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Autore: SamuelCostaRica    26/02/2017    0 recensioni
Un nuovo mondo.
Antichi nemici.
Ma il mondo è davvero nuovo e i nemici sono davvero antichi o è il contrario?
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Violenza
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Chi avesse visto quelle due persone incontrarsi, si sarebbe fatto un’idea errata su di loro.
Uno era alto, muscolo, mascella quadrata, un vero atleta.
L’altro era piccolo, quasi stempiato, portava occhiali circolari e folti baffetti.
Uno era il presidente della confederazione dei pianeti interstellari, l’altro era il generale dei servizi segreti militari.
Il più alto guardò l’uomo più basso con rispetto.
«Generale. È un vero piacere rivederla!» L’enorme mano dell’uomo si abbasso a stringere la mano di quello piccolo, quando questi gliela porse.
«Signor Presidente, la cosa è reciproca!»
Il Presidente era uno che si era fatto da sé.
Aveva vissuto sulla Terra, in un sobborgo di una mega città chiamata Los Francisco. Era prospicente l’oceano chiamato pacifico.
Aveva vissuto lottando contro i bulli del quartiere, anche se, così grande, era considerato un tontolone.
Un tontolone geniale: a scacchi era invincibile, i computer quantici non avevano segreti, ma non voleva diventare un militare.
Non aveva soldi per studiare, ma la sua intelligenza lo aiutò, consentendoli di vincere una borsa di studio per una università di economia: ciò gli permise di studiare e poi di far soldi.
Era un eccellente economista e si interessava sempre più di economia spaziale.
Poi era entrato in politica, un po’ per noi un po’ per riscatto verso chi lo aveva maltrattato.
Diventare Presidente non fu facile: era più di un punto di arrivo per molti, ma per lui voleva che fosse un punto di partenza.
Voleva che i pianeti occupati dai terrestri o con cui avevano contatti politici ed economici di unissero, si aiutassero e si sostenessero a vicenda: era l’unico modo di prendere possesso di tutto quello spazio enorme che circondava la sua civiltà.
Riuscì nell’intento, finendo il lavoro iniziato faticosamente da altri, senza prendersene il merito.
Il Generale non poteva essere più simile a lui, nel suo passato, fino però all’università.
Lui voleva fare il militare per riscattarsi e le sue doti di curiosone e di uomo intrigante lo aiutarono molto.
Fu reclutato dai servizi segreti quando ancora andava all’università, su un pianeta civilizzato dai terrestri.
Finì l’università e incominciò l’addestramento.
Il pianeta usato dai servizi segreti per l’addestramento del personale operativo era in uno stato completo di abbandono.
Quando faceva il corso di sopravvivenza, ben pochi si salvavano.
E non era da dire che chi si era salvato su quel pianeta si sarebbe salvato su di un altro.
Ma lui aveva imparato che la conoscenza dei segreti pone l’uomo sopra tutti, anche se gli altri non vogliono.
Per lui il corso di sopravvivenza fu una passeggiata: sapeva sempre in anticipo quando sarebbe stato abbandonato in mezzo al nulla, dove e cosa c’era nelle vicinanze.
Qualsiasi tentativo dei suoi istruttori di metterlo in difficoltà fu per lui solo un passeggiata.
Non capirono mai come faceva, ma ogni volta arrivava al campo base senza un graffio, senza problemi, con una scorta di cibo da far invidia ad un coltivatore di vegetali.
L’acqua, che su quel pianeta, in alcune zone, scarseggiava, per non dire che mancava, sembrava che gli corresse incontro.
Dopo due anni di queste prese in giro, i suoi istruttori decisero di dare a lui e a quelli del corso un esempio della realtà.
Lo inviarono su un pianeta, base di pirati spaziali, a raccogliere informazioni sui loro movimenti e sui prossimi attacchi che avrebbero fatto.
Nel giro di un mese le informazioni che giungevano dal pianeta permisero ai militari di ridurre notevolmente le perdite di navi in quella zona e di stroncare il commercio illecito che si faceva.
Ma come potesse mandare notizie senza essere scoperto fu impossibile da sapere.
E lui tornò, vittorioso, alla base.
Il suo segreto era nel suo aspetto.
Così com’era fatto, piccolo, quasi pelato, con gli occhiali, non veniva preso in considerazione da nessuno, anzi lo consideravano un fantasma, uno che non esisteva e, spesso, di fronte a lui parlavano di cose che non dovevano essere sentite da nessuno.
E lui, sapendolo, si comportava di conseguenza.
Non gli interessava molto se nessuno lo considerava.
Ma questo gli permise di scalare il comando dei servizi segreti, fino ad arrivare al loro comando.
Ora i due uomini, con passati così diversi, dovevano unire le loro forze per avere un futuro comune.
Il pianeta che avevano deciso di usare per il loro incontro era molto vicino ad un sole rosso, che disturbava le trasmissione radio ed era, pertanto, impossibile intercettare o ascoltare quanto si fossero detto.
