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Autore: brvkenalec    03/03/2017    3 recensioni
Proprio quando Alec Lightwood e Magnus Bane iniziavano ad abituarsi all'essere genitori e a tutto ciò che ne deriva, ecco che nelle loro vite avviene qualcosa di inaspettato.
Fra le strade affollate di Buenos Aires, Alec fa un incontro insolito. Un piccolo bambino, vestito di stracci logori e sporchi e ferito, tenta di rubargli il portafogli dalla tasca del giubbotto di pelle che il Cacciatore è solito indossare.
Nel momento in cui il Nephilim decide di inseguirlo, non pensa a ciò che questa azione potrà comportare.
Dinamiche della famiglia Malec e dei suoi nuovi membri.
Genere: Fantasy, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Max Lightwood-Bane, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2. (Parte 2.)

P.O.V: Alec.

 

Alec osservò l’auto uscire dal vialetto di casa e allontanarsi sulla strada principale. Grazie alle rune di potenziamento riuscì a riconoscere le sagome di Max e Magnus a lungo, finché la macchina non svoltò all’incrocio. Il Cacciatore, che teneva ancora il bambino in braccio, scostò la tenda e sospirò, voltandosi verso la cucina.

Il tavolo era ancora bandito e nel punto in cui Max si era seduto la tovaglia era chiazzata con macchie di succo ed era piena di briciole di biscotti.

Alec valutò che cosa fare, per poi abbassare lentamente lo guardo sul corpicino fra le sue braccia.

Il pigiama di Max gli stava evidentemente troppo largo, nonostante di età il bambino dovesse essere sicuramente più grande. Le maniche lunghe erano bagnate di lacrime.

«Oye, todo bien?1» chiese, cercando di alzare il volto del bambino. Gli occhi erano ancora gonfi ed arrossati e la sua espressione turbata aveva lasciato lo spazio ad uno sguardo ben più accusatorio, quasi arrabbiato.

« Me prometiste que no irías a ningún lado.2 » sussurrò, il viso sfigurato dal broncio.

Al sentire quelle parole Alec chiuse gli occhi e sospirò ancora una volta. In effetti aveva ragione. La sera precedente, pur di farlo calmare e addormentare, aveva ripetuto più volte che non c’era bisogno di preoccuparsi, dato che lui non se ne sarebbe andato da nessuna parte. Eppure lo aveva fatto quella mattina stessa, per la riunione. Alec sperava di trovare il bambino ancora addormentato al suo ritorno, anche perché gli era sembrato esausto e aveva chiuso occhio solo verso l’alba, quindi supponeva che avrebbe dormito almeno per qualche ora.

Se fosse tutto andato secondo i piani, il bambino non si sarebbe nemmeno accorto dell’assenza di Alec. Ma non era andata così, e adesso il Cacciatore si ritrovava con un bambino deluso da una promessa non mantenuta.

«Lo siento. Tienes que entender que no tenía elección.3 » rispose, sedendosi su una delle sedie del tavolo e sistemandosi il bambino in grembo. Il piccolo, imbronciato, guardava il pavimento sotto al tavolo come se in esso potesse trovare tutte le risposte.

«¿me perdonas?4 » continuò, non ricevendo replica. Gli diede un buffetto affettuoso sulla guancia destra con una mano, mentre con l’altra mantenne la presa salda sul vitino del piccolo.

«Creo que si5.» rispose il bambino, annuendo. «Pero no lo vuelvas a hacer6.» Alzò per la prima volta in quella mattina lo sguardo, guardando Alec negli occhi dal basso. Per farlo dovette inclinare la testa indietro, data l’altezza del ragazzo.

Il Nephilim sorrise, ma tornò serio poco dopo. «Lo prometo.7»

«Tienes hambre? Magnus me dijo que tu no ha desayunado.8» chiese, alzandosi in piedi e facendo delicatamente sedere il bambino sulla sedia.

Dopo aver assunto un’espressione che fece capire ad Alec che avrebbe preferito rimanere in braccio a lui, il bambino salterellò sulla sedia per posizionarsi meglio e quando fu comodo afferrò i bordi del sedile con le sue piccole dita.

«¿quieres leche caliente?9»

Il piccolo rispose con un’alzata di spalle, come per dire che qualsiasi cosa sarebbe andata bene, il che diede da riflettere ad Alec. Probabilmente non era abituato a poter scegliere che cosa mangiare, per lui doveva già essere una benedizione riuscire a trovare effettivamente qualcosa da mettere sotto i denti.

