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Autore: DalamarF16    27/02/2017    2 recensioni
Questa storia è il seguito di: "La Recluta". Mentre Steve e Natasha sono impegnati nelle vicende di Captain America The Winter Soldier, Clint è alle prese con il recupero della vista, sempre accompagnato dal fidato Tommy. Il ritorno di tutti i miei personaggi de La Recluta, con l'aggiunta dei nuovi arrivati: Sam Wilson e Bucky, e non è escluso l'arrivo di Coulson. Come procedevano le vite degli altri avengers durante TWS? E come cambieranno le loro vite dopo la caduta dello SHIELD?
ATTENZIONE: Ho messo l'avvertimento spoiler per precauzione, potrei mettere riferimenti alla prima stagione di agents of SHIELD
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Nuovo personaggio, Steve Rogers/Captain America
Note: Cross-over, Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Avengers: Rinascita.'
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A/N: Sono vivaaaaaaa! Scusate l'immenso ritardo...e siccome mi voglio malissimo, vi dico anche che questo capitolo era pronto da mesi, ma non sono mai riuscita a pubblicarlo prima... ecco l'ho detto.
Sarò rapidissima questa volta perchè non voglio rubarvi altro tempo... voglio solo davvero ringraziare tutti coloro che mi leggono e chi ha speso qualche minuto per recensirvi. GRAZIEEE
E buona lettura!

Capitolo 13: FINO ALLA FINE

Tommy non era mai stato così teso in vita sua prima d’ora. Era seduto sul sedile del passeggero di quel fuoristrada mentre Bucky guidava ormai da una mezz’oretta. Si trovavano sulla via Emilia, stando al loro navigatore, e presto si sarebbero immessi sulla superstrada che li avrebbe condotti al porto e, da lì, al traghetto.
Tommy avrebbe voluto poter guidare, se non altro per avere qualcosa da fare e impedire alla propria mente di di mostrargli i peggiori scenari possibili e immaginabili. Ovviamente era in grado di guidare un’automobile, lo SHIELD lo aveva addestrato ai vari stili di guida, da quelli più spericolati per non perdere il soggetto durante un inseguimento a quelli più anonimi da utilizzare durante la sorveglianza e i pedinamenti, tuttavia lo SHIELD non esisteva più, e il suo distintivo non sarebbe stato un permesso valido di guida nemmeno in America, figuriamoci in un paese straniero dove l’età minima per condurre un’auto erano i 18 anni. Quindi, Bucky si prendeva tutta la parte divertente del viaggio e a lui restavano i film mentali.
-Cercherò… Di non cacciarci nei guai- la voce del compagno di viaggio lo fece sobbalzare. Bucky non era stato un chiacchierone nemmeno quando erano nella casa sicura, ed erano le prime parole che diceva da quando erano partiti. Per Tommy, che si era ormai abituato a viaggiare con Clint, che non taceva nemmeno quando dormiva, era un bel cambiamento.
-Tranquillo- gli rispose con una sicurezza che non sentiva. -Andrà tutto bene. Come dice Clint, nessuno sospetterà che viaggi con un ragazzino, nemmeno Tony Stark-
Bucky non rispose subito, ma rimase con gli occhi puntati dritti sulla strada, concentrato sulla guida.
-Che succede…- chiede dopo un po’ -se dovessi avere un flash?-
-Lo affronteremo. Come sempre. Io non sono Clint, o Steve, lo so, ma sarò con te, te lo prometto-
L’auto sbandò all’improvviso mentre Bucky si portava le mani alla testa, probabilmente in preda a uno dei suoi attacchi. Tommy agì prima ancora di pensare. Sperando di non finire in un burrone, si lanciò in braccio al Soldato d’inverno e premette disperatamente il piede sul freno mentre raddrizzava il volante.
Bucky urlò di dolore, ma fortunatamente era completamente perso nel vortice del flash che gli instinti del Soldato d’Inverno non si manifestarono; Tommy si costrinse a ignorarlo e ad accostare l’auto a bordo strada prima di provocare incidenti.
Solo una volta fermatosi scivolò di nuovo sul sedile del passeggero. Con uno scatto dell’apposita leva, abbassò lo schienale del sedile, mettendo, di fatto, il soldato in una posizione quasi distesa; gli prese la mano e cercò di parlargli, di riportarlo alla realtà.

