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Autore: Heart    05/03/2017    0 recensioni
- Ti va di divertirci insieme, una cosa veloce - disse, scandendo le parole “divertirci” ma per chi mi aveva preso?
- Fottiti! - allontanai la sua mano e cercai di uscire fuori da quella situazione.
- Mi piaci - , come cavolo sentivo la sua voce nella mia testa? Questo si chiama incantesimo della mente, forse stavo farneticando e i migliaia di libri che avevo letto a proposito mi avevano fumato il cervello? Mi girai e lo trovai ancora fermo, adesso i suoi occhi assomigliavano a un leone che analizza la strategia migliore per uccidere la sua preda; quel ragazzo era strano e io ero curiosa come una pazza a scoprirlo anche se da un lato del mio cervello mi diceva di scappare e lo stavo facendo e come!
[Questa storia è residuo di un sogno, spero di caratterizzare il tutto bene e di far comprendere la vita solitaria e la sofferenza della protagonista. Comunque non sarà solo romantica ma anche con un pizzico di sovrannaturale. Buona lettura]
Genere: Erotico, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
Capitoli:
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33°Capitolo
“Basta avere la volontà”


 
L’atmosfera che si respirava era di pura felicità.
Ti guardavi intorno e vedevi la gente chiacchierare tranquillamente con lo spumante nei bicchieri. Mi sentivo a casa, al sicuro.
La cerimonia era stata bellissima, semplice e di effetto. Crystal era bellissima nel suo abito, Federico altrettanto, erano una coppia perfetta ed equilibrata. Mi fermai a non pensare, e mi concentrai su quella mano che era appoggiata sulla mia schiena nuda, una mano calda che mi dava sicurezza e fiducia. Lui era accanto a me, la sua voce mi sembrava una melodia di come ondulava il tono ad ogni battuta, anche con una semplice risata. Avevo tanto sognato una simile scena, ma in realtà non sapevo nemmeno cosa si potesse provare realmente. Ispirai il suo buonissimo profumo che sapeva di lui, della sua terra. Sembravo una drogata di com’ero messa, ma non mi imbarazzava, no, mi sentivo forte, decisa nel vivere quelle bellissime esperienze che mi stavano facendo crescere.
-Ma che fai? –Mi domandò Luca, mentre mi fissava con uno strano sguardo. Stavamo aspettando l’arrivo degli sposi per attuare il nostro piano. Detto questo anche i due che stavano chiacchierando smisero e mi fissarono.
-Non ti interessa, baka. Comunque stanno arrivando, vai avvertire il dj. –Affermai, sentendo il calore tingermi le guance per essere stata colta in fragrante. Tuttavia mi ripresi, allungai il braccio e presi il flute di Kaname che aveva tra le dita.
-Era il mio. –Disse contrariato.
-Infatti lo era. –Aggiunsi sorridendo e bevendo un bel sorso, per poi avvicinarmi al suo volto e scoccare un bacio sulla guancia. –Adesso vado ad aiutare quel damerino. –Dissi staccandomi da lui.
Avvertivo il suo sguardo sulle mie spalle e mi piaceva, lo volevo come l’ossigeno, ma quel giorno non era mio, ma della mia migliore amica e lei si meritava questo ed altro, avevo in serbo molte cose per lei, ma tutto aveva il suo tempo. Mi avvicinai di soppiatto a Luca che stava parlando con il dj e lo spaventai, intrufolandomi nel discorso già avviato; lui mi guardò male, ma ero troppo contenta per arrabbiarmi, infatti dopo gli accarezzai la guancia per scusarmi. –Su, piccolino non fare questa faccia. –Risi, per poi portarlo via a dare il benvenuto ai novelli sposi.
Appena arrivarono nel giardino s’illuminò tutto, facendolo risplendere ancor di più. Tutti quanti applaudimmo e ridemmo, brindammo e infine ebbe inizio l’aperitivo.
C’erano diverse bancherelle dove si poteva gustare di tutto e di più, dal salato al dolce. Mangiai poco, anche perché ero talmente agitata, che non riuscivo più a resistere.
