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Autore: Shainareth    04/06/2009    1 recensioni
[Gundam SEED Destiny] Lo sguardo preoccupato dell’Ammiraglio si spostò dal cielo buio che si intravedeva al di là delle finestre, attraverso le tende semichiuse, alle lancette dell’orologio a muro che segnavano già le undici e cinquantacinque minuti.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Athrun Zala, Cagalli Yula Athha
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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08 marzo




Lo sguardo preoccupato dell’Ammiraglio si spostò dal cielo buio che si intravedeva al di là delle finestre, attraverso le tende semichiuse, alle lancette dell’orologio a muro che segnavano già le undici e cinquantacinque minuti. Quindi, lentamente, si posò sul capo biondo della fanciulla che, china sulla scrivania, il laptop aperto davanti a sé, continuava imperterrita a tracciare velocemente su mucchi e mucchi di fogli la propria firma in una grafia che con il tempo e con la pratica era diventata molto diversa da quella di pochi anni prima, quando ancora conservava le ultime impronte dell’infanzia.

   Erano passati diversi mesi da che la guerra era finita, e il Delegato non si era fermato un solo istante per riprendere fiato. Mai. Neanche per il giorno del suo compleanno. Per quello della sua guardia del corpo, amico ed ex-amante, la ragazza si era profondamente scusata con lui per il non essere riuscita a trovare niente di meglio che invitarlo a cena fuori alle dieci di sera. Come se ad Athrun fosse importato dei festeggiamenti… Quello che gli interessava, invero, era lei. E basta. Il resto passava immancabilmente in secondo piano.

   Sospirò, portandosi alle spalle della principessa. «Cagalli, si è fatto tardi.»

   «Ah-ah», rispose lei con fare distratto, inchiostrando un altro spazio vuoto in calce a chissà quale documento. «Mi è rimasta solo quella pila e ho finito.»

   Il soldato si chinò sui fogli da lei indicati per darvi una rapida occhiata. «Sono tutte pratiche che puoi firmare domani», le fece notare. «Quindi, per favore, adesso basta. Sei stanca, hai bisogno di riposare.»

   «No, sul serio, sbrigo questa roba e vado a letto, promesso», fu irremovibile l’altra.

   «È quasi mezzanotte.»

   «Finirò prima che lo sia», assicurò, agguantando il bicchiere poggiato lì vicino per rinfrescarsi la gola con un po’ d’acqua. «Se però hai bisogno, va’ pure.» Approfittando di quella brevissima pausa, Athrun le scippò la stilografica di mano e lei si volse a fissarlo stupita. «Ti ho detto che…»

   «Sei pallida, e hai sonno arretrato», continuò a riprenderla il giovane. E quando vide che il Delegato stava per allungare una mano verso il portapenne, bloccò la sua azione afferrandola per il polso. «Cagalli!»

   «Ti ho detto che sto bene, per la miseria!», iniziò ad inalberarsi quella, cercando di liberarsi. «Non è la prima volta che mi fermo a lavorare fino a tardi. Quindi perché fare tutte queste storie?»

   «Perché sono stufo di rimanere a guardare mentre ti consumi in questo modo!»

   La fanciulla aprì la bocca per replicare ancora, ma non ne fu in grado. Chinò la testa, rendendosi conto di quanto fosse ancora sensibile al fascino di lui, dovuto non soltanto al prestante aspetto fisico, ma anche e soprattutto al suo intestardirsi a rimanerle accanto nonostante lei non potesse più promettergli nulla. «Scusa», si ritrovò allora a pigolare, mortificata. «Volevo finire tutto entro oggi perché domani è l’otto di marzo.» L’espressione confusa di Athrun le fece intuire che gli riusciva difficile capire dove lei volesse arrivare. «Certi luoghi comuni sono veri: gli uomini e le date viaggiano su binari opposti.»

   «Eh?», cascò dalle nuvole lui, sempre più interdetto. «È un qualche anniversario?»

   «Certo che sì», si scandalizzò la bionda. «Sul serio te lo sei dimenticato?»

   L’Ammiraglio provò a fare mente locale. Gli parve di riuscirci. «È l’anniversario della morte di Yuna?», azzardò.

   Gli occhi dorati di lei divennero due fessure. «Dammi una sola, buona ragione per non prenderti a schiaffi.»

   Impacciato, l’altro deglutì a vuoto. «Okay… Non ho idea di che cos…» Si interruppe per via dell’improvvisa illuminazione che lo colse, salvandolo probabilmente da ventiquattro ore di musi lunghi da parte della sua innamorata. «Sono già passati quattro anni», mormorò, più a se stesso che a lei. Quattro anni da che si erano conosciuti.