***

Sarò con te.
Erano bastate tre semplici parole a procurargli una fitta lancinante alla testa.

Si trovava di nuovo su quell’helicarrier a Washington, e aveva una sola missione: uccidere Captain America e liberare l’Hydra dal loro più grande nemico, in modo che potessero rendere gli Stati Uniti un posto migliore, governato dalla pace e dalla giustizia.
Doveva ammetterlo, il suo nemico era abile e dotato di una testardaggine davvero fuori dal comune, ma non sarebbero bastati a salvargli la vita, non questa volta.
Avrebbe solo voluto sapere per quale motivo non lo stava combattendo.
Quest’uomo sosteneva di essere suo amico.
“Perchè io sarò con te fino alla fine”

La scena cambiò.

Due amici, due ragazzini. Steve. Steve era molto più piccolo di quello che era oggi, e aveva gli occhi tristi.
Sua madre era appena morta.
Bucky andava da lui ogni mattina, e lo tirava giù dal letto a suon di bicchieri di latte, pane raffermo e qualche biscotto rotto, tutto ciò che riusciva a farsi dare dal panettiere dietro casa.
La cosa positiva era che Steve, con la sua perenne gentilezza ed educazione, era ben voluto da tutti, e, ora che non aveva più nessuno al mondo a occuparsi di lui, tutti erano più che felici di dargli una mano come potevano, e Bucky lo apprezzava.
Non erano tempi facili per nessuno, ma ognuno dava più volentieri tutto ciò che poteva.
Si aprì la porta di casa dell’amico con la chiave nascosta sotto lo zerbino e si diresse a rapidi passi nella sua camera da letto.
“In piedi” gli diede uno scossone giocoso buttandosi sul letto insieme a lui per svegliarlo.
“Vattene”
“Nemmeno per sogno. Fino alla fine, ricordi? Non ho intenzione di rompere quella promessa. Sarò con te. Qualunque cosa accada”

Steve si era cacciato nell’ennesima rissa, ma questa volta con le persone sbagliate.
Quattro ladruncoli stavano cercando di rapinare la vecchietta che abitava all’angolo della strada e, Steve, essendo Steve, ovviamente era intervenuto per aiutarla.
E ora Bucky era steso su una barella del pronto soccorso a farsi ricucire il fianco. Uno di quei ragazzi era armato di coltello, ma nessuno dei due lo aveva notato nella concitazione del momento fino a quando la lama non si era infilata nelle sue carni.
I ragazzi erano scappati, e loro due erano ora in un mare di guai. Bucky sorrise quando sentì da fuori la porta Steve che insisteva perchè lo facessero entrare.
Il solito testone.
“Sei a posto” gli sorrise l’infermiera aiutandolo a sedersi prima e a rivestirsi poi. “Fa piano quando ti muovi e non fare sforzi, intesi?
“Sì, signora. Grazie”
“Ci rivediamo tra una settimana per togliere i punti”
Trovò Steve seduto a terra accanto allo stipite della porta; il biondo saltò in piedi nel momento stesso in cui uscì, e fu subito al suo fianco per sorreggerlo. Riuscì miracolosamente ad arrivare a casa prima di lasciare libero spazio alla furia.
“Non dovevi metterti in mezzo!” lo aggredì “Guarda cosa ti è successo per colpa mia!”
“Se non fossi intervenuto probabilmente ti avrebbero ucciso di botte, Steve!”
“Me la stavo cavando benissimo!”
“Ah sì? Quell’occhio nero è l’ultima moda in fatto di make-up?”
Steve sapeva essere testardo, ma James non era da meno, non quando si trattava dell’incolumità del suo migliore amico che aveva un istinto di autoconservazione praticamente inesistente.
“Non voglio che tu venga ferito” ammise alla fine, quasi controvoglia, Steve. “Sei l’unica famiglia che mi rimane…”
“Appunto. E in famiglia ci si protegge. Sarò con te. Sempre”

