Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Daleko    27/02/2017    2 recensioni
Era bella, tra le più belle delle nobili della Svevia e forse anche dell'Allemagna tutta, eppure il suo viso era pensoso e intristito. Le lunghe ciglia fremevano nella brezza di fine estate e le gonfie labbra rosee mandavano, sussurrando, dolci parole alla Foresta Nera. Una voce d'uomo la colse d'improvviso, inducendola a voltarsi senza perdere l'equilibrio.
Genere: Fluff, Malinconico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest | Contesto: Contesto generale/vago, Storico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
2.
 
 
L'albergo era tra i più lussuosi di quell'inizio secolo. Accennando inchini agli altri Principi Elettori, incontrando sue pari tra i corridoi egregiamente decorati, Katharine fingeva un'allegria che non le apparteneva. Arrivata alla sua stanza, sentendosi su di uno di quei transatlantici di cui aveva sentito parlare, richiuse la porta dietro di sé sbuffando e scuotendo i capelli dorati. Crucciata da qualcosa che cercava d'ignorare, volse lo sguardo intorno nel ricercare le sue proprietà. Le iridi chiare si posarono dapprima sullo scrittoio e sulla scranna dorata lì vicino, poi verso l'armadio perlaceo contenente i suoi abiti e infine, annoiata, tentò d'intrattenersi nell'ammirare le decorazioni alle pareti, sul soffitto e tutt'intorno. Dopo una manciata di minuti rinunciò al tentativo di distrarsi, si diresse a grandi passi verso il letto a baldacchino e si gettò sul morbido materasso con una smorfia di fastidio. Incrociò le mani sul petto, batté un tacco sulla moquette scura per qualche tempo e fu infine interrotta dal delicato bussare alla porta. «Desidero non essere disturbata!» scandì con irritazione senza spostare lo sguardo dal drappo di seta. La porta si aprì comunque, inducendola a scattare ritta seduta con le gote arrossate, ancora più bella del solito. «Ho espressa– Oh!» s'interruppe all'improvviso con un soffio a fior di labbra. Heinrich era fermo sulla porta, con una postura perfetta e parimenti perfetto nell'estetica. Katharine non aveva molte occasioni di vedere suo fratello così ben agghindato: lo ritenne all'ultima moda, e notò quanto quest'ultima moda gli donasse particolarmente. Sulla camicia d'un bianco accecante aveva fatto annodare un plastron blu scuro fermato con una perla, mentre lo smoking nero tendeva a risaltare la sua carnagione chiara. Le scarpe basse, perfettamente lucide d'un profondo nero, erano coperte da eleganti ghette in tessuto grigio scuro. Ciò che però colpiva maggiormente Katharine era il cilindro, anch'esso nero, che Heinrich portava lievemente inclinato verso destra. Volto completamente sbarbato, capelli pece che donavano ai suoi occhi azzurro ghiaccio. La ragazza si alzò rapidamente, ravvivandosi i capelli. «Non sapevo che foste Voi, Heinrich, perdonatemi» si scusò con un cenno rispettoso del capo. Il fratello le sorrise benevolo. «Non è importante, Kathe. Sono quasi le diciotto, avrei mandato la servitù ma so che non avresti prestato ascolto ad altri. È ora di cena» la informò con tono pacato. La squadrò per un attimo mentre la sorella continuava a maneggiare la pettinatura. «Almeno hai un abbigliamento appropriato. Dopo di te» la invitò a uscire con un gesto della mano e Katharine obbedì pacatamente. La sinuosa forma del suo corpo era accentuata dagli strati di seta blu che inspessivano la sua figura in un abbigliamento elegante che non apprezzava eccessivamente. Il busto le modellava le forme e i sottili guanti bianchi le pizzicavano sui polpastrelli. Uscì nel corridoio adornato di lumi dorati e tappeti rubino e si diresse verso le scale, seguita da suo fratello. Le donne presenti, ridendo e cinguettando tra loro, indossavano dei piacenti cappellini adornati, per lo più, da piume di struzzo. Katharine adocchiò altre sue coetanee, anch'esse sprovviste di cappelli, e accennava gentili saluti col capo nell'incrociarle. Tutte arrossivano nell'incontrare lei o suo fratello, immediatamente dietro di lei; la bellezza non solo d'animo, ma anche d'aspetto della casata Hohenstaufen colpiva tutti, che mormoravano al loro passaggio e che premevano sul fastidio di Katharine. «Fratello, era proprio necessario quest'evento sociale?» domandò titubante nello scendere le scale. Heinrich le porse il braccio cui lei si appoggiò con reverenza. «Katharine, non essere sciocca. Era indispensabile» le rispose a mezza voce mentre scendevano l'elegante scalinata.
Katharine non era pronta per quello che l'aspettava: nell'entrare nella spaziosa sala, parzialmente inondata dal fumo delle sigarette, fu stordita da un lampo accecante. Un crocchio di giornalisti si teneva in disparte per testimoniare l'evento. La giovane si sentiva confusa a causa dell'incessante parlottare dei presenti, del quartetto d'archi intento a suonare per intrattenere i nobili e per i lampi provenienti dalle macchine fotografiche. «Non riuscirò mai a tollerarli!» si lagnò con il fratello. «Sono un'offesa al buon gusto e all'arte intera» continuò mentre si dirigevano al tavolo. Heinrich ridacchiò divertito e al loro arrivo Violante e Gerhard, già seduti all'adornato tavolo circolare, si alzarono in segno di rispetto. Katharine si sciolse dalla presa gentile del fratello, salutò rispettosamente i suoi altri due familiari e attese con loro che Heinrich si sedesse, prima di accomodarsi a sua volta. Dei servitori accorsero per sistemare la loro seduta e la giovane, con il busto dritto e ben composta, si volse verso Gerhard. «Non avete trovato il viaggio stancante, fratello mio?» gli chiese quasi cinguettando per far passare il tempo. Violante, con il cappellino di piume ben sistemato sui capelli biondi, le rivolse un'occhiata di disappunto. Tenendo con leggiadria il bocchino lontano dalle labbra ben dipinte, la rimproverò: «Katharine, non usare quel tono squillante in pubblico» disse con voce contenuta. La giovane si corrucciò, cercando con lo sguardo Heinrich che, di suo, si volse nuovamente verso Gerhard. «Hai portato i miei omaggi ai von Lothringen?» domandò con sguardo pacato. Gerhard, anch'egli vestito con abiti eleganti –ma distinto da un doppiopetto e una semplice cravatta blu scuro– annuì. «Ricambiano rispettosamente e ci invitano, per domani sera, a una serata di gala in città» rispose. Katharine si lasciò andare a un breve sbuffo, venendo subito fulminata con gli occhi da sua sorella. Heinrich sorrise mentre la servitù si spostava fra i tavoli per servire loro i piatti. «Ottima idea. Desidero da tempo che la piccola Katharine si avvicini al figlio minore di Konrad, Hermann. Le nostre casate ne gioverebbero in caso di una sincera amicizia» pronunziò con calma; la mano destra si spostò verso la forchetta al lato del piatto, imitata da quelle di Violante e di Gerhard. Katharine, inebetita, sentì le gote avvampare e si voltò verso il fratello maggiore. «Scusatemi, Heinrich, ma temo di non capire» gracchiò con voce roca. Heinrich non alzò lo sguardo dal piatto. «Ne parleremo domattina, Katharine. Comportati educatamente, per favore» la rimproverò dolcemente. La ragazzina ci mise un po' per riuscire a ingoiare il primo boccone di quella che, rifletté, si preannunciava un
a lunga serata.




 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Daleko