-Sembri una trottola di come ti muovi. Che cosa avete pianificato tu e il tuo amico? –Domandò una voce. Rimasi ferma, il corpo si era immobilizzato appena lui era entrato nel mio campo visivo. Lo sapevo che lo avrei incontrato e parlato, ma ero ancora scottata da lui, da quegli occhi così belli, ma estraneamente pericolosi. Non sapevo che pesci prendere, non volevo mettere in agitazione nessuno, tutti erano concentrati a mangiare. Dovevo vedermela da sola. Presi un lungo respiro e mi concentrai sul mio respiro. Azionai il piano “anti-panico” Kaname era stato un maestro perfetto ed io sapevo che fare. Rilassai i muscoli e azionai gli ingranaggi del mio cervello, dovevo solo dire una qualunque scusa e sarei stata libera.
Forza, Jessica! Lui mi fissava, stava allungando il braccio per sfiorarmi.
-Abbi un poco di pazienza e lo vedrai con i tuoi occhi. –Dissi piatta. Non traspariva nessuna emozione.
-Oh…capisco. – Rispose come se fosse dispiaciuto.
Trovando l’occasione non persi tempo e me la svignai.
Dopo l’aperitivo tutta la gente si apprestò ad entrare in sala, ma con un accenno da parte del dj li fermai e da una parte coperta da un telone adatto per quei usi partì un filmato. Crystal cercò il mio sguardo e rimanemmo incastrati per un tempo immenso, notai le sue lacrime di commozioni. Lo avevo fatto assieme a Luca e Kaname, loro mi avevano aiutato tantissimo a scegliere le foto e la musica, Simon aveva dato una mano con le frasi…era un capolavoro, mi ritenevo soddisfatta del mio operato. Quando ebbe finito, partirono i fuochi d’artificio e le lanterne che illuminarono tutto il cielo. Rimasi a fissare quelle nuvole di fuoco allontanarsi verso l’orizzonte, mentre un braccio mi stringeva a se. –Hai fatto un ottimo lavoro, piccola. –Mi mormorò lui sottovoce. Mi piaceva un sacco quel calore che dava quell’abbraccio intimo. –Mi fai ricordare le fiaccolate di Osaka, un giorno ti porterò lì e vivrai anche tu quella esperienza. –Aggiunse, baciandomi sul collo e provocandomi brividi di piacere. Strinsi le sue dita tra le mie, ma durò poco quel momento nostro, che una Crystal piangente si buttò tra le mie braccia.
-Mi dovrai raccontare come riesci sempre a sorprendermi. E’ stato fantastico e poi il video. Sei la migliore amica che potessi avere. Ti voglio tanto bene. – Disse ancora piangendo, l’abbracciai forte anch’io.
-Adesso basta piangere, il trucco si scioglierà tutto. Non vorrai spaventare lo sposo? –Cercai di farla ridere.
-Certo. È sempre in tempo per lasciarmi. –Disse lei con ironia.
-Non credo che possa bastare, ti amo per quello che sei e non mi spaventerò per un poco di nero sul viso. –Rise Federico, cingendo Crystal e portarla accanto a se. –Per me sarai sempre bellissima anche con due occhi a panda. –
-L’amor! –Entrò in gioco Luca accanto al suo compagno.
-L’amore ci cambia totalmente. –Aggiunse Simon.
-Credo che conviene entrare dentro, vi aspettano. –Affermò Kaname facendoci ritornare al presente, tutti si allontanarono, ma lui mi fermò.
-Che succede? –Domandai preoccupata.
-Nulla. Volevo solo rimanere un attimo solo con te. –Confidò, guardandomi negli occhi.
-Perché mi guardi così? - Dichiarai. Mi fissava in un modo così intrigante, affascinante che anche io mi tuffai in quell’impresa. I suoi occhi si spalancarono all’improvviso e non capii il perché. Fissavo l’infinito in quelle iride. Era talmente scuri che se avessi fatto un altro passo mi sarei persa, ma lui prontamente mi alzò il viso e si abbassò per baciarmi chiudendo per un attimo quell’immenso.
Mi lasciai andare, appoggiando i palmi delle mani sul suo petto, quel completo lo valorizzavano…annullai tutto, c’eravamo solo io e lui. La stretta di lui era diventata più possessiva, ma non mi lamentai, stavo bene ed era quello che contava di più.
Ci staccammo con uno strano bagliore negli occhi ed io con uno strano groviglio nello stomaco, era felicità? Oh meglio ancora quella famose farfalle che molti libri parlavano? Beh di certo poco importava in quel momento, ne avrei fatto i conti appena arrivata a casa. Il richiamo dei nostri nomi ci fece riflettere sul continuare, ci avviammo verso la sala mano nella mano.