I due si incontrarono nell’hangar ove venivano posteggiate le navicelle spaziali, parecchi chilometri sotto terra, per poter resistere alla calura della superficie.
Si diressero verso una porta di acciaio, dietro a cui vi era un corridoio e parecchie stanze.
Entrarono nella prima che trovarono aperta.
Dentro l’aria climatizzata mitigava il caldo del pianeta.
I due si sedettero dietro ad un tavolo circolare, uno di fronte all’altro.
Il Presidente prese per primo la parola.
«Quindi, Generale, a che punto siamo?»
«Meglio di ogni più rosea previsione, Presidente. Il nostro piano ci ha permesso di scoprire più navi di quanti pensassimo che esistessero. Sappiamo di almeno venti navi partite dal pianeta ove è stata distrutta la base spaziale Cartagena. Di certo quell’operazione, Presidente, ci è costata parecchio, in termine di soldi e di uomini, ma il risultato mi sembra più che soddisfacente.»
Il Presidente alzò la mano destra è fermo il discorso del Generale, iniziando a parlare.
«Lo so cosa ci è costata quella operazione e so quali saranno i frutti, ma il lavoro non è ancora terminato. La sa meglio di me che se la Regina e il Tenente Closser dovessero stringere un accordo, ognuno per la sua fazione, noi saremmo in minoranza, con grave rischio per la nostra civiltà. Una evoluzione ulteriore, anche se non tecnologica, della nostra civiltà porterà per forza ad uno sconvolgimento di tutto l’apparato burocratico non indifferente! Di tutto questo, lei cosa mi dice?»
«Le posso assicurare, Presidente, che qualsiasi accordo tra la Regina e il Tenente sarà a nostro favore!»
«Ah!» Disse il Presidente.
«Già. Il Tenente fa parte di una fazione che ritiene che loro e noi dovremmo condividere tutto, anche quella cosa, in modo tale che una uniformità tra i due popoli porti la nostra civiltà molto lontana! E il Tenente è anche molto interessato a quella strana religione, che egli ritiene necessaria per poter sviluppare una migliore comprensione tra i popoli che occupano la galassia, come difensori della democrazia. Lei sa, Presidente, come una certa parte di nostri burocrati, e varie corti reali, vorrebbero l’istituzione di una monarchia planetaria, sottomettendo i popoli meno evoluti e sviluppando una strategia galattica di potere assoluto, di cui spesso abbiamo parlato, e che porterebbe al disastro che la Regina provocò nei secoli addietro. No, penso che il problema non sussista! Sussiste, invece, il problema dei nemici ancestrali della Regina! Pare che lì il Tenente abbia sviluppato una certa ipotesi, che deve essere ancora confermata da altre fonti, ma che mi consente, al momento, di dire che ha la possibilità di uno sviluppo nell’immediato!»
«Vuol dire, Generale, che quanto da voi supposto nella riunione di un anno fa è molto probabilmente la cosa più vicino alla realtà…»
«No, Presidente, non la più vicina! È la sola reale! Perché accanirsi contro un popolo se non per vendicarsi del male subito? E perché non usare un popolo belligerante, dandogli le armi giuste per combattere, anche se non sviluppate da loro? No, Presidente, quella è l’unica ipotesi possibili. E il Tenente ha trovato le prove di tale misfatto. Il suo arrivo è previsto a giorni e potrò chiarire con lui quanto da lui scoperto. La nostra riunione, al momento, è stato un azzardo da parte vostra, Presidente. Qualcuno potrebbe pensare che …»
«Voglio che lo pensi, Generale! Troppe voci, troppi bisbigli, sia da noi che da voi che sui pianeti ostili! Troppi silenzi ignorati che fanno paura! Non pretendo che si agisca subito, ma che si intervenga velocemente, per metterli a tacere e trovare una soluzione definitiva, Generale. Lo so che non è la sua usuale procedura, ma ormai non si può più attendere! La verità è che il nostro futuro, ora, dipende da troppa gente! Troppa, Generale, per non potermi preoccupare! Non penso ad un colpo di stato! Ma se le conoscenze della Regina fossero fuse con alcuni personaggi dei … maghi, il risultato sarebbe tremendo! Non li conterremmo più e alcuni pianeti potrebbero subire gravi disgrazie! Ci hanno già provato, ma erano in pochi e li abbiamo contenuti! In un pianeta li abbiamo dovuti annientare, tirandoci dietro la loro ira! Io stesso, spesso, sono sotto attacco e non sono al sicuro, anche se lei e il Tenente mi ha trovato una scorta più che efficiente! Ma bisogna far smettere tutto ciò! Di quanto tempo ha esattamente bisogno?»
«Da una prima previsione, dopo una consultazione dei nostri più evoluti consulenti… direi forse un anno…»
«Non ho tutto quel tempo, Generale!» Il Presidente si alzò di colpo dalla sedia, picchiando i pugni sul tavolo. «Mi dispiace Generale, ma ha meno di tre mesi, dopo di che, Tenente o Regina, dovrò trovare una via che non piacerà! Sempre ammesso e non concesso le sue informazioni sui nemici siano reali.»
