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Autore: lipsialove    25/02/2017    0 recensioni
Stiles e Derek sono una coppia. Sono felici e innamorati, ma una notte accade qualcosa che cambia tutto. Ci mettono lo zampino anche i cacciatori. Si lo so faccio schifo con i riassunti, ma spero vi piacerà
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La sera era tranquilla, niente luna in cielo. Tutto lasciava presupporre che avrebbe trascorso quella notte a casa sul divano accoccolato a Derek, fidanzato, nonché sua stufetta personale, dato il calore che emanava ogni volta che gli era vicino. A completare il quadretto familiare popcorn e maratona di Star wars. Il lupo aveva acconsentito a vedere di nuovo tutti i film solo perché sapeva  quanto piacessero al ragazzo. Unico problema era che Derek sembrava in ritardo. Nervoso, si mordicchiò il labbro. Derek non era mai in ritardo. Doveva essergli accaduto qualcosa. Dalla tasca cacciò il cellulare per chiamarlo, quando sentì dei rumori provenire dall’esterno, degli scricchiolii. Si pietrificò, mentre il cuore aumentava la sua corsa. Titubate si avvicinò alla finestra, ma fuori era tutto calmo. Deglutì, mentre digitava un messaggio per Derek. Voleva assicurarsi che stesse bene.
Un attimo dopo il cellulare squillò: “Stiles? Che succede?”
“Der, dove sei?”
“Perché sento il tuo cuore battere veloce? Dove sei?” la voce ansiosa del lupo lo fece fremere.
“C’è qualcuno fuori, o almeno credo. Ho sentito dei rumori, ma perché non sei arrivato?” nonostante tentasse di non sembrare apprensivo, l’ansia traspariva da ogni parola.
“Arrivo, ho dovuto risolvere un… poi ti spiego”
“Der, cosa non mi dici?” Stiles alzò la voce, odiava quando Derek tentava di tenerlo all’oscuro dei suoi piani.
“Sarò da te prima che conti fino a dieci” e riattaccò la comunicazione.
“Stronzo” mormorò tra i denti. Lanciò il telefonino sul divano e sospirò. Questo era quello che meritava per essersi innamorato di uno come Derek Hale. Camminò avanti e indietro, ma ad un tratto sentì dei lamenti, pianti leggeri provenire dall’esterno. Il primo pensiero fu che qualcuno del branco fosse ferito e sanguinante sul portico. Senza pensarci troppo spalancò la porta, ma non era di certo pronto a quello che vide. Sul legno un involto di stoffa dal quale provenivano i vagiti.
“Ma che…” nell’avvicinarsi Stiles si rese conto che tra quegli stracci si celava un neonato. “O merda” imprecò inginocchiandosi e raccogliendo quel fagottino. “Ehi, tu” sussurrò stringendolo. Gli occhi del neonato si spalancarono, erano di un azzurro intenso, quasi irreale, mentre i pochi capelli erano neri. “Ma chi sei tu, eh? Dov’è la tua mamma?” si sentì stringere il cuore al pensiero di quell’esserino da solo. Mille ipotesi gli passarono per la mente, ma la più probabile che fosse stata proprio la madre ad abbandonarlo lì sul suo portico. Ma perché? Forse perché era la casa dello sceriffo e il suo gesto era una richiesta d’aiuto? Il neonato puntò le iridi su di lui e smise di piangere.  Stiles sorrise e gli sfiorò la manina con un dito e questi glielo strinse con forza: “Abbiamo un piccolo Ercole qui. Ti piaccio, vero?” lo cullò restando lì fuori al freddo, nella speranza che chi lo avesse lasciato lì potesse avere un ripensamento, ma quando gli fu chiaro che non sarebbe mai accaduto, rientrò in casa e si chiuse la porta alle  spalle. “Sei un vero amore, lo sai, cucciolo?” stregò il naso contro il torace seminudo e ridacchiò quando lo sentì gorgogliare ed emettere dei strani versi. “E ora che ci faccio con te?” era preoccupato, non aveva niente con cui cambiarlo o nutrirlo. Se solo ci fosse stato suo padre. Forse lui avrebbe saputo cosa fare, ma  era in servizio e non sarebbe tornato prima della mattina seguente.
