Da
quando Nick Jonas era entrato nella mia vita erano successe tante, troppe cose.
Prima
fra tutte, Nick era diventato famoso. Aveva viaggiato per il mondo in lungo e in
largo, aveva conosciuto un sacco di persone e aveva un sacco di fan, sparse per il globo, che lo
adoravano.
Mi
ricordo bene il giorno in cui lo conobbi, come se fosse ieri, ma avevo sei anni
quando successe.
Era
il primo giorno nella nuova scuola. Ero entrata in classe sentendomi gli occhi
di tutti puntati addosso. Avrei potuto correre via, ma chissà perché non lo
feci. Mi sedetti nell’unico posto rimasto vuoto, accanto a un bambino con gli
occhi color cioccolato e dei ribelli ricci castani.
‹‹Ciao›› mi
disse.
Era
il primo che mi rivolgeva la parola educatamente quel mattino, perciò lo guardai
stupita.
‹‹Ciao››
sussurrai arrossendo. ‹‹Mi.. mi chiamo
Debora››.
Mi
sorrise. Aveva proprio un bel viso, sembrava
simpatico.
‹‹Wow,
che bel nome! Io mi chiamo Nicholas››
‹‹Anche tu
hai un bel nome››.
‹‹Grazie.
Non me lo avevano mai detto. Nicholas è un nome piuttosto comune qui..››
‹‹Non da
dove vengo io››, gli avevo risposto.
‹‹Perché,
tu da dove vieni?››
‹‹Dall’Italia.
Vivevo a Milano››.
Strabuzzò
gli occhi in un’espressione buffissima. Risi.
‹‹Io ho
una nonna italiana, sai?›› aveva detto.
‹‹Oh,
che bello, e sai parlare italiano?››.
Il
suo sorriso si smorzò un po’.
‹‹No.
So dire solo “ciao”, “pizza”, “lasagne”, “pasta” e
“grazie”››.
Sorrisi
a causa della sua buffa pronuncia, poi mi chiese:
‹‹Parli
bene l’inglese, come fai?››
‹‹Mio
padre è nato a Wyckoff e ha deciso di tornare qui››
spiegai. ‹‹Spesso parlavo con lui in inglese, perciò
sono abbastanza allenata››
‹‹Anche io
sono nato qui. Hai fratelli?››
‹‹No.
Sono figlia unica››
‹‹Ah.
Io invece ho due fratelli: Kevin e Joseph, però io li chiamo Kev e Joe›› sorrise.
‹‹E
sono più grandi di te?››
‹‹Si››
‹‹Wow,
anche io vorrei un fratello grande››
‹‹Se
vuoi te ne regalo uno, tanto non fanno altro che scocciare›› aveva risposto
ridacchiando.
Da
quel giorno eravamo sempre stati inseparabili; con lui avevo riso, avevo giocato
e avevo pianto. Ma soprattutto, con lui ero
cresciuta.
Stavo
sfogliando un vecchio album, pieno zeppo di nostre fotografie. Noi da bambini.
Noi al mare, noi in piscina, noi al parco, noi in montagna, noi al luna park, noi in campeggio, noi che dormivamo. Noi. Io, lui e
nessun altro. Era tutto così semplice.
Poi,
un po’ per gioco e un po’ per passione, Nick e i suoi fratelli avevano formato
una band. Mi suonavano i loro pezzi e mi cantavano le canzoni che scrivevano da
soli. Un bel giorno Nick mi disse che avevano firmato un contratto con una casa
discografica. Io lo avevo guardato stupita, con la testa un po’ inclinata e gli
avevo chiesto se stava parlando seriamente.
‹‹Certo! E
se non ci credi te lo faccio anche
vedere!››.
A
quel punto avevo sorriso ed ero corsa ad abbracciarlo. Ero contenta, contenta per lui; finalmente il suo sogno più grande e più
ambizioso diventava realtà. Nicky, quel ragazzo sensibile e
altruista, con la faccia da bambino ma la mente quasi adulta, era
felice.
Sfogliai
un’altra pagina e vidi quella foto, scattata anni prima. Anni che mi sembravano
secoli ormai.
