata, in preda all'orrore. Il forte guerriero, che Alice era arrivata ad amare e di cui si fidava, guardava in basso verso il pavimento della casa in legno, e strizzò gli occhi chiusi.

 

"E' impossibile!" sussurrò Alice, alzandosi in piedi frettolosamente. La coperta scivolò giù in basso sul suo corpo, scoprendole le spalle bianche. Alice ignorò questo. Cercò la sagoma di Chingachgook. "Condannato per cosa?"

 

"Sedizione. Tradimento," Chingachgook replicò, con la voce piena di collera.

 

Alice stava barcollando per quest'informazione. Per questa terribile notizia che le diede l' impressione di essere in extremis.

 

Non può essere. Non ora. Non così. Non Nathaniel.

 

Il dolore e il panico scossero Alice fin dentro l'anima. Non lo avrebbe accettato. Non avrebbe potuto. Era Nathaniel dei Mohicani. Era La Longue Carabine. Non poteva morire e lasciare sua sorella vedova, lasciare la famiglia distrutta, a pezzi.

 

"Cosa faremo, Padre?" chiese Uncas con una voce uniforme.

 

"Sì, cosa possiamo fare?" chiese Alice frettolosamente.

 

Le sopracciglia di Chingachgook si incresparono di scatto, bruscamente, e Alice tremava lievemente. L'anziano uomo aveva quell'espressione sulla faccia quando la sua collera veniva provocata.

 

"Non ci saresti di nessun aiuto. Ci ostacoleresti," disse Chingachgook brevemente.

 

Alice si sentì calda in volto per la svalutazione. Tuttavia sentiva che non poteva rinunciare completamente, non quando una così cara vita era in gioco.

 

"Sono cresciuta in mezzo agli ufficiali," replicò Alice delicatamente. "Conosco le leggi militari inglesi."

 

"No," Uncas intervenne rapidamente, con la faccia più posata. "Ti porterò dagli Stewart."

 

Alice fissò Uncas. Quest'uomo, il suo giovane marito. Alice sapeva cosa stesse pensando. Non si era concessa a lui soltanto con il corpo. Il legame tra loro andava oltre il lato fisico. La ragazza riusciva a leggere i suoi pensieri; stavano succedendo troppe cose - mia moglie. Mio padre. Il mio unico fratello.

 

"Ma io..." gli occhi di Alice si muovevano tra padre e figlio. Il risentimento le crebbe nella gola, anche se cercava di contenerlo. Ora era una moglie, lo sapeva. Ma non sarebbe ritornata a essere una vittima indifesa o una spettatrice. Non poteva.

 

La voce di Uncas era decisa. "Vestiti, Alice. Veloce."

 

Gli occhi di Chingachgook sembravano cavernosi nel suo volto rugoso. All'inizio Alice lo guardò in modo esitante, ma la sua cautela era massima, più di ogni altra cosa. Come era stato nei mesi precedenti, Alice sentì crescere la propria determinazione, a poco a poco, finché incrociò fermamente gli occhi di Chingachgook.

 

Non sono inutile.

 

Chingachgook incrociò lo sguardo di Alice, inflessibile.

 

Gli uomini uscirono fuori in silenzio per darle il tempo di vestirsi. Alice si accasciò sul letto, togliendosi la coperta dai piedi, incurante di avere addosso la sottoveste semi-trasparente. Non gliene importava nulla, perché il mondo che aveva conosciuto l'anno scorso, la vita che era riuscita a costruirsi dalle macerie e dal sangue, tutto stava crollando ai suoi piedi.

 

Alice sentiva che il suo cuore cominciava a spezzarsi.

 

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La mano di Uncas era fredda mentre loro si precipitavano attraverso il bosco, con Alice che stava facendo del suo meglio per non mostrare la sua stanchezza. Sebbene il suo corpo si fosse abituato abbastanza al duro rigore della vita di frontiera, era difficile per Alice tenere il passo con un abile corridore come Uncas. Era determinata a non farlo rallentare.

 

Allungando il collo in su, Alice guardò il sole strizzando gli occhi e pensò che dovesse essere metà mattinata. Avevano mantenuto un passo svelto per diverse ore, fermandosi una volta su insistenza di Uncas, così che Alice potesse bere un po’ di acqua dal suo otre. Era una fresca, bellissima giornata.

 

Alice aveva guardato nella sua direzione diverse volte. Nella sua posizione eretta e nella sua bocca a linea retta - così come quelle di suo padre - Alice percepì il desiderio di Uncas di rimanere in silenzio.

 

Le dava la colpa?