Lo appoggiò sul divano e lo osservò. Sembrava sano. Quel pensiero lo rincuorò e sorrise. Era così impegnato ad osservare il batuffolino che non sentì bussare. Solo quando i tonfi divennero insistenti, Stiles si riscosse dal suo torpore e scattò in piedi
Quando aprì la porta Derek era lì sul portico, i capelli spettinati e l’aria di chi doveva aver corso. L’espressione contrita gli suggerì che doveva aver avuto uno scontro.
“Derek, grazie a dio” lo lasciò entrare, ma il lupo s’irrigidì e ringhiò per poi lanciare uno sguardo interdetto al compagno. “Che c’è? Perché ringhi?”
“Stiles?” mormorò con gli occhi rossi e le zanne che premevano per uscire. “Chi c’è? Sento…” scattò da una parte all’altra. Sembrava come impazzito.
“Der, non crederai a quello che sto per…” ma s’irrigidì perché il lupo puntava minaccioso sul fagottino sul divano. “Der?”
“E questo?” gli lanciò uno sguardo tra il furioso e l’interdetto. In un attimo si buttò sul divano afferrando l’involto.
Stiles si lasciò sfuggire un grido soffocato: “Der, no!”
Il lupo restò lì con il neonato tra le braccia, lo sguardo fisso sul visino rilassato e gli occhi chiusi. Avvicinò il volto al collo e ispirò il suo odore per poi tornare a guardare il fidanzato che si era portato le mani alla bocca.
“Stiles?”
“Era sul portico, l’hanno abbandonato, non potevo lasciarlo lì” gli spiegò avanzando verso di lui.
Derek alzò un sopracciglio: “Sul portico? Ti sei accorto che è come me, vero? Un lupo mannaro?”
Stiles sgranò gli occhi color whisky e scosse la testa, non gli era proprio passato per la testa che potesse non essere umano.
“Sempre il solito incosciente. Portare in casa un lupo” Gli occhi erano tornati verdi, quel verde puntellato da pagliuzze dorate che tanto amava. “Non dire sciocchezze, è un neonato, Derek!” replicò prendendoglielo dalle braccia. “Troveremo la madre, ok? Non è quello che facciamo sempre? Risolvere i problemi?”
Nel sentire quelle parole Derek indietreggiò di un passo e gli voltò le spalle.
“Der? Che ti prende?” in quel momento notò che la maglia nera aveva degli squarci sulla schiena che lasciavano intravedere la pelle. “ma che ti è successo? Hai lottato? Der, vuoi dirmi che sta succedendo?”
“Stiles, la madre è morta” rispose implacabile con un tono che lasciava trapelare il dolore che provava.
Stiles trattenne il respiro : “Cosa? Ma di che cazzo parli? Perché dici così?”
“Nel bosco c’erano dei cacciatori” gli spiegò senza voltarsi verso di lui. “Hanno braccato due beta e inseguiti. Ho sentito gli ululati e i latrati dei cani che davano loro la caccia” finalmente lo guardò, gli occhi erano lucidi, lacrime scendevano dalle guance. Stiles avvertì un peso nel petto, provava le sue stesse emozioni, quel senso di colpa e di impotenza. Per un attimo temette potessero sommergere entrambi.
“Ho combattuto per permettere loro di scappare, ma mi hanno colpito con un pugnale. Avevano proiettili con l’aconito, Stiles. Non ho potuto…” scosse la testa, mentre il corpo veniva scosso dai singhiozzi.
Stiles appoggiò il piccolo sul divano e abbracciò il compagno. Lo circondò con entrambe le braccia per poi affondare il volto nel suo collo. Ormai erano alti quasi uguale “Hai fatto quello che potevi, Der” sai strinse a lui, circondandolo con le braccia. Derek affondò il volto nel suo collo ispirando il suo odore che sapeva di casa, famiglia e di compagno. Lui era il suo compagno, la sua anima gemella. “Stiles, mi sento impotente, potevo salvarli” calde lacrime gli bagnarono la pelle, ma l’altro continuò a tenerlo stretto, a stringerlo.
