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Autore: __Sunlight__    03/06/2009    4 recensioni
‹‹Ti ricordi quando hai provato a insegnarmi a suonare Inseparable?›› domandai a un tratto. ‹‹Come potrei dimenticarmelo, hai quasi distrutto la mia chitarra preferita!›› rise lui. Sorrisi divertita. La chitarra non era la mia vocazione, ne ero sempre stata certa. [...] ‹‹Ecco, stavo pensando..››. Lui fece due grandi passi indietro e abbracciò la sua chitarra.
‹‹Oh, è stato bello conoscerti, mia amata Gibson›› disse, con un finto tono disperato. ‹‹Piantala prima che te la spacchi in testa. Non voglio mai più avere a che fare con le chitarre. Mi chiedevo se volessi insegnarmi a suonare Black Keys..››.
La mia one-shot è diventata una long grazie a Black Keys, a Nicholas e a coloro che me l'hanno chiesta.
Nick e i JB non mi appartengono (purtroppo), perciò è tutto (ma proprio tutto) frutto della mia immaginazione, ogni parola, ogni gesto.. tutto! Hope you like it!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Da quando Nick Jonas era entrato nella mia vita erano successe tante, troppe cose.

Prima fra tutte, Nick era diventato famoso. Aveva viaggiato per il mondo in lungo e in largo, aveva conosciuto un sacco di persone e aveva un sacco di fan, sparse per il globo, che lo adoravano.

Mi ricordo bene il giorno in cui lo conobbi, come se fosse ieri, ma avevo sei anni quando successe.


Era il primo giorno nella nuova scuola. Ero entrata in classe sentendomi gli occhi di tutti puntati addosso. Avrei potuto correre via, ma chissà perché non lo feci. Mi sedetti nell’unico posto rimasto vuoto, accanto a un bambino con gli occhi color cioccolato e dei ribelli ricci castani.

‹‹Ciao›› mi disse.

Era il primo che mi rivolgeva la parola educatamente quel mattino, perciò lo guardai stupita.

‹‹Ciao›› sussurrai arrossendo. ‹‹Mi.. mi chiamo Debora››.

Mi sorrise. Aveva proprio un bel viso, sembrava simpatico.

‹‹Wow, che bel nome! Io mi chiamo Nicholas››

‹‹Anche tu hai un bel nome››.

‹‹Grazie. Non me lo avevano mai detto. Nicholas è un nome piuttosto comune qui..››

‹‹Non da dove vengo io››, gli avevo risposto.

‹‹Perché, tu da dove vieni?››

‹‹Dall’Italia. Vivevo a Milano››.

Strabuzzò gli occhi in un’espressione buffissima. Risi.

‹‹Io ho una nonna italiana, sai?›› aveva detto.

‹‹Oh, che bello, e sai parlare italiano?››.

Il suo sorriso si smorzò un po’.

‹‹No. So dire solo “ciao”, “pizza”, “lasagne”, “pasta” e “grazie”››.

Sorrisi a causa della sua buffa pronuncia, poi mi chiese:

‹‹Parli bene l’inglese, come fai?››

‹‹Mio padre è nato a Wyckoff e ha deciso di tornare qui›› spiegai. ‹‹Spesso parlavo con lui in inglese, perciò sono abbastanza allenata››

‹‹Anche io sono nato qui. Hai fratelli?››

‹‹No. Sono figlia unica››

‹‹Ah. Io invece ho due fratelli: Kevin e Joseph, però io li chiamo Kev e Joe›› sorrise.

‹‹E sono più grandi di te?››

‹‹Si››

‹‹Wow, anche io vorrei un fratello grande››

‹‹Se vuoi te ne regalo uno, tanto non fanno altro che scocciare›› aveva risposto ridacchiando.

Da quel giorno eravamo sempre stati inseparabili; con lui avevo riso, avevo giocato e avevo pianto. Ma soprattutto, con lui ero cresciuta.

Stavo sfogliando un vecchio album, pieno zeppo di nostre fotografie. Noi da bambini. Noi al mare, noi in piscina, noi al parco, noi in montagna, noi al luna park, noi in campeggio, noi che dormivamo. Noi. Io, lui e nessun altro. Era tutto così semplice.