Mentre il latte scaldava nel microonde, il Cacciatore offrì al bambino dei biscotti, che lui apprezzò.

Dopo colazione, Alec sparecchiò tavola. Per distrarre il piccolo decise di accendere la televisione e di impostare un canale che trasmetteva cartoni animati. Anche se le voci erano in inglese, lui guardava ad occhi spalancati le immagini e restò tranquillo, il che era ciò di cui Alec aveva bisogno.

Quando lo raggiunse sul divano abbassò il volume e iniziò a fare delle domande, cercando di non sembrare troppo insistente.

Scoprì che i suoi genitori erano Shadowhunters, morti durante la Guerra Oscura, come già supponeva, e che lui aveva vissuto da solo, in strada, da allora.

Il bambino disse ad Alec di sapere un po’ di inglese, imparato ascoltando viaggiatori di passaggio e gli raccontò dei suoi incubi. Rivelò che in uno di essi aveva visto gli “strani disegni scuri” che il Cacciatore aveva sulla pelle, e nel farlo prese a punzecchiare la runa Senzasuono che spuntava da sotto la manica della giacca del ragazzo. Alec sorrise e gli spiegò che si chiamavano Rune, poi gli fece la domanda che forse avrebbe dovuto porre per prima.

« Cuál es tu nombre?10 » Ma il bambino non se lo ricordava, il che, pensò Alec, era abbastanza normale. Se i suoi genitori erano morti quando lui era ancora molto piccolo, era inevitabile che non lo sapesse. Il Cacciatore cercò di fare ancora qualche domanda ma presto il piccolo iniziò a sbadigliare e a strofinarsi gli occhi, quindi Alec capì che era meglio lasciar perdere e rimetterlo a letto, con la speranza che questa volta si riposasse davvero.

Lui però iniziò a protestare, non volendosi allontanare troppo dal suo nuovo amico, e alla fine Alec cedette, concedendogli di dormire sul divano.

 

Pochi minuti dopo Magnus rientrò a casa e sorrise debolmente vedendo il bambino addormentato con la testa poggiata sulle ginocchia del suo ragazzo.

Alec ricambiò il sorriso, alzandosi dal divano con attenzione. Si avvicinò allo stregone e gli diede un lungo bacio.

« Finalmente.» sussurrò Magnus, ridendo, prima di alzarsi verso le labbra del Cacciatore per baciarlo di nuovo. «Mi sei mancato, Alexander.»

Continuarono per qualche minuto, poi si presero per mano e si sedettero in cucina, in un punto strategico in cui avrebbero comunque potuto tenere d’occhio il divano.

Alec raccontò allo stregone ciò che aveva scoperto dalla precedente conversazione con il bambino e lui ascoltò in silenzio, annuendo di tanto in tanto.

Sembrava distratto, quasi assente, ma Alec sapeva che non voleva essere maleducato. Probabilmente l’intera storia lo stava facendo pensare alla propria infanzia, al lungo periodo che anche lui aveva passato da orfano, proprio come quel bambino che ora dormiva sul suo divano.

« C’è ancora una cosa, Magnus.» aggiunse il Nephilim, alzando di proposito il tono di voce per assicurarsi che lui sentisse. « So che eravamo d’accordo che avremmo deciso sul da farsi insieme, ma questa mattina ho dovuto parlare della situazione con il Conclave.»

Lo stregone alzò le sopracciglia e aprì la bocca per parlare, ma Alec gli fece segno di lasciarlo finire.

«Ne ho parlato con Jia Penhallow. Sì, il Console.» sottolineò, vedendo l’occhiata assassina che Magnus gli stava lanciando. «Magnus, mi fido dei Penhallow. Sono amici di famiglia da generazioni e Jia ha promesso di non farne parole, per adesso.»

«Per adesso?!» lo stregone si alzò di colpo, sbattendo le mani sul tavolo e facendo strisciare rumorosamente la sedia sul pavimento. Dal salotto giunse un gemito e Alec guardò allarmato verso il divano. Per fortuna il bambino non si era svegliato, ma lanciò comunque un silenzioso avvertimento a Magnus. Lui sospirò passandosi una mano fra i capelli e appoggiandosi alla parete.

«Alexander… Lo sai quanto sia imprevedibile il Conclave.»