 
La sala era rigogliosamente addobbati di fiori freschi e di alcuni rami di arance. I petali erano così delicati che dovevi star attenti a non farli cadere. Ci sedemmo nei nostri posti, la disposizione era stata studiata per valorizzare le entrambe le parti dei sposi. Il tavolo principale era situato al centro, come se dovesse formare un cerchio. Dietro al tavolo degli sposi si espandeva un grosso cuore formato di palloncini come se fosse una aureola, che idea geniale mi era venuta quel giorno. Crystal era estasiata e guardava Federico con due occhi di diamante, sarebbe stato un nostro piccolo segreto, tra me e lui, ma sapevo che presto o tardi lei mi avrebbe smascherato.
Dopo il brindisi iniziò la cena, c’erano un sacco di cose e ad un certo punto non riuscivo più a mangiare di quanto ero piena, gli sposi non se ne stavano un momento fermi, andavano in tavola e in tavola a parlare.
-Ehi angelo mio quando attueremo il piano c? –Domandò sottovoce Luca, mi girai a fissarlo. Non era il momento, non ancora. Anche se sul display del cellulare segnava le undici di sera, non credevo che un’altra sorpresa andasse bene, gli dissi di pazientare ancora e di goderci quella serata. Nel momento opportuno ci sarebbe stata.
Concentrata di com’ero, non mi accorsi dei vari movimenti che solo grazie a Kaname li avvertii: mi afferrò il polso e mi fece alzare, avendolo vicino, mi accorsi del fatidico ballo tra la sposa e suo padre. Una dolce musica iniziò e tutti quanti ci facemmo spazio per i due danzatori, per poi essere sostituita da un’altra melodia che componeva lo sposo e la sposa nel loro primo ballo. Federico la teneva stretta a lei, con una mano appoggiata sulla sua vita e l’altra la intrecciava alla sua, avevano lo sguardo fisso l’uno nell’altro e sembrava che non ci fossero in quel momento, una magia surreale.
Dopo di esso tutte le coppie le fecero compagnia, Kaname mi invitò, ma inventai delle scuse come ad esempio che non sapevo ballare, ma lui non se ne curò.
-Fidati di me. –Disse solo quello ed io entrai nel pallone. Avvertivo una strana energia che mi circolava nelle vene, gli occhi si erano chiusi a quel contatto. Mi lasciai andare, totalmente e lui se ne accorse. Mi strinse con maggior impeto, riuscendo anche a sentire il suo respiro di quanto eravamo vicini.
-Ho apprezzato il tuo sangue freddo poco fa, n’ero convinto che saresti riuscita a superare quella paura. –Dichiarò compiaciuto. Alzai il viso per fissarlo e cercai in quell’infinito qualcosa che mi facesse capire di che cosa stesse parlando.
-Di cosa…-iniziai.
-Eri pietrificata dalla paura, ma sono felice che i miei insegnamenti siano stati utili. –Aggiunse, baciandomi la guancia. Come un flash capii l’argomento e istintivamente gli strinsi la mano.
-Si fiera di te, Jessica. Puoi superare tutto. –Mormorò piano, per poi farmi volteggiare come una ballerina. In un attimo riuscii a dimenticare quella sensazione sgradevole e vivere quell’attimo.
-Tuttavia mi devi togliere una curiosità. –Dissi infine per tagliare una volta per tutte quella situazione.
-Dimmi. –Affermai sorridendo. I suoi occhi si erano appoggiati sul mio decolté. Lo avevo capito che quel vestito gli piaceva un sacco, ma c’era qualcosa che lo rendeva curioso e questo mi eccitava.
-Sei nuda? –Domandò. Detto questo percepii chiaramente la sua mano alzarsi ed a fermarsi a metà schiena.
-Che cosa te lo fa pensare? –Risi a quello strano gioco che stavamo mettendo in scena.
-Tante cose, come per esempio non porti il reggiseno. –
-Beh un punto per te, non lo sto portando, ma non sono nuda. –Giocai con astuzia, lo volevo metterlo alla prova.
-Mmm. –
-Vuoi un indizio? –
-Perché no? –
-Allora allontaniamoci. –Gli proposi. Lui rise e sciolse l’abbraccio, ci allontanammo con discrezione e ci dirigemmo verso il prato dove era ben coperto da alberi e dalla luce.