«Presidente, sta esagerando! Nessuno si azzarderà a farle niente, non in questo momento...»
«Proprio questo momento era quello che loro aspettavano! Le informazioni uscite dal vostro comando, per mano di quelli, mi ha già provocato molte brutali discussioni con certe persone, e lei sa di chi sto parlando! Qualcuno si è anche permesso di fare velate minacce. Ora, Generale, le mie informazioni dicono che entro sei mesi un colpo di mano è probabile, entro nove mesi possibile ed entro un anno sicuro! Pertanto si decida, da che parte sta?»
Il Generale, ogni volta che il Presidente, in una qualsiasi riunione, si alzava sormontandolo, lo spaventava e incominciava a sudare, e il Presidente lo sapeva bene.
Ma questa volta il Generale lo guardò da sopra gli occhiali e disse parole di fuoco.
«Per salvarla ho personalmente ucciso più di una persona, alcune molte vicine a lei! Ho dovuto! O loro a lei! Queste mie mane sono lorde di sangue dei suoi nemici! Se pensa che non farei di tutto per interrompere questa serie di eventi, lei sbaglia! Al momento non è possibile far altro! Li abbiamo fermati e un tempo necessario per vedere cosa fanno è necessario! La Regina, quando arriverà, saprà già a chi rivolgersi! La fazione contraria al Tenente ha già piazzato uomini sulla nave! Il Tenete deve prima scoprire chi sono e, se possibile, solo se possibile, li eliminerà! Ma non può agire così in fretta. Già le navi stanno andando ad una velocità inferiore a quella che possono viaggiare, per prendere tempo! Più di così non si può fare! Ci scopriranno! Se la questione scorta la preoccupa, troveremo altri per affiancare quelli che già ha al suo fianco, ma è necessario fare ciò. Necessario, Presidente. Dovrà dormire ancora per un po’ fuori dalla Terra e muoversi con le navi spaziali che le sono state messe a disposizione. Se proprio non di fida, faccia un giro ai bordi della galassia, dalla parte opposta dei nemici. Per trovarla dovranno fare un bel viaggio, o aspettare che lei torni. E non si preoccupi, il vicepresidente non permetterà un colpo di mano! Ci tiene troppo alle sue donne e farà di tutto per salvarle!»
«Sì, buono quello! Ma se ne cambia una ogni mese, di un pianeta diverso! … Va bene, facciamo come dice lei! Ma voglio essere informato quotidianamente! Ha capito?»
«Sarà fatto, Signor Presidente!»
Il Presidente di lasciò sfuggire un sorriso ed uscì dalla stanza, senza proferire parola.
Dopo un attimo una donna, che indossava una uniforma militare, con una camicia bianca, giacca blu con applicate parecchie onorificenza, gomma blu sopra il ginocchio e scarpe con un tacco basso, entrò.
Aveva dei lineamenti dolci e molto sensuali, can capelli nero corvino, viso ovale, occhi grandi di color marrone, un naso alla francese e una bocca larga con labbra carnose: un trucco molto leggero incorniciava il suo volto e un rossetto rosa ricopriva le sue labbra.
«Non è andata bene, Generale?»
Il Generale era distratto, pensieroso, e rispose in modo distratto.
«Non ce la faremo mai! Se non posso muovermi, se non ho informazioni, il Presidente è spacciato!»
«Non dica così, Generale!» La donna si era abbassata e accarezzava la pelata del Generale. «Le informazioni del Presidente sono errate. Gli hanno anticipato tutto di almeno sei mesi, per metterlo sotto pressione. Ho saputo da alcune ancelle che prima di un anno non si muoveranno. Non hanno i mezzi. Più che altro non hanno uomini. Possono occupare forse la Terra e qualche pianeta del sistema solare, forse altri due sistemi solari, ma più in là non possono andare. Per me, possiamo anche aspettare un po’ di più del previsto.»
Il Generale aveva ascoltato attentamente quanto la sua sottoposta gli aveva detto.
Qualcosa non quadrava, ed era meglio porre un limite a ciò.
Diede un colpo secco alla carotide della ragazza, che si portò le mani alla gola, trasecolando e guardando il Generale cercando di capire il perché di quella mossa.
La ragazza morì in poco tempo.
Il Generale si alzò dalla sedia, gli diede un calcio per vedere se era realmente morta, e uscì dalla stanza.
Fuori il suo aiutante lo aspettava.
«Ancelle? Fai spari il corpo e trovamene un’altra più affidabile. Questa parlava troppo!»
L’aiutate lo guardò stupefatto, ma eseguì l’ordine senza parlare.
La lettera che fu inviata ai genitori della ragazza, scritta di suo pugno dal Generale, parlava di una sua improvvisa morte sopravvenuta durante una missione delle massima sicurezza per la galassia. I genitori ricevettero un’urna con le ceneri delle ragazza, ammesso e non consesso che quelle fossero realmente le sue ceneri.
   
 
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