   «Te ne sei ricordato, vedo», concluse Cagalli, ancora accigliata. «Però, se ti era sfuggito, probabilmente è perché per te non ha poi molta importanza», dovette arrendersi, sospirando con rassegnazione. La mano che le teneva ancora saldamente il polso la strattonò e lei si ritrovò contro il petto di Athrun, il quale subito la avvolse fra le braccia, sostenendola per non farla cadere in terra, dalla sedia, dopo quel brusco movimento. «A-Athrun!», annaspò la principessa, arrossendo senza che potesse evitarlo. Accidenti a lui e ai suoi stramaledetti abbracci improvvisi!, si ritrovò a pensare, in preda al panico. Sembrava davvero che, in tutta consapevolezza, il migliore amico di suo fratello avesse fatto di quell’espediente un modo efficace per abbattere ogni sua barriera. C’era riuscito la prima volta, quando lei aveva cercato di consolarlo per via della ferita alla spalla procuratagli da suo padre; c’era riuscito la seconda volta, quando lei aveva espresso la propria determinazione a volerlo aiutare con lo Strike Rouge; c’era riuscito la terza volta, poco prima che l’Archangel partisse in missione per mandare all’aria i folli progetti di Dullindal. In tutte quelle occasioni, a Cagalli era parso di essere la più forte dei due, e invece, sempre, Athrun le aveva immediatamente dimostrato come le loro posizioni potevano essere invertite in un attimo, perché il desiderio di proteggere la persona amata, di comprenderla, di perdonarla, di perseverare nei propri sentimenti nonostante le difficoltà intrinseche ed estrinseche al loro rapporto, era comune ad entrambi.

   «Scusami», esordì il giovane, con quella voce calda che le faceva girare la testa. «Ero convinto che non avessi più tempo per pensare a queste cose.»

   «In realtà… lo faccio di continuo», fu costretta a confessare lei. Nella posizione in cui si trovavano, le riuscì impossibile vedere il lieve sorriso che si disegnò sul viso del soldato. «Però… visto che ormai le questioni più urgenti sono state sbrigate e che Orb si sta riprendendo bene, mi era venuto in mente che, magari, un giorno di riposo avremmo anche potuto prendercelo… Insieme.» La dolcezza di quelle parole e del modo in cui furono pronunciate, indussero Athrun a stringere la presa attorno al suo corpo. Cagalli lo lasciò fare. «Era per questo che volevo finire tutto entro oggi», spiegò infine.

   «Capisco», disse lui, passandole una mano sulla nuca e facendola rabbrividire per il contatto della punta delle dita fra i capelli. «Solo che la mezzanotte è appena passata, per cui… posso reclamare il mio diritto di averti per me, da adesso fino al nove di marzo?»

   In un eccesso di imbarazzo, la principessa nascose il viso contro la sua spalla. «Sì.»

 

«Scusa… Mi dispiace tanto!»

   Asciugandole una lacrima, Athrun la guardò quasi con fare paterno. «Lo hai già detto tre volte, ed io ti ho sempre risposto che non hai niente da farti perdonare.»

   «Ma ti avevo promesso che…»

   «Ci rifaremo per il tuo compleanno», la rassicurò, carezzandole il capo. «Ora pensa solo a riposare e a stare meglio», le raccomandò, rimboccandole le coperte. Cagalli annuì docilmente, pretendendo però che lui le tenesse almeno la mano.

   Dopo il chiarimento della sera precedente, erano riusciti nell’impresa di passare una notte insieme, miracolo d’amore a cui non erano più abituati a causa della forzata lontananza fisica e non. Si erano cercati e desiderati proprio come avevano fatto le prime volte, con tenerezza mista quasi a paura, e alla fine si erano addormentati ancora abbracciati nel letto della ragazza. Poi, il brutto risveglio dovuto alla febbre che, inaspettatamente, aveva colpito lei a causa del troppo stress accumulato per quasi un anno senza che la poveretta potesse avere una minima valvola di sfogo. E adesso che l’aveva trovata, allentando così la tensione e tornando a respirare la propria vita, era caduta malata. La sfortuna l’aveva fatta piangere, e l’Ammiraglio l’aveva subito consolata promettendole che sarebbe comunque rimasto con lei per tutta la giornata.

   «Dopotutto», le fece notare, «sono nato Coordinator apposta: per poterti stare accanto in momenti come questi, senza dovermi preoccupare del pericolo di contagio.»

   «La tua mellifluità mi dà il voltastomaco quasi più dell’influenza», ribatté la fanciulla, facendolo scoppiare a ridere. «Ma è anche vero che sai come prendere le donne… Saresti davvero l’uomo ideale. Da sposare.»

   Lui annuì, convinto. «Me lo dicono tutte», la provocò, intrecciando le dita alle sue.

   Cagalli socchiuse gli occhi per la stanchezza. «Ora non ne ho la forza, ma giuro che, appena mi rimetto in piedi, ti prendo a morsi.»

   Athrun tornò a sorridere e, sussurrandole qualcosa che la fece avvampare, le posò un bacio sulla fronte.













Anch'io sto male quanto Cagalli, però non ho nessun Athrun che mi accudisca. Odio queste discriminazioni.
Se trovate errori e/o ripetizioni, sappiate che è dovuto al fatto che la testa mi sta scoppiando. Prometto che, quando starò meglio, correggerò tutto. è_é
Mando un rapido saluto (condito da un ringraziamento altrettanto lampo) a tutti i lettori, a NicoDevil, Rinoa87heart e La sognatrice per la costanza con cui seguono (e apprezzano! *_*) le mie storie su questo anime.
Shainareth





  
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