«Magnus.» Alec si alzò dalla sedia e si avvicinò alla parete, prendendo la mano di Magnus. Le sue unghie erano smaltate di una tinta Borgogna e le dita tremavano leggermente. Il Cacciatore le baciò e le strinse saldamente fra le sue, con la speranza di infondere un po’ di sicurezza allo stregone, che in quel momento sembrava venirne meno. «Devi fidarti di me.»

«Lo faccio, Alexander. Sempre. Ma-» Magnus chiuse gli occhi e prese un respiro, la sua mano era ancora stretta a quella di Alec e cercò di concentrarsi su quel contatto per continuare a parlare.

«Sono certo che tu ti ricordi le storie che hanno fatto per Max. Hanno addirittura convocato una riunione solo per il nostro caso. Per quanto io ami restare al centro dell’attenzione, non è stata una bella esperienza. E lui era un Nascosto, che nessuno voleva. Che cosa diranno per questo bambino Shadowhunter?»

Il Cacciatore ora fissava Magnus negli occhi, con serietà e curiosità.

«Quindi anche tu ci hai pensato. Ad adottarlo, intendo.» disse, voltando la testa verso il salotto.

Magnus seguì il suo sguardo pensieroso e annuì. «Malgrado la complessità della situazione e tutte le problematiche e le responsabilità che sapevo ne sarebbero derivate, sì. Dal momento che mi hai chiamato e mi hai detto che lo avevi trovato per strada. Non potevo fare altrimenti. Avere una famiglia con te è tutto ciò che desidero.» disse, sorridendo.«Inoltre, mi conosci, non mi piace negare aiuto a chi ne ha davvero bisogno. E non piace neanche a te.»

Alec scosse la testa e allungò la mano libera verso il viso dello stregone, carezzando con delicatezza la sua guancia. «Magnus, lo so che il Conclave dirà qualsiasi cosa per impedirci di prendere questo bambino con noi. Lo so che ti accuseranno di non poter essere un genitore degno per uno Shadowhunter ma io so che non è vero. E farò di tutto per provar loro che sei il miglior padre che un bambino potrebbe desiderare di avere.»

Il viso di Magnus si illuminò e lui si allungò ancora una volta, abbracciando il Nephilim.

L’abbraccio era caldo, accogliente e durò a lungo. Nessuno dei due sembrava volersene staccare, finché fu Magnus a farlo.

«Ora se non ti dispiace, dovrei andare a prendere nostro figlio all’asilo. Non credo che dimenticarsi un bambino da qualche parte in giro per Brooklyn contribuisca al Curriculum per padre dell’anno e sono sicuro che il tuo amato Conclave non lo vedrebbe di buon occhio.»

Alec rise insieme allo stregone ma dovette sbattere le palpebre più volte per assicurarsi che l’orologio segnasse davvero le 11.45. Incredibile come vola il tempo mentre discuti pratiche di adozione.

Magnus ripartì con la macchina e Alec andò a controllare che il bambino stesse ancora dormendo sul divano. Notò che, come quella mattina stessa, il suo viso era irrequieto. Che stesse avendo uno di quegli incubi di cui gli aveva parlato dopo colazione?

Qualunque cosa fosse, Alec si promise che l’avrebbero superata insieme.

Come una famiglia.

 


Traduzione dialoghi in spagnolo:

1: Hey, tutto bene?
2: Mi avevi promesso che non saresti andato da nessuna parte.
3: Mi dispiace. Devi sapere che non ho avuto scelta.
4: Puoi perdonarmi?
5: Credo di sì.
6: Però non devi farlo più.
7: Lo prometto.
8: Hai fame? Magnus mi ha detto che non hai fatto colazione.
9: Vuoi del latte caldo?
10: Come ti chiami?

N.B: Come ogni volta, premetto di non aver mai studiato lo spagnolo quindi chiedo scusa per eventuali errori.

Note dell'autore


Buona sera, Shadowhunters!
Per fortuna sono riuscita ad aggiornare abbastanza in fretta questa volta. Spero che il capitolo vi piaccia, nonostante sia abbastanza breve.
Come sempre, vi ricordo che apprezzo moltissimo ricevere recensioni per sapere se il mio lavoro piace e in che cosa potrei migliorarmi.
Grazie mille per impiegare il vostro tempo leggendo la mia storia.

Alla prossima, Alice!

 

 

 

 

 

  
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