 

Alice sentì un senso di nausea crescerle nella pancia. Il suo gusto acre le fece emettere un respiro tremante. Che succederà a Nathaniel? E a mia sorella? Che ne sarà della mia nuova famiglia? Mi incolpano? Uncas mi odierà? E Chingachgook? Lui -

 

Uncas si fermò così improvvisamente che Alice ebbe appena il tempo di reagire. Con un sussulto, Alice comprese che si trovavano di fronte a un fiume ondeggiante. Lei era a pochi passi davanti a Uncas, con il braccio allungato all’ indietro, mentre Uncas le stringeva la mano saldamente.

 

"Sediamoci," fu la sua richiesta calma. "Riposati."

 

Alice scosse la testa, arzilla. "Non sono stanca."

 

Uncas inarcò un sopracciglio nero. "Siediti per un po', Alice. Quando ti sentirai più riposata, potremo continuare a camminare."

 

Per qualche ragione misteriosa, Alice sentì un tremito di nervosismo a quelle parole. Le facevano venire in mente qualcosa... qualcuno... un altro posto... Non prometteva nulla di buono.

 

Era troppo. Alice, già nella morsa del senso di colpa e della paura, impostò la mascella.

 

"Uncas," replicò a voce bassa, "Sono abbastanza in forma. Vorrei continuare a camminare. Non sono una bambola. Non mi romperò."

 

Uncas la trascinò gentilmente finché si misero a sedere sulla riva del fiume; poi le tirò le braccia finché si calmò.

 

Alice si sedette dritta come uno scovolino, con i suoi lineamenti irrigiditi.

 

Uncas guardò in silenzio la sua nuova moglie, inespressivo. Alice non poteva più sopportare ciò.

 

"E' colpa mia," sussurrò, abbassando la testa.

 

"No," replicò Uncas immediatamente, prendendole la mano fiacca. Alice sentì la bruciante nausea crescerle di nuovo nella pancia.

 

"Invece sì!" pianse, alzandosi in piedi all'improvviso. "A causa mia, del mio arresto, Nathaniel potrebbe - potrebbe - "

 

"Non succederà, Alice."

 

Uncas avvolse le braccia strette intorno ad Alice, stringendola vicino al tepore del suo corpo. Comunque, lei percepiva un leggero tremito che si insinuava furtivamente attraverso il corpo magro di Uncas.

 

Era tutto così maledettamente ingiusto, pensò Alice, abbattuta. Nascose la testa nel tiepido posto in cui il collo e la spalla di Uncas si incontravano, inalando profondamente. La pelle di Uncas aveva il profumo di aghi di pino, anche del sapone aromatico di Millie, che probabilmente si era trasferito da Alice a lui.

 

Il giovane guerriero la tenne per diversi minuti mentre ascoltavano il fiume che ondeggiava.

 

"Non lascerò tuo fratello morire," sussurrò Alice alla fine, con la voce che si spezzò all'ultima parola.

 

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Alice fece un sospiro d'impazienza mentre raddrizzava il chiodo sulla staccionata che stava cercando di riparare. Con un uno sguardo torvo, fece oscillare il martello a granchio in modo secco nelle colonne coperte di assi che costituivano la staccionata circostante.

 

Il colpo del martello fece sì che il chiodo scheggiasse il legno, e prima che Alice lo sapesse, la tavola stessa si spaccò a metà. Senza pensare, tentò di raddrizzare velocemente la tavola con la mano sinistra, e si lamentò per un improvviso dolore bruciante.

 

Una scheggia.

 

Una dannata scheggia, lunga circa quanto la metà del suo pollice, si era piantata nella soffice, delicata pelle compresa tra il suo pollice e l'indice. Lasciando cadere il martello sull'erba con un tonfo, Alice esaminò la propria mano con un sussulto. Tentò di estrarre il frammento, ma riuscì soltanto a spingerlo dentro ulteriormente. Lo scavare più a fondo fece sì che un piccolo schizzo di sangue fuoriuscisse e le scorresse lungo il palmo della mano.

 

Alice si voltò per andare lentamente nella casa degli Stewart. Si avvolse la mano che pulsava, sanguinante nelle pieghe della sua gonna color crema. Il sole era splendente e l'aria era fresca e propizia, ma Alice non era dell'umore adatto per divertirsi.

 

Uncas l'aveva lasciata là, nella fattoria degli Stewart il giorno precedente. Non si era nemmeno fermato a parlare con le altre donne, anche se Alice sapeva che era pressato per il tempo. Le donne erano pazze di gioia, soprattutto Cora. Aveva abbracciato Alice e aveva continuato a chiederle cosa fosse successo, dove fossero gli uomini, e se ci fosse qualche problema. Persino dopo che Alice aveva fornito la propria versione abbreviata dei fatti.

 

Tuttavia, Alice si sentì addolorata. Era stata lasciata da sola con Cora e Annabel, sola a dover essere l'unica a spiegare loro cosa fosse successo con Nathaniel.