Poi, un po’ per gioco e un po’ per passione, Nick e i suoi fratelli avevano formato una band. Mi suonavano i loro pezzi e mi cantavano le canzoni che scrivevano da soli. Un bel giorno Nick mi disse che avevano firmato un contratto con una casa discografica. Io lo avevo guardato stupita, con la testa un po’ inclinata e gli avevo chiesto se stava parlando seriamente.

‹‹Certo! E se non ci credi te lo faccio anche vedere!››.

A quel punto avevo sorriso ed ero corsa ad abbracciarlo. Ero contenta, contenta per lui; finalmente il suo sogno più grande e più ambizioso diventava realtà. Nicky, quel ragazzo sensibile e altruista, con la faccia da bambino ma la mente quasi adulta, era felice.

Sfogliai un’altra pagina e vidi quella foto, scattata anni prima. Anni che mi sembravano secoli ormai.

L’avevamo scattata all’età di tredici anni. Non era passato poi così tanto. Quattro anni e mezzo non sono poi molti.

Ricordo che in quell’anno lui era stato tanto male, povero Nicholas.

Eravamo in gita scolastica. Era un po’ che non sorrideva più come prima. Era sempre arrabbiato e stanco, ma mi diceva che andava tutto bene e mi sorrideva. Non era il solito sorriso però. Quando sorrideva gli si illuminavano gli occhi, tutto intorno a lui sembrava contento grazie a quel sorriso. Ad un certo punto si era sentito male davvero; lo avevano portato via. Per ore non avevo fatto altro che chiedere ‹‹Dov’è Nicholas? Come sta? Posso vederlo?››, senza mai ottenere una risposta. Alla fine mi avevano fatta entrare in quella maledetta stanza d’ospedale tutta bianca.

Nicholas, il mio amico, il migliore che avessi mai avuto, era sdraiato sul letto e canticchiava con gli occhi chiusi.

‹‹Nicky!›› avevo strillato.

Lui si era voltato di scatto verso la porta, aprendo gli occhi.

‹‹Ciao Deb!››.

Ci eravamo abbracciati, poi lui mi aveva raccontato che il dottore diceva che aveva il diabete.

‹‹Nicholas..›› dissi. Non finii la frase, non c’era niente da dire.

‹‹Deb, quando esco di qui mi devi promettere che andiamo al porto››.

Lo guardai, inclinando la testa di lato come facevo sempre.

‹‹Perché vuoi andare lì?››

‹‹Perché devo farti vedere una cosa››

‹‹Va bene allora. Te lo prometto. Ma come stai?››.

Mi rivolse uno dei suoi sorrisi migliori.

‹‹Bene. E adesso che ti vedo sto anche meglio››.

Ero arrossita e lo avevo abbracciato di nuovo.

Due giorni dopo era uscito dall’ospedale ed eravamo andati al porto.

‹‹Nicky, cosa dovevi farmi vedere?››.

Passeggiavamo sul lungomare da un pezzo ormai. Presto sua madre sarebbe venuta a prenderci per riportarci a casa.

‹‹Io.. volevo.. volevo solo fare una cosa..››.

Lo guardai negli occhi mentre si avvicinava lentamente al mio viso. Capii cosa aveva intenzione di fare e mi avvicinai a mia volta. Il mio primo bacio. Con il mio migliore amico. Beh, da allora le cose sarebbero cambiate.

Fu un bacio dolce, per quanto ricordo. Ad un certo punto sentimmo un ‘click’. Ci voltammo, piuttosto sorpresi, verso un uomo che teneva in mano una macchina fotografica. Una polaroid. Ci sorrise e ci consegnò la foto.

‹‹Spero che vi piaccia. Tenetela come ricordo, quando sarete più grandi e la riguarderete, vi ricorderete di questo bel giorno››.

Nick aveva preso la foto sorridendo e aveva ringraziato quell’uomo.


Rimasi a fissare la polaroid di noi due da tredicenni. Ero cambiata un sacco in tre anni. E anche lui. L’ultima volta che lo avevo visto, sei mesi fa, era più alto, con i capelli un po’ più lunghi. Ma gli occhi no. Non li avevo mai dimenticati, erano sempre gli stessi, grandi e color cioccolato, molto espressivi.