Kaname si guardò in giro per vedere se arrivasse qualcuno o meno e poi mi prese e mi fece appoggiare su un tronco per avermi tutta per se. Sembrava una scena di quei film romantici, la musica che trapelava di sotto fondo, gli animali notturni che non ci lasciavano soli, le sue labbra premute sulle mie. Mi sentivo talmente eccitata, che per un attimo pensai di volerlo in quell’attimo.
Lui con furbizia mi morse il labbro facendomi ritornare da lui e scese dal mento per poi fermarsi sul collo, m’inondò di baci bagnati per tutto il collo facendomi rabbrividire sia di freddo e di piacere, aveva una tattica, ma non sarebbe stato solo. Lo richiamai e mi ritrovai ad affondare dentro i suoi occhi, aveva le labbra gonfie, se non mi avesse sorretto sarei caduta, ma lui riusciva a leggermi senza che dicessi qualcosa.
-Kaname. – Lo chiamai di nuovo, restammo a fissarci.
-Che cosa stai provando in questo momento? –Mi domandò. Rimasi senza fiato, non me lo aspettavo. Ingoiai e cercai qualche parola nei meandri del mio cervello.
-Pretendo una risposta, piccola. –Disse ancor lui. –E se non me lo riveli non ti bacerò più. –Se ne uscì con il ricatto. Gonfiai le guance, ma lui rise.
-Sei talmente bella anche imbronciata, faresti perdere l’autocontrollo a chiunque. –Pronunciò sfiorandomi il viso.
Abbassi il viso e cercai di fare mente locale, erano molte l’emozioni che mi galleggiavano dentro e credo che quella domanda fosse un punto di sblocco in quella nostra relazione.
-Ti sto aspettando. –Ammise ancora con più vigore. Sentivo i suoi occhi bruciarmi la pelle, mi sfiorai l’avambraccio e aprii la bocca, ma da essa non uscii nessun suono.
-Devi impegnarti di più. Devi superare le tue barriere. –Mi fece forza. Lui non sarebbe scappato, dovevo farcela sia per lui e sia per me.
-Quando…mi baci sento uno strano groviglio che si espande, come se ci fosse una matassa ingarbugliata, ma poi quando mi rilasso tutto ritorna ad essere semplice. Sento talmente tante tentazioni farsi largo, che più delle volte non riesco a tenerle sotto controllo.  –Non riuscivo a fissarlo, la temperatura del mio corpo stava aumentando vertiginosamente, che per un attimo volevo liberarmi di quei vestiti e sentirmi nuovamente libera, ma poi ripensai a lui che attendeva…-quando sei con me mi sento a casa, protetta e libera. Credevo che la libertà la dovessi guadagnare da sola, con la forza, invece da quando sei arrivato mi hai insegnato tante cose, soprattutto che non sono sola, che posso contare sugli altri e su di te. Mi hai cambiata, adesso vedo tante vie, tanti orizzonti, soprattutto che voglio stare con te. Ancora non ci credo che ti sto dicendo tutte queste cose, veramente, ma la cosa che mi preme tanto e ogni volta ce l’ho sulla punta della lingua, ma mi ritiro che io… ti amo. –Mi fermai per prendere il respiro, i singhiozzi mi spezzavano, tutte l’emozioni di quei tempi erano usciti fuori, erano stati scoperti. Un senso di libertà era stato messo a nudo e avvertivo quella sazietà che per anni avevo cercato.
-Non credere che le tue parole non mi abbiano commosso. Sei speciale e non mi stancherò mai di dirtelo. Grazie per la tua sincerità, penso che abbiamo tanto di imparare l’uno dell’altro. Custodirò questi sentimenti nel cuore, perché anch’io provo lo stesso per te. –
Ero rimasta senza parole, mi ero tolta un macigno nel cuore, adesso potevamo vivere la nostra storia, senza avvisare mi slanciai verso di lui e lo baciai. Ero stanca di nascondermi, che il mondo ci vedesse per quello che eravamo, sarei stata forte nel tenermelo stretto. Ci staccammo con una moltitudine di sensazioni che brillavano dai nostri occhi e con un impeto, posi la sua mano sotto il tessuto del vestito. Lui rimase un attimo in silenzio per ridermi.