 

E Alice era stata incapace di farlo. Era codardia, si chiedeva mentre si avvicinava alla porta della casa, o era compassione? Aveva cercato rifugio nella certezza di Uncas, secondo il quale avrebbero trovato un modo per tirare fuori Nathaniel da tutto questo. Quindi, con questa logica, aveva solo detto alle donne della casa che gli uomini erano stati al forte per un'altra questione. Comunque, quella notte Alice non era riuscita a dormire. Nelle ore buie, calme della sera, Alice aveva pianto di fronte alla parete. Aveva sentito una pesantezza nel petto. Non c'era niente da fare -

 

Alice era stata lasciata indietro e Nathaniel era in grave pericolo.

 

Aprì la porta e gironzolò, diretta verso l'armadietto che conteneva pomate e medicine.

 

"Va tutto bene, Alice?" chiese Annabel dal suo posto accanto al focolare, dove stava girando la cena di quella sera. Stufato di coniglio o qualcosa di simile, dal profumo allettante. Annabelle stava guardando Alice frequentemente da quando era arrivata, con i suoi perspicaci occhi color nocciola. Sentiva che qualcosa non andava, ma si stava trattenendo dal farle domande.

 

"Sì," replicò brevemente Alice, aprendo l'armadietto e rovistando con la sua mano libera.

 

"Cos'è successo alla tua mano, sorella?" giunse la voce preoccupata di Cora. Lasciò cadere una delle camicie di calicò di Nathaniel che stava rammendando, e avanzò lentamente verso la sua sorella minore.

 

"Niente, Cora. Solo - una scheggia."

 

Cora cercò di esaminare cautamente la mano di sua sorella, ma Alice si divincolò. Presto trovò ciò che stava cercando - una fiala di linfa presa da un albero di pino, e un piccolo pacchetto contenente grasso di animale. Uncas gliel'aveva dato un po' di tempo prima, quando si era lamentata delle zanzare. Non che lo avrebbe usato tutti i giorni; tuttavia, il grasso era molto utile.

 

Cora corrugò il naso delicatamente. Non le era mai piaciuto l'odore del grasso che gli Indiani usavano così regolarmente.

 

"Posso aiutarti?" disse Cora provvisoriamente, mentre Alice si mise a sedere a tavola in silenzio spargendo gli oggetti intorno a sé. "Ho solo bisogno di un ago..."

 

"Questo è più veloce."

 

Ci fu un momento di silenzio. Con un cenno del capo, Cora ritornò al suo rammendo, lanciando un'occhiata speculativa ad Alice.

 

Passarono diversi minuti e Alice si morse il labbro, concentrandosi per cercare di estrarre la scheggia soltanto con l'unghia del suo pollice.

 

"Prenderò un po' d'acqua," Cora stava seduta dritta con un sospiro, andando a prendere il secchio accanto alla porta.

 

Annabelle annuì piacevolmente.

 

Una volta da sola con Annabelle, Alice si chinò. Poteva percepire l'altra donna che la osservava costantemente; Alice riusciva quasi a sentire gli ingranaggi che giravano nella sua mente acuta; poteva sentirla formulare la sua inchiesta verbale.

 

Cora era sempre stata intelligente e con i riflessi rapidi, ma Annabelle era più unica che rara.

 

In pochi istanti, Annabelle si sedette accanto a lei, tenendo il suo pancione sporgente a debita distanza dal tavolo. Prese abilmente la mano ferita di Alice prima che lei potesse protestare, e le diede un rapido esame. Manovrando e ruotando il palmo di Alice, Annabel premette la propria unghia nella pelle della ragazza. Non passò molto tempo prima che la scheggia cominciasse a uscire da sola.

 

Alice sorrise ad Annabelle, gratificata.

 

Annabel si concentrò sul suo lavoro. Poi -

 

"Cos'è successo?"

 

Quello fu tutto ciò che chiese e Alice, sopraffatta da tutto ciò che era successo negli ultimi giorni, si rifiutò di rispondere.

 

Annabelle alla fine tirò fuori la dolorosa scheggia, e cominciò a massaggiare la linfa sulla pelle di Alice.

 

"Avresti dovuto immergere la mano nell'aceto prima," Annabel la rimproverò tranquillamente.

 

Alice espresse il suo assenso, esaminando la donna.

 

"Alice, nessuno di noi dubita della tua forza."

 

Alice sbatté le palpebre per lo stupore. Cosa?-

 

Annabel continuò, "Il mondo non è un fardello che devi trasportare. E se qualche disgrazia è giunta durante il nostro cammino, dobbiamo affrontarla tutti uniti."