Mi sfuggì un sospiro. Quando gli impegni si erano fatti troppi e aveva dovuto trasferirsi a Los Angeles mi aveva lasciata. Beh, in realtà ci eravamo lasciati di comune accordo. Non eravamo in grado di mandare avanti una relazione a distanza. Eravamo tornati i migliori amici di sempre, dopo un periodo di imbarazzo iniziale. Ci sentivamo regolarmente, ci scambiavamo e-mail ed sms, e non appena aveva un po’ di tempo libero veniva a trovarmi; mai visite lunghe, al massimo un paio di giorni, poi scappava in qualche posto a fare concerti. Non parlavamo quasi mai della nostra “piccola cotta”, cosa che lui aveva certamente superato fidanzandosi con ragazze come Miley Cyrus e Selena Gomez, giusto per citarne un paio. Anche io avevo avuto qualche altro ragazzo, però non appena Nick ricompariva me ne dimenticavo. Avrei voluto dirgli che per me lui era stato, ed era tutt’ora importante, ma come potevo farlo? Avevamo entrambi diciassette anni, ma eravamo così diversi.. Lui era sempre in giro, io non mi sarei staccata dalla mia città per più di un mesetto. Lui era famoso, a me non faceva mai caso nessuno. Lui aveva una villa a Los Angeles, io una piccola casetta a Wyckoff.

Stavo ancora guardando la foto quando il mio cellulare suonò.

Un nuovo messaggio. Da Nicky. Leggi.

Chissà cosa vuole..

‹‹Hey, Deb! Presto sarò lì a Wyckoff. Ti va se quando arrivo ci vediamo? Devo dirti un sacco di cose.. Baci, Nicholas››.

Poteva un sms farti battere il cuore a mille? Si, se te lo scriveva il tuo migliore amico, che fra l’altro non vedi da mesi.

Gli risposi con un ‹‹Ma certo! Mi fa troppo piacere rivederti, ovviamente. Chiamami appena arrivi. Ti voglio bene, Deb››.

Due minuti dopo mi telefonò.

‹‹Nicholas!! Ma che hai, il teletrasposto?››.

Rise. Dio, quanto mi mancava quella risata serena.

‹‹No, ero già qui, ma non sapevo se tu fossi qui››

‹‹E dove dovrei essere?››

‹‹Non so, con qualche bel ragazzo, per esempio››

‹‹Ma per piacere! Dai, vediamoci da qualche parte››

‹‹Che ne dici di aprire la porta e farmi entrare allora?››

‹‹Chi.. che? Cioè, tu sei qua fuori e mi telefoni?››

‹‹Si››.

Gli riattaccai in faccia e spalancai la porta. Eccolo lì, Nick Jonas in tutto il suo splendore. Più alto di quanto ricordassi.. e anche più bello. Gli saltai in braccio, come al solito, e lui mi sollevò senza sforzo.

‹‹Cresci ma rimani sempre così leggera, eh?›› rise lui stritolandomi in un abbraccio.

‹‹Non è colpa mia, non posso farci niente››

‹‹Usi sempre questa scusa tu››.

Aveva il solito buon profumo di sempre. Appoggiai la guancia sulla sua spalla, sfiorandogli il collo con il naso.

‹‹È bello rivederti, Nicky››

‹‹È bello sapere che mi chiami ancora così. Sei l’unica al mondo sai?››.

Sorrisi e lo feci entrare nella mia nuova casetta. Eh, si. Da un mese vivevo da sola. Una casa non molto lontana da quella dei miei, ma pur sempre da sola.

‹‹Perché hai comprato questa?›› chiese, quando finii di mostrargli le stanze.

Sospirai e mi sedetti sul divano.

‹‹Ero stufa di stare dai miei, ecco tutto››

‹‹Ah.. quindi non c'è di mezzo nessun uomo?›› chiese sospettoso.

‹‹Stai indagando sulla mia vita sentimentale?››

‹‹Beh.. sono curioso.. allora, c'è o no un uomo dietro a questa tua decisione?››

‹‹No. Voglio solo vedere se riesco a cavarmela anche senza l'aiuto dei miei genitori. Nessun uomo.. non ho ancora trovato quello giusto››.

Sorridemmo entrambi.