L’avevamo
scattata all’età di tredici anni. Non era passato poi così
tanto. Quattro anni e mezzo non sono poi molti.
Ricordo
che in quell’anno lui era stato tanto male, povero
Nicholas.
Eravamo
in gita scolastica. Era un po’ che non sorrideva più come prima. Era sempre
arrabbiato e stanco, ma mi diceva che andava tutto bene e mi sorrideva. Non era
il solito sorriso però. Quando sorrideva gli si illuminavano gli occhi, tutto intorno a lui
sembrava contento grazie a quel sorriso. Ad un certo
punto si era sentito male davvero; lo avevano portato via. Per ore non avevo
fatto altro che chiedere ‹‹Dov’è
Nicholas? Come sta? Posso vederlo?››, senza mai ottenere una risposta. Alla fine
mi avevano fatta entrare in quella maledetta stanza
d’ospedale tutta bianca.
Nicholas,
il mio amico, il migliore che avessi mai avuto, era sdraiato sul letto e
canticchiava con gli occhi chiusi.
‹‹Nicky!››
avevo strillato.
Lui
si era voltato di scatto verso la porta, aprendo gli
occhi.
‹‹Ciao
Deb!››.
Ci
eravamo
abbracciati, poi lui mi aveva raccontato che il dottore diceva che aveva il
diabete.
‹‹Nicholas..››
dissi. Non finii la frase, non c’era niente da dire.
‹‹Deb,
quando esco di qui mi devi promettere che andiamo al
porto››.
Lo
guardai, inclinando la testa di lato come facevo
sempre.
‹‹Perché
vuoi andare lì?››
‹‹Perché
devo farti vedere una cosa››
‹‹Va
bene allora. Te lo prometto. Ma come
stai?››.
Mi
rivolse uno dei suoi sorrisi migliori.
‹‹Bene. E
adesso che ti vedo sto anche meglio››.
Ero
arrossita e lo avevo abbracciato di nuovo.
Due
giorni dopo era uscito dall’ospedale ed eravamo andati al
porto.
‹‹Nicky,
cosa dovevi farmi vedere?››.
Passeggiavamo
sul lungomare da un pezzo ormai. Presto sua madre sarebbe venuta a prenderci per
riportarci a casa.
‹‹Io..
volevo.. volevo solo fare una cosa..››.
Lo
guardai negli occhi mentre si avvicinava lentamente al mio viso. Capii cosa
aveva intenzione di fare e mi avvicinai a mia volta. Il mio primo bacio. Con il
mio migliore amico. Beh, da allora le cose sarebbero
cambiate.
Fu
un bacio dolce, per quanto ricordo. Ad un certo punto
sentimmo un ‘click’. Ci voltammo, piuttosto sorpresi, verso un uomo che teneva
in mano una macchina fotografica. Una polaroid. Ci sorrise e ci consegnò la
foto.
‹‹Spero
che vi piaccia. Tenetela come ricordo, quando sarete più grandi e la
riguarderete, vi ricorderete di questo bel giorno››.
Nick
aveva preso la foto sorridendo e aveva ringraziato
quell’uomo.
Rimasi
a fissare la polaroid di noi due da tredicenni. Ero
cambiata un sacco in tre anni. E anche lui. L’ultima volta che lo avevo visto,
sei mesi fa, era più alto, con i capelli un po’ più lunghi. Ma gli occhi no.
Non li avevo mai dimenticati, erano sempre gli stessi, grandi e color
cioccolato, molto espressivi.
Mi
sfuggì un sospiro. Quando gli impegni si erano fatti
troppi e aveva dovuto trasferirsi a Los Angeles mi
aveva lasciata. Beh, in realtà ci eravamo lasciati di
comune accordo. Non eravamo in grado di mandare avanti una relazione a distanza.