“James! James!”
Qualcuno lo stava scuotendo, trascinandolo fuori dal vortice dei ricordi. L’atmosfera di fine anni ‘30 si dissolse, e si ritrovò a fissare il soffitto di un automobile.
Si alzò di scatto, ignorando l’emicrania.
“Sta giù. Sta giù!” Tommy lo spinse delicatamente contro il sedile. “Va tutto bene. Siamo fermi a bordo strada. Non è successo niente”
“Come… cosa?” chiese, confuso, ma allo stesso tempo sollevato.
“Ho preso il volante quando è iniziato il flashback” spiegò tranquillamente Tommy, il respiro solo un poco affannoso forse per la tensione e James riuscì di nuovo a respirare. Non aveva fatto del male a nessuno, questa volta.
La sua mano andò d’istinto al fianco destro, dove un dolore sordo si stava facendo vivo. Alzò la felpa con fare assente e le sue dita trovarono una cicatrice, là dove l’infermiera gli aveva messo i punti nella sua visione.
“Tutto a posto?” chiese Tommy preoccupato, sporgendosi appena per assicurarsi che non fosse ferito.
“Sì…” sussurrò il soldato, poi prese un respiro e mostrò la cicatrice a Tommy. “Ho rivisto… il momento in cui mi sono fatto questa… ero con Steve”
“Eri in guerra?”
James sentì un timido sorriso che gli si formava sulle labbra mentre scuoteva la testa.
“Un vicolo di New York. Steve ha… difeso una vecchietta… e io gli ho dato una mano”
“Sembra una di quelle cose stupide che farebbe Clint” fu il commento del ragazzino.
“Guida tu per un pochino” gli chiese James, chiudendo gli occhi sperando invano di ridurre il martello che gli stava uccidendo la testa. Sapeva che era un rischio, ma non se la sentiva di rimettersi al volante con un’emicrania di tali proporzioni. Perfino la luce gli dava fastidio.
“Va bene” acconsentí il ragazzo, forse rendendosi conto delle sue condizioni e scese per raggiungere il sedile del guidatore mentre lui scivolava su quello del passeggero. Abbassó lo schienale e si calcó il suo fedele berretto e il cappuccio della felpa sugli occhi. “Stai bene?” gli chiese “Vuoi che ci fermiamo?”
“Prima usciamo dall’Italia, poi avremo tempo. Gli altri aspettano che noi siamo sani e salvi per partire. Non possiamo perdere troppo tempo”
Tommy annuí e prese il raccordo della superstrada che li avrebbe portati fin quasi al porto.
Tommy guidava prudentemente, restando sempre al di sotto dei limiti di velocitá ed evitando di attirare l’attenzione con manovre azzardate. James chiuse gli occhi e si lasció scivolare in un sonno leggero.

La crisi era scampata. Fortunatamente il flashback non era durato molto, anche se aveva lasciato il Soldato con una brutta cera. Ora peró si era addormentato e Tommy era libero di rilassarsi.
Arrivati al porto, si occupó dell’imbarco del traghetto, scegliendo tra le biglietterie quella con l’impiegato più svogliato per non rischiare di incappare in problemi. Tornó all’auto e mando un sms a Clint. James dormiva ancora.
Lo sveglió una volta imbarcati, ma solo x evitare che si svegliasse in preda al mal di mare.

