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Autore: Dihanabi    26/02/2017    1 recensioni
"Al tempio c'è una poesia intitolata "la mancanza", incisa nella pietra. Ci sono 3 parole, ma il poeta le ha cancellate. Non si può leggere la mancanza, solo avvertirla."
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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보고 싶다 / Mancanza
 

Un uomo, sulla quarantina, stringe la presa sul volante premendo leggermente il piede sul freno. Come ogni mattina, alla solita fermata, l'autobus si ferma, con un leggero sbuffo meccanico. L'uomo si volta, con un accenno di sorriso sul volto, preparandosi al saluto che, come di routine, lo aspetta. Eppure il giovane ragazzo che saliva sempre a quella fermata non c'è, e il "buongiorno" allegro che veniva sempre riservato all'autista dell'autobus non viene pronunciato se non solo nei suoi ricordi.
Il sorriso dell'uomo sfuma, lasciando spazio a un alone di malinconia.
Come ogni mattina, commette lo stesso errore. Come ogni mattina, solo dopo averlo commesso, l'uomo ricorda.
Dovrebbe smetterla di fermarsi sempre a quella fermata, eppure, ogni giorno, si ritrova ad aprire inutilmente quella porta, senza che essa venga mai varcata. Chiude le labbra, e quel saluto cortese rivolto a un ragazzo dal sorriso perenne affiora nella sua mente, senza trasformarsi in voce, soffocato nel mondo delle parole mai pronunciate.
Nessuno sale più a quella fermata, da tempo.

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La bambina guarda il suo nuovo insegnante di danza con espressione infastidita.
Ha il broncio di chi è stato privato di qualcosa di importante. Lo osserva muoversi con forza e grazia, mentre spiega il nuovo passo.
È un bravo ballerino, pensa, eppure non è il suo Oppa. Non ha quel sorriso gentile e non la richiama con affetto quando sbaglia. Non gli poggia la mano sul capo per complimentarsi quando invece fa qualcosa di giusto. Non è buffo e divertente. O meglio, anche lui fa queste cose, anche se la confidenza è ancora poca. Ma non è la stessa cosa.
E, con l'innocenza di un bambino, la piccola sbuffa. Nell'innocenza della sua età, dove qualsiasi cosa si può ottenere con qualche capriccio, inizia a lamentarsi.
"Oppa è il migliore! Voglio solo lui", sbattendo i piedi sperando di venir accontentata il prima possibile..
Park Jimin, questo è il nome del nuovo insegnante, la osserva attentamente fare i capricci.
Vorrebbe farla ridere con un broncio offeso, ma non può. In fondo lei ha ragione. Non c'è competizione.

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Il sabato le lezioni di danza finiscono molto tardi, Jin lo sa. Per questo, ogni settimana, in quel giorno, prepara il piatto preferito di Hoseok: una ricetta della madre di quest'ultimo che la donna aveva gentilmente passato al giovane.
Sette piatti sono sul tavolo.
I ragazzi fanno la solita confusione mentre mangiano.
Eppure c'è un accordo che manca in questa melodia.
Un piatto resta pieno.
Jin non smetterà mai di prepararne sette.

_

Kim Taehyung si è sempre fatto coccolare, forse fin troppo.
Con qualcuno in particolare, poi, lasciava andare completamente il suo lato infantile, finendo per dormire avvolto nelle sue braccia, rannicchiato in posizione fetale, bramando una protezione che era certo sarebbe arrivata.
Invece, ora, nel suo letto, non riesce proprio a dormire.
Il letto è ormai completamente sfatto, e lui arreso all'ennesima notte in bianco.
Si alza, come ogni notte, e percorre a piedi nudi quei pochi metri di freddo pavimento che lo separano dall'altro letto presente nella stanza.
Raggiunto il bordo, e appoggiatovi le ginocchia, sale gattoni sul giaciglio che accompagna da tempo il suo sonno turbato.
Le coperte sono fredde, ma il materasso ha quella morbidezza che il suo corpo conosce bene, reagendovi immediatamente.
Abbraccia la stoffa inalando prepotentemente alla ricerca di quell'odore. Il solo che ha il potere di farlo stare bene.
Ogni giorno che passa diventa sempre più evanescente, per questo ogni giorno si aggrappa ancora di più a quelle coperte sperando di trovarne ancora. Nonostante questo Taehyung percepisce sempre più distintamente il proprio, e ha il terrore di dimenticare quello che brama.
Non riesce a dormire quella notte.