-Voi donne siete sorprendenti, trovate ogni garanzia. –Disse.
-Che ci vuoi fare, abbiamo molte risorse. Su, credo che sia arrivato il momento che azioni il mio piano, credo che Luca stia per avere una crisi isterica. –Borbottai.
-Lo penso anch’io, oh guarda sta arrivando. –
-Povero piccolo, andiamo. –Lo trascinai verso la sala, sembravo ritornata bambina e questo mi piaceva un sacco. Ero felice che cosa poteva mancare?
Niente. Aveva ragione Simon l’amore ti cambiava e me ne compiacevo.
 
°°°°°
 
Il matrimonio era stato un successo, c’eravamo divertiti tutti quanti. Gli sposi erano felici nella loro bolla d’amore, ma questo ci aveva influenzati in molti, si presagiva molte nuove notizie all’orizzonte.
Risi al messaggio che Crystal mi aveva mandato la notte scorsa, anche perché in America c’era il fuso orario.
-Ma che hai che ridi come una pazza, fai paura. –Disse Kaname, mentre entrava in cucina sistemandosi la cravatta.
-Ma niente, stavo solo leggendo le cavolate che mi ha mandando Crystal. –Dissi.
-Giusto. In questo momento si trovano a New York. –Aggiunse, prendendo un bicchiere d’acqua e poi fissarmi.
-E tu come lo sai? –
-Mi ha contattato Federico qualche ora fa per sapere una cosa, nulla di rivelante. –Affermò. Si avvicinò al mio sgabello e mi tolse il biscotto che avevo in mano per poi strapparmi un bacio.
-Che cosa hai in programma per questa settimana? –Chiese, mentre si distanziava.
-Parecchi impegni, tu? –
-Nulla di che. Per fortuna non ci sono viaggi in programma in questo periodo, mi posso dedicare a te. – Disse.
-Meglio così. –Mi alzai per posare la tazza, ma il mio tragitto si interruppe perché lui mi prese di contro piede e mi isso.
-Che cosa stai facendo? – Ma non ricevetti risposta, poiché il signorino mi appoggiò sul marmo facendomi rabbrividire tutta.
-L’ho sempre sognata questa scena, sei bellissima. –Sussurrandomelo all’orecchio.
-Beh lo sei anche tu, ma ti preferisco senza questa giacca. –Concordai lasciva.
-Mi stai eccitando, mi dovrai spiegare il tuo segreto. –
-Non ho nessun segreto, basta avere la persona giusta e la chimica…e poi mi piaci un sacco! –Chiusi la bocca per acchiapparlo e spingerlo verso di me. Mi stringeva con delicatezza la testa sfiorando i capelli, mentre l’altra mano mi teneva a se.
-Ti farei mia. –Parlò.
-Non adesso, devi andare a lavoro. Avremo il tempo anche per quello. – Dissi, stringendolo.
-Ti amo. –
-Io di più. –Detto questo gli rubai un altro bacio per poi saltare giù, lui mi fissò per un lungo istante e quando meno me lo aspettavo me lo ritrovai di nuovo di fronte, mi schiacciò al muro e in un attimo avevo le sue labbra premute sulle mie e una sua mano che mi sfiorava la coscia destra, accarezzando tutte le mie terminazioni che erano diventate tese per quel gesto.
-Questa volta mi prendo io il premio. –Detto fatto mi lasciò in tredici e rimasi con l’amaro in bocca. Lui se ne era andato, lasciandomi tutta euforica, dannato!
 
La settimana procedette bene, avevo ottime notizie a dare a molti, ma specialmente a Kaname che da qualche giorno era molto curioso su dove andassi più volte al giorno.
Ero a casa che controllavo diverse email, quando lui si sedette accanto e rimasi lì a fissare il nulla.
-Che c’è? –Domandai, fissando sia lui che il pc.
-Mi devi dire qualcosa? –
-No, perché? –
-Mi stai nascondendo qualcosa? E sono bravo a smascherarlo. –Disse con una finta curiosità, ma non ci cascai.
-Mmm. Non saprei, si ho delle novità, ma non credo che sia opportuno dirlo adesso. –Lo guardai e avevo tutta la sua attenzione, -facciamo così. Sabato te lo mostrerò così vediamo che cosa ne pensi. –Proposi.  Il suo sguardo non era mutato, anzi sembrava più serio.