***
 
-Siamo nella cacca nera fino al collo- esordì Clint e Natasha roteò gli occhi. Era sempre così melodrammatico…
-Spiegati- lo incoraggiò, quando fu evidente che non aveva intenzione di dare ulteriori spiegazioni.
-Coulson non ammetterà Barnes nello SHIELD.
Nella voce di Clint c’erano amarezza e sorpresa, insieme a una punta di tradimento, forse, ma Natasha non era poi così sorpresa dalla notizia. Certo, forse una parte di lei sperava che gli fosse subito concessa una seconda possibilità, ma dall’altra capiva che Coulson era probabilmente una persona diversa da quella che avevano conosciuto, o, se non altro, si trovava in una posizione diversa rispetto a quando aveva accettato di correre il rischio e dare a loro due una seconda possibilità.
Coulson non era più un semplice agente che poteva permettersi mosse azzardate perchè lo SHIELD era una delle organizzazioni più potenti sulla terra; adesso era il capo di ciò che stava rinascendo dalle ceneri di quello SHIELD, con l’aggravante dei fatti di Washington.
Nessuno, dopo ciò che era stato reso pubblico, si sarebbe fidato della rinascita di quell’organizzazione che era stata così cieca da non vedere che stava venendo divorata dall’Hydra dall’interno. Assoldare il Soldato d’Inverno sarebbe stata una mossa suicida a dir poco, e Natasha, razionalmente, poteva capirlo. Si era anche aspettata la furia di Clint. Il suo amico era un idealista, uno che credeva profondamente nei valori che gli erano stati insegnati, e, soprattutto, nelle persone.
Clint era quello che chiamavi se ti serviva un soldato fedele, ma allo stesso umano, ma quello che scartavi a priori se la missione prevedeva l’arte della diplomazia, o se riguardava la politica. Clint non capiva la politica, e non voleva nemmeno capirla, e la stessa cosa poteva applicarsi ai regolamenti, questo Natasha l’aveva capito ormai da tempo, e non era poi sicura che fossa una cosa così malvagia, da un certo punto di vista.
Non sempre essere come lei era un vantaggio; certo, gli permetteva di vedere le cose in maniera più oggettiva e distaccata, dividendo nettamente missioni e vita privata, ma  si era chiesta spesso, specialmente dopo gli ultimi eventi, se ragionare col cuore come facevano Steve e Clint fosse poi così sbagliato.
In fondo, era proprio grazie a un ragionamento del genere se era andata a riprendersi Clint solo con l’aiuto dei vendicatori e senza minimamente preoccuparsi del fatto che lo sceicco minacciasse di scatenare la terza guerra mondiale.
La vecchia Vedova Nera, quella di non poi troppi anni prima, a ben pensarci, sarebbe andata direttamente dal Fury e avrebbe probabilmente deciso che lasciare che lo sceicco uccidesse Barton sarebbe stata la soluzione migliore per la salvaguardia della sicurezza internazionale.
La nuova Natasha era nauseata dal solo pensiero.
-Te lo aspettavi, vero?- le chiese Clint all’improvviso, forse insospettito dal suo silenzio, o dalla sua mancanza di indignazione.
-Non posso dire che non avessi preso in considerazione la possibilità- ammise la donna, alla fine. -Coulson non è più la stessa persona, è direttore dello SHIELD ora, e come tale deve comportarsi-
-Fury ha ammesso te-
-Io sono brava, Clint, ma Barnes è un supersoldato a cui è stato fatto il lavaggio del cervello. Il livello di pericolosità è ben diverso, e lo sai-
-Ma Steve…-
-Steve non ucciderebbe mai il suo migliore amico, nemmeno in caso di estrema necessità- lo fermò subito la rossa, e non c’era bisogno di andare oltre. Entrambi sapevano che era la verità.
-E ora che si fa?- sospirò l’arciere.
-Chiama Coulson, fatti dare l’indirizzo di una casa sicura e riuniamoci là. Quando arriveranno gli altri, decideremo cosa fare.-

***

Il viaggio di Steve e Sam fu sostanzialmente tranquillo, se non fosse stato per Steve coi nervi a fior di pelle. Sam non faceva fatica a capirlo. Se avesse avuto la possibilità di riunirsi con Riley dopo averlo letteralmente cercato per mezzo mondo, anche lui non avrebbe preso bene la prospettiva di separarsene dopo poche ore.
Lui stesso non si sentiva tranquillo. Temeva che Tommy non riuscisse a contenere uno dei flashback di Bucky o che, peggio, qualcosa durante il viaggio risvegliasse la macchina da guerra nascosta dentro di lui. Non era tanto preoccupato per un’eventuale fuga, quella, se mai, avrebbe reso le loro vite un po’ più facili, almeno fino a quando l’Hydra non avesse ritrovato il Soldato, ma a quel punto sarebbero stati comunque in grave pericolo, quanto per la reazione che avrebbe potuto avere Steve.
Aveva passato gli ultimi mesi in giro per il mondo, spremendosi fino allo stremo delle proprie forze per seguire ogni traccia che potesse condurlo al suo migliore amico, e temeva non avrebbe retto di fronte alla prospettiva di ricominciare tutto da capo.
Al momento, tuttavia, doveva solo cercare di non mostrare niente a quello che ormai considerava il suo migliore amico. Steve aveva già abbastanza problemi così.