Eravamo tornati i migliori amici di sempre, dopo un
periodo di imbarazzo iniziale. Ci sentivamo regolarmente, ci scambiavamo e-mail
ed sms, e non appena aveva un po’ di tempo libero
veniva a trovarmi; mai visite lunghe, al massimo un paio di giorni, poi scappava
in qualche posto a fare concerti. Non parlavamo quasi mai della nostra “piccola
cotta”, cosa che lui aveva certamente superato fidanzandosi con ragazze come
Miley Cyrus e Selena Gomez, giusto per citarne un paio. Anche io avevo avuto qualche altro ragazzo, però non appena
Nick ricompariva me ne dimenticavo. Avrei voluto dirgli che per me lui era
stato, ed era tutt’ora importante, ma come potevo
farlo? Avevamo entrambi diciassette anni, ma eravamo così diversi.. Lui era sempre in giro, io non mi sarei staccata dalla mia
città per più di un mesetto. Lui era famoso, a me non faceva mai caso nessuno.
Lui aveva una villa a Los Angeles, io una piccola
casetta a Wyckoff.
Stavo
ancora guardando la foto quando il mio cellulare suonò.
Un
nuovo messaggio. Da Nicky. Leggi.
Chissà
cosa vuole..
‹‹Hey,
Deb! Presto sarò lì a Wyckoff. Ti va se quando arrivo ci
vediamo? Devo dirti un sacco di cose.. Baci,
Nicholas››.
Poteva
un sms farti battere il cuore a mille? Si, se te lo
scriveva il tuo migliore amico, che fra l’altro non vedi da
mesi.
Gli
risposi con un ‹‹Ma certo! Mi fa troppo piacere rivederti, ovviamente. Chiamami
appena arrivi. Ti voglio bene, Deb››.
Due
minuti dopo mi telefonò.
‹‹Nicholas!!
Ma che hai, il teletrasposto?››.
Rise.
Dio, quanto mi mancava quella risata
serena.
‹‹No,
ero già qui, ma non sapevo se tu fossi qui››
‹‹E
dove dovrei essere?››
‹‹Non
so, con qualche bel ragazzo, per esempio››
‹‹Ma
per piacere! Dai, vediamoci da qualche parte››
‹‹Che ne
dici di aprire la porta e farmi entrare allora?››
‹‹Chi..
che? Cioè, tu sei qua fuori e mi
telefoni?››
‹‹Si››.
Gli
riattaccai in faccia e spalancai la porta. Eccolo lì, Nick
Jonas in tutto il suo splendore. Più alto di
quanto ricordassi.. e anche più bello. Gli saltai in
braccio, come al solito, e lui mi sollevò senza
sforzo.
‹‹Cresci ma
rimani sempre così leggera, eh?›› rise lui stritolandomi in un
abbraccio.
‹‹Non è
colpa mia, non posso farci niente››
‹‹Usi
sempre questa scusa tu››.
Aveva
il solito buon profumo di sempre. Appoggiai la guancia sulla sua spalla,
sfiorandogli il collo con il naso.
‹‹È
bello rivederti, Nicky››
‹‹È
bello sapere che mi chiami ancora così. Sei l’unica al mondo
sai?››.
Sorrisi
e lo feci entrare nella mia nuova casetta. Eh, si. Da
un mese vivevo da sola. Una casa non molto lontana da quella
dei miei, ma pur sempre da sola.
‹‹Perché
hai comprato questa?›› chiese, quando finii di mostrargli le
stanze.
Sospirai
e mi sedetti sul divano.
‹‹Ero
stufa di stare dai miei, ecco tutto››
‹‹Ah..
quindi non c'è di mezzo nessun uomo?›› chiese sospettoso.
‹‹Stai
indagando sulla mia vita sentimentale?››
‹‹Beh..
sono curioso.. allora, c'è o no un uomo dietro a questa tua
decisione?››
‹‹No.
Voglio solo vedere se riesco a cavarmela anche senza l'aiuto dei miei genitori.
Nessun uomo.. non ho ancora trovato quello
giusto››.
Sorridemmo
entrambi.
‹‹Allora
non sono l'unico!›› esclamò.
Poi
il suo sguardo andò sul tavolino di fronte al divano; fissò l'album, ancora
aperto sulla pagina della foto del nostro primo bacio.
‹‹Oh,
vedo che stavi guardando il nostro album di foto›› disse
prendendolo.