-Non fare il musone, sennò assomigli a Luca. Ah tra poco vengono, non vedo l’ora di riabbracciare Happy! –Dissi tutta euforica, chiudendo il portatile e salendo in camera per cambiarmi.
Quando ritornai lui era rimasto nella stessa pozioni in cui lo avevo lasciato, -ehi ti sei imbambolato? –Domandai.
-No, stavo pensando. –Disse, prendendomi e facendomi sedere sulle sue gambe. Sentivo la sua testa appoggiarsi sulla mia, che cosa aveva?
-Voglio fidarmi di te. Non avverto nulla di negativo nelle tue parole, sei la persona più importante che ho in questo momento e voglio che ci sia un rapporto di fedeltà e lealtà. Credo che lo debba essere anch’io. In questo periodo ho scoperto molte cose su di te, della tua vita e mi sento a disagio. –
-Kaname non devi dirmi nulla se non te la senti, non voglio restringerti. Quando sarai pronto io sono qua, non scappo mica. – Ammisi, abbracciandolo.
-Mi sento lusingato, ma è una cosa che voglio fare da tanto tempo. Ti devo mostrare una cosa. – Detto questo mi fece alzare e ci avviammo verso una zona della casa che avevo visto spesso, ma non vivevo molto. Era un sotterraneo, con due porte, quando li aprii rimasi ferma. Era strano vederlo, perché assomigliava a un vero tempio ma in miniature, ricordai le usanze degli orientali che caratterizzavano quella tradizione.
L’odore forte d’incenso mi bruciò la gola e mi umidii gli occhi, non riuscivo a respirare.
Lui sembrava teso, e non volevo svegliarlo da quel trance che lo stava colpendo, sembrava smarrito e solo in quel momento che trovai la forza di stringergli la mano, lui come ripreso si voltò verso di me e mi fissò.
-Non ne ho parlato mai a nessuno, ma per me è una zona sacra. Qui vengo a meditare e a pregare, devi sapere che i miei genitori sono morti quando ero piccolo. La loro morte mi ha spezzato talmente così forte che credevo che non ci sarebbe stato più modo di riprendermi. I miei nonni si sono presi a carico di me in tutto e per tutto, e grazie a loro che sono ancora qui, che ti ho potuto incontrare. Sono un fatalista anche se non lo sembrerebbe. –Dichiarò con le lacrime agli occhi e fu in quel momento che il mio malessere passò in secondo piano, non m’importava di soffocare, ma di consolarlo e farlo sentire al sicuro come lui faceva con me.
-Stai tranquillo, penso che loro siano fieri di te. –Mormorai sottovoce, stringendolo forte. Tutti quanti eravamo fragili, ognuno aveva un punto debole. Ma vederlo in quella maniera mi aveva disorientato, l’emozioni erano diventate come una diga impazzita, l’acqua scorreva e non riuscivo a fermarla.
-Grazie per aver condiviso questo peso con me, da adesso non poi non sarai più solo. Lo affronteremo insieme. –
 
 
 
 
La settimana era terminata velocemente, il mio Kaname lo vedevo in un modo diverso, c’era un nuovo legame che si era formato tra di noi. La sera spesso e volentieri ci rifugiavamo l’uno tra le braccia dell’altro, ci coccolavamo come due orsetti, eravamo davvero teneri. A volte avevo la sensazione che lui sperasse che io varcassi la porta della sua stanza, ma lo deludevo. Ci salutavamo con il bacio della buona notte e tanti saluti. Fissai un momento fuori dal finestrino anche per godere del dolce venticello che mi riportava alla mia infanzia.
-Devo girare adesso? –Chiese lui.
-Si. –Risposi.
-Non vengo spesso in questo lato della città. –Commentò, intanto mise la freccia e si posteggiò. –Dove siamo di preciso? -
-Stai calmo non sono impazzita, è un progetto che ho da poco iniziato e spero di poterlo portarlo al termine. –Sorrisi. Gli presi la mano e ci avvicinammo all’entrata del grande edificio.
I muri erano bianchi come il latte, ma pian piano anche loro si sarebbero trasformati. La struttura contava tre piani esclusa la mansarda; all’inizio sembrava con il tetto ovale, ma la sorpresa stava nel dietro. Era un architettura particolare che mi aveva affascinato fin da subito e sentivo uno strano magone salirmi dallo stomaco, ma ero fiera del mio operato.