‹‹Allora non sono l'unico!›› esclamò.

Poi il suo sguardo andò sul tavolino di fronte al divano; fissò l'album, ancora aperto sulla pagina della foto del nostro primo bacio.

‹‹Oh, vedo che stavi guardando il nostro album di foto›› disse prendendolo.

‹‹Eh già. Mi piace tornare indietro, quando il mio migliore amico abitava ancora a due isolati da qui e potevo vederlo quando diavolo volevo..›› sussurrai.

‹‹Anche tu mi mancavi, lo sai. Sono tornato appunto per vederti.. Devo dirti una cosa››

‹‹Spara Nicky!››.

Dopo aver ridacchiato disse:

‹‹Ecco, io e i miei fratelli abbiamo deciso di prenderci un annetto di pausa. Insomma, l'ultimo tour è stato un successone, ma siamo stanchissimi.. Pensiamo che farci una vacanza qui a Wyckoff sia un'idea fantastica, perciò.. torniamo qui››.

Dio solo sa quanto fui contenta a sentirmi dire quelle parole. Nicholas, il mio migliore amico, sarebbe tornato a casa! Certo, aveva detto momentaneamente, però un anno qui era pur sempre meglio che un paio di giorni ogni cinque o sei mesi!

‹‹Nicky, ma è una cosa meravigliosa! Tu.. tu torni qui! Sarà tutto quasi come prima! Wow..››.

Lo abbracciai. Eravamo al settimo cielo. Lo sguardo di entrambi tornò sulla foto.

‹‹Guardi spesso questa foto?›› chiese poco dopo.

‹‹Ogni tanto io.. si››

‹‹Certo che erano proprio bei tempi quelli..›› disse.

‹‹Eh già.. quando hai tredici anni non sai ancora nulla della vita..››

‹‹Io intendevo.. noi››.

Abbassò lo sguardo.

‹‹Ah.. Beh, hai ragione. È stato proprio un bel periodo quello››.

Tornò a guardarmi e sfoderò il migliore dei suoi sorrisi.

‹‹E ora che hai da sorridere?››

‹‹Sto ripensando ai vecchi tempi..››.

Sorrisi anche io; poi lui si avvicinò e mi baciò. Ero sorpresa. Piacevolmente sorpresa. Dopo un attimo di indecisione ricambiai il bacio.

Due minuti dopo ero quasi stesa sul divano mentre Nick mi baciava. E che baci, santo cielo!

‹‹Nicky.. noi..››

‹‹Si, lo so. Non possiamo››. Però continuò a baciarmi con passione.

Per sbaglio, con la schiena schiacciai il telecomando e la TV si accese su MTV.

‹‹I don’t want this moment to ever end.. where everything’s nothing without you.. i wait here forever just to, to see your smile ‘cause it’ true, i am nothing without you..››.

Conoscevo quella canzone. With me, dei Sum 41. Sorrise. A quanto pare la conosceva anche lui.

‹‹Wow. Questa canzone capita al momento giusto. Sai che penso ogni singola parola di quella canzone?››

‹‹Idem. Se non ci fosse già potrei pensare di scriverti qualcosa del genere..›› disse lui, prima di baciarmi sul collo.

Poco dopo mi venne in mente una cosa.

‹‹Nicky.. ma.. Senti. Devo essere sincera: io ti amo, però.. non so. Insomma, non so se mi sta bene stare con te adesso. Fra.. fra un anno te ne andrai di nuovo.. finirà come quattro anni fa››.

‹‹No, Deb. Non sarà come quattro anni fa. Quattro anni fa avevamo quattordici anni. Fra un anno ne avremo quasi diciannove.. Sei maggiorenne, puoi seguirmi se parto. Certo, se non te la senti di lasciare Wyckoff dovremmo trovare un’altra soluzione. Ma non ho intenzione di rinunciare a te, non dopo averti aspettata per quattro anni e mezzo››

‹‹Io.. Oh, al diavolo Wyckoff. Hai ragione. Posso fare ciò che mi pare; se un giorno mi chiederai di venire con te lo farò››.

E per suggellare quella promessa (perché era una promessa che stavo facendo a lui e a me stessa) lo baciai.

FiNE. (Non per tutti però..)

  
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