 

Alice sentì un blocco nella gola. "Io... Annabelle, se tu potessi aiutare qualcuno a te caro, anche se fosse impossibile, lo faresti?"

 

"Sì," rispose Annabelle immediatamente. Non c'era alcuna esitazione nei suoi occhi. Rimasero in silenzio.

 

"E' James?" chiese Annabelle alla fine.

 

Alice scosse la testa e, inaspettatamente, gli occhi di Annabel si bagnarono di lacrime.

 

Era troppo. Coraggiosa, forte, sensibile Annabelle. Se solo mia sorella e io fossimo rimaste ad Albany. Se solo non avessimo incontrato gli uomini. Non abbiamo portato nient'altro che disgrazie a tutti in questo continente. Se solo non fossimo mai venute in questa Valley.

 

Alice comprese, tardivamente, che doveva aver espresso alcuni di quei pensieri a voce alta. Perché prima che lo sapesse, Annabelle sopraggiunse e abbracciò la ragazza dai capelli chiari.

 

"Dimmi," insistette Annabelle, accarezzando i capelli lisci dalla faccia di Alice.

 

"Nathaniel," disse Alice, colpita, "Il Generale di Fort Letort ha ordinato che venisse impiccato. Hanno scoperto della...della faccenda di William Henry."

 

Gli occhi di Annabelle si spalancarono. Tuttavia, prima che potesse replicare, Cora entrò in casa, con gli occhi e la faccia illuminati dal sole.

 

"Le spigole stanno nuotando nel fiume!" disse lei disinvolta, sorridendo calorosamente alle altre donne. Non si accorse del loro attento, nervoso silenzio. Mise giù il secchio. "E pensavo che James avesse detto che normalmente nuotano in questo modo a giugno."

 

"Annabelle, dovremmo completare lo stufato con le patate, e forse anche con le carote?"

 

Annabelle annuì senza parole.

 

Cora uscì velocemente come quando era entrata, già preoccupata per la loro cena.

 

"Devi dire a Cora che cos'è successo!" disse Annabelle subito, afferrandole la mano.

 

"Annabelle-"

 

"Alice, se fossi tu al suo posto, e Uncas fosse così in pericolo, non vorresti sapere ogni cosa?"

 

"Certamente! Ma Cora... lei... Annabelle, lascia che sia io a dirglielo. Ti prego."

 

Annabelle guardò Alice circospetta.

 

"Va bene, Alice. Di' la verità a tua sorella. Ma bada a non indugiare."

 

Alice annuì, sentendosi sollevata e biasimata. Sapeva che quello che stava facendo era da egoisti. Disgusto di sé e panico guerreggiavano dentro di lei.

 

Voltando lo sguardo verso il piccolo mucchio di indumenti che Cora stava rammendando, scorse un perizoma, e accanto a esso un wampum di perline bianche che formavano una cintura. Nathaniel l'aveva dimenticata? Non era mai negligente quando si trattava di quell'oggetto, poiché era una fonte d'orgoglio per lui. Uncas ne aveva uno identico; erano cinture che appartenevano ai Mohicani. Chingachgook ne aveva una maestosa, fatta di conchiglie bianche e nere. Gli Indiani la usavano per tramandare le loro storie.

 

Alice continuò a fissare il wampum per tutto il pomeriggio. Mentre svolgeva le faccende in casa, e quando non era in casa, ripensava alla cintura. Gli Indiani trattavano questi cimeli di famiglia con tale cura.

 

Prossima al tramonto, ripensò a quel giorno, quel maledetto giorno dello scorso agosto in cui lei e sua sorella avevano quasi incrociato destini orribili. Uncas era quasi morto, e avevano perso il loro caro amico Duncan.

 

Quel giorno in cui Nathaniel era entrato coraggiosamente in un accampamento nemico per amore di lei e di sua sorella, tenendo sollevata la cintura di Chingachgook come testimonianza delle sue parole.

 

I pensieri di Alice divennero ipotetici.

 

Mentre gli altri erano occupati a fare le pulizie dopo la cena, Alice nascose la cintura in uno zaino che James aveva lasciato accanto alla porta. Dopo alcune considerazioni, si infilò in tasca un coltello rinfoderato.

 

Avrebbe potuto averne bisogno.

 

Al posto del coltello, Alice lasciò la sua spilla.

 

In questo scenario, il tempo era della massima essenza. Si disegnò a mente una mappa di tutti i punti di riferimento circostanti. Doveva camminare più che poteva; per fortuna sapeva che stasera ci sarebbe stata la luna piena.

 

L'aria del crepuscolo era fresca quando Alice sgattaiolò fuori dalla casa, silenziosa e col passo sicuro. Aveva davanti a sé un lungo percorso, e a guidarla c'era soltanto il chiaro di luna.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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