“Se dovessero tornare per il piccolo li ucciderò!” ringhiò deciso a proteggere quelli che amava da ogni minaccia. “Non gli permetterò di toccare lui o te”
Stiles chiuse gli occhi e sussurrò: “Siamo la tua famiglia, Der”
Derek si staccò e lo fissò incredulo, ma il sorrisetto malizioso di Stiles lo costrinse ad alzare un sopracciglio. “Stai suggerendo qualcosa, Stilinski?”
Stiles cacciò la lingua tra i denti: “Perché no? Pensaci, è solo al mondo e io…” il viso divenne rosso come un pomodoro. “Io voglio dei figli da te, Der, ma a meno che non mi cresca un utero sarà impossibile, quindi perché no? Teniamolo, adottiamolo. Rendiamolo nostro” si attaccò alla sua t-shirt. Dal momento in cui aveva stretto tra le braccia quel fagottino non aveva voluto altro.
Derek si perse in quegli occhioni da cerbiatto che tanto amava e sentì che non avrebbe potuto mai negargli nulla. “Dici sul serio? Stiles, nessuno di noi sa come allevare un neonato, né tanto meno un piccolo lupo mannaro”
“E con questo? Nessuno nasce genitore, ma tu hai avuto delle sorelle più piccole e… c’è sempre mio padre” lo stava quasi supplicando. Si avvicinò di nuovo al bambino che ormai dormiva e lo prese tra le braccia. Sorrise osservando il suo volto sereno. Doveva aver capito di essere al sicuro, di essere tra persone che lo avrebbero protetto e amato. Emise un piccolo mugolio e Stiles si rese conto di esserne già perdutamente innamorato.
Derek osservò il proprio compagno coccolare il fagottino, sulle labbra un sorriso così dolce da rimescolargli lo stomaco. Lo amava talmente da stare male. Si posizionò alle sue spalle e sfiorò con il palmo il visetto candido del neonato.
Stiles lo cullò: “Sai, piccolo, lui è il tuo papà. Può essere un po’ musone e rude, ma in realtà è un tenerone e ama con tutto sé stesso. Non potevi essere più fortunato, piccolo. Sarai così amato che tutti gli altri bambini ne saranno gelosi. Avrai tanti zii e zie che ti vizieranno. Scotti ti insegnerà a giocare a football o a lacrosse, mentre zia Lydia ti riempirà di regali. Tuo nonno Noah impazzirà di gioia quando ti vedrà e si vanterà con tutti i suoi colleghi. Io sono innamorato perdutamente del tuo visino, di queste tue manine e passerò le mie giornate a guardarti dormire”
Derek si strinse a lui e appoggiò il mento sulla tua spalla: “Ti amo, lo sai, vero?”
“Cosa faresti senza di me?” e gli stampò un bacio sulla guancia. “E per la cronaca anche io ti amo, Derek Sebastian Hale”
“Sposami Stiles!” esclamò d’un tratto Derek circondandogli la vita con entrambe le braccia.
“Cosa?” squittì. E quella proposta da dove usciva?
“Voglio che mi sposi! Rendiamo tutto ufficiale”
“Ma io… credevo che non volessi correre” Stiles era felice come non lo era mai stato in tutta la sua vita.
“Siamo una famiglia ora, Stiles” lanciò uno sguardo colmo d’amore alla creaturina tra le sue braccia.
“Certo che ti sposo. Mio dio, Lydia e Kira impazziranno” appoggiò il figlio sul divano poi si lanciò verso Derek baciandolo con passione. Il compagno rispose con trasporto allacciando la lingua alla sua.
“Dobbiamo trovargli un nome al più presto. Io direi Alexander”
Nel sentire quel nome Derek fremette mentre il cuore gli si fermava: “Dici sul serio?”
“Certo. Era il nome di tuo padre, Der. Non c’è modo migliore per ricordarlo”
“Ti amo, sei il migliore” e tornò ad affondare le labbra nelle sue.
Stiles tornò dal neonato che continuava a dormire sereno, poi fece cenno a Derek di seguirlo. Salirono al piano di sopra e senza spogliarsi si stesero sul letto e trascorsero tutta la notte a fare progetti e a vegliare sul loro piccolo Alexander Hale Stilinski.