_

Yoongi fissa il monitor, cercando l'ora che fa capolino nell'angolo dello schermo. Segna le 22:00. È quasi un istinto fissare la porta per un minuto, in vana attesa.
Aspetta. Ogni giorno, intorno alle 22, quella porta si apre, facendo entrare un odore di cibo caldo che avvolge le pareti dello studio. Si apre facendo entrare il sorriso più luminoso al mondo in grado di illuminare meglio di qualsiasi lampadina la stanza, altrimenti buia al di fuori della luce emessa dallo schermo del computer.
Lo stomaco protesta per la fame, anche lui aspettandosi qualcosa. Anche lui già pregusta il pasto e la chiacchierata tranquilla.
È sempre così.
Ma la porta non si apre. Non ci sono saluti stanchi e dita intrecciate, non ci sono pasti caldi e conversazioni sconclusionate per ore e ore.
Al suo stomaco manca qualcosa.
Ma soprattutto manca a lui.
Ricordare...
Fa male.
Spegne il computer, e, come se fosse il movimento più difficile al mondo, come se anche respirare facesse male, si alza. Prende le chiavi, ed esce, salutando silenziosamente quella porta, che poco prima era rimasta chiusa, e si reca al mini-market lì vicino.
Alla fine compra solo dell'acqua, non ha più fame.
Fa male.

_

Namjoon pensa. Ascolta la stessa traccia più e più volte. Play, stop, rewind, play. La musica che esce dalle cuffiette non è male, eppure...
Eppure sente che manca qualcosa. Oppure tutto.
C'è una persona che la renderebbe magica, che gli darebbe grinta nonostante la canzone sia triste. Che gli darebbe quel tocco che ora manca, insostituibile.
Namjoon chiude gli occhi stringendo i denti.
Cammina solitario per il parco che l'ha visto crescere, nel quale, camminando, ha sempre trovato le risposte- In mano tiene il proprio cellulare. C'è quel numero di telefono che affiora. Gli viene automatico comporlo.
Senza stupirsi, guarda il display e lo riconosce. Non chiama, però.
Apre quella chat.
"Tu che faresti, amico mio?" chiede, inviando la domanda come messaggio vocale.
Forse è una lacrima quella suo suo viso.
Non importa se la sua voce trema, nessuno ascolterà quell'audio.

_

Jeongguk cammina per il corridoio chiaro, camminando lento, con passo stanco, giungendo alla sala prove.
Ha l'aspetto di chi ha l'anima a pezzi e il cuore infranto.
Un rumore improvviso lo desta dai suoi pensieri. Una porta si è chiusa alle sue spalle, in fondo al corridoio. Con lo sguardo percorre la sala, le cui pareti ospitano grandi specchi.
Cerca un riflesso che non troverà.
"Hyung?" sussurra, e non gli importa di star piangendo, sa che lui non lo giudicherà.
Per questo è li che va quando deve parlare, quando gli serve qualcuno che gli dia forza.
Non ci si rivolge forse al sole quando la notte è troppo spaventosa?
Piange più forte, perché questa volta non è giunta risposta.

_

Era tradizione, una volta al mese, quella di festeggiare tutti insieme.
A tavola sono occupati sei posti.
I pensieri di tutti sono rivolti al settimo, vuoto.
Il primo ad affrontare l'argomento è Jin. Forse è per via della sua maturità, o della sua forza interiore. Forse perché, dentro sé, è consapevole che in fondo anche gli altri stanno pensando la stessa cosa, ma nessuno di loro oserà pronunciare quelle parole.
"Non ce la faccio, non in sei."
Sarà Yoongi, invece, a tramutare quella frase in qualcosa di reale.
Sette anime e sei corpi si trovano ora nello stesso posto.
La foto di Hoseok poggiata sull'altalena.
Ora va meglio, per quanto triste.
Sono in sette, ora, anche se uno di loro non parla. Eppure è a lui, e lui soltanto, che si rivolgono le loro voci.
L'altalena non risponde, tanto meno la foto. Ma loro lo sanno. Lui è lì, con loro.
C'è il sole, in fondo, e dove c'è il sole, non può che esserci anche Hoseok.
I sei ragazzi sono seduti a terra, sull'erba umida, in semicerchio contornando l'altalena.
Jin ha portato da mangiare. Sette piatti, come sempre.
Jimin continua a raccontare buffi aneddoti, mentre Taehyung è ad occhi chiusi, cercando di sostituire al calore del sole quello delle carezze di Hoseok.
L'altalena dondola un poco, nonostante non ci sia vento.
Il cuore di ognuno sobbalza, e si fanno silenziosi per qualche secondo.
Jeongguk e Namjoon si abbracciano, sono i primi ad aver capito.
Yoongi si alza, e mentre gli altri lo osservano, come a dargli forza, si avvicina alla catena che ancora dondola un poco, sussurrando quelle parole che, nonostante faccia dannatamente male, gli mancava tanto dire.
I raggi del sole sembrano sempre più caldi, come se li volesse abbracciare tutti.
Allora i ragazzi si uniscono in un caldo abbraccio, godendo di questo calore. Un calore dolce, che sa di affetto. Sa di amore. Sa di quei sorrisi che solo Hoseok riusciva a donare.
Yoongi lo sente, nella sua pelle, cosa sussurra il sole.
"Anch'io".

 

 

Al tempio c'è una poesia intitolata "la mancanza", incisa nella pietra.
Ci sono 3 parole, ma il poeta le ha cancellate.
Non si può leggere la mancanza, solo avvertirla.

Dal film Memorie di una geisha

 

 

 

Nda.

Per la piccola stellina Gabby e la mia Eonni, nonché quel piccolo sole di Jung Hoseok e tutti i bambini della ot7.

- Dihanabi

  
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