Quando si riunirono con gli altri, mancavano solo Bucky e Tommy, ancora in viaggio per raggiungere il loro aeroporto di partenza.
Sarebbero arrivati, alla meglio, il giorno dopo in serata.
Ad attenderli non c’erano solo Steve e Natasha, ma anche un uomo sulla quarantina avanzata, vestito elegantemente, ma allo stesso tempo con la faccia più colpevole che potesse essere espressa da viso umano, e di colpa Sam ne aveva una grande esperienza.
-Phil Coulson- L’uomo gli tese la mano e gli fece un mezzo sorriso.
-Sam Wilson- si presentò a sua volta.
E così, questo era il famoso Coulson. Sam non potè evitare di chiedersi per quale motivo uno come Fury l’aveva ritenuto così in gamba da resuscitarlo (a quanto gli avevano detto) e farlo nuovo direttore dello SHIELD.
L’uomo non emanava nessuna aura di potere, anzi, in mezzo a una folla, sarebbe probabilmente passato inosservato. Non aveva nemmeno il fisico e l’atteggiamento di un soldato, non parliamo poi di vederlo come direttore dell’organizzazione. Fury era fatto di tutta un’altra pasta, la sola presenza era sufficiente per ricondurre tutti all’obbedienza, beh tutti tranne Steve Rogers, ovviamente, ma questa era un’altra storia.
Sam si ritrovò a chiedersi se invece Steve avrebbe obbedito o meno volentieri al nuovo arrivato, che sembrava, se non altro, molto più genuino e meno spia rispetto all’uomo con un occhio solo. Quando guardò l’amico con la coda dell’occhio, però, lo vide teso, e quasi furibondo.
Coulson notò, evidentemente, la stessa cosa (non che fosse poi così difficile, Steve era un libro aperto, come amava ricordare loro Natasha), perchè sembrò improvvisamente piuttosto a disagio.
-Mi scuso per l’inganno, Capitano. E anche con te, agente Romanoff, ma…-
-Beh, non potevi certo dirci che saresti morto e risorto… nemmeno Gesù è arrivato a tanto.- lo interruppe Natasha, pratica come al solito -Anche se… perchè non dircelo subito? Perchè aspettare tutto questo tempo?-
-Ordini di Fury- fu la risposta -Probabilmente si aspettava, o aveva già avuto informazioni, riguardo gli agenti dell’Hydra infiltrati, e probabilmente ero il suo piano B-
-Compartimentazione- fu l’unico commento di Steve a tutto ciò, l’amarezza a malapena celata.
-Ti devo ancora un pugno- fu l’unico commento di Clint, che se ne stava appoggiato alla parete con le braccia conserte. L’affermazione fece sollevare le estremità delle labbra dell’uomo in un brevissimo sorriso.
-Vogliamo arrivare al dunque?- tagliò corto il direttore.
-Non ci uniremo a te- dichiarò l’arciere, più diretto delle sue frecce.
-Come?- fu la risposta, evidentemente perplessa, dell’uomo, e Sam non potè non farsi la stessa domanda.
-Mi hai sentito. Non ci uniremo a te…-
-... a meno che tu non accetti anche il Sergente Barnes- completò Natasha.
Era decisamente un bene che Tommy e Bucky non fossero ancora arrivati.