‹‹Eh
già. Mi piace tornare indietro, quando il mio migliore amico abitava ancora a
due isolati da qui e potevo vederlo quando diavolo volevo..›› sussurrai.
‹‹Anche tu
mi mancavi, lo sai. Sono tornato appunto per vederti..
Devo dirti una cosa››
‹‹Spara
Nicky!››.
Dopo
aver ridacchiato disse:
‹‹Ecco,
io e i miei fratelli abbiamo deciso di prenderci un annetto di pausa. Insomma,
l'ultimo tour è stato un successone, ma siamo
stanchissimi.. Pensiamo che farci una vacanza qui a Wyckoff sia un'idea fantastica, perciò.. torniamo
qui››.
Dio
solo sa quanto fui contenta a sentirmi dire quelle parole. Nicholas, il mio
migliore amico, sarebbe tornato a casa! Certo, aveva detto momentaneamente, però
un anno qui era pur sempre meglio che un paio di giorni ogni cinque o sei
mesi!
‹‹Nicky,
ma è una cosa meravigliosa! Tu.. tu torni qui! Sarà
tutto quasi come prima! Wow..››.
Lo
abbracciai. Eravamo al settimo cielo. Lo sguardo di entrambi tornò sulla
foto.
‹‹Guardi
spesso questa foto?›› chiese poco dopo.
‹‹Ogni
tanto io.. si››
‹‹Certo
che erano proprio bei tempi quelli..›› disse.
‹‹Eh
già.. quando hai tredici anni non sai ancora nulla della
vita..››
‹‹Io
intendevo.. noi››.
Abbassò
lo sguardo.
‹‹Ah..
Beh, hai ragione. È stato proprio un bel periodo quello››.
Tornò
a guardarmi e sfoderò il migliore dei suoi sorrisi.
‹‹E
ora che hai da sorridere?››
‹‹Sto
ripensando ai vecchi tempi..››.
Sorrisi
anche io; poi lui si avvicinò e mi baciò. Ero sorpresa.
Piacevolmente sorpresa. Dopo un attimo di indecisione
ricambiai il bacio.
Due
minuti dopo ero quasi stesa sul divano mentre Nick mi baciava. E che baci, santo cielo!
‹‹Nicky..
noi..››
‹‹Si,
lo so. Non possiamo››. Però continuò a baciarmi con
passione.
Per
sbaglio, con la schiena schiacciai il telecomando e la TV si accese su
MTV.
‹‹I don’t want this moment to ever end.. where everything’s nothing
without you.. i wait here forever just to, to see your smile ‘cause it’ true, i
am nothing without you..››.
Conoscevo
quella canzone. With me, dei Sum 41. Sorrise. A quanto
pare la conosceva anche lui.
‹‹Wow.
Questa canzone capita al momento giusto. Sai che penso ogni singola parola di
quella canzone?››
‹‹Idem.
Se non ci fosse già potrei pensare di scriverti
qualcosa del genere..›› disse lui, prima di baciarmi sul
collo.
Poco
dopo mi venne in mente una cosa.
‹‹Nicky..
ma.. Senti. Devo essere sincera: io ti amo, però.. non
so. Insomma, non so se mi sta bene stare con te adesso.
Fra.. fra un anno te ne andrai di nuovo.. finirà come
quattro anni fa››.
‹‹No,
Deb. Non sarà come quattro anni fa. Quattro anni fa
avevamo quattordici anni. Fra un anno ne avremo quasi
diciannove.. Sei maggiorenne, puoi seguirmi se parto.
Certo, se non te la senti di lasciare Wyckoff dovremmo
trovare un’altra soluzione. Ma non ho intenzione di rinunciare a te, non dopo
averti aspettata per quattro anni e
mezzo››
‹‹Io..
Oh, al diavolo Wyckoff. Hai ragione. Posso fare ciò
che mi pare; se un giorno mi chiederai di venire con te
lo farò››.
E
per suggellare quella promessa (perché era una promessa che stavo facendo a lui
e a me stessa) lo baciai.
FiNE.
(Non per tutti però..)