-Vieni, di qua c’è l’entrata. –Affermai. Presi un mazzo di chiavi e ne inserii tre differenti nelle varie toppe e poi tolsi l’allarme. Entrati dentro si espandeva un grande salone dove c’era disordine dovuto ai lavori in corso.
Lui non parlava, fissava tutto quanto. Ci apprestammo per prendere le scale e mi fermò.
-Prima che ti mi chiedi qualcosa, vorrei iniziare io. – Dissi, toccai il passamano e chiusi gli occhi sorridendo, significava molto, ci stavo mettendo tutta me stessa. –I regali sono doni di Dio, e questo per me vale molto. Non credevo che un sogno potesse realizzarsi, mi devo reputare fortunata, ma essa lo devo solo grazie all’incontro con Ella. Lei mi ha dato la speranza e i mezzi giusti per farlo, questo lo dedico a lei, a noi, al futuro. Questo progetto ha il suo nome, e, per questo non ho detto niente a nessuno, ma adesso lo confido a te, so che lo manterrai finché mi sentirò pronta a rivelarlo agli altri. –Conclusi.
-Beh che dire, mi hai preso di sorpresa e non so nemmeno che dirti. Non credevo che potessi spingere fino a questo punto, ma devo ricredermi. Hai ragione possiamo fare tutto, basta avere volontà. –Si apprestò a commentare –presumo che hai un piano, giusto? –
-Certo e vorrei che tu mi aiutassi su alcune faccende. Per gli altri dettagli mi affiderò ad altre persone, ma sarai messo al corrente di tutto se lo vorrai. –
-Ti prendo di parola, allora me lo fai visitare? Anche se non vorrei diventare tutto bianco con questo gesso. –Puntualizzò, ma durò poco che mi strinse forte. –Dopo di porto a cena. –
Affermò avvicinandosi al mio viso. Ero felice, la mia vita stava iniziando a sbocciare ed ero convinta che le sorprese non fossero finite.
 
 
°°°°°
 
Giugno era arrivato e già i miei amici stavano organizzando un viaggio per trascorrere le vacanze assieme. Chi proponeva una meta chi un’altra. Kaname era dovuto partire due giorni prima per una riunione improvvisa a Bruxelles, intanto mi disperavo nel tentativo di sciogliere il mio dilemma. Dirlo o meno di quel piccolo segreto ai miei migliori amici.
Kaname era convinto che le mie scelte erano ben progettate e forse, se i lavori andavano tutti bene si poteva iniziare già da Settembre.
-Angelo mio tutto bene? –Chiese all’improvviso Luca vedendomi assorta nei miei pensieri, gli altri se ne erano andati, lasciandoci soli.
-Gradite te o caffe? –Domandò Crystal.
-Te. –Risposi.
-Caffe. –Rispose Luca.
-Ok entrambi. –Concordò la mia amica.
Lei era ritornata super abbronzata, le Hawaii le avevano fatto bene, beata lei. La casa era ritornata al suo splendore, dopo che io e gli altri le avevamo messo un gran casino, scambiando tutti i mobili e cose del genere. E aver congelato tutte le chiavi delle porte. Uno scherzo stupido a parere mio, ma me li ricorderò per sempre la chiamata di prima mattina e le sue voci. Poveri vicini.
Comunque dopo avevamo dovuto aggiustare tutto con lei che ci fucilava con gli occhi, eravamo ritornati a casa distrutti.
-Mi sembri molto pensierosa, c’è qualcosa che ti preoccupa? – Si sedette anche lei, presi la tazza e ne bevvi qualche sorso di te.
-Credo che sia giunto il momento che voi sappiate una cosa. L’ho coltivato in tutto questo tempo, voi siete i miei migliori amici e …-mi fermai. Li guardai senza fiatare e poi buttai giù tutto.
-Che cosa! –Urlò Luca alzandosi. –Quando? Perché? Che cosa hai fatto? –Esclamò tutto di un fiato travolgendomi di domande.
-Luca, stai seduto e non agitarti. –Disse seria Crystal mettendolo al suo posto. –Jessica sei sicura di ciò che stai facendo? Aprire un attività è rischioso. –Concordò lei per poi avere l’assenso di Luca.