 
Un anno dopo
 
Il loft era talmente pieno di palloncini e di fiocchi da sembrare quasi irriconoscibile. Era stata tutta opera di Lydia. Aveva bullizzato tutti per essere la sola organizzatrice della festa per il primo compleanno di Alex e Stiles non aveva protestato, lasciandole carta bianca ed ora si ritrovavano con l’appartamento invaso da tutto quello che la fantasia di Lydia aveva potuto creare. Dall’altra parte della stanza Stiles lanciò uno sguardo al marito che osservava il tavolo sommerso da pacchetti con gli occhi colmi di terrore, per poi passare a scrutare il soffitto dal quale pendevano fiocchi azzurri e palloncini con su scritto “Happy Birthday Alex”. Gli venne da ridere. Non l’aveva mai visto così, neanche prima una battaglia contro il branco degli Alpha o il Kanima. Derek gli lanciò un’occhiataccia e Stiles si sentì rimescolare dentro. Gli sembrò quasi di essere tornato un sedicenne terrorizzato dal lupo cattivo. Tutto il branco era già arrivato. Mancava solo lo sceriffo. Alex corse verso di lui gridando: “Orta. orta”
Stiles lo afferrò e lo alzò in aria stringendolo: “Manca il nonno”
“Orta, orta, papà!” squittì battendo le manine felice, gli occhi del colore dell’ambra unico segno del suo essere licantropo.
Stiles lo abbracciò sfiorandogli la fronte con un bacio: “Abbiamo imparato un’altra parola, piccolo?” il cuore gonfio di orgoglio per il suo bambino ormai grande.
Derek gli fu alle spalle e Alex allungò le manine verso di lui: “Papi, orta”
“Vedo che ha preso da te l’appetito” lo prese in braccio liberando il marito.
Stiles mise il broncio: “Non è vero!”
Il quel momento la porta del loft si aprì facendo entrare lo sceriffo, le braccia colme di pacchetti e un sorriso felice sulle labbra. “Dov’è il mio nipote preferito? Dov’è il festeggiato?”
“Onno onno” urlò il bambino dimenandosi nelle braccia di Derek, il quale lo poggiò a terra. Il bambino corse verso il nonno attaccandosi alle sue gambe.
Stiles scosse la testa lasciandosi scappare un sospiro, quello che non aveva mai fatto per lui lo stava facendo per il nipote.
“In fondo è il suo unico nipote, Sti” Derek lo abbracciò da dietro baciandolo dietro l’orecchio.
Stiles ridacchiò, poi si voltò verso di lui e lo circondò con le braccia: “A proposito di questo…”
Derek aggrottò la fronte, poi improvvisamente spalancò la bocca e Stiles annuì: “Quella nausea che continuo ad avere non è dovuta ad un’intossicazione alimentare”
“Ma… come…” poi ricordò qualcosa che gli aveva accennato sua madre tempo fa di come gli alpha potessero mettere incinta maschi o femmine. Ma Stiles non era un lupo mannaro, ma umano. “Sei umano, Stiles”
“A quanto pare può succedere. Deaton dice che in casi eccezionali accade. Mio dio, Der, saremo genitori, di nuovo” era così felice da non riuscire a celare quello che provava.
“Stiles ti amo” e lo baciò con trasporto.
Derek si sentì tirare i pantaloni e si staccò, Alex li guardava con gli occhi spalancati: “acio”
“Vuoi anche tu un bacio?” si abbassò verso di lui e gli posò un bacio rumoroso sulla testa. Alex rise correndo via verso il tavolo dove Lydia aveva appoggiato la torta.
“Ragazzi se la smettete di amoreggiare possiamo spegnere le candeline” li rimproverò sventolando pericolosamente la paletta.
I due si avvicinarono tenendosi per mano, le dita intrecciate e le fedi a sfiorarsi. Non avrebbero ancora dato la notizia. Ci sarebbe stato tutto il tempo. Avevano una vita da trascorrere insieme e presto la loro famiglia si sarebbe ingrandita. A questo pensavano mentre il loro piccolo Alex spegneva per la prima volta le sue candeline.
  
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