***

Come? Coulson non voleva accettare Bucky tra le fila dello SHIELD?
Steve si sentì come se lo avessero appena preso a schiaffi. Non era possibile.
Bucky aveva dato, letteralmente, la vita per salvare gli Stati Uniti durante la seconda guerra mondiale. Era stato catturato, e non si era spezzato. Poi, nonostante i capi dell’esercito avessero deciso di abbandonarlo ad Azzano, era tornato in servizio, dopo le torture, dopo tutto quello che aveva passato.
Era precipitato in un dirupo; era stato preso, torturato, gli avevano fatto un cazzo di lavaggio del cervello e l’avevano trasformato in un’arma letale. E tutto questo, fondamentalmente, perchè un bel giorno aveva deciso che era suo dovere arruolarsi per la salvezza del loro futuro.
E ora, quello stesso governo, sotto forma di un’organizzazione militare clandestina, lo rifiutava? Forse Natasha aveva ragione, forse non era tagliato per quel lavoro, ma semplicemente non. Era. Giusto.
***
Sì, Clint sapeva che il piano era quello di parlarne prima di prendere una decisione, ma, sul serio, c’erano poi decisioni da prendere?
Lui era fermamente convinto che fosse un’ingiustizia. Se lui aveva avuto diritto a una seconda possibilità dopo New York (anzi, una terza, se si considerava il suo arruolamento come seconda), perchè non doveva averla Bucky?
Se era stata concessa a lui, un ladruncolo di strada cresciuto in un circo, perchè non doveva averla lui, un soldato pluridecorato la cui unica colpa era stata morire in guerra?
Ovviamente, il voto di Steve sarebbe stato scontato, e probabilmente anche quello di Sam, che sicuramente avrebbe appoggiato il supersoldato. Tommy… era Tommy, e non c’era bisogno di aggiungere altro.
L’unica incerta era Natasha, che sicuramente aveva dato delle ottime motivazioni in sostegno di Coulson, ma Clint era quasi certo che alla fin della fiera, avrebbe preso la decisione giusta.
E quando l’aveva spalleggiato ne aveva avuto la conferma.
Clint sospirò di sollievo e si staccò dalla parete per affrontare Coulson faccia a faccia. Phil era decisamente sorpreso dalla piega che avevano preso gli eventi.
-Come?-
-Ci ha sentito- anche Steve fece un passo avanti. Tutto in lui gridava il rispetto che provava nei confronti dell’uomo, o per lo meno del suo grado, ma aveva lo sguardo deciso e testardo tipico di chi non ha intenzione di smuoversi dalla propria posizione.
-Il Sergente Barnes è stato una vittima dell’Hydra- si intromise anche Sam, pacato e razionale. Probabilmente era quello che aveva più speranze di tutti di ottenere un assenso. -E’ un soggetto pericoloso-
Soggetto.
Non criminale.
Non assassino.
Clint riconobbe il protocollo standard delle squadre speciali. Il centro dell’azione non era mai definito criminale, nemmeno se uccideva o prendeva ostaggi. Era sempre e comunque un soggetto.
-Senta- sospirò Falcon -Ho lavorato con i veterani, ma sono sicuro che questo lei lo sappia già- Coulson si limitò a un mezzo sorriso con la scritta “colpevole” a caratteri cubitali sopra. -Riconosco un disturbo da stress post traumatico quando ne vedo uno. Il sergente Barnes è un prigioniero di guerra, non certo un loro complice-
-Ha ucciso più persone di quante riusciamo a contarle - obiettò Phil, ma se non avesse parlato sarebbe stata la stessa cosa, perchè Sam andò avanti come se lui non avesse aperto bocca.
-Anche le pistole- fu la replica -Eppure loro non vengono messe sotto processo. Direttore Coulson, non le chiedo di dargli fiducia incondizionata, ma, come responsabile del gruppo di supporto dei Veterani, le chiedo di prendere in considerazione di esaminare almeno il caso alla luce di una mia perizia-
Nella stanza calò un silenzio colmo di tensione. Perfino Clint stava pregando affinchè gli venisse data una possibilità.
Phil estrasse un cartoncino dalla tasca e lo porse a Sam.
-Domani. Ore 10:00. Da solo. E non faccia tardi-
Sam si lasciò scappare un sorrisino soddisfatto dei suoi.
-Sissignore-
Phil salutò e uscì proprio nell’istante esatto in cui Natasha rispondeva a un messaggio di Tommy. Inspiegabilmente, erano appena atterrati all’aeroporto La Guardia.


A/N: E per il capitolo 13 è tutto... secondo voi come prenderà la notizia il nostro Bucky? E Tommy? Quali conseguenze porterà sui nostri amici la decisione di Phil?
Lasciatemi un commentino se vi va!
Alla prossima!

   
 
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