-Lo so benissimo, ma non sarò sola. Vi chiedo il vostro aiuto, ho già un piano e vorrei che voi partecipate. –
-Tesoro, come mai vorresti aprire questo centro? Lo sai che non sarà facile. –Si apprestò a dire, ero consapevole che non avrei avuto subito profitto, ma tentare non nuoce.
-Voglio dare l’opportunità a quelle ragazze che sono senza lavoro e trovarlo, dimmi quante ce ne sono con in mano un attestato e non avere un occasione? La prima tu. Io voglio offrire un lavoro, la paga sarà modesta all’inizio, ma è un attività nuova che deve crescere e poi non ne abbiamo così fornite in città. Il luogo è perfetto, c’è un posteggio immenso e poi se lo vedessi rimarresti stupida. –Dichiarai, pronta a dare altre informazioni.
-Di come lo descrivi deve essere sensazionale. Anche se hai un piano, c’è bisogno di pubblicità, personale, non puoi fare tutto da sola. –Si fece avanti Luca.
-E qui entri in scena. –Borbottai imbarazzata.
-Io? –
-Certo. Tu lavori nel campo pubblicitario, credo non ti farai perdere questa opportunità, puoi mettere in azione la tua squadra di grafici e costruire una locandina o un sito. E poi ci saresti tu, Crystal. Ti ho sempre visto nel ruolo di direttrice. –Inserii.
Restammo tutti quanti a fissare il nulla, avevo sganciato la bomba, era un progetto ricco di particolari.
-E come farai con i vari macchinari, le strutture, Tesoro ci vorrà un sacco di soldi, dove li andrai a prendere? –Interrogò.
-Stai tranquilla ho abbastanza soldi per permetterlo, sapete…questo sogno si sta avverando grazie ad una persona speciale, lei mi ha fatto comprendere che tutto è possibile, ecco perché lo sto dedicando a lei. Era una donna altruista e generosa e non credevo che mi potesse fare un regalo del genere, ma credo che il suo istinto abbia scelto me, infatti ho ereditato tutta la sua fortuna. –
-Che culo! Angelo mio lo sapevo che un giorno la fortuna ti avrebbe baciato. –Mi strinse in un abbraccio Luca.
-Hai già un nome? Presumo di sì. –Parlò la mia amica. Le sorrisi.
-Certo, come ho già detto è dedicato a lei, ai nostri sogni e come tale avrà il suo nome. –Ammisi soddisfatta.
-Quando iniziamo? –Mi domandò Crystal.
-Se vuoi anche ora, dobbiamo decidere l’arredo, per i macchinari e le pubblicità anche in seguito, abbiamo tre mesi di tempo. –
-Fantastico, avevo proprio voglia di mettermi alla prova, mi cadi proprio a fagiolo. E tu, muoviti il culo, organizza qualche locandina e mandacela. –Ordinò a Luca, che gonfiò le guance e si alzò frustrato.
-Immagino che le vacanze quest’anno non ci saranno proprio! –Disse furioso.
-Dai cioccolatino non fare così. –Risi io, vedendo il suo sguardo omicida.
-Non chiamarmi così, non ti è permesso! –Gridò, prendendo il telefono.
-Oh scusa, pasticcino. Dovremo brindare a questa nuova avventura. –Dissi.
-Purtroppo non ho nulla per farlo, sai chiamo Federico e gli chiedo di portare da bene, facciamo di meglio, siete invitati qui stasera. –Detto questo acconsentimmo, la serata si prospettava interessante.
 
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Salve! Buon inizio mese. Finalmente riesco a postare un nuovo capitolo di questa Fiction che mi sta emozionando. Siamo entrati nella parte centrale e ben presto avremo nuove novità, penso che il capitolo vada bene così, non ho voglia di aggiungere altro. Un parere sarebbe sempre gradito. Comunque vediamo molti punti che si mettono in risalto. Abbiamo il fantomatico matrimonio di Crystal, la dichiarazione della nostra protagonista, il progetto segreto e la rivelazione di Kaname, un bel po’ d’informazioni. Per voi nel prossimo che cosa potrebbe succedere?
Mi farebbe piacere saperlo, magari dandomi anche qualche bella idea.
Ringrazio la mia buona stella che mi ha permesso di scrivere questo capitolo e di emozionarmi ad ogni battuta, spero che lo sia anche per voi. Le 109 persone che l’hanno letta, beh le recensioni scarseggiano, ma andrò avanti.
A presto.
Heart
  
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